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Autore: CinderNella    07/11/2014    3 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ed eccomi di ritorno! Il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS (I'LL BE THERE FOR YOUUUUU) e la foto è scattata e modificata da me medesima XD. Buona lettura!
Ps. CI SONO DEGLI SPOILER PER CHI NON HA LETTO "Io Prima di Te" XD tenetelo a mente!









 
The Guy Who Turned Her Down

10. The One In Which He Hears About The Best Friend



 
Tom stava prendendo il tè in cucina e non vedeva Aneira da quando erano tornati a casa la sera prima da teatro. E non avevano fatto eccessivamente tardi, ma era l’una del pomeriggio e lei non era ancora uscita dalla camera: perplesso, versò del tè in una tazza, e prendendo anche quella da cui stava già bevendo da un po’, arrivò davanti alla porta della camera della coinquilina e vi entrò senza bussare – si poteva abbassare una maniglia con un gomito, ma non bussare. E poi Aneira non bussava mai quando entrava in camera sua, ecco.
Lo spettacolo che si ritrovò davanti non se lo sarebbe aspettato così facilmente: Aneira ancora nel letto ma senza le coperte, con un libro tra le mani da un lato e un rotolo di carta igienica dall’altro e scossa dai singhiozzi.
«‘Nei?» posò le due tazze di tè sulla scrivania e si sedette subito sul letto accanto a lei «Cos’è successo?»
«Cioè… Will è morto… per davvero… è andato fino in fondo…» moveva sconnessamente il libro che aveva tra le mani, tirando su col naso e stropicciandosi gli occhi.
«Will…?» Tom strabuzzò gli occhi, abbracciandola «Ah, “Io prima di te”!»
«Sì, sì, i libro!» esclamò quella, continuando a singhiozzare «Insomma, l’avevo capito da quando seppi dei sei mesi… però… dopo che Lou…»
Non aveva mai sperimentato quel tipo di pianto per lutto da personaggio inventato, ma sembrava che Aneira ne fosse rimasta particolarmente turbata, quindi tutto quello che poté effettivamente fare che servisse a qualcosa fu abbracciarla… sebbene quella singhiozzava anche sulla sua felpa.
«Non voglio infierire, ma… se tu dovessi leggere “Colpa delle Stelle” quando sono a Toronto come farai?»
«Non voglio leggere le robe famose…» iniziò lei, tirando su col naso «E voglio correre ad abbracciare Sev.»
«…Aneira, stiamo parlando di Severus Piton?» chiese ulteriormente perplesso Tom.
«No, sciocco! Sevi, la mia migliore amica!»
«Grazie, sempre per le tue gentili parole…» commentò ironico Tom, mentre Mycroft saltava sul letto e iniziava a strusciare il capo contro Aneira, come per chiedere che cosa avesse.
«Quel gatto è più umano di noi. Mi si sta spezzando il cuore, come sta facendo…»
Non l’avesse mai detto: Aneira cominciò a singhiozzare ancora di più e si strinse con un braccio a Tom e con l’altro al micino.
«‘Nei, ma ti deve venire il ciclo?»
La ragazza scosse la testa, mogia.
«E perché stai così, libro a parte? Capisco la depressione post-libro di JoJo Moyes, ma sinceramente, prenderla così male…»
«Ho letto qualcosa, prima, su Tumblr. Una ragazza che parlava di come fossero cambiate le relazioni di amicizia che aveva alle scuole superiori, quando praticamente passava tutto il suo tempo con i suoi più cari amici e poi, facendo vite diverse, si sono persi per strada… insomma, non facevano più l’uno parte della quotidianità dell’altro…»
«Beh, capita…» iniziò Tom, carezzandole sistematicamente la spalla a mo’ di calmante. O meglio, con la speranza che si calmasse con quel movimento.
«No ma… cioè, io non riuscirei ad immaginare una vita in cui non condivido la mia quotidianità con Sev. Non sto parlando di vedersi tutti i giorni… insomma, lei vive alla Falmouth. Io sono qui… ma non potrei mai non sentirla. Mi sento male al solo pensiero. Ma so che le relazioni cambiano, è naturale… ma come si fa a non sentirsi per mesi? Non potrei mai, non con lei…»
«Sono comunque sicuro che tu abbia troppi estrogeni in circolo.» dichiarò lui, abbracciandola nuovamente mentre la testa della ragazza finiva automaticamente contro la sua spalla.
«È triste. E orrendo. E non voglio che ci accada. Insomma, con Morvoren è cambiato il nostro rapporto, e non ci sentiamo spesso… ma la conosco da quando ho 2 anni, è ovvio che negli anni il rapporto cambi! Ma io so com’è la sua vita, anche se ci sentiamo dopo tanto… e io… oh, non lo so!» e ricominciò a piangere.
«Ti… ho portato il tè» Aneira annuì contro la sua spalla, continuando a piangere silenziosamente «E comunque: hai amiche dal nome normale?»
La ragazza ridacchiò impercettibilmente, allontanandosi dalla spalla del ragazzo per guardarlo negli occhi, sospirando profondamente.
«Allora, non è che semplicemente… ti manchi Sev?»
«Non lo so…» la ragazza si distese meglio dalla sua parte del letto, portandosi Mycroft al petto per coccolarlo meglio «Potrebbe darsi. Però non so cosa mi sia preso…» Aneira afferrò il telefono e cominciò a scrivere a qualcuno, concentrata.
«Scrivi a Sevi?»
«Sì. Non questo, cioè…»
«Non le stai scrivendo una dichiarazione d’amore, ho capito. Ti ho inquadrato in questo tempo… tu non fai le dichiarazioni, se devi dimostrare qualcosa.»
Aneira alzò lo sguardo su di lui, annuendo, ancora con gli occhi rossi: poi terminò di scrivere e ripose il telefono a posto, insieme al tormentato libro che aveva appena finito di leggere.
«Come va, ora? Sei capace di prendere il tè?»
«Sono ancora un po’ triste, in realtà.»
«Devo abbracciarti in modo molto stretto come si fa con le mucche?»
«Non mi ricordare come fanno morire le povere mucche! È orrendo e malefico!»
«Beh, volevo solo dirti che l’abbraccio è fisicamente molto terapeutico…» iniziò Tom. Ma lei stava guardando un punto imprecisato fuori dalla finestra, in silenzio. E chissà quali altri pensieri le stavano passando per la testa, quindi decise che avrebbe agito direttamente: si avvicinò a lei, facendo attenzione che Mycroft non venisse schiacciato e l’abbracciò nonostante entrambi fossero distesi sul letto. Probabilmente le serviva proprio qualcuno che la stringesse, in quel momento.

Per raggiungere le stanze della mostra dei Girasoli dovevano fare una fila lunga – e anche un po’ lenta, considerando che erano lì da mezz’ora ed erano arrivati solo in quel momento all’ultimo giro del serpentone di persone che aspettavano – per avere dei foglietti gialli che poi avrebbero scambiato all’ingresso della sala con delle specie di fiches colorate che avrebbero restituito all’uscita della sala dov’era la piccola e raccolta mostra. E quindi loro due erano leggermente imbarazzati, in attesa in fila. Era una giornata di sole, sebbene fredda, e al piano -1 entrava la luce direttamente dalle vetrate sul soffitto ed Eddie aveva un paio di occhiali da sole che sembravano voler anticipare la primavera.
«Quindi…» erano rimasti in silenzio per un po’, dato che qualcuno li aveva osservati più di una volta, e non era sicuramente per il fatto che fosse andata a sbattere due volte contro un muretto. Beh, sarebbe potuto essere anche per quello, in realtà.
«Non ci fare caso, ogni tanto succede. Dopo un po’ smettono» spiegò lui, sapendo il motivo del suo imbarazzo.
«Dai per scontato che ci guardino per la tua presenza?» Jules alzò un sopracciglio, beffarda «Egocentrico.»
«Beh, generalmente è per quello… Anche se, hai ragione, effettivamente sarebbe anche potuto essere per la tua performance di mimo fallita… sì, mi riferisco a quando sei finita contro il muretto. O contro il muro.» incalzò lui, facendo spallucce, mentre la sua accompagnatrice diventava non poco rossa e distoglieva lo sguardo dal suo viso.
«Avrei dovuto aspettarmelo, insomma, sei amica di Aneira.»
«Stai cercando di continuare a insultarmi?» non che lo stesse prendendo sul serio come insulto, ma era leggermente offesa. Sebbene sapesse con certezza di essere un po’ imbranata mentre camminava, e condivideva sicuramente quello con l’amica.
«No, mi limito a osservare la realtà.» espresse con semplicità il rosso, avanzando qualche passo verso l’uomo che distribuiva i bigliettini gialli «Tu e Aneira condividete quello.»
«Beh, ‘Nei più di me.» ammise Jules, ed Eddie scoppiò sinceramente a ridere «È vero. Quando è salita sul tetto avevo paura che scivolasse giù per le tegole, e dal terzo piano non è piacevole.»
«Oh, la notte dell’uomo sul tetto?»
«Esattamente.» annuì lui, prendendo due bigliettini gialli e passandone uno a Jules, per poi salire le scale che conducevano al pianterreno e fermarsi alla fila per le fiches colorate.
«Ne parlate così tanto tutti che sarei voluta esserci!»
«Non ti sei persa molto, a parte una mia morte precoce in potenza… anzi, due, e me visibilmente ubriaco.»
«Hai un problema con l’alcol?»
«Nah, bevo semplicemente come una spugna come tutti gli inglesi.» rispose sinceramente lui, sorridendole sornione «In realtà solo ogni tanto…»
«E scommetto che Tom è sempre lì, sobrio, a tirarti su dal pavimento del bagno, dove ti sei addormentato dopo aver vomitato l’anima ovviamente a casa sua?»
Eddie annuì, sorridendo: «Va più o meno così. Ma Tom è sempre quello brillo, non sta mai male.»
«Proprio come Aneira: lei può bere e bere e non sta mai male. Mai stata ubriaca da quando la conosco.»
«O hanno un fegato d’acciaio o fanno finta di bere.»
«Non penso. Insomma, Aneira spesso fa fuori cocktail in meno di due minuti. E sta comunque bene…»
«Allora è una strega!» sentenziò sorridendo Eddie, scambiando una fiche con i due loro bigliettini gialli per poi mantenere la porta per far passare Jules per prima. La richiuse dietro, ma Jules era già scappata al centro della saletta buia, di fronte ai due quadri quasi perfettamente uguali e disposti uno accanto all’altro.
«Bellissimi, vero?»
«Eppure ci sono tante differenze. Guarda, a quella tela è stato addirittura applicato un prolungamento: se ci fai caso è come se fosse spaccato…»
«La firma qui è scura… lì è lilla.»
«Per non parlare dei colori che sembrano molto più vividi qui.» indicò Jules, trasognante. Adorava Van Gogh e voleva andare da troppo tempo a quella mostra: Eddie si voltò a guardare gli occhi di lei brillare, osservando prima i quadri e poi leggendone le similitudini e differenze sulla tavola esplicativa accanto.
Non volle infierire, sapeva come ci si sentisse davanti a qualcosa di bello: lui sosteneva che i musei si possono vedere massimo in due persone, e la seconda persona di norma è quasi sempre di troppo. Probabilmente se fosse stata la prima volta a quella mostra anche per lui, avrebbe pienamente condiviso quel pensiero che gli era stato trasmesso per la prima volta da un’illuminante professore di Arte che aveva seguito a Eton, ma siccome ci si era già perso precedentemente, in quel momento si sarebbe limitato a seguire Jules e vedere le sue reazioni a tavole, dipinti e radiografie degli stessi capolavori.
Quando uscirono da quella sala, Jules non proferiva parola, ma sorrideva beata.
«Ti va di tornare dagli Impressionisti?» le chiese lui, conscio di quanto effettivamente li amasse.
«Sì, mi piacerebbe molto» rispose lei annuendo e prendendolo sotto braccio, sorridendogli subito dopo.
«E impressionisti siano!» Eddie conosceva a memoria quel museo: aveva la tessera soci per quanto spesso lo visitava e quanto lo adorava. Quindi avrebbe saputo dove andare anche se l’avessero bendato e fosse tutto buio intorno a loro.
«Non ti dispiace se dopo passiamo dal bookshop della mostra? Vorrei comprare alcune cose…»
«D’accordo. Immaginavo avresti voluto qualche ricordo.»
«Sì, adoro prendere le cartoline dei quadri preferiti che vedo in un museo.» spiegò lei, sorridendogli e seguendolo da una sala all’altra.

Alla fine Aneira si era calmata: l’aveva trascinata di peso a pranzo – in realtà le aveva addirittura “cucinato qualcosa”: ossia le aveva riscaldato lo sformato di patate che aveva in freezer – mentre lei coccolava senza sosta Mycroft. Aveva anche fatto attenzione che finisse tutto. Dopo avevano passato un bel po’ di tempo a discorrere e leggere in cucina, fin quando non fu arrivato per lui il tempo di andare a teatro: quando tornò a casa sperò di trovarla in cucina, ma di lei non c’era traccia, e nemmeno di Mycroft. Le porte dei bagni erano entrambe spalancate, quindi non c’era nessuno dentro, ed Elspeth e Laire erano visibilmente fuori di casa, dato che non proveniva alcuna luce dalle loro camere.
Decise di aprire la porta della camera, ma quando si voltò verso il suo letto per poco non urlò: Aneira era lì con Mycroft sulla pancia – lo coccolava sotto il musetto – mentre scriveva qualcosa al computer, illuminata solo dallo schermo di esso.
«Cosa ci fai qui?!»
«Ti aspettavo. Metti il pigiama e vieni qui, ci vediamo Frozen.»
«Potevi almeno salutarmi quando sono entrato in casa!»
«Ero impegnata! E non volevo spaventare Mycroft!» esclamò lei, difendendosi, facendo partire il file video e fermandolo subito dopo, mettendo il computer al centro del letto e prendendo il micino tra le mani per alzarlo a livello della testa: Mycroft la osservava con due occhioni dolci, e Aneira rispondeva intenerita di conseguenza.
«Non scioglietevi troppo di dolcezza, voi due nel mio letto!» Tom si diresse in bagno e ne tornò cinque minuti dopo, impigiamato e pronto a ficcarsi nel letto.
«Quindi Frozen, oggi?»
«Sev mi ha detto di vederlo a tutti i costi. Anche mia madre, in realtà.»
«Stiamo seguendo i consigli filmici di tua madre?»
«Certo, lei ha buon gusto in materia di Disney.» commentò lei, fiera.
«Oh beh.» Tom prese in braccio il piccolo Mycroft e iniziò a solleticargli il collo, e il micino sembrava apprezzare.
Aneira fece partire il video mentre Tom si stendeva poggiandosi sul cuscino a metà tra il letto e il muro e si abbracciava Mycroft, che faceva le fusa. Lei invece preferiva stare seduta contro al muro, comoda con il suo cuscino dietro la schiena.
«Bella musica.»
«Sì, concordo.»
«Ma essere spacca ghiaccio è un mestiere?» chiese lui, indicando il monitor del computer dove un piccolo ometto e una renna cercavano di imitare gli uomini grandi e le loro faccende ghiacciate.
«Sinceramente non lo so… magari a nord della Norvegia sì. Anche se effettivamente, trovando ghiaccio ovunque…»
«Beh, nella pratica se lo trovi di fronte a casa tua non è detto che tu possa utilizzarlo…»
«Ma poi per cosa lo usi, quel ghiaccio?» chiese candidamente Aneira, accigliata.
«Bella domanda.» convenne allora lui, mentre Mycroft si piazzava sul suo fianco senza nessuna intenzione di muoversi «Per caso hai saputo cos’è successo tra Eddie e Jules?»
«Eddie mi ha mandato un messaggio dopo che gli ho fatto la ramanzina dicendomi che aveva avvisato Hannah dell’uscita… e poi nient’altro.»
«Si sono baciati o andati oltre?»
«Non sono così intima con Eddie da chiederglielo» gli rivolse apertamente un’occhiataccia.
«Credevo ti avesse scritto anche Jules!» si difese lui, alzando un braccio al cielo.
«No. Non le ho neanche chiesto nulla, però…» prese il telefono, decisa a controllare se avesse ricevuto qualche messaggio dall’amica.
«Ti ha scritto?» chiese subito lui, prendendo il telefono dal comodino per indagare scrivendo a Eddie.
«Sì, dei puntini sospensivi» decisa a risponderle, interruppe il film, ma Tom le rivolse un’occhiata stranita «Tanto stiamo facendo gli asociali cercando di scoprire i fatti loro, possiamo riprendere dopo.»
Lui le diede ragione, annuendo, e si sedette infastidendo il povero micino che si ritrovò disteso tutto ad un tratto sul letto, mentre i due coinquilini, seduti a gambe incrociate sul letto di Tom, si affaccendavano per scoprire qualcosa di più sull’uscita dei loro due amici.
Sarebbero sicuramente finiti a vedere Frozen a notte fonda.





Ps. Le descrizioni della mostra dei due quadri dei Girasoli di Van Gogh è così dettagliata perché lo scorso Aprile l'ho vista anche io XD
  
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