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Autore: valarmorghulis    06/11/2014    1 recensioni
Una ragazza, due vite. Un passato che ritorna. Il destino che la porta a diventare nemica di sé stessa.
Sono una ventunenne con una passione per le serie tv, la scrittura e i sogni. Questa storia è il risultato della combinazione di queste tre.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Norfolk, Virginia;  6:30 A.M.
“Ma perché non uscite dalla stanza per fare le vostre chiacchierate mattutine?” borbottai, nascondendo ancora di più la faccia sotto il cuscino. Erano le sei e mezza del mattino e Dean, con la voce ancora impastata dal sonno, occhiaie e capelli arruffati, stava parlando ininterrottamente con il fratello da più di un’ora.
“Ci piacerebbe poterlo fare, davvero” mi rispose serio, “ma non ti lasceremo da sola neanche per un minuto”
“Se pensate che vi ringrazierò per questo..”
Mi arresi e decisi di alzarmi e fare colazione perché tanto non avevo alcuna speranza di poter dormire un secondo di più. Sam mi offrì il caffè ormai freddo e fece scivolare sul tavolo nella mia direzione un enorme pacchetto di biscotti.
“Mangia in fretta” disse all’improvviso Dean, alzando gli occhi dal portatile, “partiamo tra un quarto d’ora”. E ti pareva, il solito guastafeste.
“Dov’è successo?” chiese Sam, sbirciando lo schermo del portatile.
“Hampton, ieri notte.”
“Hampton, ma fate sul serio?” sbuffai “E questa volta mi è concesso almeno di sapere il perché?”
“Lo scoprirai sul posto” tagliò corto Dean, cominciando a raccogliere i suoi vestiti sparsi per la camera e metterli alla rinfusa in un borsone.
Il viaggio durò poco più di mezz’ora, e più ci avvicinavamo alla meta, più il mal di testa che mi portavo dietro da Norfolk cresceva di intensità. Diedi la colpa alle poche ore di sonno della notte precedente. Mi ero appena addormentata con la faccia appoggiata al finestrino, quando la macchina si fermò bruscamente. Eravamo ai confini della città, giusto di fronte a un campo con erba che cresceva a zolle e un fiumiciattolo che lo tagliava longitudinalmente.
“Un campo. Siamo partiti per vedere un campo?”
“Un campo”, ripeté Dean, senza neanche prestarmi attenzione.
“Crede che sia successo qualcosa nelle vicinanze” mi spiegò Sam, calmo. “siamo qui per vederlo con i nostri occhi”
“Qualcosa tipo una festa? Un concerto?”, per tutta risposta, mi sorrise e cominciò a dare indicazioni al fratello che lo assecondava con delle manovre improbabili muovendosi in quella che aveva tutta l’aria di essere una proprietà privata. Si fermò solo quando un nastro segnaletico della polizia gli sbarrò la strada.
“Eccoci arrivati!” esclamò contento come se avesse appena trovato un tesoro. Prima di avere il tempo per protestare, scese dalla macchina e mi aprì la portiera con un gesto teatrale, invitandomi a scendere.
Ma appena appoggiai il piede a terra ebbi una fitta alla testa così forte da costringermi a rimanere immobile per qualche secondo, con la fronte premuta sulle ginocchia. Mi ci vollero diversi minuti per riprendermi e convincere Sam e Dean che stavo bene e che si trattava di un semplice mal di testa. Oltrepassammo la segnaletica della polizia senza farci vedere, ci incamminammo verso una specie di boschetto e non molto più avanti ci trovammo davanti a uno spiazzo ampio e di forma circolare, l’unico senza né alberi né erba.
“Resta qui” mi ordinò Sam con aria preoccupata e una punta di durezza nella voce. Mi sedetti per terra su una pietra piatta e osservai i due fratelli allontanarsi fissando il terreno e guardandosi intorno, come se stessero cercando qualcosa. Aspettai per quello che mi sembrò un tempo infinito, finché finalmente vidi in lontananza alla mia sinistra una persona che veniva verso di me, e aveva tutta l’aria di essere Dean.
“Comunque potevate almeno lasciarmi qualcosa da mangiare, sto morendo di fame qui”, non rispose. “Sì, sto parlando con te, non far finta di non sentire” dissi, questa volta a voce più alta. All’improvviso Sam e Dean saltarono fuori da dietro un cespuglio che si trovava a una decina di metri da me, e corsero nella mia direzione. “Oh Dean che imbarazzo! Credendo che fossi tu, ho appena detto a quel ragazzo” dissi, indicando a sinistra. Ma a sinistra non c’era nessuno. “Io credevo di aver visto una..”
“Una cosa? Cos’hai visto?” mi incalzò Dean
“Hey, calma. Una persona, ecco cosa credevo di aver visto.” Guardavo i due fratelli, ma era evidente che loro non stavano guardando me. Fissavano entrambi qualcosa alle mie spalle, con aria sorpresa e leggermente spaventata. Prima di girarmi, vidi Sam estrarre qualcosa dalla tasca interna della giacca. Dietro di me c’erano un ragazzo e una ragazza, entrambi di all’incirca vent’anni, che fissavano Sam e Dean. Evidentemente però io attirai la loro attenzione più dei miei compagni di viaggio. Mi fissarono per pochi istanti con espressione attonita, come se avessero appena visto un fantasma, e poi la ragazza farfugliò qualcosa in una lingua che non conoscevo, e un istante dopo erano spariti, lasciandomi con un dolore lancinante alla testa.
“Vampiri?”, bisbigliò Sam al fratello.
“Vampiri.”
   
 
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