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Autore: Minako_86    23/10/2008    10 recensioni
Gabrielle ha ventidue anni ed è decisamente bassa per la sua età. Vive a Parigi ed ascolta solo musica classica. In che modo una ragazza così potrebbe entrare a far parte del magico universo della boyband per ragazzi più conosciuta d'America?
E se fosse il destino a "recapitarle" i fratelli Jonas a domicilio perchè lei possa aiutarli a tirar fuori la loro anima, quella vera?
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allora, prima di lasciarvi al nuovo capitolo, in cui Coco scoprirà che stare vicino ai Jonas non è proprio tutto rose e fiori, rispondiamo alle recensioni:

Allora, prima di lasciarvi al nuovo capitolo, in cui Coco scoprirà che stare vicino ai Jonas non è proprio tutto rose e fiori, rispondiamo alle recensioni:

 

Jollina: Chi sceglierà Coco? Eeeeh, ti dirò, fino a poco tempo fa avevo le idee sommariamente chiare, ma con l'evolversi della storia mi stanno venendo mille e uno ripensamenti. Quindi, ne vedremo delle belle!X)

 

Tempe: Aaaaaawwww!x3 Sono contenterrima che la fic ti piaccia e... Scrivere insieme, io e te? Ommamma, ne sarei onoratissima, contentissima, mi piacerebbe tantissimo... aaaaaaawww di nuovo, quando vuoi, anche subito!** Anche se potrei ingelosirmi... quanto era "moooooolto bello" quel sogno con Kevin? Prima me lo fai adorare e poi me lo rubi sotto il naso, non si fa!x3 Ho anche aggiornato il più in fretta possibile, onde evitare ripercussioni "fisiche"!=3

 

Beautiful_disaster: Oddio, vuoi dire che ora avrò sulla coscienza anche il tuo rendimento scolastico?x3 Kevin o Joe? Beh, sarei mooooolto indecisa anche io e infatti, come dicevo prima, sto avendo milioni di ripensamenti anche per Coco, quindi per ora posso dire onestamente che non lo so!

 

fefy88 & sbrodolina: tengo moltissimo al rapporto fra Nick e Coco perchè in effetti è quello più particolare e sono contenta che si riesca a percepire tutta la dolcezza che ho voluto infondergli!x3 Io, sarà che è il più piccolo, Nick me lo vedo molto "cucciolo indifeso bisognoso di coccole".<3

 

Ithil_Elendil: Oh, una nuova lettrice! Bellobellobello!** Ti dico solo che i due fratelloni avranno il loro bel da fare, sarò particolarmente cattivella con Kevin e Joe!x3

 

In generale, grazie a tutte per i complimenti, siete dolcissime!x3 Alle prossime recensioni. Un bacio.=* 

 

 

PS. Occhio che in questo capitolo comincio a dare sfogo alla mia vena sentimentale!=P

 

 

 

 

- Capitolo 3° -

 

 

 

{ I feel like I'm knockin' on heaven's door... }
Bob Dylan - Knockin' on heaven's door

 

 

 

 

Tutto era tornato alla normalità.

Debra aveva ripreso il controllo delle loro vite, riconducendole direttamente al set per l'inizio delle riprese della nuova puntata del documentario. Infatti Nick, Kevin e Joe stavano girando... da circa tre ore. Sempre la stessa scena. Era qualcosa di fondamentalmente semplice, dovevano camminare intorno alla grossa fontana dei giardini Du Luxembourg e fermarsi a giocare con una di quelle vecchie barchette di legno che affittavano solo lì. Niente di trascendentale.

Solo, la pioggia torrenziale complicava un minimo le cose. Diluviava a scrosci alterni, tra i quali dovevano infilare i vari ciack, senza nemmeno dare loro il tempo di asciugarsi.

Il regista aveva letteralmente un diavolo per capello. Sbraitava ordini a destra e a manca, spruzzettando tutti quelli che gli stavano attorno ad ogni scuotimento di testa. Con l'eccezione della pragmatica Mrs.Confetto che aveva estratto dalla sua borsetta un ombrellino. Rosa, manco a dirlo.

 

Gabrielle li raggiunse solamente nel primo pomeriggio, una volta terminato il suo turno all'atelièr di Sonia Delaounì. Nonostante la paga che le avevano promesso per il lavoro che stava facendo con i Jonas Brothers, aveva deciso di non lasciare i suoi vecchi impieghi.

 

Anche perchè sapeva che, in fondo, non sarebbe mai stata capace di accettare dei soldi per il tempo che passava con Joe, Kevin e Nick... Erano già loro tre, la sua ricompensa. E niente avrebbe potuto avere lo stesso valore.

 

Li raggiunse proprio mentre il cielo aveva deciso di innaffiare Parigi con lo scroscio d'acqua più violento della giornata. Con il cappuccio calato sulla testa, dopo che il suo ombrello era andato perso in un non ben imprecisato momento durante l'attraversamento del muro umano che le fans avevano formato tutt'intorno all'area chiusa.

Anche i ragazzi erano zuppi come pulcini, seduti in un angolo, sotto un albero con un telone attaccato alla bella e meglio fra i rami. Attraversò di corsa il breve tratto ghiaioso che la separava da loro e si accucciò accanto a Joe.

 

- Bella giornatina... - Si abbassò il cappuccio e cominciò a passarsi le dita fra i capelli zuppi, scuotendoli leggermente.

 

- Di acqua ne avrei avuta abbastanza, per oggi. - Sbuffò Joe, sollevando le mani per ripararsi dalle goccioline che schizzavano tutt'intorno. Lei lo squadrò in silenzio, inarcando un sopracciglio, prima di scoppiare a ridere.

 

- Non accetto questo genere di rimproveri da uno che sembra se la sia fatta, fin qui, a nuoto nella Senna. - Gli scompigliò la frangia fradicia, in un gesto eloquente. Per tutta risposta, lui le passò un braccio intorno alle spalle e, dopo averla bloccata, le restituì il "favore", spettinandola completamente e senza troppa grazia.

 

Erano troppo impegnati nella loro affettuosa zuffa personale, per accorgersi che un massiccio gruppo di ragazze aveva cominciato a rumoreggiare, al di là delle transenne.

 

- Ragazzi, ha smesso di nuovo. - Li interruppe Debra, correndo nella loro direzione con tre copioni in mano. - Sbrigatevi, si ripete la scena. - Joe la lasciò andare di malavoglia e si alzò sbuffando insieme ai fratelli.

 

- Cheppalle. - Mormorò, ben attento che la donna non lo sentisse. Coco si lasciò sfuggire una risatina, tuffando subito dopo il viso nel collo alto del maglione.

 

- Brrrr. - Soffiò Nick, sfregandosi velocemente le braccia. - Sono tutto ghiacciato. - Cosa che scatenò immediatamente l'istinto protettivo di Gabrielle. Sgusciò velocemente fra i due fratelli maggiori e si fermò di fronte a lui.

 

- Vuoi che vada a prenderti qualcosa di caldo, piccolo? - Chiese, sfiorandogli la mano gelata.

 

- Ecco, questa è un'idea. - Intervenne Kevin, mentre Joe annuiva con un gran sorriso. - Io prendo un the, assolutamente bollentissimo. -

 

- Io veramente stavo parlando con Nick. - Ribattè lei, anche se sapeva già che li avrebbe accontentati di nuovo.

 

- Tutti o nessuno. - Concluse Joe, ficcandosi le mani in tasca. - Non si accettano preferenze... -

 

- Viziati. - Sorrise. - The per tutti? - Speranzosa di non doversi anche appuntare mille richieste diverse.

 

- Grazie, Coco. - Si separarono mentre lei cominciava a camminare in direzione dell'uscita e i Jonas tornavano al bordo della fontana.

 

Arrivò vicino a due delle transenne più piccole e scivolò fra l'una e l'altra, trovandosi di nuovo davanti l'infinito mare di volti femminili che si assiepavano in ogni centimetro di parco che non fosse stato riservato alla troupe. Aspettò che qualcuna si spostasse per farla passare, ma nessuna di loro accennò a muovere un solo passo.

 

- Scusate... - Si rivolse alla ragazza che le stava più vicina. Nonostante fosse chiaro dai lineamenti che era molto più piccola di lei, la sovrastava in altezza di almeno dieci centimetri... così come la maggior parte delle altre presenti. Coco si sentì improvvisamente minuscola. - Dovrei passare. - Continuò, un po' più timidamente. Sorrise, ma ottenne in risposta soltanto una schiera di sguardi ostili. Poi, lentamente e con fare decisamente infastidito, un paio di ragazze si spostarono. Gabrielle si mosse rapidamente e cominciò a fendere la folla con piglio deciso. Più andava avanti e meno spazio aveva per camminare... Stava per inciampare, quando qualcuno le diede un violento spintone, scaraventandola letteralmente al di là dell'ultima fila di persone. Si girò, per capire chi l'avesse urtata, ma incontrò solamente una fila di schiene serrate e lunghi capelli biondi.

 

Decise di non approfondire, anche perchè non aveva nessuna voglia di perdere tempo, ed uscì di corsa dal grosso cancello.

 

Quando tornò, teneva in bilico su un vassoio di cartone quattro grossi bicchieri da asporto colmi di the caldo. Arrivò per l'ennesima volta in prossimità della folla, ma questa volta non fece nemmeno in tempo a pensare di chiedere permesso, che la ragazza bionda della prima fila la raggiunse a grandi falcate, seguita da una decina di quelle che parevano essere sue amiche. Coco venne rapidamente accerchiata da quella mini-gang improvvisata e costretta ad indietreggiare fino ad un grosso albero lì accanto.

 

- Scusate... - Non riuscì quasi a cominciare la frase, perchè la biondina-boss la afferrò per un braccio e la spinse violentemente contro il tronco nodoso. Il vassoio dondolò pericolosamente, ma Gabrielle riuscì a mantenere tutto miracolosamente in bilico.

 

- Stagli lontana. - La apostrofò la ragazza, dall'alto dei suoi otto centimetri di tacchi.

 

- Prego? - Chiese, non capendo minimamente di cosa la stessero accusando.

 

- Non fare la finta tonta... Sai benissimo di cosa parlo. - Quando quella mosse un passo in avanti, subito imitata da tutte le altre, Coco cominciò seriamente a preoccuparsi.

 

- Guarda che io non capisco davvero. - Senza il minimo preavviso, la biondina alzò un braccio di scatto e fece finire uno dei quattro bicchieri a terra, qualche centimetro in là dai suoi stivaletti di camoscio.

 

- Joe. - Ringhiò. - Kevin. Nick. Tu devi stare lontana da loro. - Le afferrò il maglione, strattonandola e un altro bicchiere finì a far compagnia al primo. Stavolta Coco dovette sollevare il piede, per evitarlo. - Ti abbiamo vista tutte, prima, fare la gattamorta. Con tutti e tre. - Aggiunse una delle "amichette", scoccandole un'occhiata di puro disgusto.

 

- Faccio semplicemente parte dello "staff" che è stato assegnato loro, qui a Parigi. - Rispose Gabrielle, cominciando ad innervosirsi. L'ultima cosa che si sentiva in dovere di fare era di dare delle spiegazioni sul suo rapporto con i Jonas... a delle illustri sconosciute.

 

- Non solo sciacquetta, pure maledettamente bugiarda! - Riprese parola ed autorità la bionda. Poi prese uno dei due bicchieri rimasti e, con tutta l'intenzione possibile, le rovesciò addosso il the ancora fumante. Coco si portò automaticamente le braccia davanti al viso, lasciando cadere il vassoio e l'ultimo bicchiere ed ottenendo che solo un paio di schizzi le raggiungessero la guancia.

 

Ma il polso destro fu preso in pieno dal liquido ustionante. La pelle lasciata scoperta dalla manica del maglione prese a pizzicarle dolorosamente.

 

- Stai. Lontana. Da. Loro. - Sillabò sprezzante la ragazza. - Non so chi tu creda di essere, ma è bene che torni sulla terra. Non sei nemmeno lontanamente alla loro altezza. Joe, Kevin e Nick sono un altro pianeta per te... Guardali. E Guardati. - Gabrielle era ammutolita. Percepiva il dolore fisico del braccio scottato, ma anche quello molto, molto più intenso che le stava montando dentro. - Loro hanno la fama, il talento. E tu? Te lo dico io, sciacquetta! Tu non hai niente. Proprio un bel niente. Sei una come tante... Anzi, probabilmente anche peggio delle tante. Non sei degna di stare con loro, non lo saresti nemmeno di guardarli da lontano. Niente. Non vali niente. - Finito di sputarle addosso tutto il suo livore, il boss in gonnella girò i tacchi e tornò al suo posto in prima fila, accompagnata dallo stuolo delle sue compari.

 

Coco rimase immobile, con la schiena contro il tronco dell'albero e gli occhi pieni di lacrime che si ostinava caparbiamente a non lasciare uscire. Le parole di quella biondina senza nome le rimbombavano in ogni cellula del corpo e della mente...

 

"Non hai niente."

 

"Non vali niente."

 

"Non sei alla loro altezza."

 

Avrebbe dovuto alzare la testa, rispondere a tono. Eppure non era riuscita a fare altro che ascoltare, tacere e, in fondo, trovarsi d'accordo con la sua accusatrice. Perchè . Le parole di quella ragazza le avevano aperto dentro una vera e propria voragine e, contemporaneamente, le avevano scaricato sulle spalle il peso di una realtà che, fino a quel momento, aveva bellamente ignorato: tra lei e i Jonas Brothers correva come minimo un universo di distanza.

E non ci poteva fare niente. Appunto.

 

Il polso le faceva un male cane. Era rosso e si stava gonfiando... Sospirò profondamente e trattenne a stento un singhiozzo. Voleva solo tornarsene a casa, da sola, senza vedere o parlare con nessuno.

 

Però doveva avvertire almeno Debra...

 

Si fece forza e, tenendosi il braccio con la mano sana, camminò per un po' alle spalle della muraglia umana, fino a che non riuscì a trovare un tratto meno affollato per passare e tornare al set.        

 

- Coco, finalmente! - La voce squillante di Joe la raggiunse, non appena ebbe mosso il primo passo oltre le transenne.

 

{Nonononono.}

 

Non voleva vederlo. Non voleva parlargli. Nè a lui, nè a Kevin, nè a Nick. Poteva solo farla star peggio.

 

{Lasciami stare.}

 

- Si può sapere dove ti eri cacciata...? - Si bloccò, notando lo sguardo sconvolto di lei e il modo sospetto in cui si era portata le mani dietro la schiena. - Cos'è successo? - Si incupì improvvisamente.

 

- Niente... - Rispose lei, nel tono meno convincente del mondo.

 

- Cos'è successo, Gabrielle? - Involontariamente, alzò lo sguardo di scatto, nel sentirgli pronunciare il suo nome. Non la chiamava mai così.

 

- Lasciami... Lasciami stare, Joe! - Sbottò. Nel frattempo anche Kevin e Nick li avevano raggiunti. E la guardavano con espressione non meno ansiosa e preoccupata di quella del fratello. Lui, per tutta risposta, le appoggiò le mani sulle spalle. Appena avvertì il contatto, Coco schizzò all'indietro e lanciò uno sguardo terrorizzato alle ragazze poco distanti, che avevano cominciato a protestare di nuovo. Poi guardò i tre ragazzi, con la stessa faccia angosciata, senza riuscire a spicciccare parola.

 

- Sono state loro? - Continuò imperterrito Joe. Spostando lo sguardo da lei alla folla, ripetutamente. - Ti hanno detto qualcosa!? - Si stava arrabbiando. Parecchio.

 

- Scusatemi, io... vado a casa, ragazzi. - Sussurrò, abbassando lo sguardo.

 

- Aspetta. - Questa volta fu Kevin, a tentare di trattenerla, afferrandole il polso scottato. Di nuovo, lei sgusciò via immediatamente, lasciandosi sfuggire un gemito ed una smorfia di dolore. Davanti allo sguardo scioccato di lui, si affrettò a nascondere la scottatura sotto la manica del maglione.

 

- Io le uccido! - Sibilò Joe, facendo per partire alla carica.

 

- NO! - Lo fermò Coco, facendolo voltare di scatto. - Non è il caso. E' tutto a posto, davvero... - Sorrise, cercando questa volta di essere più credibile. - Sono solo un po' stanca. - Lui fece per ribattere qualcosa, di nuovo, ma, davanti al suo sguardo supplicante si arrese, sbuffando.

 

- Vuoi almeno che chiediamo a Debra di farti riaccompagnare a casa con la macchina? - Domandò Nick che, fino a quel momento era rimasto in un angolo, assorbito in un meditabondo silenzio. Sebbene fosse più riservato dei fratelli e meno incline ad esprimere i suoi sentimenti, anche lui era profondamente preoccupato e Coco gli leggeva negli occhi tutta quella maledetta ansia.

 

- Grazie. - Gli sorrise, trattenendosi a stento dall'accarezzargli la guancia. Avrebbe voluto abbracciarlo e rassicurarlo... ma ora capiva di non averne il diritto. Di non averlo mai avuto... - Ma va bene così. Prenderò il metrò. - Detto questo si voltò e scappò per andare a cercare Debra.

 

E per impedirsi di scoppiare a piangere davanti a loro.

 

 

***

 

 

Quella sera, nel lasciare il set, i tre fratelli furono molto meno espansivi del solito, nei confronti delle fans. Joe soprattutto, che camminava due o tre passi avanti ai fratelli con le mani in tasca e lo sguardo piantato a terra. Kevin e Nick, invece, parlottavano a bassa voce fra loro, rimanendo a tratti in silenzio, quando il maggiore spostava la sua attenzione su qualche punto imprecisato al di là della folla.

 

- Maledizione! - Sbottò Joe, quando tutti e tre furono seduti sui sedili posteriori della solita, lunga auto nera. - Io lo so che le hanno fatto qualcosa! Non... non le sopporto... - Sferrò un pugno al finestrino oscurato.

 

- Smettila, Joe! - Alzò gli occhi, incrociando lo sguardo serio di Kevin. Poche volte aveva visto il fratello maggiore arrabbiarsi. Tantomeno con lui. - Non puoi fare il bambino. Quelle sono le nostre fans, il nostro supporto e le artefici di gran parte del nostro successo... - Non sembrava però poi tanto contento di ciò che stava dicendo. - ... che ti piaccia o no. -

 

- Se è così, io non lo voglio affatto questo successo. - Continuò, incrociando le braccia. - Quelle non sono il tipo di persone per cui io canto. -

 

- Nemmeno quelle per cui io suono, ma sono comunque parte del tutto. Bisogna accettarlo. - Concluse Kevin, serrando i pugni. Sì. Anche se sentiva una morsa allo stomaco, nel ripensare all'espressione terrorizzata di Gabrielle. Eppure non poteva lasciarsi sopraffare dai sentimenti, per quanto legittimi. Doveva, ancora una volta, comportarsi da fratello maggiore e dare l'esempio. Non gli era concesso di fare l'eroe.

 

Quel ruolo era e sarebbe probabilmente sempre spettato a Joe...

 

Joe che non gli rispose, lasciando cadere lo sguardo sulla città che correva al di là del vetro.

 

Joe che non sarebbe mai riuscito a farsi una ragione di cose del genere...

Quello, per lui, era soltanto un altro modo che le fans più superficiali potevano adottare per portarlo all'esasperazione.

 

 

***

 

 

Coco sospirò, tamburellando le dita sulla pietra fredda al ritmo lento della musica che le risuonava nelle orecchie. Si sentiva esattamente come una di quelle sofferenti eroine da opera che amava tanto ascoltare... Lanciò uno sguardo alla città ormai quasi buia, che si andava punteggiando di luci.  

I contorni le apparivano sfocati, da dietro il muro di lacrime che continuava ad affiorare. Le sentiva scorrere lungo le guance arrossate e, più cercava di asciugarle, più quelle prepotentemente tornavano, tornavano e tornavano. Faceva perfino fatica a concentrarsi sullo schermo luminoso del pc che teneva in bilico sulle gambe.

Aveva tentato tutto pur di distrarsi... Si era sistemata in un angolo della terrazza, con l'i-pod nelle orecchie e il suo computer portatile, tutta Parigi ai suoi piedi.

Eppure non era stata capace di non pensarci. Singhiozzò e il mouse le sfuggì per l'ennesima volta dalle mani.

 

Chiuse stizzosamente lo schermo del notebook e lo appoggiò per terra, senza curarsi di spegnerlo. Poi si passò una mano fra i capelli e si accucciò contro il muro, stringendosi le ginocchia al petto.

 

Nello stesso istante la raggiunse il tonfo soffocato della porta d'ingresso che si apriva e poi chiudeva. Erano tornati.

 

Le si mozzò improvvisamente il respiro, si sentiva come se le stessero puntando una pistola alla tempia.

Tese l'orecchio, cercando di capire cosa stessero per dire o fare, ma era difficile, con il cuore che le batteva tanto forte, da rimbombarle ovunque.

 

- Ehi. - Alzò lo sguardo e si trovò davanti Kevin, appoggiato allo stipite della porta-finestra. Tornò a nascondere il viso tra le braccia, sperando di dissuaderlo ad andarsene, ma ottenne esattamente l'effetto opposto. - Posso accomodarmi? - Chiese, sedendosi davanti a lei.

 

- Vattene, Kevin. - La voce le uscì soffocata e tremolante. Strinse i pugni, cercando di non fargli capire che stava piangendo. Lui non si mosse, semplicemente si limitò ad accarezzarle la testa, scostandole i capelli dal viso.

 

- Ho impedito a quella testa calda di Joe di venire qui a fare una delle sue sparate, se torno sui miei passi, sono morto. - Cercò di strapparle un sorriso e, in effetti, quasi ci riuscì. - Scherzi a parte, lui e Nick sono preoccupati da morire, così come lo sono io. Sono seduti là dentro e non si muoveranno fino a che non saranno certi che stai bene. - A quelle parole, Gabrielle si decise finalmente ad alzare lo sguardo. Puntò gli occhi in quelli di lui, mentre l'ennesima lacrima le scivolava via.

 

- Perchè siete così dolci con me? Io... non me lo merito. - Si sfilò le cuffiette dell'I-pod, arrotolandosele nervosamente intorno alle dita.  

 

- Come ti viene in mente una cosa del genere? - Coco tentò di nascondersi di nuovo, ma Kevin le sollevò dolcemente il mento, costringendola a guardarlo. - Te l'hanno detto quelle ragazze? -

 

- Sì. - Annuì, inspirando profondamente. - Ma non è questo il problema. Il problema è che avevano perfettamente ragione. Che diritto ho io, di stare con tre ragazzi speciali come voi? - Sollevò una mano e la poggiò sulla spalla di Kevin che la guardava, completamente ammutolito. - Voi avete il vostro incredibile talento... e l'anima. Un anima meravigliosamente grande. Tu, Joe ed il piccolo Nick... siete... siete... - Sorrise, scuotendo appena la testa. Non riusciva nemmeno a trovare le parole adatte. - Il vostro mondo non è il mio. Non potrà mai esserlo, per quanto lo vorrei... Io non ho niente. Niente che possa fare di me qualcosa di diverso da "una delle tante". Siete troppo... lontani da me. - Si mordicchiò il labbro, tornando a guardare il pavimento, prima che le lacrime avessero di nuovo la meglio. Senza dire nulla, Kevin le passò le braccia intorno alle spalle, attirandola verso di sè. Gabrielle si trovò improvvisamente prigioniera della sua stretta, il viso nascosto contro la sua spalla e la sua mano fra i capelli. Sentì il cuore schizzarle letteralmente in gola.

 

- Ascoltami bene. - Cominciò, a bassa voce. - Non hai voluto raccontarci molto di te, ma quel poco che so e la passione che ti leggo negli occhi, mi bastano per giurarti e spergiurarti che non hai niente in meno di noi... Che sei speciale anche tu, Gabrielle. - Coco, chiuse gli occhi di scatto e, mentre i singhiozzi le scuotevano le spalle, lo ricambiò, abbracciandolo a sua volta.

 

- No. - Bisbigliò. - Io mi sento come se fossi rimasta chiusa fuori... Come se stessi bussando disperatamente alla porta del paradiso, per chiedere di entrare, anche se so che non avrei alcun diritto di farlo. - Strinse i pugni, tanto che rischiò di strappare la stoffa leggera della camicia di lui. - Io... non ho proprio niente di speciale... - Concluse, rieccheggiando le parole della ormai famosa biondina.

 

- Smettila, Coco, ti prego. - Esclamò Kevin, indurendo tutto ad un tratto il tono di voce. - Smettila. Tu hai tutto. Tutto quello che mancava alle cretine che ti hanno messo in testa questa stupidaggine... -

 

- Non dirlo, Kevin. - Si mosse leggermente, ma non si staccò da lui. Non ci riusciva. Continuò a parlare con il viso nascosto nell'incavo della sua spalla. - Erano solo delle ragazzine e quello che hanno fatto, l'hanno fatto unicamente per voi... Sono loro il sostegno dei Jonas Brothers. Da sempre... Io, invece, vi conosco da poco più di un mese  e non so nemmeno una parola delle vostre canzoni. - Sospirò.

 

- Non so quanto possa contare, ma, per me, questo mese è stato quasi una vita. - Riprese lui, tornando a parlarle più dolcemente. - Tanto che mi è difficile tornare indietro a com'era, prima di conoscerti. E non me ne frega niente, se non hai mai ascoltato le nostre canzoni... Mi piace molto di più sentirti canticchiare Mozart o Chopin, perchè fa più parte di te. - Si allontanò leggermente da lei, senza smettere di cingerle delicatamente le spalle. - Adesso, smettila davvero... apri gli occhi e renditi conto di quanto vali. Di cosa sei diventata per me... e per i miei fratelli. Perchè sono certo che anche Joe e Nick ti avrebbero detto esattamente le stesse cose che ho detto io... E che sono disposto a ripeterti allo sfinimento, fino a che non te ne convincerai anche tu. -

 

- Kev, io... - Finalmente sulle labbra di Coco tornò ad affiorare un piccolo sorriso. - Grazie. - Si appoggiò nuovamente a lui, lasciandosi stringere. Decise, per una volta nella vita, di agire un pochino egoisticamente... Pur sapendo che una parte di lei era ancora fermamente convinta di non meritarsi affatto una simile fortuna, lasciò che le parole di Kevin si insinuassero nel suo cuore, alleviando parte del dolore. Anche se era decisamente troppo facile, lasciar finire tutto così. Rimandando a data da destinarsi...

 

Kevin rimase in silenzio per un attimo, sorridendo mentre l'abbracciava. Poi si ricordò di un'altro particolare, che ancora non gli si era chiarito.

 

- Solo un'ultima cosa. - Le afferrò il polso destro, che lei aveva accuratamente fasciato e nascosto sotto il maglione. Sollevò la manica, rivelando la benda candida. - Questo chi te l'ha fatto? -

 

- Nessuno... Ho fatto tutto da sola. - Mentì, rimettendo la manica al suo posto.

 

- Coco, ti prego. - Ovviamente lui non si era fatto convincere nemmeno un po'. Gabrielle sbuffò, particolarmente infastidita da ciò che stava per dire.

 

- Non è niente, è stata solo una bambinata. - Scrollò le spalle, mentre Kevin la guardava con espressione sempre più scettica. - Una di quelle ragazzine mi ha vista parlare insieme a voi, oggi, e probabilmente si è un po' ingelosita... Lanciarmi addosso il the che vi stavo portando le sarà sembrata la vendetta più rapida, tutto qui. - Concluse, come se niente fosse.

 

- Tutto qui? Quel the era bollente... Se ti avesse preso in faccia... - Rabbrividì, immaginando le possibili conseguenze.

 

- Ma non è successo. - Continuò lei. - Dai, è normale che possano essere gelose dei loro idoli. Quella era cotta di Joe, si capiva benissimo... E mi ha visto scherzare con lui, mezza abbracciata a lui. Avrei dovuto aspettarmi che volesse il mio scalpo. - Ridacchiò, cercando di alleggerire la cosa. - Aspetta. - Riprese, tornando improvvisamente seria. - Non lo dirai a Joe, vero? Ti prego, Kevin... - Conoscendo Joe, si sarebbe sentito in colpa a vita e sarebbe stato capace di non rivolgere più la parla a nessuna delle sue fans. Lei non voleva assolutamente essere l'artefice di una situazione del genere, che niente di buono avrebbe portato al successo dei Jonas Brothers.

 

- Rientriamo? Comincia a fare freschino... - Chiese, glissando elegantemente sulla richiesta che Coco gli aveva appena fatto. Si scambiarono un'occhiata eloquente, poi lui si alzò e prese a spolverarsi i pantaloni.

 

- Tu vai. Sistemo qui e poi ti raggiungo. - Recuperò il portatile e l'I-pod, cominciando ad armeggiare per spegnere tutto. Kevin annuì sorridendo, prima di sparire oltre la soglia della porta-finestra.

 

Impiegò un buon quarto d'ora per chiudere tutti i programmi e salvare il lavoro che stava facendo.

 

Quando rientrò in casa, la luce in salotto era spenta. Un bagliore giallo filtrava dalla cucina, al cui interno si mescolavano le voci dei ragazzi che stavano chiaccherando sommessamente tra loro. Senza fare rumore, Gabrielle raggiunse il mobile accanto al divano letto e ci appoggiò le sue cose, talmente occupata a muoversi silenziosamente, da non accorgersi che qualcuno era entrato nella stanza ed ora le voci al di là della parete erano solamente due.

Si sfilò il maglione, lasciandolo cadere distrattamente a terra.

 

Quando si voltò e si trovò occhi negli occhi con Joe, che stava richiudendo la porta scorrevole, le fu improvvisamente chiaro... Le era bastato osservare l'espressione contrita di lui e l'ombra di rabbioso dolore che gli correva sul viso.

 

- Te l'ha detto, vero? - Sussurrò, torcendosi nervosamente le mani.

  
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