Albus non vedeva l’ora di sapere se queste ‘tremende’ punizioni esistevano davvero, tuttavia ignorava perché la professoressa McGranitt l’avesse convocato.
Mentre percorreva l’ultima scalinata, si fece un piccolo esame di coscienza: se aveva fatto qualcosa di sbagliato, se aveva fatto qualche diavoleria come suo fratello, se aveva fatto perdere alla sua casa, Serpeverde, troppi punti (dato che il professore di pozioni, Malfoy, lo prendeva sempre di mira, anche se era a capo dei Serpeverde). Tuttavia non gli venne in mente niente.
Forse era stato convocato per suo fratello? Impossibile! James si deve sbrigare le sue faccende da solo, pensò Albus.
Arrivò a un grande portone di legno con rifiniture barocche ai lati. Cercò di bussare, ma come avvicinò la mano alla porta, quella si socchiuse. Spinse il grande portone verso l’interno ed entrò nella stanza. Dopo che ebbe fatto qualche passo, la porta si richiuse da sola dietro di lui. Si trovava in una stanza circolare con ai lati scaffali e mensole piene di cianfrusaglie e oggetti magici, di cui non conosceva molto, ma nessuna traccia di corde. Al centro della stanza si trovava una grande scrivania a cui era seduta la professoressa McGranitt. Su di lei gravava una vita piena di tormenti. Harry aveva raccontato ad Albus che la professoressa McGranitt aveva partecipato a entrambe le guerre magiche, e gli disse anche di avere rispetto per lei. In realtà l’aveva detto anche a James, ma a lui non era mai importato molto.
- Signor Potter - cominciò lei - si segga per favore -
Albus camminò verso la scrivania e si sedette sulla sedia che le stava davanti.
- Come mai mi ha convocato qui? - chiede lui.
La professoressa McGranitt si mise degli occhiali a mezza luna, molto simili a quelli che stava portando un uomo dalla barba argentea nel quadro appena dietro la scrivania.
“Albus Percival Wulfric Brian Silente” lesse Albus nella sua mente, “ha il mio nome” ribadì poi, “però ne ha altri tre, quattro in tutto... Sono troppi!”
La professoressa McGranitt aveva intanto trovato un foglio di pergamena sulla scrivania.
- Ora ascolti attentamente, signor Potter - esordì lei, poi si mise a leggere - “Ddero informare la professoressa McGranitt che non ritengo opportuno che io assuma la posizione di Insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, in quanto ritengo che altre persone siano più capaci di me nel soddisfarla in questo ruolo. Spero che non si ritenga offesa dal mio rifiuto, ma non posso accettare” -
La McGranitt ripose la pergamena sulla scrivania e si tolse gli occhiali, mettendoli sopra di essa.
- Potter, questa è una lettera che mi ha inviata tuo padre. E sono qui per chiederti di aiutarmi a convincerlo a prendere la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure - disse lei guardando Albus negli occhi.
Lui, senza togliere il contatto visivo, disse: - Io lo farei volentieri, professoressa McGranitt, ma non so come agire a riguardo -
La McGranitt annuì debolmente, poi disse: - Ti chiedo, per esempio, di mostrarti scontento dell’attuale professoressa di Difesa contro le Arti Oscure -
- Anche perché tutti si lamentano di lei - ribadì Albus con un sorriso - non ci fa neanche usare la bacchetta -
- Bene, signor Potter - disse la McGranitt - io ho provato di tutto per far tornare suo padre, ma niente lo ha fatto sviare dalla sua idea, magari se è suo figlio a provare scontento, potrebbe anche ricredersi... -
- Posso farle una domanda, professoressa McGranitt? -
- Certo, signor Potter -
- Perché lo chiede a me e non a James? -
Lei si lasciò scappare un sospiro.
- Vedi - disse lei - tuo fratello da tuo padre ha preso solo la fisionomia, il carattere è tutto del nonno invece, e non sarebbe in grado di svolgere un compito importante, adesso. Quando crescerà vedremo... E volevo chiederle -
Ma la frase della professoressa McGranitt non poteva finire, perché era appena entrato un professor Malfoy tutto sudato e col fiatone. I capelli biondi (quasi bianchi) e unti non erano tirati all’indietro come al solito, ma formavano una specie di caschetto che Albus dovette usare tutto il suo autocontrollo per non ridergli in faccia.
- Cosa ti porta qui, Draco? - gli chiese la McGranitt.
“Draco?” pensò Albus “Draco Malfoy... papà mi ha parlato di lui... E il mio professore era un mangiamorte. Credo che dovrebbero rivedere anche la cattedra di pozioni”
- Ha trovato un altro Potter da punire? - chiese Malfoy, invece di rispondere alla domanda.
- No, lui non è qui per lacuna punizione! - lo rimproverò lei - Cosa ti è successo? -
- Suo fratello - disse indicando Albus - ne ha fatta una delle sue, e chiedo l’espulsione immediata! -
La McGranitt emise un sospiro, poi si alzò e disse: -Vediamo cos’ha combinato. Lei, signor Potter, non si muova da quella sedia e mi aspetti-
La McGranitt camminò verso il professor Malfoy, poi uscirono dalla stanza e la porta si chiuse alle loro spalle.
Cosa poteva fare lì tutto solo? Come minimo James aveva fatto uno dei suoi scherzi vicino alla foresta proibita, dove li faceva di solito. Magari aveva manomesso qualche fuoco d’artificio e al posto della scritta ‘Weasley’s fireworks’, in cielo aveva fatto apparire una frase del tipo ‘pozioni fa schifo’.
Albus si alzò dalla sedia e si avvicinò alla parete per osservare quei quadri con le persone che si muovono. Si fermò davanti a quello di Albus Silente e vide che stava dormendo, ma dopo qualche secondo quello aprì gli occhi.
- Finalmente conosco il secondo Potter - disse tutto assonnato - come ti chiami, ragazzo? -
- Albus, Albus Severus Potter. Posso farle una domanda professor Silente? - chiese lui.
- Certo - gli rispose quello sorridendo.
- Come fa a sapere che sono un Potter? -
- Ah! - esclamò Silente tutto contento - intuizione! -
- Sai, anche io usavo chiedere a tuo padre di farmi dei favori, ma quello che gli chiesi io, era troppo pericoloso per lui. Una missione suicida, come la definirebbe mio fratello, e forse non aveva tutti i torti! -
- Ma mio padre è riuscito, no? -
- Oh sì... è stato maledettamente bravo! -
Il ritratto gli sorrise.
- Ragazzo... - urlò il ritratto di fianco a quello del professor Silente - ti prego, avvicinati! -
Albus si avvicinò al ritratto, mentre leggeva il nome del professore che l’aveva chiamato: Severus Piton.
La figura all’interno del quadro aveva capelli neri che gli arrivavano fino alle spalle, un naso adunco e vestito interamente di nero. Si faceva spazio come per avvicinarsi ad Albus, ma non ci riusciva, perché era dentro al quadro.
- Per favore avvicinati di più - lo intimò il professor Piton.
Ormai la fronte di Albus quasi toccava il quadro, ma la figura al suo interno era ben felice.
Se il pittore gli avesse dipinto delle lacrime, adesso probabilmente piangerebbe come una fontana.
Era felice.
Sorrideva.
- Cosa c’è di tanto buffo, signore? - gli chiese Albus.
Ma Piton era come se non avesse sentito, e l’unica parola che continuava a ripetere era ‘Lily’, mentre lo guardava intensamente negli occhi.
Grazie se avete letto.
Spero sia stata all'altezza delle aspettative.
Se recensite non mordo :)
-Elisa
Spero sia stata all'altezza delle aspettative.
Se recensite non mordo :)
-Elisa