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Autore: lightoftheday    24/01/2005    5 recensioni
Cosa succede ad un giovane attore affermato quando entrano all'improvviso a far parte della sua vita una vecchia amica e suo figlio di quattro anni? Se poi lei non è una qualsiasi, i lontani ricordi si riaffacciano alla memoria e fanno pensare.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Leggete Dominic Monaghan e pensate che sia un nome qualsiasi. Una pura convenzione. Ovviamente non lo conosco affatto e non voglio offendere né lui né nessun altro con le mie divagazioni.

 

Nota del 23-5-2005: Se volete inserire questo racconto in forum, blog e quant’altro potete farlo. Ma non con il copia/incolla… Credo sia più opportuno, e soprattutto gradito per me, riportare il link di questo sito! Grazie!

 

 

v    Prologo - Una mamma sa sempre come fare

 

- Mamma! Per una buona volta mi staresti a sentire per cortesia? Bada che sei veramente prepotente!- aveva sbottato Dominic dopo un po’ che sua madre gli elencava tutti i motivi per cui quel favore che gli stava chiedendo di farle avrebbe giovato anche a lui.

- Sì, ti sto a sentire, parla!- aveva detto la donna rimanendo in silenzio per un momento.

- Oh, finalmente!- aveva risposto Dominic ironicamente, per poi continuare ed esporre le sue ragioni.

- Quanto tempo è che non vedo Irene? Dieci anni più o meno?-

- Ora non esagerare, non saranno più di sei… non sei venuto al suo matrimonio?- aveva chiesto sua madre convinta che il figlio avesse partecipato a quell’occasione.

- No mamma, ero in Nuova Zelanda!-

- Ah, allora ci sta che tu non la veda da dieci anni.-

- Se te lo dico sarà così, non sono mica rincretinito! Non la vedo dall’estate dopo il mio primo anno di università, mi pare che Melanie abbia passato un paio di settimane da noi e c’era anche lei.-

Sua madre era rimasta per qualche secondo in silenzio.

- Sì, può darsi che tu abbia ragione. Nemmeno al battesimo di Owen sei venuto?-

- Non l’ho nemmeno mai visto Owen, nemmeno in foto, ero già fisso a Los Angeles quando c’è stato il battesimo ed ero impegnatissimo con il lavoro.-

- Comunque sia è una buona occasione per rivederla, no? Mi sembra che Irene ti è sempre stata simpatica! Via, fallo per me, non sarà per molto.- gli aveva detto la donna con un tono quasi implorante.

- Rivederla va bene, se viene a Los Angeles sicuramente quanto meno la inviterò a cena qualche volta, sarò a sua completa disposizione se avrà bisogno di qualsiasi cosa, ma prendermela in casa mi sembra un po’ esagerato, non ti pare? E’ praticamente una sconosciuta! Che per di più si porta appresso un bimbetto di quattro anni! - aveva ribattuto Dominic convinto.

- Sei pessimo!- sbottò sua madre che non sapeva più che cosa fare per convincerlo, le aveva provate tutte, anche a fare leva sul fatto che, quando era un adolescente, Irene un po’ gli era sempre piaciuta, ormai non faceva effetto nemmeno più quello.

- Senti, Dom,- aveva cominciato a dire con la solita voce dolce che usava sempre quando voleva convincere il figlio a fare qualcosa per lei, - me lo fai almeno il favore di pensarci su per un momentino? In fondo non sarebbe per molto, tre settimane, un mese al massimo, finché non si può sistemare nel suo appartamento. Non puoi proprio farlo questo sforzo, per me, eh?-

- Sei sleale…- le aveva risposto lui che aveva capito perfettamente il suo gioco. Sua madre per tutta risposta aveva ridacchiato.

- Va bene, ci penso un po’ su ma non ti garantisco niente, capito?- aveva concluso Dominic.

- Va bene, va bene, ora però devo scappare. Ci sentiamo fra qualche giorno, mi raccomando fai il ragazzino a modo.- si era raccomandata.

- Sì, sì, come no. Ciao mamma.- l’aveva salutata, quindi aveva rimesso il cordless sul comodino, si era girato dall’altra parte e si era rimesso a dormire.

Quante volte aveva spiegato a sua madre che non doveva chiamarlo in pausa pranzo? Quando a Manchester erano le tredici da lui le cinque di mattina, insomma, non era proprio l’orario adatto per fare due chiacchiere. Sua madre, una distratta cronica da sempre, dopo tutti quegli anni che lui abitava a Los Angeles ancora non si era fatta una ragione del fuso orario che li separava. Del resto sua madre era fatta così, prendere o lasciare, per altro Dominic aveva preso parecchio da lei, quindi non si lamentava più di tanto. Anche quel favore che le stava chiedendo era del tutto in linea con il fatto che sua madre avesse una personalità quantomeno peculiare. 

 

Pensare ad Irene gli faceva sempre tornare alla memoria una gran moltitudine di ricordi. Si era ritrovato ad immergersi in tutti quei fatti e aneddoti divertenti, più o meno lontani, del resto Irene praticamente la conosceva da una vita. Era figlia di Melanie, una vecchia amica di sua madre, era per questo che si conoscevano fin da quando erano bambini e che avevano familiarizzato nonostante la differenza d’età. Irene aveva otto anni più di Dominic, forse per via di questo da piccoli non si erano mai veramente compresi, complice anche il fatto che fossero di due sessi diversi: poi gli anni erano passati e le cose erano radicalmente cambiate, almeno nell’ottica di Dominic. 

Se si ritrovava a pensare che erano dieci anni che non la vedeva, si stupiva largamente della cosa, gli sembrava ieri che si erano salutati sulla porta di casa sua a Manchester, prima che lei e sua madre ripartissero per tornare a Birmingham. Lui quell’anno avrebbe compiuto diciannove anni, a quei tempi aveva una ragazza e per altro, nonostante il fatto che fossero piuttosto giovani entrambi, l’avevano presa davvero molto seriamente, tanto che a volte Dominic in quel periodo aveva dei dubbi su molte cose. Aveva ottenuto quella parte nel serial “Hetty Waintrop Investigates”, era stato notato da qualcuno durante una delle rappresentazioni teatrali extra scolastiche alle quali partecipava attivamente. Era una grossa occasione per lui e ne era entusiasta, ma questo avrebbe comportato il dover passare diverso tempo a Londra per via di quel lavoro. Significava lasciare la sua città, gli amici e, soprattutto, lei. Non era il doversi spostare che lo spaventava, era abituato a queste situazioni dato che la sua famiglia, quando era piccolo, l’aveva fatto spesso e volentieri di spostarsi a vivere in posti differenti. Era lo staccarsi dal suo ambiente che gli dispiaceva.

Effettivamente poi il legame tra lui e quella ragazza, che entrambi credevano solidissimo, si era dimostrato per quel che era, ovvero una delle tante storielline adolescenziali di cui poi rimane solo il ricordo; per quanto poi piacevole esso fosse, questa non rappresentava certo una delle tappe fondamentali nella vita di una persona.

Pensandoci gli era presa come una specie di nostalgia di quei tempi, ma non una di quelle nostalgie che si provano quando si sta passando un brutto periodo e si pensa a tempi più felici. Dominic non stava affatto male, dato che alla fine aveva avuto tutto ciò che dalla vita aveva sempre desiderato: la sua carriera andava bene, là a Los Angeles si era ambientato senza troppi problemi anche se la città all’inizio non gli piaceva da impazzire, dato che era decisamente troppo caotica e piena di brutta gente; in quel periodo si vedeva anche con una donna: anche se non era cominciata per essere una cosa seria quella relazione continuava, e Dominic stava cominciando a pensare che forse quella poteva essere la volta buona che una delle sue relazioni potessero durare almeno un po’ più a lungo del solito, dato che fino a quel momento non era mai stato capace di tenersi una donna.

Quella nostalgia che stava provando piuttosto poteva considerarsi come una specie di attaccarsi ad un ricordo, al ricordo delle prime volte che provi cose certi sentimenti. Irene gli ricordava quel periodo dell’adolescenza di un ragazzo in cui si comincia a capire che le ragazze ti piacciono, e ti piacciono sul serio: le tue coetanee e compagne di scuola da un giorno all’altro cambiano sotto i tuoi occhi senza che tu capisca il perché. L’unica cosa che sai è che le hai sempre viste come delle femminucce rompiscatole, e tutt’un tratto invece diventano gli esseri più intriganti e desiderabili del tuo universo. Diventano una fonte continua di curiosità, un enigma che nella poca esperienza dell’inizio dell’adolescenza non sembra risolvibile. Per la verità spesso e volentieri quell’alone di mistero continua ad avvolgere l’universo femminile anche con l’avanzare degli anni, ma con il tempo riesci a fartene una ragione e non ti fai più troppe domande. In quel periodo della vita di ogni ragazzo però non puoi fare a meno di soffrirne un po’, soprattutto perché le ragazze, come del resto è comprensibile che sia con il senno di poi, nemmeno ti guardano dato che sono tutte impegnate a guardare quelli più grandi di te. 

Poi all’improvviso arriva una come Irene, che fino a quel momento lui non aveva mai notato sotto certi punti di vista, una ragazza di ventitré anni che non ti tratta come un bambino deficiente come normalmente succedeva con le sue coetanee, era ovvio che ci si poteva prendere una di quelle cotte spaventose che ci si possono prendere solo a quell’età. Era esattamente quello che era successo a lui, per altro Irene era sempre stata piuttosto carina, il che aveva facilitato la cosa.

Com’era normale che fosse, quella cosa era nata e cresciuta ovviamente da una sola parte e poi era finita, perché poi si cresce e le cose si evolvono.  

Ma di fatto per Dominic pensare ad Irene sarebbe stato sempre come ripensare ai suoi quindici anni e alla prima volta che si era innamorato. Non era una nostalgia nociva, era solo un po’ di tristezza per uno di quei momenti che lì per lì mentre li vivi non sembrano grandi cose, per lo meno non appaiono come grandi tappe della vita, ma poi lo sono, eccome.

Mentre si stava per riaddormentare gli si era increspato un sorriso sulle labbra: sua madre aveva usato quel tono, quello che usava sempre per convincerlo a fare qualcosa per lei.

Prima di ricadere tra le braccia di Morfeo si era ritrovato a pensare che, come sempre, anche quella volta sarebbe riuscita a fargli fare quello che voleva lei.

   
 
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