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Autore: Mikirise    04/11/2014    5 recensioni
Piper sa che sua mamma è… speciale.
Sa che è bravissima a risolvere i problemi di cuore delle persone, nonostante non riesca proprio a togliersi quel sorriso divertito dal viso, quando qualcuno soffre per amore.
Non sa, però, come Afrodite faccia a risolverli, questi problemi.
Bacchetta magica? Stregoneria? Lavaggio del cervello?
No, è inutile, non riesce proprio a immaginalo.
Ma Leo può.
Piper non ha mai accettato di lavorare per sua madre, ma Leo, con un contratto che non chiedeva soldi ma la soluzione ai suoi problemi sentimentali, sì.
E questo è il racconto di quell'anno in cui Leo fu il meccanico-aggiusta-tutto della biblioteca e di come questo lavoro gli cambiò la vita.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Afrodite, Calipso, Leo Valdez, Nico di Angelo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tutta colpa di Afrodite'
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Come utilizzare la biblioteca nella maniera più sbagliata in questo mondo ed essere felici

Ossia di quando Leo scoprì dei retroscena della vita di tutti che non avrebbe mai, mai, proprio mai confessato a Piper

Capitolo Due: Mijo, il fatto è che hai preso tutto da tuo padre




Alle mie sorelline, che amano Leo Valdez, che mi rassicurano durante i miei deliri, che squittiscono tutte le volte che qualcosa le emoziona.



Leo ricordava sempre a Piper che sarebbero potuti essere fratelli.

Non perché adorasse Afrodite, no, no. Anzi, adesso che lavorava per lei si rendeva conto di quanto quella donna potesse essere prepotente e superficiale, e si chiedeva come fosse possibile che Piper fosse così differente dalla madre.

Lo faceva per motivi molto semplici.

Per primo perché Piper era diventata sua amica proprio per dar fastidio a sua madre, che diceva di poter rivedere negli occhi vivaci del ragazzo gli stessi scintillii negli occhi del padre. Come se dentro di loro bruciasse fuoco, fuoco vivo, che fa male.

Il secondo motivo era che si divertiva terribilmente ad immaginare suo padre cercare di corteggiare una donna come Afrodite, che di uomini ne poteva avere a bizzeffe, più affascinanti, più ricchi, più divertenti, più... no, più intelligenti no. Leo riconosceva che suo padre, piccolino, bruttino e freddo, era l'uomo più intelligente e creativo che avesse mai incontrato. Ma ciò non toglieva che era un uomo perfettamente incapace di dimostrare affetto, amore, interesse...insomma, una volta, a Natale, dopo aver regalato la cintura per gli attrezzi a Leo -cintura che portava sempre con sé ed amava con tutto se stesso-, davanti allo sguardo stupito e felice del ragazzino era scoppiato in un "Eh, no! Se ti metti a piangere mi riprendo tutto!", che fu molto meglio della pacca imbarazzata sulla spalla ed il "Bel motore" durante la Fiera della Scienza, quella che Leo non vinse perché il suo motore andò in panne e se non fosse stato per il progetto di Percy -secchi d'acqua che dovevano creare un orologio ad acqua, forse. In realtà sembravano essere stati portati per caso, ed infatti era così. Percy aveva dimenticato Fiera e Progetto-, avrebbe dato fuoco alla scuola.

No, Efesto non era fatto per effusioni romantiche, smancerie e corteggiamenti. E cosa si era inventato per corteggiare Afrodite?

Le donava circuiti? Pezzi d'auto? Inventava per lei scudi riflettenti? O si nascondeva dietro il muretto di casa sua, spiandola nel buio, come farebbe uno stalker?

Efesto non gli parlava di quella fase della sua vita, anche se sua madre Esperanza diceva che nulla la poteva turbare, visto che in quel momento in cui parlavano, beh, Efesto era suo marito.

Leo aveva pochissime certezze nella vita. Una era che, se proprio si doveva sposare, voleva che sua moglie fosse anche soltanto un quarto incredibile quanto sua madre. E che lui ed Efesto erano stati fortunati. E che Efesto doveva mettersi a dieta.

"Togliti di mezzo, Omuncolo" sbuffò irritata la ragazza dai capelli cannella, spingendo rabbiosamente la scala sulla quale si trovava Leo e facendolo ballonzolare.

Il ragazzo le ringhiò contro, aggrappandosi allo scaffale per mantenere l'equilibrio e non schiantarsi a terra "Scusami se ho del lavoro da fare, eh" sbottò, infilando nella sua cintura il livellatore.

"Non ti scuso" ribattè lei, scuotendo un libro a mezz'aria con fare vagamente minaccioso "Sai per quale motivo le persone vengono in biblioteca?"

"Per il wi-fi?"

"Per il silenzio!" gridò lei, stringendo i pugni e sbattendo il piede a terra. Il rumore della sua rabbia rimbombò per tutta la stanza vuota intorno a loro, creando un leggero eco.

Leo si portò l'indice alle labbra e con uno sguardo serio abbassò il busto per arrivare occhi negli occhi con la ragazza "Raggio di Sole, fa silenzio. Non lo sai che le persone vengono qua per il silenzio?"

Il ragazzo sorrise, per poi prendere il suo cacciavite dalla cintura e riprendere a sistemare gli scaffali lenti, dando botte sul legno chiaro e poggiando l'orecchio su quello. Calypso lo guardò per qualche secondo, per poi sopprimere un urlo frustrato e buttarsi su un divanetto davanti alla finestra "Proprio qui dovevi venire?"

"Qui mi hanno mandato"

"Finirai in fretta?"

"Se non cercherai di uccidermi di nuovo"

Calypso sbuffò, si rannicchiò su divanetto, aprì il libro e si sforzò d'ignorare il messicano sulle scale. Aprì le Metamorfosi e cercò di farsi cullare dai versi di Ovidio, sorridendo, a volte, trattenendo il respiro, altre volte.

Leo, anche se non era sua intenzione, anche se avrebbe preferito continuare a lavorare senza neanche guardarla, quella snob, si riscoprì a fissarla insistentemente, ogni volta che poggiava i suoi attrezzi da lavoro.

Se non fosse stato perché quella ragazza era una musona rompiscatole, forse, avrebbe anche ammesso quanto fosse bella. Però non bella come Thalia.

Thalia era una bellezza altra, forte, rude, aggressiva, combattiva.

Calypso era più... femminile, forse? Più delicata, più bambola. Così perfetta da ricordare, a Leo, Afrodite, con i suoi capelli chiari, i suoi occhi allungati, le sue labbra rosa e la sua pelle pallida. La sua smorfia di disgusto quando gli parlava, la sua aria da so-tutto-io, la sua probabile puzza sotto il naso.

Il ragazzo alzò le spalle e riportò la sua attenzione agli scaffali da sistemare. Prima finiva, prima poteva essere sfruttato dalla mamma di Pips con altri lavoretti.

Non vedeva l'ora. Si noti il sarcasmo.

Calypso dalla sua poltrona sospirò, appoggiando il libro sulle sue ginocchia e puntando lo sguardo fuori dalla finestra, verso il giardino rosso, a causa delle foglie caduche.

Leo sbatté le palpebre e si morse il labbro, poggiando il suo cacciavite nella cintura. Gli sembrò di vedere molta malinconia nello sguardo annoiato di lei e, per qualche strana ragione, si sentiva in dovere di dire qualcosa, fare qualcosa di sciocco per riportare quella scintilla di vita negli occhi scuri di lei.

Solo due cose lo fermarono.

La prima era che, dai, cosa poteva fare per una ragazza a cui stava antipatico? E, aggiungiamo, che gli stava antipatica. Sarebbe stato divertente irritarla, non aveva dubbi ma era fermo nella convinzione che, in fondo, lui non aveva niente da condividere con lei e che, probabilmente, era meglio così.

Il secondo motivo era un po' più complicato. Leo Valdez aveva preso molti tratti fisici dalla mamma, fortunatamente: occhi scuri, capelli ricci, sorriso inseparabile dalla bocca... però aveva preso poche caratteristiche caratteriali da lei. In quanto ad essere incapace di parlare con le persone e comprenderle, aveva preso tutto da suo padre. Non a caso, Jason, il suo migliore amico, non lo aveva mai sentito dirgli "Ti voglio bene" o roba sdolcinata come quella, e nemmeno Piper. Leo si spiegava tutto ciò dicendo che era un uomo e che gli uomini non andavano in giro a lanciare fiori e dire che vogliono bene alla gente. Beh, a meno che quell'uomo non sia Grover Undewood. Lui diceva sempre a Percy quanto gli volesse bene. E tirava anche fiori alla gente. Ma lui non era un tipo normale, dai!

"Continuerai a fissarmi a lungo?" disse atona la ragazza "Vuoi una foto?" terminò senza neanche guardarlo negli occhi, o girarsi verso di lui.

"Il fatto è che hai un brufolo enorme proprio qui" indicò la guancia lui "E vorrei seriamente studiarlo. Per il bene della biologia moderna, sai?"

Calypso scattò verso di lui, in un movimento fluido e calcolato. Strisciò sotto la scala, guardò dal basso all'alto Leo, lo fulminò con lo sguardo e gli diede un pugno sul braccio, che lo fece barcollare.

Quella ragazza poteva sembrare delicata quanto voleva, ma i pugni li sapeva dare piuttosto forti. Leo si accarezzò il braccio sorridendo "Ne valeva la pena" disse, mentre osservava Calypso sbuffare ed andarsene in un'altra stanza, con passo aggraziatamente infuriato.


◇◆◇◆


"Su, sputa" Leo si buttò davanti alla ragazza con un sorriso sulle labbra ed in posa cupcake -viso poggiato sui dorsi di entrambe le mani-, che, teoricamente, doveva fare in modo che sembrasse più dolce ed adorabile di quello che in realtà era "Com'è successo, eh?"

Se Hazel fosse potuta arrossire, sarebbe arrossita fino alla punta delle orecchie. Mosse le mani a disagio, poi si carezzò il collo "C-cosa?" balbettò, spostando il suo sguardo da una parte all'altra della stanza.

"Zhang è venuto da te con aria da scimmione dicendo Io Tarzan, Tu Jane e sei caduta ai suoi piedi?" scherzò lui, poggiando il dorso della sua mano sulla fronte, con fare drammatico.

"Idiota" borbottò lei, chiudendo il suo libro e poggiando la sua penna sul tavolo "Non dovresti lavorare?"

Leo fece spallucce "Signora Africa mi ha detto che devo andare in giro a chiedere alle persone roba romantica perché la gente si sente sola e blablabla" il ragazzo alzò gli occhi al cielo, con aria schifata "Pensa che mi voleva mandare da tuo fratello. Mi sono avvicinato e Nico ha iniziato a bisbigliare roba strana in una lingua strana e, cavolaccio, sembrava starmi maledicendo e scusami tanto, Nico è tanto... emm, tanto... inquietante e caro, ma quando fa così non riesco a parlargli. Sai che mia mamma vede i fantasmi? E lui..."

Hazel lo fermò con un gesto ed uno sguardo assassino. In quel momento Leo non poté far a meno di pensare che, in effetti, qualcosina in comune ce l'avevano Nico ed Hazel "A Nico non piace essere disturbato durante le sue ore di lettura"

"E cosa legge? Come uccidere i Leo Valdez selvatici a forza di maledizioni?" il ragazzo sbuffò.

"Lo sai che a lui piacciono quei giochetti mitologici. Stava solo scherzando. In greco antico. Credo" borbottò quasi offesa lei, incrociando le braccia, imbronciata "Starà leggendo Lo scudo di Thalos. Di nuovo"

Leo sorrise pensando a quanto, in fondo, Nico fosse solo un ragazzino. Un po' inquietante, con tanta voglia di rompere le scatole, forse anche con troppe manie sull'Aldilà. E pensò che quel ragazzo aveva anche bisogno di dormire, viste le occhiaie sotto gli occhi. Ragazzini. E dire che aveva solo un anno più di lui "Devo imparare a giocare a Mitomagia, a quanto pare, almeno potrei rispondergli per le rime" rise poi.

"Faresti un piacere a tutti" sorrise la ragazza, facendo scomparire quell'aria omicida che l'avvolgeva fino a pochi secondi prima.

"Insomma, dicevamo te e Zhang" riprese l'altro l'argomento, con un sorriso innocente.

"Programma Tutor" sospirò Hazel "È stato il mio primo anno di scuola, dopo aver passato tutta la mia vita in casa, studiando quello che Persefone mi insegnava, entrata a scuola, avevo un sacco di lacune e avevo bisogno di un aiuto. Fortunatamente c'è questo programma di tutoraggio. Ho avuto numerosi tutor, ma nessuno sembrava esser fatto... per me, diciamo. Finiva sempre allo stesso modo"

"Risse in biblioteca?" rise Leo, scuotendo la testa incredulo.

Stava ovviamente scherzando, ma Hazel annuì grave, accarezzandosi la fronte imbarazzata "Il fatto è che... capisci che Nico è stato per molto tempo il mio unico contatto umano. Quando mi ha trovato... e poi mi ha riportato a casa, da nostro padre... anche se capisco che non è esattamente la persona più accessibile in questo mondo, non ho mai accettato che qualcuno potesse dire qualcosa di... cattivo su di lui, ecco" spiegò, affondando il viso tra le sue mani.

"Aspetta. Vuol dire che pochi secondi fa stavi per prendermi a calci?" chiese Leo incredulo "Cosa facevi? Li... li mordevi fino a farli sanguinare?"

"A volte"

"Stai iniziando a farmi paura, ragazza"

"La maggior parte delle volte non andavano neanche all'ospedale!"

"L-la maggior parte?"

"Un giorno Afrodite è arrivata con Frank al suo fianco e mi dice Questo è quello giusto. Alla fine aveva ragione. Frank è stato così goffamente gentile da aiutarmi e diventare mio amico. È stato l'unico a cercare di parlare con mio fratello... sai che a volte giocano a Mitomagia insieme? È incredibile pensare che Nico possa sorridere così tanto quando gioca, lui è... Frank è stato fantastico, sia con lui che con me. È stata la sua gentilezza a farmi innamorare e, no, Valdez, niente Tarzan e Jane. Sono stata io a chiedergli di stare con me. E adesso sono felice. Davvero" finì la ragazza, con un sorriso sulle labbra e lo sguardo sognante.

Leo si sentì vagamente imvidioso di lei, ma non disse niente. Pensò, comunque, che due delle due storie che aveva sentito dai suoi amici, iniziavano nella biblioteca Columba, con una Afrodite che spuntava dagli scaffali con un sorriso a trentadue denti.

Coincidenze, Valdez, pure e semplici coincidenze.

"Hazel" chiamò in un sussurro "lo sai, vero, che in questa biblioteca non esiste un Programma Tutor?"

Hazel aggrottò le sopracciglia e sbatté velocemente le palpebre "Leo, non scherzare" rise, poi, dando una pacca sulla spalla del ragazzo.

Leo sorrise. Ma non stava scherzando.


◇◆◇◆

"D'accordo" sorrise condicendente Afrodite "Le Metamorfosi di Ovidio. Di solito non prendi i libri in prestito. È successo qualcosa?" continuò senza guardare la ragazza negli occhi, troppo concentrata cliccando roba a caso sullo schermo del computer, senza capirci niente.

Calypso sbuffò irritata, roteando gli occhi "Valdez mi è capitato. Sta in giro per la biblioteca per tutto il giorno, facendo rumore, martellando, facendo battutine squallide e infestando l'aria con la sua sola presenza. Ecco cosa mi è capitato. Valdez" ed ancora non lo chiamava per nome. Valdez non è il mio nome, aveva sbuffato trai denti lui, mi chiamo Leo, non Omuncolo, non Valdez. Forse continuava a chiamarlo in quel modo semplicemente per dargli fastidio. In fondo, lui non faceva altro se non darle fastidio. Tanto fastidio. Quell'Omuncolo.

"È un tipo simpatico, alla fine, eh?" punzecchiò la donna, lasciando il mouse e sorridendo dolcemente "Un tipo non male, nonostante i suoi genitori, non pensi?"

"Non male?" borbottò la ragazza mordendosi le labbra "È il tizio più fastidioso che io abbia mai conosciuto. La persona meno intelligente esistente in questa stupida, noiosa ed isolata città da due soldi" Calypso alzò la mano verso la finestra, con un gesto molto elegante, indicando le case colorate che accerchiavano l'edificio. Nelle sue parole molta rabbia e rancore, ma Afrodite non ci fece molto caso e scosse la testa, come se stesse ascoltando una canzone.

"Che non hai ancora abbandonato, Calypso. Non è da quando avevi cinque anni che sogni di andartene?" continuò Afrodite con indifferenza, scuotendo la testa "Eppure ancora non vai a scuola. Sei isolata. Respingi il mondo sperando che poi lui non respinga te. Un modo piuttosto stupido di andare avanti, non trovi? Rimani sotto l'ala protettiva di tuo padre, incontri ragazzi e non hai neanche il coraggio di lottare per loro, per il tuo amore, ma" la donna alzò il dito ed anche la sua voce, per sottolineare la propria convinzione "se con gli altri ragazzi che hai incontrato hai semplicemente sospirato, guardandoli da lontano, troppo intimidita dal tuo amore per loro per poter parlare veramente con loro, con il nostro piccolo dolce Leo è diverso, vero?"

"Cosa vuoi dire?" chiese irritata Calypso, stringendo i pugni.

"Ti sento parlare della tua idea di andartene via, conoscere il mondo... eppure sei ancora ferma nello stesso posto in cui ti trovavi a cinque anni. Potresti" Afrodite fermò la sua frase a metà, portando una mano davanti alle labbra rosse, come se stesse oltrepassando un limite, che però aveva oltrepassato molto tempo prima. Continuò, comunque, con un sorriso innocente e divertito "potresti usarlo, Leo, non trovi? Iniziare a conoscerlo per davvero questo mondo, aiutata da un ragazzino che lo conosce anche troppo bene. Chissà. Ma no. A te lui non piace. Già lo hai etichettato, poverino. Non pensi che, oltre all'amore, potresti conoscere, finalmente anche l'amicizia?"

Calypso prese con violenza il libro dal tavolo della donna e sbatté il piede, fasciato dolcemente da una ballerina rosa. Girò su se stessa, per andarsene via infuriata, mentre Afrodite continuava a gridarle "Me lo potresti chiamare? Non ci capisco niente di computer!"

Stupidaggini. Quella donna diceva solo stupidaggini.

Lo vide, comunque, Leo.

Stava parlando con una ragazzina coi capelli cannella come i suoi, rideva come un matto, gesticolando in continuazione. Anche la ragazzina rideva, anche se ogni tanto sbuffava irritata e lo colpiva con leggerezza sulla spalla.

"Afrodite ti chiama, Leo" lo disse a così bassa voce che nemmeno lei si sentì. Portò il libro al petto, lo strinse a sé, quasi fosse uno scudo e continuò a camminare, più velocemente possibile, cercando di arrivare alla porta di vetro ed uscire da quella gabbia di matti che era diventata la sua biblioteca preferita.

"Come?" sentì dire lei dal ragazzo, che si era girato di scatto.

Poi la porta si chiuse e lei respirò aria aperta, aria pura.

Aria solitaria.





Note dell'autore:

Uau. Cioè. Woo! Ed international: WOW!

Non mi aspettavo un benvenuto così caloroso! Ossia, l'unica cosa a cui pensavo era: “Farò un bel regalino alle mie sorelline, mangerò delle patatine fritte e farò finta di niente, anche se la storia sarà ignorata”, invece mi avete veramente fatta arrossire dal piacere col vostro approvare la mia storia! ❤️

Grazie mille!

Avendo dei capitoli già scritti, so per certo che i primi capitoli verranno pubblicati con cadenza quasi regolare, mostrate al mondo e… spero tutto ciò continui a piacervi!

Sì, in un certo senso la storia dovrebbe andare avanti secondo questo schema ( che mi sono dovuta scrivere per non dimenticarla. Insomma): Caleo // coppia a caso // Caleo. Difatti la mia FF, per quanto possa essere incentrata su Calypso e Leo, voleva dare dei frammenti di storie di coppie altre, come dire, grazie allo spunto (che è molto piaciuto, ho visto) di Afrodite bibliotecaria.

Grazie mille per aver recensito, seguito, ricordato e preferito la storia e… non so! Grazie ancora :))
  
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