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Autore: telesette    07/11/2014    3 recensioni
Fin dai tempi dell’antica Grecia, i cavalieri al servizio della Dea Atena difendono la pace e la giustizia, attraverso i poteri delle stelle dell’universo. Nessuno però ha mai saputo fino in fondo che genere di forze governa l'intera galassia; forze antiche e misteriose sconosciute persino agli dei. Qualcosa di sconosciuto e terribilmente potente si sta risvegliando, qualcuno è adirato con gli dei e coi loro insulsi giochi di potere. Un misterioso cavaliere, dotato di una forza incommensurabile, è comparso improvvisamente al Grande Tempio e sta cercando Pegasus...
Genere: Guerra, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Ophiuchus Shaina, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Pegasus x Tisifone'
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Possibile - mormorò Pegasus ancora incredulo. - Questo vecchio dall'aria così innocua, che il mio Fulmine è riuscito a colpire, è veramente colui che vige e regna a capo dell'intero universo?

Davanti a Pegasus, vi era un'immagine di assurdità e smarrimento totale.
Non riusciva assolutamente a concepire una cosa del genere.
Alfadiplòs, da solo, aveva sconfitto lui e i suoi compagni con una facilità irrisoria. Agoràs, invece, era crollato miseramente sotto l'impeto sonico del Fulmine di Pegasus. Come una foglia secca, spinta dal forte vento di autunno, così il Sommo Signore delle Galassie altri non era che un debole e gracile nonnetto in età da pensione...
Assurdo!
Semplicemente assurdo.
Pegasus non riusciva ad accettarlo, e come lui anche Tisifone stentava a credere alle proprie orecchie. L'evidenza dei fatti avvalorata dall'atteggiamento servile del possente guerriero Alfadiplòs, che pure si affrettò a sorreggere il debole vecchietto con grazia e rispetto, non permetteva tuttavia alcun margine di dubbio.
Agoràs era ciò che sosteneva di essere, niente di più niente di meno.
Una realtà che non mancava però di stupire i due giovani consacrati ad Atena, ancora perplessi dal tono garbato e colloquiale con cui il vecchio aveva "pregato" Pegasus di colpirlo solo un po' meno violentemente... come se ciò fosse davvero possibile, che Agoràs potesse davvero essere preso a pugni, e che in ogni caso Alfadiplòs non doveva intervenire in alcun modo.
Una cosa inconcepibile, del tutto priva di logica, eppur dimostrata dal grosso contorno violàceo sul volto del vecchio sorridente.

- Alfadiplòs, per cortesia - mormorò Agoràs, congedando il guerriero. - Lasciami conversare con questo giovanotto, il tempo necessario di spiegare la situazione a lui e alla sua compagna, altrimenti non ne verremo mai a capo!
- Come desideri, Sommo Agoràs - brontolò il gigantesco guerriero, obbedendo rassegnatamente.

Alfadiplòs si ritirò dalle stanze del Sommo, chinando il capo con deferenza, e si chiuse le porte dietro le spalle lasciando Pegasus e Tisifone soli col loro anziano ospite.

- Ahio - gemette Agoràs, tastandosi il livido con il pollice. - Dovrei avere ancora i cerotti, da qualche parte... Oh, beh, pazienza!

Sia Pegasus che Tisifone ammutolirono, mentre grosse gocce di stupore comparvero sui loro volti.

- Ma prego, accomodatevi - esortò loro il vecchio, indicando due comode poltroncine disposte a cerchio proprio davanti al trono. - Il viaggio attraverso le dimensioni non è affatto facile per gli esseri umani, me ne dimentico continuamente, ma un'ulteriore distorsione del tempo e dello spazio comporta sempre disagi alle creature che abitano questa parte del cosmo... Allora, com'è stato il viaggio, tranquillo spero?

Silenzio.
Entrambi si sedettero, nel mentre che Agoràs prese posto di fronte a loro, incapaci di nascondere gli sguardi tristi a causa degli eventi cui erano stati appunto testimoni e vittime. 

- Hmm... Dalle vostre espressioni, posso solo immaginare che Alfadiplòs non ha optato per il metodo "gentile" di persuasione; eppure lo avevo raccomandato, accidenti, è veramente un ragazzo difficile!
- Co... Come ?!?
- Ops, sì, scusate... Volevo dire che mi dispiace, naturalmente: Alfadiplòs ha un concetto totalitario dell'obbedire agli ordini, anche se ho provato più volte ad istruirlo sull'importanza dei compromessi e della buona creanza in ambito umano; mi auguro che abbia lasciato in piedi almeno qualcosa del Grande Tempio, contato quanta fatica si è resa necessaria per costruirlo... Ma se vi ha condotto qui, vuol dire che si è trattenuto, proprio come gli avevo espressamente chiesto di fare!

La calma e la tranquillità con cui il vecchio parlava, a tratti rivolgendosi ai propri interlocutori e a tratti mormorando sommessamente tra sé, era a dir poco sconcertante.
Parlava della forza incommensurabile di Alfadiplòs, come del comportamento di un bimbo solo un po' troppo vivace.
Se costui era stato capace di radere al suolo la Quinta Casa e stendere in un sol colpo ben cinque Cavalieri d'Oro, semplicemente "controllandosi", sia Pegasus che Tisifone non avevano il coraggio di immaginare cosa avrebbe potuto fare se privo di raccomandazioni circa il controllo della propria forza.
Agoràs sorrise.
Un sorriso sardonico, con l'aria saccente di un tipico vecchio saggio, ma completamente diverso dall'espressione imperscrutabilmente seriosa che era invece caratteristica del vecchio Maestro di Sirio.

- Posso offrirvi qualcosa - domandò. - Un té, un biscotto?
- Er... no, grazie!
- Scusate, non per essere maleducato ma le vostre armature avrebbero bisogno di un'aggiustatina... Punto di vista mio, eh, niente di che!

In effetti, nemmeno aveva finito di dirlo, le crepe e le venature sulle vestigia bronzee di Pegasus e su quelle argentee di Tisifone stavano allargandosi a vista d'occhio.

- Se permettete, posso sistemarvele io - si offrì Agoràs garbatamente. - Non sono bravo quanto Mur, che è semplicemente impeccabile nel suo lavoro, ma avendole costruite io...
- Che cosa?
- Perché ti stupisci, Pegasus - fece il vecchio, sbattendo più volte le sopracciglia. - Va bene che sono trascorsi migliaia dei vostri anni ma, diamine, me lo ricorderò: Zeus e gli altri non avevano ancora smesso di portare il pannolino, che già volevano aiutarmi col mio lavoro; ficcavano sempre il naso dappertutto, non stavano mai fermi, e così ho pensato di regalare loro quelle corazze colorate per farli star buoni...
- "Corazze colorate"... le nostre armature ?!?
- Beh, tieni conto che erano pur sempre dei giocattoli - spiegò Agoràs candidamente. - O almeno lo erano, finché quei birbanti dei vostri dèi non hanno pensato bene di ritoccarle a modo loro: pensavo che le avrebbero usate a fin di bene, che avrebbero insegnato altri ad usarle secondo una retta via... Eh, che vuoi che ti dica? Anche il sottoscritto può commettere sbagli, a volte persino più gravi di quanto lo si vorrebbe, e non posso certo tenere da solo sotto controllo tutto l'universo nello stesso momento!

Pegasus e Tisifone sbarrarono gli occhi.
Evidentemente era difficile capire e somatizzare la verità dietro alle Sacre Armature dello Zodiaco.
Le vestigia di bronzo, quelle d'argento e anche quelle d'oro, intese in origine come niente di più che dei semplici giocattoli...
Agoràs scosse la testa comprensivo.

- Ho detto forse qualcosa che non andava?
- N... No - balbettò appena Pegasus con un filo di voce. - E' solo che... Ecco, insomma, non pensavamo...
- Ma certo, è naturale - osservò il vecchio. - Dopotutto, venite da una concezione di "sacralità" eccessiva, riguardo l'immagine delle divinità; è normale che la storia delle armature vi sia stata insegnata diversamente!
- Posso... Posso farle una domanda?

Agoràs annuì, l'ombra di un sorriso beffardo all'angolo della bocca.

- Una soltanto, sei sicuro?
- Beh...
- Scherzo, puoi chiedermi quello che vuoi, figliolo - tagliò corto con un cenno discorsivo della mano. - Tu e la tua amica siete stati condotti qui con la forza, anche se non doveva essere così, dunque è vostro preciso diritto quello di chiedere e di sapere! 

Il pettorale dell'armatura di Pegasus si staccò con uno schianto e cadde a terra con un secco clangòre metallico.

- Forse però, prima, è meglio dare un'occhiata a queste vostre corazze malridotte - esclamò dunque Agoràs rimboccandosi le maniche. - Lo sai, Pegasus, ho una capretta che si chiama Mur, proprio così: fa un latte delizioso tutte le mattine, ci mette l'anima nel suo lavoro, proprio come il vostro amico Mur; però, ahimé, è pur sempre e solo una capretta, non posso mica pretendere di più da lei... Che ne capisce una capra di armature, non sei d'accordo?

Pegasus e Tisifone, sempre più perplessi, si scambiarono un'occhiata reciproca.

 

continua )

   
 
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