Capitolo
2
Lysander Scamander poteva
affermare con orgoglio di appartenere alla meravigliosa e gloriosa
casata
Grifondoro e, ancora meglio, di essere il cercatore di
quest’ultima, nominato
per tre anni di fila cercatore migliore della scuola.
Lysander Scamander, oramai
arrivato al suo ottavo anno ad Hogwarts, poteva affermare che aveva
tutto e
che, molto probabilmente, era la persona più felice in quel
dannatissimo
castello. Era circondato da un gruppo di amici che lo adoravano quasi
come
fosse un Dio in terra, i suoi voti in tutte le materie erano
più che
rispettabili, la sua camera da prefetto era ciò che ogni
ragazzo adolescente
potesse desiderare, aveva file di ragazze che avrebbero fatto carte
false per
uscire con lui ed il suo futuro da giocatore di Quidditch era
praticamente
assicurato. Sarebbe stato ricco e famoso senza dover fare niente di
particolarmente faticoso in cambio. Solamente il gioco che,
contrariamente
all’opinione di tutto il castello, odiava con tutto se
stesso.
Perché sì,
Lysander
Scamander odiava il Quidditch con tutto se stesso, non che non fosse un
ragazzo
sportivo, anzi, ma proprio non riusciva a capire quello sport per cui
aveva poi
scoperto avere un talento naturale.
Poteva dire poi, con un
sospiro di sollievo, di essere scampato alla vena di pazzia che
apparteneva
alla sua famiglia che, a quanto pareva, aveva saltato
un’intera generazione,
potendo considerare anche Lorcan normale.
Beh sì, forse Lorcan era
l’unica pecca nella vita perfetta di Lysander Scamander. Suo
fratello gemello e
suo migliore amico prima del primo anno ad Hogwarts dopo il quale,
essendo
stati smistati in case diverse e soprattutto storicamente rivali, erano
diventati quasi nemici per la pelle.
Ma Lysander voleva bene a
Lorcan e nonostante tutto non lo avrebbe mai abbandonato, né
tantomeno tradito.
Lysander conosceva il suo
segreto, ma, lo giurava su Godric Grifondoro, era ben custodito.
Lorcan Scamander era tutto
quello che non voleva essere. Tanto per cominciare era stato smistato a
Serpeverde quasi senza aver poggiato il cappello sulla testa, se poi a
questo
ci si aggiunge una famiglia con tutte le rotelle fuori posto, un
fratello
gemello perfetto, l’incapacità di riuscita in
tutte le materie scolastiche
tranne che in pozioni e un talento innaturale per trovarsi in
situazione
scomode beh ecco che si otteneva la vita di Lorcan.
Un diciottenne con
complessi di inferiorità e innamorato del suo migliore
amico. Lorcan lo aveva
scoperto quasi tre anni prima di essere gay e l’avrebbe anche
accettato,
sebbene non con poche difficoltà, ma l’essere
innamorato perso di Albus Severus
Potter era decisamente troppo.
E così si limitava ad
ignorare. Ignorare tutto, i suoi sentimenti, la sua famiglia, suo
fratello. La
sua vita. Loran Scamander viveva per inerzia. Si lasciava trasportare
dagli
eventi senza nemmeno provare a cambiare il corso delle cose e prendere
in mano
la sua vita.
Sarebbe stato troppo
difficile, troppo faticoso, troppo doloroso.
Non per niente era finito
a Serpeverde. Era un vigliacco e ne era perfettamente consapevole, ma
non
faceva niente per cambiare le cose.
E a Lorcan andava bene
così almeno fino a quando, quell’estate stessa,
Lysander lo aveva scoperto.
Solo a ripensarci le sue guance, e tutta la sua faccia, prendeva quel
colorito
rosso peperone che davvero molto raramente si manifestava sul suo viso.
Beh, era stato a dir poco
imbarazzante. Lysander era entrato in camera da letto proprio mentre il
gemello
serpeverde dava sfogo ai suoi istinti e alle sue frustrazioni con un
ragazzo
appena conosciuto. Ubriaco fradicio e nudo come un verme non era stato
in grado
di fare altro se non mettersi a piangere davanti agli occhi sconvolti
di suo
fratello.
Lysander non l’aveva
preso
in giro o insultato. L’aveva guardato, abbracciato e gli
aveva sussurrato
all’orecchio di stare tranquillo.
Non l’aveva detto a
nessuno e Lorcan sapeva che mai l’avrebbe fatto
perché, nonostante tutto,
nonostante le incomprensioni e i litigi, Lysander era suo fratello e
gli voleva
bene.
Ted Lupin era soddisfatto
della sua vita. A soli ventidue anni era diventato un auror e quello
stesso
anno avrebbe iniziato ad insegnare ad Hogwarts Difesa Contro Le Arti
Oscure
invece di concludere il praticantato e lavorare poi al reparto auror
del
ministero.
Ma quello era proprio
ciò
che aveva voluto da quando aveva messo piede nella scuola di magia e
stregoneria. Sarebbe voluto diventare insegnante per trasmettere ai
ragazzi,
che non erano poi tanto più giovani di lui,
l’amore per la magia e anche per
l’insegnamento.
Poi avrebbe finalmente
avuto una camera ed un ufficio dignitoso. Infatti Ted, che aveva
passato la sua
infanzia nella casa dei Potter, una volta compiuti i diciassette anni e
quindi
diventato maggiorenne, aveva lasciato la confortabile villetta per
trasferirsi
in un puzzolente e minuscolo appartamento diviso con altri due ragazzi
che,
come lui, andavano alla ricerca della propria autonomia.
Non fraintendete, Ted era
immensamente grato ai Potter e considerava Ginny ed Harry come genitori
ed allo
stesso modo trattava James, Albus e Lily come fratelli minori, ma,
Harry lo
aveva sempre detto, lui era uno spirito libero ed indipendente. A
quanto pare
non erano solo i capelli l’eredità lasciatagli da
sua madre. Perché, anche se
ad una prima occhiata, Teddy poteva sembrare tutto suo padre, il
carattere era
molto più simile a quello di Ninfadora Tonks che a quello di
Remus Lupin.
Non aveva mai avuto una
ragazza fissa così come non aveva mai avuto un piano
stabilito fino a quando
quell’anno, mentre vagava per le strade di Diagon Alley dopo
una serata con gli
amici, si era imbattuto in una disperata, bagnata e solitaria Rose
Weasley che,
dopo aver rifiutato il suo aiuto per mezz’ora buona, si era
finalmente arresa
ed aveva accettato di andare a casa sua per cambiarsi i vestiti e
magari
godersi una buona camomilla.
E da allora Rose Weasley
era diventata la sua variabile e la sua costante. Era fastidiosamente
organizzata e ordinata, ma aveva il potere di ridurre in brandelli i
piani che
lei stessa aveva progettato con tanta minuziosità. Con Rose
tutto era una
sorpresa, tutto era nuovo e finalmente Ted si era reso conto di potersi
legare sentimentalmente
a qualcuno.
Rose era la sua eccezione.
Alice Paciock era diversa.
Era totalmente diversa da suo padre sia per aspetto fisico che per
carattere e
sua madre le aveva conferito giusto qualche tratto del viso. Infatti,
nata da
due genitori grifondoro, uno dei quali era stato, nonostante tutto, uno
degli
eroi della seconda guerra magica, Alice era finita a Serpeverde.
Ma non se ne era stupita
più di tanto così come non lo avevano fatto i
suoi genitori, a differenza
dell’intera popolazione del mondo magico e soprattutto di
quella della scuola
di magia e stregoneria di Hogwarts. La ragazza che tutti si aspettavano
di
trovare aveva due versioni: o una grifondoro coraggiosa o una
tassorosso timida
e poco loquace.
Neanche a dirlo, Alice non
rispecchiava nessuna delle due. Non sapeva se il cappello parlante
avesse mai
sbagliato, ma era assolutamente sicura che con lei avesse preso la
decisione
giusta.
Era una strega brillante,
ambiziosa che ambiva alla gloria e che raramente si fermava davanti a
qualcosa
o a qualcuno. Il suo motto era ‘se non ti fa comodo allora
evitalo’.
Semplicemente passava
sopra a tutto ciò che non le andava a genio. Ovviamente
anche lei aveva le sue
eccezioni.
Nonostante fosse come un
pesce fuor d’acqua in quella famiglia non avrebbe mai voluto
farli soffrire,
non consapevolmente comunque. Così ogni volta che faceva
qualcosa di sbagliato
che deludeva i suoi genitori, ma soprattutto suo padre, Alice soffriva.
Soffriva così tanto da doversi allontanare da tutto e da
tutti purché gli altri
non se ne accorgessero.
Non piangeva, non le
piaceva piangere, aveva fatto una promessa a se stessa
all’età di soli sei anni.
Urlava. Alice preferiva sfogarsi alla maniera babbana.
Prendeva la sua scopa e
volava a velocità inaudita verso quella che oramai era
diventata la sua
palestra personale. Palestra forse era un tantino esagerato, tutto
quello che
potevi trovare in quel buco di appartamento vicino al lago nero era una
sacco
da box e dei pesi con cui potesse allenarsi.
E così ogni volta che
Alice
soffriva trasformava il dolore in rabbia e prendeva a pugni quel sacco
fino a
farsi sanguinare le nocche. E tirava calci fino a quando non le si
gonfiavano i
polpacci.
Quella era l’unica
costante della vita di Alice Paciock, l’unica cosa che
riusciva a farla sentire
meglio.
James Sirius Potter era
stanco. Era stanco senza aver davvero fatto niente ed aveva cominciato
a stancarsi
alla tenera età
di quattordici anni.
Un giorno aveva aperto gli
occhi e aveva deciso di cambiare, perché quello non era
più lui, ma solo una
copia sbiadita di suo padre.
Un ottimo cercatore, un
talento naturale per la difesa contro le arti oscure e naturalmente per
mettersi nei guai, due amici con cui affrontava la scuola e la vita e
un’espressione da pesce lesso sempre stampata in viso come se
in tutto quello
che accadesse lui
fosse solo la vittima
e che non avesse il potere di cambiare gli eventi.
Ma almeno suo padre, il
grande Harry Potter, il bambino sopravvissuto, aveva avuto la
possibilità di
dimostrare il proprio valore.
E così James rimpiangeva
la guerra. Perché lui voleva essere acclamato, voleva essere
un eroe e voleva
che tutti quanti lo sapessero. Ma ogni volta che quel pensiero passava
nella
sua mente si dava dell’idiota e si sentiva in colpa
perché una guerra avrebbe
potuto distruggere tutto. La sua famiglia, i suoi amici, la sua casa,
la sua
vita.
Non avrebbe sopportato di
perdere Lily. Certo, perdere Albus o i suoi genitori sarebbe stato
straziante,
ma la sua piccola sorellina era tutto ciò che davvero gli
interessava e a lei
dedicava tutto l’amore che possedeva che, ormai si era
convinto, non era poi
molto.
Lily Luna Potter con la
sua vivacità e la sua forza era l’unica persona
che riusciva a farlo essere se
stesso.
Quel giorno, a quattordici
anni, era diventato una persona che nemmeno conosceva. Scontroso,
scorbutico,
menefreghista e totalmente incurante delle regole. Ma almeno con Lily
riusciva
ad essere il ragazzo solare, intraprendente, gioviale, audace,
coraggioso,
testardo ed ironico che veramente era.
Non la copia sbiadita di
suo padre ne tantomeno quel ragazzo sconosciuto che si ostinava ad
interpretare. Semplicemente James Sirius Potter. Semplicemente se
stesso.
Lily era la sua costante.
Beh, Lily e il suo adorato ‘Fight Club’.
James infatti, pur
ignorando Alice Paciock e la sua esistenza e avendole parlato una volta
o due
durante gli incontri di suo padre con la famiglia Paciock, era
più simile a lei
di quanto si aspettasse. Entrambi si sfogavano con la violenza.
James aveva cominciato a
combattere quando aveva sedici anni. Un piccolo gruppetto di ragazzi ad
Hogwarts aveva avuto la brillante idea di riunirsi nella Foresta
Proibita ogni
domenica e prendersi a pugni fino a quando l’altro non si
arrendeva.
James era bravo. Vinceva
sempre e quello sembrava conferirgli la gloria di sui aveva bisogno.
Anche se
doveva sopportare qualche occhio nero.
Axel Lovegood era strano.
Era tutto ciò che ci si potesse aspettare da qualcuno
appartenente a quella
famiglia. Pur non essendo sua madre la Lovegood più pazza si
poteva dire che
Axel fosse tutto sua zia.
Era la copia di Luna
Lovegood al femminile, non tanto per l’aspetto fisico, avendo
ripreso dalla
parte materna solo gli enormi occhi celesti che lo rendevano ancora
più strano,
quanto per una questione caratteriale.
Axel non si arrabbiava
mai, tutto ciò che diceva era quantomeno strano e la maggior
parte delle volte
difficile da credere, era decisamente scaramantico e di
un’intelligenza quasi
spaventosa. Non per niente era stato smistato a corvonero. E non per
caso era
diventato il migliore amico di sua cugina Shailene, entrando nel
gruppetto più
strano e stravagante di Hogwarts insieme a Lily Potter e Hugo Weasley.
I due grifondoro era
decisamente pazzi almeno quanto Axel e Lene, ma in un modo
più sregolato.
Non c’era un giorno in
cui
non finissero nei guai per una lezione saltata o per uno stupido
scherzo. I
degni discendenti di George e Fred Weasley, così ormai li
definiva tutto il
castello. E per proprietà transitiva anche Shailene e Axel
erano così chiamati.
Al corvonero tutto questo
andava bene. Quando era con i suoi amici poteva essere se stesso e dare
sfogo
alla sua natura stravagante senza essere giudicato.
Per quel che ne sapeva le
uniche teste libere da gorgosprizzi in tutta Hogwarts erano quelle dei
tre
pazzi con cui passava le sue giornate.
Louis Weasley era normale.
Era tutto ciò che si immagina quando si pensava ad un
ragazzo ordinario e
perfettamente nella media. E come tutte le persone ordinarie odiava la
monotonia
della sua vita che era tutto tranne che eccezionale.
Se poi si aggiungeva il
fatto di essere membro della famiglia Weasley quel ragazzo deludeva
tutte le
aspettative che le persone potevano farsi su di lui. Poco importava che
un
ottavo del suo sangue fosse di veela e niente poteva la sua
straordinaria
bellezza contro la mediocrità del suo carattere.
O per lo meno era quello
che pensava Louis quando guardava i suoi cugini. Tutti loro avevano
qualcosa di
speciale, anche James, nonostante provasse ad allontanare tutto e tutti
da lui,
suscitava più interesse di lui.
Louis non aveva
l’intelligenza di sua sorella Victoire, oramai uscita da quel
manicomio che tutti
si ostinavano a chiamare scuola, e non possedeva nemmeno la
caparbietà e
l’astuzia di Dominique a cui, nonostante i colori argento
verde della sua
divisa, o probabilmente proprio grazie a quelli, bastava uno sguardo o
un
sorriso per far cadere tutti ai suoi piedi.
Louis era gentile,
disponibile e leale, certo, come d’altronde ogni tassorosso
che si rispetti. Ma
quello era tutto. Era riuscito ad entrare nella squadra di quidditch
probabilmente solo per mancanza di un cercatore più capace
e, forse, aiutato
dal suo cognome.
Ok, non era tanto male
come cercatore, ma non era neanche un talento. Nella media.
Louis Weasley era
fastidiosamente nella media.
Angolo Autrice
ecco qui il seondo capitolo che arriva prima del previsto, ma era pronto e non mi piace lasciare le storie con un solo capitolo :)
Qui incontriamo per la prima volta i personaggi della descrizione, come ho già detto non sono gi unici e gli altri verranno presentati con il proseguire dei capitoli! Non ho niente di importante da dire quindi mi limito a ringraziare chi ha letto , chi segue\ricorda\preferisce la storia e soprattutto le due ragazze che hanno recensito!
Voglio anche specificare che, come ho scritto nella desrizione a permanenza ad Hogwarts si è estesa di due anni, decisione presa dalla preside dopo la seconda guerra magica per preparare al meglio gli studenti in un'eventuale futura battaglia!
Spero che il capitolo piaccia, anche se è solo una mera presentazione! Vi prego di recensire anche se non è di vostro gradimento, così da poter migiorare! Grazie per aver letto :)