Allora, prima di
lasciarvi al nuovo capitolo, in cui Coco scoprirà che stare vicino ai Jonas non
è proprio tutto rose e fiori,
rispondiamo alle recensioni:
Jollina: Chi sceglierà Coco? Eeeeh, ti dirò, fino a poco tempo fa
avevo le idee sommariamente chiare, ma con l'evolversi della storia mi stanno
venendo mille e uno ripensamenti. Quindi, ne vedremo delle belle!X)
Tempe: Aaaaaawwww!x3 Sono contenterrima che la fic ti piaccia
e... Scrivere insieme, io e te? Ommamma, ne sarei onoratissima, contentissima,
mi piacerebbe tantissimo... aaaaaaawww di nuovo, quando vuoi, anche subito!**
Anche se potrei ingelosirmi... quanto era "moooooolto bello" quel
sogno con Kevin? Prima me lo fai adorare e poi me lo rubi sotto il naso, non si
fa!x3 Ho anche aggiornato il più in fretta possibile, onde evitare
ripercussioni "fisiche"!=3
Beautiful_disaster: Oddio, vuoi dire che ora avrò sulla
coscienza anche il tuo rendimento scolastico?x3 Kevin o Joe? Beh, sarei
mooooolto indecisa anche io e infatti, come dicevo prima, sto avendo milioni di
ripensamenti anche per Coco, quindi per ora posso dire onestamente che non lo
so!
fefy88 & sbrodolina: tengo moltissimo al rapporto fra Nick
e Coco perchè in effetti è quello più particolare e sono contenta che si riesca
a percepire tutta la dolcezza che ho voluto infondergli!x3 Io, sarà che è il
più piccolo, Nick me lo vedo molto "cucciolo indifeso bisognoso di
coccole".<3
Ithil_Elendil: Oh, una nuova lettrice! Bellobellobello!**
Ti dico solo che i due fratelloni avranno il loro bel da fare, sarò
particolarmente cattivella con Kevin e Joe!x3
In generale, grazie a
tutte per i complimenti, siete dolcissime!x3 Alle prossime recensioni. Un bacio.=*
PS. Occhio
che in questo capitolo comincio a dare sfogo alla mia vena sentimentale!=P
- Capitolo 3° -
{ I feel like I'm knockin' on heaven's door... }
Bob Dylan - Knockin' on heaven's door
Tutto era tornato alla normalità.
Debra aveva ripreso il controllo delle loro vite, riconducendole
direttamente al set per l'inizio delle riprese della nuova puntata del documentario.
Infatti Nick, Kevin e Joe stavano girando... da circa tre ore. Sempre la stessa scena. Era qualcosa di fondamentalmente
semplice, dovevano camminare intorno alla grossa fontana dei giardini Du Luxembourg e fermarsi a giocare con
una di quelle vecchie barchette di legno che affittavano solo lì. Niente di
trascendentale.
Solo, la pioggia torrenziale complicava un minimo le cose.
Diluviava a scrosci alterni, tra i quali dovevano infilare i vari ciack, senza
nemmeno dare loro il tempo di asciugarsi.
Il regista aveva letteralmente un diavolo per capello. Sbraitava
ordini a destra e a manca, spruzzettando tutti quelli che gli stavano attorno
ad ogni scuotimento di testa. Con l'eccezione della pragmatica Mrs.Confetto che aveva estratto dalla sua
borsetta un ombrellino. Rosa, manco a dirlo.
Gabrielle li raggiunse solamente nel primo pomeriggio, una volta
terminato il suo turno all'atelièr di Sonia Delaounì. Nonostante la paga che le avevano
promesso per il lavoro che stava facendo con i Jonas Brothers, aveva deciso di
non lasciare i suoi vecchi impieghi.
Anche perchè sapeva
che, in fondo, non sarebbe mai stata capace di accettare dei soldi per il tempo
che passava con Joe, Kevin e Nick... Erano già loro tre, la sua ricompensa. E
niente avrebbe potuto avere lo stesso valore.
Li raggiunse proprio
mentre il cielo aveva deciso di innaffiare Parigi con lo scroscio d'acqua più
violento della giornata. Con il cappuccio calato sulla testa, dopo che il suo
ombrello era andato perso in un non ben imprecisato momento durante
l'attraversamento del muro umano che le fans avevano formato tutt'intorno
all'area chiusa.
Anche i ragazzi erano zuppi
come pulcini, seduti in un angolo, sotto un albero con un telone attaccato alla
bella e meglio fra i rami. Attraversò di corsa il breve tratto ghiaioso che la
separava da loro e si accucciò accanto a Joe.
- Bella giornatina... -
Si abbassò il cappuccio e cominciò a passarsi le dita fra i capelli zuppi,
scuotendoli leggermente.
- Di acqua ne avrei
avuta abbastanza, per oggi. - Sbuffò Joe, sollevando le mani per ripararsi
dalle goccioline che schizzavano tutt'intorno. Lei lo squadrò in silenzio,
inarcando un sopracciglio, prima di scoppiare a ridere.
- Non accetto questo
genere di rimproveri da uno che sembra se la sia fatta, fin qui, a nuoto nella
Senna. - Gli scompigliò la frangia fradicia, in un gesto eloquente. Per tutta
risposta, lui le passò un braccio intorno alle spalle e, dopo averla bloccata,
le restituì il "favore", spettinandola completamente e senza troppa
grazia.
Erano troppo impegnati
nella loro affettuosa zuffa personale, per accorgersi che un massiccio gruppo
di ragazze aveva cominciato a rumoreggiare, al di là delle transenne.
- Ragazzi, ha smesso di
nuovo. - Li interruppe Debra, correndo nella loro direzione con tre copioni in
mano. - Sbrigatevi, si ripete la scena. - Joe la lasciò andare di malavoglia e
si alzò sbuffando insieme ai fratelli.
- Cheppalle. - Mormorò,
ben attento che la donna non lo sentisse. Coco si lasciò sfuggire una risatina,
tuffando subito dopo il viso nel collo alto del maglione.
- Brrrr. - Soffiò Nick,
sfregandosi velocemente le braccia. - Sono tutto ghiacciato. - Cosa che scatenò
immediatamente l'istinto protettivo di Gabrielle. Sgusciò velocemente fra i due
fratelli maggiori e si fermò di fronte a lui.
- Vuoi che vada a
prenderti qualcosa di caldo, piccolo? - Chiese, sfiorandogli la mano gelata.
- Ecco, questa è
un'idea. - Intervenne Kevin, mentre Joe annuiva con un gran sorriso. - Io
prendo un the, assolutamente bollentissimo. -
- Io veramente stavo
parlando con Nick. - Ribattè lei,
anche se sapeva già che li avrebbe accontentati di nuovo.
- Tutti o nessuno. -
Concluse Joe, ficcandosi le mani in tasca. - Non si accettano preferenze... -
- Viziati. - Sorrise. -
The per tutti? - Speranzosa di non doversi anche appuntare mille richieste
diverse.
- Grazie, Coco. - Si
separarono mentre lei cominciava a camminare in direzione dell'uscita e i Jonas
tornavano al bordo della fontana.
Arrivò vicino a due
delle transenne più piccole e scivolò fra l'una e l'altra, trovandosi di nuovo
davanti l'infinito mare di volti femminili che si assiepavano in ogni
centimetro di parco che non fosse stato riservato alla troupe. Aspettò che
qualcuna si spostasse per farla passare, ma nessuna di loro accennò a muovere
un solo passo.
- Scusate... - Si
rivolse alla ragazza che le stava più vicina. Nonostante fosse chiaro dai
lineamenti che era molto più piccola di lei, la sovrastava in altezza di almeno
dieci centimetri... così come la maggior parte delle altre presenti. Coco si
sentì improvvisamente minuscola. -
Dovrei passare. - Continuò, un po' più timidamente. Sorrise, ma ottenne in
risposta soltanto una schiera di sguardi ostili. Poi, lentamente e con fare
decisamente infastidito, un paio di ragazze si spostarono. Gabrielle si mosse
rapidamente e cominciò a fendere la folla con piglio deciso. Più andava avanti
e meno spazio aveva per camminare... Stava per inciampare, quando qualcuno le
diede un violento spintone, scaraventandola letteralmente al di là dell'ultima
fila di persone. Si girò, per capire chi l'avesse urtata, ma incontrò solamente
una fila di schiene serrate e lunghi capelli biondi.
Decise di non
approfondire, anche perchè non aveva nessuna voglia di perdere tempo, ed uscì
di corsa dal grosso cancello.
Quando tornò, teneva in
bilico su un vassoio di cartone quattro grossi bicchieri da asporto colmi di the
caldo. Arrivò per l'ennesima volta in prossimità della folla, ma questa volta
non fece nemmeno in tempo a pensare di chiedere permesso, che la ragazza bionda
della prima fila la raggiunse a grandi falcate, seguita da una decina di quelle
che parevano essere sue amiche. Coco venne rapidamente accerchiata da quella
mini-gang improvvisata e costretta ad indietreggiare fino ad un grosso albero
lì accanto.
- Scusate... - Non
riuscì quasi a cominciare la frase, perchè la biondina-boss la afferrò per un
braccio e la spinse violentemente contro il tronco nodoso. Il vassoio dondolò
pericolosamente, ma Gabrielle riuscì a mantenere tutto miracolosamente in
bilico.
- Stagli lontana. - La
apostrofò la ragazza, dall'alto dei suoi otto centimetri di tacchi.
- Prego? - Chiese, non
capendo minimamente di cosa la stessero accusando.
- Non fare la finta
tonta... Sai benissimo di cosa parlo. - Quando quella mosse un passo in avanti,
subito imitata da tutte le altre, Coco cominciò seriamente a preoccuparsi.
- Guarda che io non
capisco davvero. - Senza il minimo preavviso, la biondina alzò un braccio di
scatto e fece finire uno dei quattro bicchieri a terra, qualche centimetro in
là dai suoi stivaletti di camoscio.
- Joe. - Ringhiò. -
Kevin. Nick. Tu devi stare lontana da loro. - Le afferrò il maglione,
strattonandola e un altro bicchiere finì a far compagnia al primo. Stavolta
Coco dovette sollevare il piede, per evitarlo. - Ti abbiamo vista tutte, prima,
fare la gattamorta. Con tutti e tre.
- Aggiunse una delle "amichette", scoccandole un'occhiata di puro
disgusto.
- Faccio semplicemente
parte dello "staff" che è stato assegnato loro, qui a Parigi. -
Rispose Gabrielle, cominciando ad innervosirsi. L'ultima cosa che si sentiva in
dovere di fare era di dare delle spiegazioni sul suo rapporto con i Jonas... a
delle illustri sconosciute.
- Non solo sciacquetta,
pure maledettamente bugiarda! - Riprese parola ed autorità la bionda. Poi prese
uno dei due bicchieri rimasti e, con tutta l'intenzione possibile, le rovesciò
addosso il the ancora fumante. Coco si portò automaticamente le braccia davanti
al viso, lasciando cadere il vassoio e l'ultimo bicchiere ed ottenendo che solo
un paio di schizzi le raggiungessero la guancia.
Ma il polso destro fu
preso in pieno dal liquido ustionante. La pelle lasciata scoperta dalla manica
del maglione prese a pizzicarle dolorosamente.
- Stai. Lontana. Da.
Loro. - Sillabò sprezzante la ragazza. - Non so chi tu creda di essere, ma è
bene che torni sulla terra. Non sei nemmeno lontanamente alla loro altezza.
Joe, Kevin e Nick sono un altro pianeta per te... Guardali. E Guardati. -
Gabrielle era ammutolita. Percepiva il dolore fisico del braccio scottato, ma
anche quello molto, molto più intenso che le stava montando dentro. - Loro
hanno la fama, il talento. E tu? Te lo dico io, sciacquetta! Tu non hai niente. Proprio un bel niente. Sei una
come tante... Anzi, probabilmente anche peggio
delle tante. Non sei degna di stare con loro, non lo saresti nemmeno di
guardarli da lontano. Niente. Non
vali niente. - Finito di sputarle addosso tutto il suo livore, il boss in
gonnella girò i tacchi e tornò al suo posto in prima fila, accompagnata dallo
stuolo delle sue compari.
Coco rimase immobile,
con la schiena contro il tronco dell'albero e gli occhi pieni di lacrime che si
ostinava caparbiamente a non lasciare uscire. Le parole di quella biondina
senza nome le rimbombavano in ogni cellula del corpo e della mente...
"Non hai niente."
"Non vali niente."
"Non sei alla loro
altezza."
Avrebbe dovuto alzare
la testa, rispondere a tono. Eppure non era riuscita a fare altro che
ascoltare, tacere e, in fondo, trovarsi d'accordo con la sua accusatrice.
Perchè sì. Le parole di quella ragazza
le avevano aperto dentro una vera e propria voragine
e, contemporaneamente, le avevano scaricato sulle spalle il peso di una realtà
che, fino a quel momento, aveva bellamente ignorato: tra lei e i Jonas Brothers
correva come minimo un universo di distanza.
E non ci poteva fare niente. Appunto.
Il polso le faceva un
male cane. Era rosso e si stava gonfiando... Sospirò profondamente e trattenne
a stento un singhiozzo. Voleva solo tornarsene a casa, da sola, senza vedere o
parlare con nessuno.
Però doveva avvertire
almeno Debra...
Si fece forza e,
tenendosi il braccio con la mano sana, camminò per un po' alle spalle della
muraglia umana, fino a che non riuscì a trovare un tratto meno affollato per
passare e tornare al set.
- Coco, finalmente! -
La voce squillante di Joe la raggiunse, non appena ebbe mosso il primo passo
oltre le transenne.
{Nonononono.}
Non voleva vederlo. Non
voleva parlargli. Nè a lui, nè a Kevin, nè a Nick. Poteva solo farla star
peggio.
{Lasciami stare.}
- Si può sapere dove ti
eri cacciata...? - Si bloccò, notando lo sguardo sconvolto di lei e il modo
sospetto in cui si era portata le mani dietro la schiena. - Cos'è successo? -
Si incupì improvvisamente.
- Niente... - Rispose
lei, nel tono meno convincente del mondo.
- Cos'è successo,
Gabrielle? - Involontariamente, alzò lo sguardo di scatto, nel sentirgli
pronunciare il suo nome. Non la chiamava mai
così.
- Lasciami... Lasciami
stare, Joe! - Sbottò. Nel frattempo anche Kevin e Nick li avevano raggiunti. E
la guardavano con espressione non meno ansiosa e preoccupata di quella del
fratello. Lui, per tutta risposta, le appoggiò le mani sulle spalle. Appena
avvertì il contatto, Coco schizzò all'indietro e lanciò uno sguardo
terrorizzato alle ragazze poco distanti, che avevano cominciato a protestare di
nuovo. Poi guardò i tre ragazzi, con la stessa faccia angosciata, senza
riuscire a spicciccare parola.
- Sono state loro? -
Continuò imperterrito Joe. Spostando lo sguardo da lei alla folla,
ripetutamente. - Ti hanno detto qualcosa!? - Si stava arrabbiando. Parecchio.
- Scusatemi, io... vado
a casa, ragazzi. - Sussurrò, abbassando lo sguardo.
- Aspetta. - Questa
volta fu Kevin, a tentare di trattenerla, afferrandole il polso scottato. Di
nuovo, lei sgusciò via immediatamente, lasciandosi sfuggire un gemito ed una
smorfia di dolore. Davanti allo sguardo scioccato di lui, si affrettò a
nascondere la scottatura sotto la manica del maglione.
- Io le uccido! -
Sibilò Joe, facendo per partire alla carica.
- NO! - Lo fermò Coco,
facendolo voltare di scatto. - Non è il caso. E' tutto a posto, davvero... -
Sorrise, cercando questa volta di essere più credibile. - Sono solo un po'
stanca. - Lui fece per ribattere qualcosa, di nuovo, ma, davanti al suo sguardo
supplicante si arrese, sbuffando.
- Vuoi almeno che
chiediamo a Debra di farti riaccompagnare a casa con la macchina? - Domandò
Nick che, fino a quel momento era rimasto in un angolo, assorbito in un
meditabondo silenzio. Sebbene fosse più riservato dei fratelli e meno incline
ad esprimere i suoi sentimenti, anche lui era profondamente preoccupato e Coco
gli leggeva negli occhi tutta quella maledetta ansia.
- Grazie. - Gli
sorrise, trattenendosi a stento dall'accarezzargli la guancia. Avrebbe voluto
abbracciarlo e rassicurarlo... ma ora capiva di non averne il diritto. Di non
averlo mai avuto... - Ma va bene così. Prenderò il metrò. - Detto questo si
voltò e scappò per andare a cercare Debra.
E per impedirsi di
scoppiare a piangere davanti a loro.
***
Quella sera, nel
lasciare il set, i tre fratelli furono molto meno espansivi del solito, nei
confronti delle fans. Joe soprattutto, che camminava due o tre passi avanti ai
fratelli con le mani in tasca e lo sguardo piantato a terra. Kevin e Nick,
invece, parlottavano a bassa voce fra loro, rimanendo a tratti in silenzio,
quando il maggiore spostava la sua attenzione su qualche punto imprecisato al
di là della folla.
- Maledizione! - Sbottò
Joe, quando tutti e tre furono seduti sui sedili posteriori della solita, lunga
auto nera. - Io lo so che le hanno fatto qualcosa! Non... non le sopporto... -
Sferrò un pugno al finestrino oscurato.
- Smettila, Joe! - Alzò
gli occhi, incrociando lo sguardo serio di Kevin. Poche volte aveva visto il
fratello maggiore arrabbiarsi. Tantomeno con lui. - Non puoi fare il bambino.
Quelle sono le nostre fans, il nostro supporto e le artefici di gran parte del
nostro successo... - Non sembrava però poi tanto contento di ciò che stava
dicendo. - ... che ti piaccia o no. -
- Se è così, io non lo
voglio affatto questo successo. -
Continuò, incrociando le braccia. - Quelle non sono il tipo di persone per cui
io canto. -
- Nemmeno quelle per
cui io suono, ma sono comunque parte del tutto. Bisogna accettarlo. - Concluse
Kevin, serrando i pugni. Sì. Anche se sentiva una morsa allo stomaco, nel
ripensare all'espressione terrorizzata di Gabrielle. Eppure non poteva
lasciarsi sopraffare dai sentimenti, per quanto legittimi. Doveva, ancora una
volta, comportarsi da fratello maggiore e dare l'esempio. Non gli era concesso
di fare l'eroe.
Quel ruolo era e
sarebbe probabilmente sempre spettato a Joe...
Joe che non gli
rispose, lasciando cadere lo sguardo sulla città che correva al di là del
vetro.
Joe che non sarebbe mai
riuscito a farsi una ragione di cose del genere...
Quello, per lui, era
soltanto un altro modo che le fans più superficiali potevano adottare per
portarlo all'esasperazione.
***
Coco sospirò,
tamburellando le dita sulla pietra fredda al ritmo lento della musica che le
risuonava nelle orecchie. Si sentiva esattamente come una di quelle sofferenti
eroine da opera che amava tanto ascoltare... Lanciò uno sguardo alla città
ormai quasi buia, che si andava punteggiando di luci.
I contorni le
apparivano sfocati, da dietro il muro di lacrime che continuava ad affiorare.
Le sentiva scorrere lungo le guance arrossate e, più cercava di asciugarle, più
quelle prepotentemente tornavano, tornavano e tornavano. Faceva perfino fatica a concentrarsi sullo schermo
luminoso del pc che teneva in bilico sulle gambe.
Aveva tentato tutto pur
di distrarsi... Si era sistemata in un angolo della terrazza, con l'i-pod nelle
orecchie e il suo computer portatile, tutta Parigi ai suoi piedi.
Eppure non era stata
capace di non pensarci. Singhiozzò e il mouse le sfuggì per l'ennesima volta
dalle mani.
Chiuse stizzosamente lo
schermo del notebook e lo appoggiò per terra, senza curarsi di spegnerlo. Poi
si passò una mano fra i capelli e si accucciò contro il muro, stringendosi le
ginocchia al petto.
Nello stesso istante la
raggiunse il tonfo soffocato della porta d'ingresso che si apriva e poi
chiudeva. Erano tornati.
Le si mozzò
improvvisamente il respiro, si sentiva come se le stessero puntando una pistola
alla tempia.
Tese l'orecchio, cercando
di capire cosa stessero per dire o fare, ma era difficile, con il cuore che le
batteva tanto forte, da rimbombarle ovunque.
- Ehi. - Alzò lo
sguardo e si trovò davanti Kevin, appoggiato allo stipite della porta-finestra.
Tornò a nascondere il viso tra le braccia, sperando di dissuaderlo ad
andarsene, ma ottenne esattamente l'effetto opposto. - Posso accomodarmi? -
Chiese, sedendosi davanti a lei.
- Vattene, Kevin. - La
voce le uscì soffocata e tremolante. Strinse i pugni, cercando di non fargli
capire che stava piangendo. Lui non si mosse, semplicemente si limitò ad
accarezzarle la testa, scostandole i capelli dal viso.
- Ho impedito a quella
testa calda di Joe di venire qui a fare una delle sue sparate, se torno sui
miei passi, sono morto. - Cercò di strapparle un sorriso e, in effetti, quasi
ci riuscì. - Scherzi a parte, lui e Nick sono preoccupati da morire, così come
lo sono io. Sono seduti là dentro e non si muoveranno fino a che non saranno
certi che stai bene. - A quelle parole, Gabrielle si decise finalmente ad
alzare lo sguardo. Puntò gli occhi in quelli di lui, mentre l'ennesima lacrima
le scivolava via.
- Perchè siete così
dolci con me? Io... non me lo merito. - Si sfilò le cuffiette dell'I-pod,
arrotolandosele nervosamente intorno alle dita.
- Come ti viene in
mente una cosa del genere? - Coco tentò di nascondersi di nuovo, ma Kevin le
sollevò dolcemente il mento, costringendola a guardarlo. - Te l'hanno detto
quelle ragazze? -
- Sì. - Annuì,
inspirando profondamente. - Ma non è questo il problema. Il problema è che
avevano perfettamente ragione. Che diritto ho io, di stare con tre ragazzi
speciali come voi? - Sollevò una mano e la poggiò sulla spalla di Kevin che la
guardava, completamente ammutolito. - Voi avete il vostro incredibile
talento... e l'anima. Un anima meravigliosamente grande. Tu, Joe ed il piccolo
Nick... siete... siete... - Sorrise, scuotendo appena la testa. Non riusciva
nemmeno a trovare le parole adatte. - Il vostro mondo non è il mio. Non potrà
mai esserlo, per quanto lo vorrei... Io non ho niente. Niente che possa fare di
me qualcosa di diverso da "una delle tante". Siete troppo... lontani da me. - Si mordicchiò il
labbro, tornando a guardare il pavimento, prima che le lacrime avessero di
nuovo la meglio. Senza dire nulla, Kevin le passò le braccia intorno alle
spalle, attirandola verso di sè. Gabrielle si trovò improvvisamente prigioniera
della sua stretta, il viso nascosto contro la sua spalla e la sua mano fra i
capelli. Sentì il cuore schizzarle letteralmente in gola.
- Ascoltami bene. -
Cominciò, a bassa voce. - Non hai voluto raccontarci molto di te, ma quel poco
che so e la passione che ti leggo negli occhi, mi bastano per giurarti e
spergiurarti che non hai niente in meno di noi... Che sei speciale anche tu,
Gabrielle. - Coco, chiuse gli occhi di scatto e, mentre i singhiozzi le
scuotevano le spalle, lo ricambiò, abbracciandolo a sua volta.
- No. - Bisbigliò. - Io
mi sento come se fossi rimasta chiusa fuori... Come se stessi bussando
disperatamente alla porta del paradiso, per chiedere di entrare, anche se so
che non avrei alcun diritto di farlo. - Strinse i pugni, tanto che rischiò di
strappare la stoffa leggera della camicia di lui. - Io... non ho proprio niente
di speciale... - Concluse, rieccheggiando le parole della ormai famosa
biondina.
- Smettila, Coco, ti
prego. - Esclamò Kevin, indurendo tutto ad un tratto il tono di voce. -
Smettila. Tu hai tutto. Tutto quello
che mancava alle cretine che ti hanno messo in testa questa stupidaggine... -
- Non dirlo, Kevin. -
Si mosse leggermente, ma non si staccò da lui. Non ci riusciva. Continuò a
parlare con il viso nascosto nell'incavo della sua spalla. - Erano solo delle
ragazzine e quello che hanno fatto, l'hanno fatto unicamente per voi... Sono
loro il sostegno dei Jonas Brothers. Da sempre... Io, invece, vi conosco da
poco più di un mese e non so nemmeno una
parola delle vostre canzoni. - Sospirò.
- Non so quanto possa
contare, ma, per me, questo mese è stato quasi una vita. - Riprese lui, tornando a parlarle più dolcemente. - Tanto
che mi è difficile tornare indietro a com'era, prima di conoscerti. E non me ne
frega niente, se non hai mai ascoltato le nostre canzoni... Mi piace molto di
più sentirti canticchiare Mozart o Chopin, perchè fa più parte di te. - Si
allontanò leggermente da lei, senza smettere di cingerle delicatamente le
spalle. - Adesso, smettila davvero... apri gli occhi e renditi conto di quanto
vali. Di cosa sei diventata per me... e per i miei fratelli. Perchè sono certo
che anche Joe e Nick ti avrebbero detto esattamente le stesse cose che ho detto
io... E che sono disposto a ripeterti allo sfinimento, fino a che non te ne
convincerai anche tu. -
- Kev, io... -
Finalmente sulle labbra di Coco tornò ad affiorare un piccolo sorriso. -
Grazie. - Si appoggiò nuovamente a lui, lasciandosi stringere. Decise, per una
volta nella vita, di agire un pochino egoisticamente... Pur sapendo che una
parte di lei era ancora fermamente convinta di non meritarsi affatto una simile
fortuna, lasciò che le parole di Kevin si insinuassero nel suo cuore,
alleviando parte del dolore. Anche se era decisamente troppo facile, lasciar
finire tutto così. Rimandando a data da destinarsi...
Kevin rimase in
silenzio per un attimo, sorridendo mentre l'abbracciava. Poi si ricordò di
un'altro particolare, che ancora non gli si era chiarito.
- Solo un'ultima cosa.
- Le afferrò il polso destro, che lei aveva accuratamente fasciato e nascosto
sotto il maglione. Sollevò la manica, rivelando la benda candida. - Questo chi
te l'ha fatto? -
- Nessuno... Ho fatto
tutto da sola. - Mentì, rimettendo la manica al suo posto.
- Coco, ti prego. -
Ovviamente lui non si era fatto convincere nemmeno un po'. Gabrielle sbuffò,
particolarmente infastidita da ciò che stava per dire.
- Non è niente, è stata
solo una bambinata. - Scrollò le spalle, mentre Kevin la guardava con
espressione sempre più scettica. - Una di quelle ragazzine mi ha vista parlare
insieme a voi, oggi, e probabilmente si è un po' ingelosita... Lanciarmi
addosso il the che vi stavo portando le sarà sembrata la vendetta più rapida,
tutto qui. - Concluse, come se niente fosse.
- Tutto qui? Quel the era bollente... Se ti avesse preso in faccia...
- Rabbrividì, immaginando le possibili conseguenze.
- Ma non è successo. -
Continuò lei. - Dai, è normale che possano essere gelose dei loro idoli. Quella
era cotta di Joe, si capiva benissimo... E mi ha visto scherzare con lui, mezza
abbracciata a lui. Avrei dovuto
aspettarmi che volesse il mio scalpo. - Ridacchiò, cercando di alleggerire la
cosa. - Aspetta. - Riprese, tornando improvvisamente seria. - Non lo dirai a
Joe, vero? Ti prego, Kevin... - Conoscendo Joe, si sarebbe sentito in colpa a
vita e sarebbe stato capace di non rivolgere più la parla a nessuna delle sue fans. Lei non voleva
assolutamente essere l'artefice di una situazione del genere, che niente di
buono avrebbe portato al successo dei Jonas Brothers.
- Rientriamo? Comincia
a fare freschino... - Chiese, glissando elegantemente sulla richiesta che Coco
gli aveva appena fatto. Si scambiarono un'occhiata eloquente, poi lui si alzò e
prese a spolverarsi i pantaloni.
- Tu vai. Sistemo qui e
poi ti raggiungo. - Recuperò il portatile e l'I-pod, cominciando ad armeggiare
per spegnere tutto. Kevin annuì sorridendo, prima di sparire oltre la soglia
della porta-finestra.
Impiegò un buon quarto
d'ora per chiudere tutti i programmi e salvare il lavoro che stava facendo.
Quando rientrò in casa,
la luce in salotto era spenta. Un bagliore giallo filtrava dalla cucina, al cui
interno si mescolavano le voci dei ragazzi che stavano chiaccherando
sommessamente tra loro. Senza fare rumore, Gabrielle raggiunse il mobile
accanto al divano letto e ci appoggiò le sue cose, talmente occupata a muoversi
silenziosamente, da non accorgersi che qualcuno era entrato nella stanza ed ora
le voci al di là della parete erano solamente due.
Si sfilò il maglione,
lasciandolo cadere distrattamente a terra.
Quando si voltò e si
trovò occhi negli occhi con Joe, che stava richiudendo la porta scorrevole, le
fu improvvisamente chiaro... Le era bastato osservare l'espressione contrita di
lui e l'ombra di rabbioso dolore che gli correva sul viso.
- Te l'ha detto, vero?
- Sussurrò, torcendosi nervosamente le mani.