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Autore: JKEdogawa    05/11/2014    1 recensioni
Katniss Everdeen è morta e con lei la speranza della fine degli Hunger Games e di Panem.
L'Edizione della Memoria ha solo mietuto nuove vittime tra chi sarebbe stato escluso e niente, di fatto, è cambiato.
Anche la vita di Aliena Sin è la stessa: la mattina sveglia all'alba, giro rapido lungo le strade del Distretto 7, scuola, ritorno a casa dove il suo piccolo amico Pepsi l'aspetta sempre in ansia.
"L'arena è ciò che non mi sarei mai aspettata, qualcosa che mi condanna al linciaggio nel Distretto 7, se mai ci tornerò."
Prima volta che scrivo in questo Fandom e non ho letto altre fic, se ho copiato da qualcuno è stato involontario.
Il titolo è un vago accenno al Manga Pandora Hearts.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Johanna Mason, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vado lungo le strade del mio Distretto. L'asfalto scivola sotto le ruote dei pattini. Me li hanno dati alle poste per fare la postina, appunto. È comodo, pratico, inoltre io sono molto veloce e posso consegnare le lettere più in fretta di chiunque altro. Nel nostro distretto ci sono molte lettere, visto che siamo dedicati al legname. La carta qui non manca mai, ma devo stare attenta. Ogni tanto rubo qualche foglio dal lavoro e lo porto a casa per scrivere. Scrivo per non dimenticare, perché voglio ricordare tutto e voglio che tutti sappiano quello che succede qui da noi. Ciò che descrivo può sembrare bello, ma non lo è. Andare in giro con i pattini e quella che da noi non è vista come una fortuna. Vuol dire che lavori per loro, che sei dalla loro parte, che sei a favore di Capitol City. Eppure per me è l'unico modo per tenermi in vita. Sono sola al mondo, nessuna famiglia, nessuna casa, nessuna persona a cui aggrapparmi. I miei genitori sono morti quando avevo dieci anni, così mi sono dovuta arrangiare. Mi hanno proposto di lavorare per le poste in modo da sopravvivere e così ho accettato. Vivo nella casa dove stavo con i miei genitori, una piccola baracca in periferia. Entro facendo scricchiolare il legno marcio sotto le ruote, devo stare attenta a non attirare troppo l'attenzione. Per oggi ho finito il lavoro, mi sfilo i pattini e mi vado a fare una doccia con l'acqua che ho fatto arrivare con una serie di tubi illegali. Nessuno sa che ce l'ho ed è meglio così. Se si scoprisse che ho letto un intero libro d'idraulica per fare qualcosa di illegale diventerei la preferita del popolo, ma sarei morta per Capitol City. Mi tolgo la divisa da postina che puzza di stato, metto gli occhiali sul lavandino e mi faccio la doccia con tanto sapone, devo essere pulita molto di più per domani. Un topolino grigio fuliggine spunta sul fondo.
<< Ciao, Pepsi.>> dico prendendolo in mano<< Anche tu devi essere pulito per la mietitura.>>.
Sorrido, ma è un sorriso triste. Potrei essere pescata e non poter più tornare. Alla gente non importerebbe, ma a me sì. Io amo la vita, inoltre sono una fifona, un coniglio rosso ruggine che a nessuno mancherebbe.
Pepsi mi guarda con gli occhietto rossi da ratto albino qual'è. Lo copro di schiuma e gli tolgo tutta la polvere in modo che il suo manto bianco torni a splendere come la mattina. Forse non mancherei proprio a nessuno, forse a Pepsi mancherei. Usciamo e ci asciughiamo in un vecchio accappatoio infeltrito. L'ho lavato tante volte, ma nessuno toglierà mai l'odore di mia madre da questo tessuto. Pepsi è dentro al cappuccio che si fa trasportare come un bambino sulla schiena della mamma mentre sento i capelli bagnati sulla schiena. Vado nella mia camera, quella che è da sempre e mi butto sul letto di pancia. Ho cambiato le lenzuola la mattina prima del lavoro, proprio perché domani sarà il grande giorno. L'odore di pulito mi fa sperare bene. Sono due anni che vengono estratti ragazzi più grandi di me, magari sarò così fortunata anche quest'anno. Mi alzò lasciando l'accappatoio bagnato sul letto e mi stiracchio, poi prendo la camicia da notte sotto il letto e me la metto. Pepsi spunta con il pelo tutto arruffato. Lo prendo sulla mano, lo coccolo e lo faccio salire sulla spalla.
<< Andiamo a mangiare.>> dico pensando “Potrebbe essere l'ultimo pasto.”.

La sveglia mi trapana letteralmente le orecchie. La spengo buttandola giù dal comodino. Pepsi mi da un morso sull'orecchio, io grido e mi alzo a sedere. Non lo sopporto quando fa così, ma è vero. Oggi devo fare le consegne prima del solito perché c'è la mietitura. Mi alzò, mangio una fetta di pane raffermo al volo, mi vesto ed esco in pattini. La strada è deserta e buia, mentre il sole tarda ad arrivare. Accendo la torcia da postina che ho in cintura e raggiungo la posta. È un grande atrio di marmo bianco e vetro, ma non il buio sembra una ferrovia abbandonata. Mi hanno preparato il sacco da consegnare e come sempre non vedo nessun impiegato. A volte mi chiedo se sono i Pacificatori a metterlo lì, se non sono l'unica a lavorare alle poste.
Seguo la numerazione e le strade cercando di fare il più in fretta possibile. Quando torno alla posta il sole è ormai alto. Ho ancora tempo per rinfrescarmi e cambiarmi, poi arriveranno le procedure che hanno portato alla morte tanti tributi. Il più eclatante credo sia stata Katniss Everdeen, Distretto 12. È stato tre anni fa, se non sbaglio. All'ultimo è stata uccisa dal Distretto 1 che successivamente è stato ucciso dal ragazzo del Distretto 12. Peeta Mellark credo si sia suicidato dopo l'Edizione della Memoria, ma non ne sono sicura. Hanno estratto i tributi da chi avevano compiuto più di diciotto anni per ricordare che “Dalle colpe del passato non si può scappare”. Dei nostri è andato un vecchietto ed una ragazza appena diciottenne rinomata per la sua agilità. Non è sopravvissuto nessuno dei due.
Entro in casa. Mi faccio nuovamente la doccia, ma essendomi lavata bene il giorno prima ed essendo freddo non ne ho troppo bisogno. Mi asciugo velocemente e cerco tra gli abiti di mia madre. Ormai mi vanno bene, anche se ho quindici anni. Decido per un delicato abito color verde pallido e decorato di quadrifogli, qualcuno sostiene che portino bene. Anche le scarpe di mia madre vanno bene, ma sono anche un po' rialzate. Sarò leggera sui pattini, ma sono un disastro con le scarpe eleganti. Quando sono a casa da sola faccio le sfilate di moda davanti allo specchio e a Pepsi che mi guarda sempre accoccolato sul letto.
Il vestito ha le tasche, così il mio amico peloso s'infila dentro, avido del calore del mio fianco. Sorrido appena, poi lo tiro fuori, gli do un bacetto sulla fronte e lo appoggio nuovamente sul letto.
<< Lo sai, tu non puoi venire.>> dico accarezzandolo, poi mi alzo e vado verso la porta<< Dai, poi torno.>>.
Esco. Le strade si stanno riempiendo di tributi e di loro parenti. C'è chi prega già adesso, e stanno solo pendendo i nomi. M'incolonno, do il mio sangue, impronte digitali, nome e cognome. Il cognome sarebbe inutile, ma lascio stare. Meglio non contraddire i Pacificatori del Distretto 7.
Mi sistemo nella piazza, davanti a me c'è una ragazza dai capelli neri e lisci. Mi fulmina non gli occhi verde foglia, come a chiedersi perché sono lì. Sono lì come lo è lei, ma molte persone pensano che sarebbe inutile che io ci andassi. Molti sono convinti che fare la postina tolga il mio nome da quelle palle di foglietti svolazzanti, non lo sopporto. Io ci sono in mezzo come ci sono loro.
<< Un attimo d'attenzione!>> trilla la voce di Pasadena Shell, la nostra referente da Capitol City. Porta un abito viola prugna tutto di pon pon di lana che mi fa caldo solo a vederlo. La testa è un vero e proprio alveare arancione con tanto di apine di polistirolo come fosse una giostra per neonati. Scarpe con il tacco sedici che mi supererebbe anche se avessi dei moster track al posto dei pattini che sembrano d'ambra<< Ora estrarremo i nomi per il Distretto 7.>> “Ma va?!” penso<< Iniziamo dalle fanciulle, la fortunata è...>> “Chiamala fortunata!”<< Selena Hopespring.>>.
Una bambina minuta si sposta dalle prime file. Deve avere dodici anni, i capelli castani e gli occhi azzurro pallido. Trema e guarda ovunque come a sperare che si siano sbagliati, deglutisce e si dirige verso il palco. La guardo nel suo vestito rosa confetto stretto in vita da un nastro fucsia che le fa un simpatico fiocco sul sedere.
<< Ed ora i maschietti.>> continua Pasadena mettendo una mano affettuosa sulla testa della bambina che trema ancora di più e diventa rossa<< Il fortunato è... Jason Cancer.>> si allontana un ragazzo di diciassette anni, i capelli neri e gli occhi verdi. La ragazza davanti a me lo guarda seria, per un attimo mi è sembrato che singhiozzasse dallo stupore. Vedo la sua mano partire, poi sento << Mi offro volontaria!>>.
Conosco bene quella voce, la conosco troppo bene.
Quella voce è la mia.
   
 
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