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Autore: lightoftheday    26/01/2005    1 recensioni
Cosa succede ad un giovane attore affermato quando entrano all'improvviso a far parte della sua vita una vecchia amica e suo figlio di quattro anni? Se poi lei non è una qualsiasi, i lontani ricordi si riaffacciano alla memoria e fanno pensare.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera a tutti!

Grazie mille per il commento Claudietta! In effetti da come caratterizzo il personaggio di Dominic solitamente è vero che potreste aspettarvi di tutto, stavolta però ho provato a fare qualcosa di un po’ diverso (del resto, sempre uno stronzo incurabile non posso farlo e non è nemmeno bello…) quindi spero di centrare l’obiettivo, quello sarete poi voi con i vostri commenti a confermarlo o a smentirlo clamorosamente!

Buona lettura e grazie a chiunque si sia soffermato a leggere, Mandy

 

 

v        Capitolo Primo - Il primo impatto

 

Quanto poteva essere cambiata Irene in dieci anni?

Se pensava a com’era cambiato lui stesso in quel lasso di tempo si poteva aspettare di trovarsi una persona davanti che era tutto l’opposto di quello che lui si ricordava. Tuttavia Dominic immaginava che era ben probabile che lui fosse cambiato più di lei per diversi motivi.

Innanzi tutto passare dai diciannove ai ventinove era decisamente diverso che passare dai ventisette ai trentasette, per di più lui in quei dieci anni si era trovato ad essere da perfetto sconosciuto ad una faccia vista praticamente in tutto il mondo, cosa che certamente non faceva parte del bagaglio di crescita di molti. Dall’altra parte c’era anche da considerare che Irene nel frattempo si era sposata, aveva avuto un figlio e si era anche affermata in campo lavorativo, come avvocato. Era decisamente incuriosito, era impaziente di vederla, anche di conoscere suo figlio Owen.

La stava aspettando da un po’, il suo volo avrebbe dovuto essere arrivato alle tre del pomeriggio, ma evidentemente doveva aver avuto un ritardo dato che erano già le quattro passate e lei ancora non era arrivata. Sua madre gli aveva chiesto di andare lui a prenderla all’aeroporto, ma Dominic non aveva potuto proprio accontentarla in quella richiesta: la sua notorietà non gli permetteva di scorrazzare a suo piacimento in luogo affollati come un aeroporto senza creare situazioni spiacevoli e imbarazzanti, rischiava di creare disagi e di vedersi assalito, seppur bonariamente, da qualcuno. Irene inoltre si era raccomandata che lui non si disturbasse più del dovuto per tutta quella situazione, già abbastanza era imbarazzante per lei, non voleva assolutamente creare ulteriori fastidi e aveva subito detto che avrebbe preso un taxi.

Quando Dominic aveva accettato di fare quel favore a sua madre, Irene era stata subito informata della cosa e l’aveva rintracciato al telefono.

- Dominic, ma sei sicuro che non sia stata tua madre ad obbligarti? No, perché io non vorrei che lo facessi contro voglia, insomma, non ti devi sentire affatto obbligato e assolutamente se tu non sei convinto di questa cosa non ti preoccupare, puoi sempre ripensarci, io me la cavo in qualche altro modo - gli aveva detto, facendogli capire che un po’ era anche imbarazzata di accettare quella proposta.

Effettivamente Irene aveva pensato di aver agito con poca furbizia a dire a Maureen, la madre di Dominic, del fatto che per lavoro avrebbe dovuto trasferirsi a Los Angeles e che aveva quel problema della casa.

Le avevano offerto di diventare socia dello studio legale per cui lavorava, solo a condizione però che avesse lavorato per almeno un periodo di due anni nella filiale della costa californiana degli Stati Uniti, poi avrebbe potuto ritornare ad esercitare in Inghilterra. Ovviamente, quando aveva accettato la proposta, era stato lo studio stesso che si era mosso per trovarle un alloggio, tuttavia c’erano stati dei problemi: i lavori di ristrutturazione dell’appartamento erano stati più lunghi del previsto, si sarebbero protratti per almeno un altro mese rispetto ai tempi previsti; Irene aveva immaginato che allora anche la sua partenza per Los Angeles avrebbe dovuto essere rimandata. Così invece non era stato.

In fretta e furia si era ritrovata a dover cercare un’altra sistemazione temporanea per se e per Owen, fino a che non ci si era messa di mezzo Maureen che come se niente fosse gli aveva detto che poteva stare da Dominic. E lei che gliel’aveva detto perché voleva solo un consiglio da Dominic, dato che lui abitava lì!

- Ma sì, dai, sono convinta che non ci sarà nessun problema!- le aveva detto sorridente Maureen.

Però lei mica ci credeva tanto.

Per prima cosa erano anni che non vedeva Dominic, le sembrava veramente da opportunisti contattarlo per un bisogno simile, per non dire poi quanto le sembrava scorretto invadergli casa e imporgli anche la presenza di Owen. Per carità, suo figlio era un bambino educato e anche abbastanza silenzioso, però per uno come Dominic magari poteva essere un impiccio, o poteva metterlo a disagio.

Qualche pensiero poi le veniva anche per quel che riguardava Dominic. Cosa doveva aspettarsi? Che tipo era diventato in tutti quegli anni? Sin da quando lo conosceva era stato il classico furbetto stile simpatica canaglia che una ne fa e cento ne pensa, un tipo simpatico da morire alle volte, ma altre poteva risultare anche molto pesante. Di certo carino da morire, con lei lo era sempre stato parecchio almeno. Considerando che aveva avuto anche tutto quel successo come attore chissà come si era evoluta la sua personalità già di per se decisamente esuberante: le storie che circolavano sulla superbia e sul modo di essere di certa gente le aveva sentite anche lei, aveva paura di trovarsi davanti ad un pallone gonfiato e magari di dividere lo stesso tetto con uno che si portava una diversa a casa ogni sera. Quest’eventualità non era affatto rincuorante, specialmente se rapportata ad Owen e all’impatto che una cosa simile avrebbe potuto avere su di lui.

Si erano sentiti spesso per telefono in quelle due settimane che precedevano la partenza di Irene, sicuramente già parlandoci la donna aveva intuito che Dominic non era diventato né un pallone gonfiato ne uno sciupa femmine incallito; cercando di mantenere una certa indifferenza, durante una di quelle telefonate, gli aveva detto una cosa del tipo spero che tu non abbia una ragazza, altrimenti immagino che io e il bambino ti daremo davvero fastidio, sperando che lui così le fornisse qualche particolare che le avrebbe fatto capire qualcosa in più.

Dominic non si era affatto scomposto:- Una ragazza ci sarebbe, e ti dico subito che non penso proprio che la tua presenza o quella di Owen potrebbero disturbarci in alcun modo, anche perché ancora non è una cosa seria… mettiamola così, il problema non sono io, o forse sì, non lo so in verità… è che non ho idea di quanto la cosa sia a lungo termine per lei, non mi rimane che aspettare, non so se rendo - le aveva risposto, forse in modo un po’ confuso, ma esprimendo un concetto fin troppo chiaro.

Irene aveva sorriso, sia per la buona riuscita del suo stratagemma, sia per quello che le aveva rivelato Dominic. A dirla tutta quella rivelazione sincera e spontanea le aveva fatto anche una certa tenerezza, era come se avesse colto una sorta di bisogno di esternare quel particolare.

- Sì, rendi perfettamente - gli aveva detto, sorridendo in modo che si era riflettuto nella sua voce.

Poi quelle due settimane erano passate in fretta tra i mille preparativi per la partenza, Irene era stata impegnatissima e per dire la verità aveva avuto anche poco tempo per fermarsi a riflettere sulle perplessità che ancora le viaggiavano per la testa.

Quando era salita sull’aereo, il giorno stabilito per la partenza, era in preda al panico di essersi dimenticata di fare un milione di cose. Non si era caricata di valige, aveva stipato molte cose in alcuni scatoloni che aveva spedito direttamente all’indirizzo di Dominic, viaggiava con lo stretto indispensabile che poteva servire a lei e ad Owen.

Il volo era andato bene, il difficile era stato far passare il viaggio al bambino. Otto ore di aereo non erano certo poche per lui, fortunatamente si era addormentato e aveva dormito per una buona parte del tempo. Il suo primo viaggio in aereo gli era piaciuto, si era divertito molto alla partenza mentre il velivolo velocemente si staccava dalla pista e prendeva quota, la gravità lo teneva schiacciato con la schiena al sedile dove stava decisamente comodo, aveva ridacchiato fino a che non avevano preso quota, poi si era messo a guardare le ali dell’aereo che toccavano le nuvole e il paesaggio sottostante.

Mentre era sveglio Irene aveva chiacchierato con lui di cosa si aspettava di trovare in quella nuova città.

- Mamma, ma devo andarci per forza all’asilo?- le aveva chiesto il piccolo.

- Perché, non ci vuoi andare?- gli aveva a sua volta chiesto preoccupata Irene, dato che sapeva che Owen non aveva appreso la notizia di cambiare casa con un enorme entusiasmo.

Il bambino aveva inclinato un po’ la testa da un lato. - Non lo so se mi va di andare all’asilo.- aveva asserito serio. - Se poi non mi piace ci devo andare per forza?-

Irene gli aveva sorriso:- Come sei pessimista! Perché non dovrebbe piacerti?-

Il bambino non le aveva risposto, aveva cominciato a parlare di altro e lei non aveva voluto insistere sull’argomento, probabilmente era solo il capriccio di un momento e non voleva vederlo come un problema serio.

Arrivati a Los Angeles tuttavia avevano avuto un problema in aeroporto che poteva invece risultare serio veramente: sembrava che una delle loro valige fosse andata perduta, particolare che aveva mandato Irene ancora più in ansia di quanto già non fosse: fortunatamente tutto si era risolto con un semplice contrattempo che l’aveva costretta a stare solo un’ora in più all’aeroporto, nella sfortuna poteva dirsi ben fortunata dato che certi problemi alle volte non sono di così semplice e rapida risoluzione.

Era riuscita finalmente a prendere un taxi e a dare all’autista l’indirizzo di Dominic, dopo circa una mezz’ora di viaggio il taxi aveva imboccato il vialetto e si era fermato davanti ad un cancello. Irene era scesa e aveva aspettato che l’autista scaricasse le sue valige, l’aveva pagato quindi e l’auto subito dopo si era allontanata.

Per un momento, prima di suonare al campanello, aveva sbirciato dalle inferiate del cancello il vialetto di ciottoli delimitato da dei cipressi, non vedeva molto oltre il vialetto dato che appena pochi metri più avanti la strada curvava verso sinistra e le delimitava la visuale. Alzando gli occhi riusciva a scorgere il tetto della casa nascosta dietro un filare di alberi, nient’altro. Si era accinta a suonare al campanello, Dominic le aveva subito risposto al citofono, le aveva aperto ed era uscito per raggiungerla.

 

Si era quasi spaventato Dominic quando aveva sentito il suono del campanello tanto era soprappensiero, si era alzato in fretta dal divano e altrettanto in fretta era uscito per fare quei pochi metri che lo distanziavano dal cancello all’entrata. Appena percorsa la curva che gli impediva la visuale lungo il viale, aveva distinto la figura di Irene e una più piccola accanto a lei, dedusse che si trattava di Owen. Senza fermarsi l’aveva osservata, lei non l’aveva visto arrivare dato che era girata verso la strada.

A vederla così non sembrava cambiata affatto: indossava un paio di jeans, una maglietta blu e un paio di normalissime scarpe da ginnastica, i capelli castani leggermente mossi le ricadevano sulle spalle, erano della stessa lunghezza in cui li teneva l’ultima volta che si erano visti.

- Irene!- l’aveva chiamata ad un metro di distanza dal cancello. Lei si era girata di scatto, così come il bambino che teneva per la mano. Gli aveva sorriso.

- Dominic!- l’aveva chiamato Irene, sempre sorridendogli, fermandosi per un momento a guardarlo. Le era capitato più di una volta di vederlo in tutti quegli anni, aveva già avuto modo di notare che era cresciuto da qualche foto suoi giornali, direttamente vedendolo in qualche film, decisamente però vederlo così l’aveva lasciata quantomeno sorpresa. Dominic era diventato un uomo, era stupido pensare che fosse rimasto lo stesso sbarbatello che era a diciott’anni, ma Irene non aveva potuto fare a meno di rimanere stupita per un momento.

Si erano abbracciati e dati un bacio prima che Irene, che teneva ancora la mano di Owen, gli indicasse il bambino e glielo presentasse.

- Questo è Owen - gli aveva detto.

- Ciao Owen!- gli aveva detto Dominic, che nel frattempo si era abbassato un po’ anche per vederlo meglio e gli aveva fatto un cenno di saluto con la mano.

Owen leggermente intimidito si era nascosto dietro del gambe della mamma, tuttavia si era sporto con la testa per spiare Dominic, dopo qualche secondo si era deciso ad agitare la manina restituendo il saluto.

Era un bambino normale, con i capelli del colore di quelli della mamma e gli occhi grandi e abbastanza vispi, color nocciola, il visetto tondo e alto più o meno un metro ad occhio e croce. Sembrava timido, Irene aveva subito spiegato il motivo a Dominic:- All’inizio fa così, poi gli passa!-

Dominic aveva preso tra le valige di Irene quella che gli sembrava più grossa e aveva fatto strada alla donna e al bambino verso casa sua.

Per Owen la sorpresa più gradita era arrivata non appena i tre erano arrivati davanti al portico. Dominic aveva lasciato la porta dell’ingresso aperta uscendo, il piccolo aveva alzato gli occhi sopra i pochi gradini che separavano il viale dalla porta e gli si era illuminato lo sguardo vedendo che sulla soglia, quasi come se si fosse affacciato per vedere cosa stesse succedendo, c’era un cane piuttosto grande, con il pelo lungo color miele. Appena erano arrivati il cane, pur senza muoversi, aveva cominciato a scodinzolare.

Irene si era accorta della reazione del bambino come del resto se n’era accorto anche Dominic, la mamma aveva sorriso al piccolo - Owen, hai visto che bello?- gli aveva detto, lui che non le aveva risposto, era rimasto invece incantato a guardare l’animale.

- Quella è Lilly- aveva detto Dominic presentando il suo cane, una bella femmina di Golden Retriver. Aveva appoggiato la valigia che stava portando sul prato e si era battuto una mano su una coscia, per richiamare la cagna, che sempre scodinzolando si era avvicinata.

Dominic le aveva fatto una carezza sulla testa e le aveva detto di mettersi seduta, diligentemente Lilly aveva obbedito al comando, quindi si era rivolto ad Irene:- E’ buonissima, non hai da preoccuparti per il bambino - aveva tenuto a specificare.

Irene gli aveva sorriso, mentre teneva per la mano Owen che ancora era fisso e incantato a guardare Lilly. - Si vede che è buona. Non hai idea di che sorpresa gli hai fatto, - gli aveva detto indicando con lo sguardo il bambino, - vorrebbe tanto un cagnolino, ma non possiamo prenderglielo dato che abitiamo in un appartamento in centro a Birmingham, starebbe sacrificato un cane là -. Si era voltata verso Owen quindi.

- Ti piace Lilly?- gli aveva chiesto. Il bambino aveva annuito.

Anche il cane guardava il bambino con un certo interesse, il padrone le aveva detto di stare seduta quindi non aveva accennato a muoversi, l’aveva un po’ annusato solo quando Dominic aveva invitato Owen ad accarezzarla e il piccolo si era avvicinato timidamente a lei. Dopo qualche secondo che la stava accarezzando, Lilly aveva leccato il bambino su una guancia, Owen aveva riso e si era passato una manina sulla faccia, come per asciugarsi.

Anche i due adulti avevano riso nel vedere la scena. - Direi che si piacciono!- aveva commentato Dominic.

Erano entrati in casa quindi, Dominic aveva aiutato Irene a portare i suoi bagagli nella stanza che gli aveva fatto preparare. Erano rimasti d’accordo che Owen avrebbe dormito con lei nel letto a due piazze dato che era inutile per quel poco tempo che avrebbero passato a casa sua stare a portare il lettino da lui.

Mentre il piccolo giocava con Lilly, Dominic aveva fatto fare un giro per la casa ad Irene per fargli vedere l’ambiente, almeno finché Owen correndo non l’aveva raggiunta e aveva attirato la sua attenzione prendendola per la maglietta e tirando l’indumento per l’orlo.

- Mamma, devo fare la pipì!- le aveva detto con sul viso un’espressione un po’ sofferente.

- Sì, andiamo subito.- gli aveva risposto Irene sorridendogli, voltandosi poi verso Dominic, il quale senza bisogno alcuno che lei chiedesse le aveva indicato dove fosse il bagno più vicino.

- Grazie…- gli aveva detto Irene avviandosi tenendo per la mano Owen.

Mentre li guardava allontanarsi, Dominic aveva pensato che, nonostante tutte le sue perplessità, in fondo non era poi così male averli entrambi lì.

Molto probabilmente quelle settimane che dovevano trascorrere insieme sarebbero state molto più piacevoli ed interessanti di quello che avrebbe mai potuto immaginare.

   
 
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