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Autore: ice_cream    07/11/2014    3 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
"Signorina Beckett, la sto per caso annoiando?", alzi la testa di scatto e ti metti sull'attenti.
"Cosa? N-no professore, assolutamente no!" Maddie, di fianco a te, soffoca una risata e tu le tiri una gomitata per farla smettere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Richard Castle
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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CAPITOLO 5

 

Seduta al tavolo di casa tua, fingi di ascoltare la ramanzina dei tuoi ma col cervello sei totalmente da un'altra parte. Stai pensando ad Alex, a dove possa essere. È stato licenziato per colpa tua, solo e soltanto tua.

"...Katherine! Ci stai ascoltando?", ti domanda tuo padre, riportandoti bruscamente alla realtà. Non è mai un buon segno quando ti chiama con il tuo nome completo. 
Ti alzi e ti incammini verso camera tua. "Scusate, non mi sento tanto bene."

"Non credere di scamparla così, ragazzina! Ne riparliamo, ma fino a prova contraria, sei in punizione!", senti tuo padre urlare dal fondo delle scale e tua madre che cerca di calmarlo.

Ti butti a peso morto sul letto e provi a chiamare Alex. Dopo due squilli, parte la segreteria. 
Sei preoccupata, ti starà odiando.
Ha perso il lavoro per colpa tua.
Ha perso il lavoro per colpa tua.
Ha perso il lavoro per colpa tua.
Questa è la frase con cui ti addormenti, la stessa che ti tormenta al tuo risveglio.

Apri gli occhi addirittura mezz'ora prima del suono della sveglia e la prima cosa che fai è controllare il cellulare. Nessuna chiamata persa. Nessun messaggio. Sai benissimo che è presto per provare a chiamarlo, specie ora che non deve più svegliarsi per andare a lavorare, così gli lasci un sms: "Chiamami.", scrivi semplicemente.
Ti prepari mentalmente a nuovi insulti da parte dei tuoi genitori e scendi le scale.  Resti stupita quando trovi soltanto un bigliettino lasciato da tua madre per te: "In amore niente regole, te l'ho insegnato io, no? Non sorridere. Sei comunque in punizione. Mamma."
Sorridi. Ti conosce troppo bene! Sai che in cuor loro ti hanno già perdonata, dovrai solamente passare qualche sera a casa.
Il telefono squilla e scatti in piedi come una molla. Il sorriso che avevi svanisce non appena vedi che è solo Maddie che si accerta che tu sia ancora in vita. Effettivamente, ora che ci pensi, non hai scritto nulla nè a lei, né a Phoebe e ora saranno preoccupate per te. Fai un respiro profondo e ti prepari la colazione mentre chiami la tua amica e le spieghi tutto quanto nei minimi dettagli. Le spieghi quanto sei nervosa all’idea di averlo allontanato da te e la senti ridere dall’altro lato del telefono. 

“Che c’è?”, le chiedi leggermente infastidita.

“Qualcuno qui si è preso proprio una bella cotta!”, ridacchia Maddie. Le tue guance si tingono di rosso.

“Cos- Cosa?! Ma di che stai parlando? Io non mi sono presa nessuna cotta!”, ribatti subito mettendoti sulla difensiva. Maddie, intanto, continua a ridere.

“Andiamo tesoro, ti sei solo innamorata! Che c’è di male?”, continua, consapevole del fatto che potresti ucciderla in svariati modi diversi nel giro di mezzo secondo… anche via cavo, se necessario!

“Mad!”, la riprendi al massimo dell’imbarazzo. Per fortuna che state solo parlando per telefono e non può vedere quanto sei rossa, altrimenti non finirebbe più di sfotterti!

“Va bene, va bene. La pianto!”, sbuffa la bionda prima di salutarti e chiudere la conversazione.
Non sei innamorata di lui, ti sei affezionata, certo! Ma non sei innamorata. Insomma, ci vuole ben altro per farti innamorare! E poi lo conosci da troppo poco tempo… Naaah! Decisamente non sei innamorata.
Con questa convinzione, finisci cappuccino e brioches e vai dritta a scuola.

 


La giornata sembra interminabile. Non lo ammetteresti mai a voce alta ma avere Alex nello stesso edificio, pensare di poterlo andare a salutare ad ogni cambio d’ora e magari ritrovarlo direttamente fuori dalla porta dell’aula ad aspettarti appoggiato al muro, ti aiutavano a tenere alto il morale a scuola. Ti sentivi sempre felice perchè sapevi di averlo lì, in un certo senso, accanto a te.
Ogni tanto te lo immaginavi fuori, in corridoio, a camminare avanti e indietro mentre accostava un orecchio alla porta di qualche classe per sentire le lezioni di nascosto… Sarebbe decisamente da lui!
Sorridi amaramente tra te e te. 
Non c’è lui fisicamente lì con te, ma  in un certo senso c’è una parte di lui, la sua storia, i suoi pensieri. Apri la borsa e tiri fuori il suo manoscritto mentre la professoressa tenta di spiegare una nuova formula di matematica. Sfogli le prime pagine e riguardi la dedica, infine inizi a leggerlo. 



Tre ore dopo sei praticamente a metà e non ti accorgi della campanella che suona determinando la fine di quella mattinata che sembrava così noiosa e che ti aveva portato in un nuovo mondo fatto di spie e storie d’amore.
Metti tutto nella tracolla alla rinfusa ed esci di fretta, salutando le tue amiche. Non stai andando a casa, non vuoi andarci o per lo meno non ora. Tanto i tuoi genitori resteranno fuori fino a tardi oggi pomeriggio e il tuo turno da Luke inizia tra un paio d’ore, quindi vai nell’unico posto dove in questo momento ti senti a casa: al fiume.
La barca di Alex è rimasta nello stesso punto in cui l’avevate lasciata, così ti prendi la libertà di salirci e ti ci sdrai sopra.
Tiri di nuovo fuori il libro, togli il segnalibro e riparti da dove ti eri fermata.
In meno di un secondo, sei già catapultata in quel mondo fantastico nel quale ogni personaggio cerca di risolvere la sua storia: il protagonista che deve salvare la sua amata, l’agente della CIA che lo aiuta, mentre tenta di trovare una soluzione per non mandare a monte il suo matrimonio e un personaggio indefinito, che resta nell’ombra, ma aiuta tutti, senza chiedere nulla in cambio e senza mai rivelare la sua identità.
Non riesci a capire chi sia quel personaggio misterioso e questo ti fa imbestialire, tanto che non vedi l’ora di arrivare alla fine per risolvere quell’enigma.
Capitolo dopo capitolo, pagina dopo pagina, sei come risucchiata in un vortice dal quale non riesci ad uscire.
Finalmente, dopo quasi altre due ore, arrivi all’ultima pagina del libro e le ultime due frasi ti lasciano a dir poco stupita.
Ti sollevi di scatto, ancora con la bocca aperta, e vorresti soltanto prendere Alex a scarpate per aver fatto finire la storia in quel modo.

Mentre cerchi di riprenderti dal finale, butti un occhio all’orologio del telefono e ti accorgi che tra qualche minuto dovrebbe iniziare il tuo turno al lavoro.
Non arriverai mai in tempo, dopotutto, sei solo dall’altra parte della città, a piedi e da sola.
Probabilmente arriveresti prima a nuoto, ma scarti l’opzione “attraversamento fiume” nel giro di un nano secondo e raccimoli la tua roba nello zaino.
Prendi fiato, un bel respiro, conti fino a tre e metti in pratica le tue doti atletiche cominciando a correre.

 

Ci metti quasi venti minuti ad arrivare al locale, non ti sei fermata un attimo dal fiume, neanche per guardare i semafori: te la sei fatta tutta correndo a più non posso. La tua professoressa di educazione fisica ti darebbe un premio se lo sapesse. I polmoni ti bruciano, hai la gola secca e senti le gambe cedere non appena ti fermi davanti alla porta.
Ti appoggi alla maniglia quando la vista ti si appanna per qualche secondo e ti senti svenire.
Per fortuna, Luke ha deciso di fare le pareti con un’unica grande vetrata, così ti vede e corre fuori ad aiutarti preoccupato.
Ti porta un bicchiere d’acqua ghiacciata e ti fa sedere su uno sgabello al bancone, intanto ti bagna un asciugamano da passarti sul collo e sulla fronte giusto per rinfrescarti ed evitarti uno svenimento.
Mentre il tuo battito cardiaco - che aveva superato ogni limite - e la tua respirazione si stabilizzano cerchi di darti una sistemata e bevi altri tre bicchieri d’acqua. Luke ti prepara un panino super farcito e te lo piazza davanti. In questo momento vorresti seriamente baciarlo, è un ammmore di uomo!

Lo ringrazi e mangi con calma. Sei stupita di come non ti abbia ancora chiesto niente riguardo al tuo ritardo o al tuo stato in quel momento. Fai finta di niente e continui a fare quello che stavi facendo.
Ovviamente, ti maledici mentalmente per aver gufato quando Luke ti domanda dove diavolo sei stata e perchè sei ridotta così. Non puoi raccontargli del libro, hai promesso ad Alex che non ne avresti parlato con nessuno, quindi ti limiti a dirgli che hai fatto tardi perchè ti sei addormentata dopo scuola - tanto non saprà mai che non è vero!

 

Passi le ore a preparare caffè, panini, insalate, cocktail, aperitivi, tramezzini e chi più ne ha, più ne metta. Non sai nemmeno più da che parte sei voltata.
Per tutto il tempo hai pensato al finale del libro, a quanto fosse fantastico e originale e a quanto avessi l’urgenza di rivedere Alex, parlargli, scusarti e insultarlo allo stesso tempo per non essersi più fatto vivo.
Ormai sono due giorni che non hai notizie di lui e a te sembra già passata un'eternità.
Approfitti di un momento di calma nel locale per farti un caffè caldo e rigenerarti. Controlli il telefono in caso ci fosse qualche chiamata o messaggio perso ma non trovi nulla.
Te lo aspettavi.

Scuoti la testa con il magone e ti passi una mano sulla fronte e tra i capelli. Prendi un respiro profondo e ti imponi di darti un contegno, devi lavorare e non puoi permetterti di lasciarti andare. Non puoi piangere. Non lì, non ora.

Senti qualcuno avvicinarsi al bancone, ti asciughi una lacrima ribelle che sfugge al tuo controllo e ti volti.
“Mi faresti una bruschetta?”, ti chiede il ragazzo, con un sorriso timido.

Sbianchi non appena lo vedi. Il cuore si ferma. Trattieni il respiro.
E’ lui, è Alex. Lì, davanti a te.
La tua mente non è in grado di formulare nessun pensiero, sembra quasi che qualcuno abbia premuto il tasto “off” e tu ti sia completamente spenta. Solo cerebralmente però, perchè in realtà vorresti urlare, saltare, correre… baciarlo.
E lo fai.
Non sai come, non sai perchè. Aggiri il bancone correndo e gli butti le braccia al collo. Non gli dai nemmeno il tempo di accorgersene che lo baci. Un bacio a stampo in cui scarichi tutta la tensione e la paura di averlo perso per sempre.
“Scusa, scusa, scusa.”, continui a sussurrargli.
Lui, sorpreso di tutta quella spontaneità improvvisa da parte tua, sorride e ti abbraccia forte.
“Shhh, è tutto okay. Va tutto bene.”, ti rassicura lasciandoti un dolce bacio fra i capelli morbidi.

Lo accarezzi e ti perdi nel blu dei suoi occhi. Quanto ti erano mancati? Lui quanto ti era mancato?!
“Ho fatto un casino, mi dispiace tanto Alex. E’ tutta colpa mia.”, continui, mentre un’altra lacrima ti riga il volto.
Ti odi in questo momento per essere così debole di fronte a lui, non ti piace piangere davanti agli altri, soprattutto alle persone a cui tieni… soprattutto lui.

“Hey, hey, hey.”, ti solleva il mento con l’indice della mano e ti obbliga a guardarlo. Incatenate gli sguardi e per un attimo interminabile restate così, persi l’uno nell’altro. “Sono stato io a portarti al fiume, non è colpa tua. Se sono stato licenziato è solo colpa mia. Chiaro? Non voglio più vedere quel musino triste. Voglio vederti sorridere, perchè il tuo sorriso è l’unica cosa che riesce a togliermi il respiro. Non mi interessa il lavoro, mi interessi tu.”

Resti spiazzata. Incapace di fare qualsiasi cosa, tranne una: sorridere.
Sorridi, come mai prima d’ora probabilmente. Non ricordi nemmeno tu quando è stata l’ultima volta che un ragazzo è riuscito a farti sentire così, potresti anche svenirgli lì davanti, seduta stante.
Ti abbraccia di nuovo quando vede che fai esattamente ciò che ti ha chiesto e lo stringi forte.
Tutto il peso di quei due giorni scivola via, ti senti più leggera e tranquilla ora che lui è lì con te.

“Scusa, potresti farmi un caffè corretto?”, un uomo sulla cinquantina interrompe quel momento magico. Vi separate contro voglia e lo fulmini con lo sguardo. Vorresti tirarglielo sulla fronte il caffè corretto ma ti trattieni quando vedi l’uomo un po’ brizzolato farti un cenno di scuse col capo. Alex soffoca una risatina e si gratta la nuca imbarazzato.
Torni dietro al bancone per esaudire il desiderio del cliente e intanto dai un’occhiata fuori dalle vetrate del locale. Sbianchi, per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
Alex segue la traiettoria del tuo sguardo e per poco non sviene, si volta a guardarti prima di scoppiare a ridere. “Mi sa che avrai bisogno di una mano, ragazzina!”, esclama mentre prende il grembiule gigante di Luke e lo infila, facendolo passare dalla testa.

Avete davanti ancora un lungo pomeriggio: la squadra di calcetto ha finito gli allenamenti e sta arrivando, pronta per la merenda.  



ANGOLINO DI POLLA: 
Hola beddhe! :D 
Finalmente è venerdì e domani comincia il weekend! Ancora tre giorni prima del Castle Monday!! FINALMENTEEEE *-*-*-* T R E *-*-*-* Siete pronte???
Vi auguro un buon weekend e al solito, spero vi sia piaciuto! (Ivi grazie as always <333)
Al prossimo capitolo ;)
Ari 
  
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