Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: SandFrost    08/11/2014    0 recensioni
Questa storia parla di un ragazzo - Kurt - del suo unico vero amore - Blaine - e della magia che da sempre li ha caratterizzati. L’amore ha uno strano modo di nascere e il loro amore è nato cosi silenziosamente e lentamente, che ci hanno messo qualche secondo in più per realizzare che era tutto reale e che ci sarebbero stati sempre, l’uno per l’altro.
Genere: Angst, Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L’aria sembrava immobile, mentre tutti erano fermi a pensare, cercando soluzioni e programmando piani. Il sole era sorto da poco e la preoccupazione era tornata a fare male. Tutti riuniti in cerchio ma nessuno osava spezzare quel silenzio, che stava uccidendo tutti. Avrebbero trovato la soluzione, Blaine di questo ne era sicuro, sperava solo di non trovarla troppo tardi.
 
 
Molte ore prima

Due occhi caramello fissarono il ragazzo che non voleva crescere, volare via da lui. Quelli stessi occhi che avevano lasciato cadere una singola lacrima mentre tutto svaniva. E il proprietario di quei due occhi cosi spenti ora, se ne stava immobile a fissare qualcosa che non c’era più, mentre il cuore gli doleva più del normale e le mani tremavano. La mente cercava il coraggio e il corpo la forza per iniziare a correre ma niente si mosse oltre quella lacrima, che cadde nel vuoto oltre il suo volto.

Le fate - che prima avevano reso l’aria e quella notte cosi romantica - erano volate via in cerca di un posto con più calore di quello. Perché Blaine sentiva freddo ora, ora che non c’era quel ragazzo a stringerlo forte, con i loro cuori felici a scontrarsi e incontrarti e i sorrisi a riscaldare quel freddo che non sapevano di provare qualche istante prima di trovarsi.

Tutto sembrava un po’ più freddo e Blaine non sapeva cosa fare. Aveva voglia di inseguire quel ragazzo e chiederli scusa, senza più una ragione ma solo per vederlo sorridere di nuovo. Voleva non essere solo sotto quelle stelle che sembrano molto più spente, attraverso i suoi occhi che non provano niente, oltre tristezza. Voleva fare cosi tante cose che alla fine resto immobile, alla ricerca di pensieri felici che si erano spenti insieme a lui.

Quando Blaine finalmente trovò la forza per fare qualcosa, decise di rientrare nel rifugio segreto, per informare i bambini sperduti della fuga di Kurt e chiedere loro aiuto per ritrovarlo. Una volta messo piede nel rifugio - con il volto stanco e desolato - Beth era alle prese con una nuova storia, mentre tutti le stavano intorno ad ascoltarla attenti. Il racconta storie si chiese quanto tempo fosse passato e soprattutto da quanto tempo Elisabeth stava raccontando storie.

Il suo cuore riacquisto un po’ di calore.

Resto immobile ad ascoltare la sua bambina raccontare di incantesimi e di maledizioni, aspettando che quel calore lo avvolgesse e scacciasse via il disagio ma sapendo che non sarebbe andata cosi. Si schiarì la voce e in meno di un secondo, tutti gli sguardi si spostarono su di lui, anche Beth aveva smesso di raccontare quella storia, per sorridere a suo padre che li guardava con sguardo preoccupato e insicuro su cosa fare.

Blaine non perse altro tempo e raccontò del volo di Kurt e le sue intenzioni di andarlo a cercare ma non sapendo proprio da dove iniziare, considerato che non riusciva a trovare pensieri felici per cercarlo in volo. Non aveva spiegato però cosa avesse fatto scattare quella fugga, perché dentro di sé, sentiva che era una cosa solo loro e di questo ne doveva dare conto solo a Kurt.

I bambini sperduti a quelle parole non sembrano poi cosi sorpresi, come se Kurt fosse solito farlo di tanto in tanto ma non chiese altro. Si sentiva già troppo responsabile per perdere tempo con domande e la sua curiosità. Cosi iniziarono le ricerche ma neanche due ore dopo, erano di nuovo riuniti, con nessuna traccia e notizia di Kurt. Blaine propose di andare tutti a dormire, considerata l’oscurità che aveva avvolto l’isola e che con i raggi del sole sarebbe andata meglio ma non si addormentò, rimanendo a scrutare il cielo e le stelle, alla ricerca di quel bellissimo ragazzo e il suo adorabile sorriso.
 
 
Non molto lontano, in mezzo al mare

Tutto era buio intorno al ragazzo sperduto, che aveva ancora gli occhi coperti da una benda, anche se non aveva bisogno di vedere per sapere dove si trovasse. Sentiva il bisogno di vomitare, anche se era sicuro che non fosse solo per quella nave che non ne voleva sapere di stare ferma per qualche secondo. Tutto intorno a lui aveva un odore nauseate, forse anche lui stesso ora mai. Ma quello che lo faceva stare male era il ricordo vivido degli occhi tristi del racconta storie, che avevano preso possesso della sua memoria, tormentandolo.

Con un gesto brusco, uno dei marinai levò con forza la benda intorno agli occhi di Kurt, rivelando quello che lui aveva già immaginato. Si trovava sulla nave dei pirati, precisamente nella stiva. Intorno a lui c’erano solo due dei membri della ciurma ma Kurt non si chiese dove fossero gli altri, quando il capitano di quella bettola che amavano definire “nave”, entrò ghignando.

“Guarda chi abbiamo l’onore di avere a bordo. E’ stato molto gentile da parte tua unirti a noi, Kurt Hummel, spero che il trattamento sia di tuo gradimento e di non essere stati troppo gentili con te” ghignò ancora, facendo un mezzo inchino e ridendo beffardo, aggiungendo: “Un tempo sarebbe stato molto più complicato catturarti, devo dire che mi hai tolto molto del divertimento, ma sapremo come rifarci, vero ragazzi?”.

“Karofsky” pronunciò calmo Kurt, anche se dentro di sé si sentiva ribollire. Più di una volta quello stupido di un capitano aveva provato a catturarlo o a provare di scoprire dove si trovasse il loro rifugio segreto, ma non ci era mai riuscito e a tutto quello, Kurt non poteva che dare la colpa a Blaine. Blaine che lo aveva distratto e reso catturabile ma forse era solo colpa sua. Sua perché era stato lui a portarlo con sé troppo curioso di scoprire ancora una volta quell’isola con quel ragazzo. Dannati sentimenti, ringhiò dentro di sé.

“Che cosa vuoi da me, Karofsky?” chiese cercando di mantenere la calma e di scacciare via tutti quei pensieri che lo stavano opprimendo e confondendo. Da quando aveva fatto la conoscenza del racconta storie, finiva sempre per sentirsi confuso e pieno di pensieri, lui, lui che era scappato da quel mondo pieno di complicazioni e preoccupazioni, ora si trovava alle prese con tutto quello e voleva solo scappare ancora, anche se non poteva più farlo.

“Oh, mio caro amico Kurt” iniziò Karofsky avvicinandosi di qualche passo a Kurt, ma ancora dannatamente distante da non poter essere toccato “Io non voglio niente, anzi, volevo solo essere d’aiuto e metterti in guardia. Tu sei come me, Kurt. Io e te non proviamo emozioni, noi siamo scappati da quel mondo fatto solo per adulti, per un’avventura più grande. Ma per quel racconta storie, tu non sei altro che una leggenda e quando lo capirà, ti farà male perché, mio caro amico Kurt, tu stai iniziando a provare affetto”.

“Non dirlo” ringhiò Kurt, scattando in avanti ma venendo subito bloccato per le braccia dai due pirati con loro. Kurt aveva completamente dimenticato della loro presenta perché tutto quello che riusciva a fare, era fissare Karofsky negli occhi e provare odio nei suoi confronti, rabbia. E altri sentimenti a cui non sapeva dare un nome, perché lui i sentimenti non li conosceva.

“Amore” concluse il capitano tornando a ghignare. Sapeva quanto quelle parole avrebbero fatto male al cuore di Kurt, ed era proprio per questa ragione che le aveva pronunciate. Voleva fargli male come non ci era mai riuscito in passato, perché quel ragazzo dagli occhi color del cielo mai visto in quell’isola, non aveva punti deboli. Era forte, scaltro, coraggioso e senza paura ma Karofsky sapeva che non era solo per quello che lo stava facendo. Nel profondo di quei cuore che fingeva di non avere, voleva solo che non soffrisse quando tutto sarebbe finito. Perché lo sarebbe stato e avrebbe fatto male.

“Rimangialo” urlò Kurt, cercando di liberasi da quella stretta che iniziava a fargli male, ma mai male quanto gli doleva il cuore. “Se io sono come te, se io non provo emozioni come te, come posso provare a-amore? Io non provo niente, capisci, niente. L’amore è per li schiocchi che credono in qualcosa di perenne, quando quello che hanno intorno non durerà mai. L’amore è per le persone adulte, per quelle che hanno tempo da perdere, non per persone che scappano, come noi” continuò a urlando, dentro e fuori di sé, perché lui non conosce l’amore.

“Sai qual è il problema amico mio? E’ che tu continui a dirlo ma non sento” esclamò, facendo ancora un passo avanti “Un tempo, mio caro amico, avresti ucciso pur di farlo capito. Un tempo non saresti stato cosi stupido da farti catturare. Un tempo non avresti avuto il bisogno di ribadire un concetto che era chiaro a tutti ma adesso c’è Blaine e io voglio solo proteggerti dal dolore che ne verrà. Tutto qui” terminò a pochi centimetri dal viso di Kurt, che aveva gli occhi sbarrati e tristi al suono di quelle parole.

“Sta zitto!” pronunciò piano, cosi piano che solo Karofsky riuscì ad ascoltare, mentre ordinava ai due pirati di lasciarlo andare e andare via. Kurt cadde di peso al suolo, appoggiando le mani sul legno bagnato e marcio, cercando la forza di non cadere dentro di sé. Karofsky si accasciò al suo fianco, passando una mano tra i suoi capelli. Kurt non si mosse, restando immobile in quella posizione, trovando il modo di riprendere fiato e forza.

“Non ti farei mai del male, Kurt. Siamo rivali da tanti anni ora mai, ma non ci siamo mai fatti realmente male. Ci diamo la caccia, combattiamo e lottiamo fino allo sfinimento, forse ci odiamo anche ma non ci facciamo mai del male. Potrei ucciderti, ora, subito. Avrei potuto ucciderti in ogni momento in questi lunghi anni, mio caro amico, come tu avresti potuto uccidere me. Ma questo non è mai successo perché ci facciamo compagnia. A noi non è concesso provare emozioni, perché l’emozioni non fanno per noi” parlò in modo calmo e tranquillo, raccontando la loro verità, che ora faceva dannatamente male.

“Blaine. Per Blaine sei solo una leggenda, lo capisci questo? Siamo solo leggende in qualche libro impolverato. Qualcosa da sognare quando la vita è troppo dura o noiosa. Un posto dove poter scappare quando i problemi sono tanti e le soluzioni poche. Non siamo reali ai loro occhi ma solo sogni e quando anche questo Blaine lo realizzerà, non farà che fare male. Se c’è qualcuno che può farti male qui, sono io e io non te ne farò. Adoro combattere con te, adoro darti la caccia, adoro questa nostra avventura e non voglio che niente cambi e per questo che ti ho portato qui. Devi capire che l’amore non fa per te, che sei come me e farò di tutto per fartelo entrare in testa e nel cuore, anche a costo di farti male” informò rimettendosi in piedi e prima di lasciarlo solo esclamare: “Mi dispiace mio caro amico”.
 
 
Mattina tarda

“Ho un messaggio dalle sirene Blaine” John, uno dei bambini sperduti, sbucò da dietro un albero correndo. Aveva i capelli ricci e di un biondo spento. I suoi occhi era di un verde mare e aveva le labbra carnose. Aveva un forte accento britannico ma se glielo chiedevi, non sapeva da dove venisse o da quanto tempo era sull’isola. Doveva avere all’incirca l’età di Elizabeth, ne dedusse Blaine, ma non del tutto sicuro. Era difficile decifrare l’età di quei bambini, cosi cresciuti ma cosi piccoli in viso.

Tutti i bambini gli corsero in contro facendo un sacco di domande e creando confusioni. Avevano cercato in tutta l’isola ma non c’era traccia di Kurt, cosi John aveva proposto di chiedere aiuto a tutte le creature possibili e si era offerto di andare a parlare lui stesso con le sirene, mentre Lucas e Matthew - due gemelli separati alla nascita e ritrovati sull’isola grazie a Kurt - avevano deciso di andare a parlare con le fate.

“Avanti calmi tutti e lasciatelo parlare” provò con voce calma Blaine, anche se il suo cuore stava battendo all’impazzata e sentiva il fiato mancare. Tutti i bambini sperduti si placcarono, indietreggiando e lasciando John libero di riprendere fiato e cercare di riordinare le idee nella sua testa. Blaine sentiva il corpo fremere per quelle notizie ma pazientò insieme a tutti gli altri, torturandosi le mani e respirando piano.

“Hanno detto che hanno visto Kurt volare per un po’, fino a vederlo sedersi sulla rupe più alta della costa” informò, tenendo una mano premuta contro il petto e scandendo le parole con lentezza per non lasciare nessuno dettaglio indietro “Hanno detto che hanno visto i pirati catturarlo e portarlo sulla loro nave. Dal quel momento non l’hanno più visto scendere” concluse, aprendo e chiudendo gli occhi e fissando l’espressioni di tutti.

“Kurt è stato rapito!” urlò allarmato Sam, un bambino paffutello e dagli occhi color nocciola. “Come hanno osato farlo? E perché Kurt non si è ribellato e combattuto?” rincarò la dose Cameron, il più grande di tutti e uno dei più coraggiosi, infatti, Kurt lo incaricava sempre di prendersi cura dei bambini sperduto quando lui non c’era. “Dobbiamo andarlo a salvare. Lo uccideranno” si affrettò a dire Allan, probabilmente il più piccolo, con capelli rossi fuoco e le lentiggini sul viso.

“Adesso basta!” disse con un tono di voce più alto Blaine, per calmare ancora una volta la confusione. Era preoccupato anche lui come loro ma non poteva perdere la calma, dovevano restare concentrati e soprattutto attenti. “Posso capire benissimo come vi sentite ma dobbiamo restare calmi. Dobbiamo escogitare il modo per salvare Kurt e farlo con cautela. Non dobbiamo essere visti o catturati a nostra volta. Ho bisogno per mi parliate dei pirati e della loro nave e soprattutto come arrivarci. Abbiamo bisogno di aiuto, quindi John torna dalla sirene e di loro di restare in guardia e porta con te Allan” ordinò Blaine, respirando.

“Arden va con i gemelli a parlare con le fate e cercate di convincerle ad aiutarci, ma non credo si rifiuteranno. Buddy, Cliff e Duke continuate a perlustrare l’aria, tutti gli altri con me nel rifugio, abbiamo bisogno di un piano infallibile” finì Blaine, mentre tutti i nominati annuirono e fecero quello che li era stato ordinato. Cameron sorrise in modo complice a Blaine prima di entrare nel rifugio e parlare di quello che andava fatto.
 
 
Ormai sera

“Okay, ricordate la nostra parte e cercate di restare uniti e calmi” diede come ultimo avvertimento Blaine, prima di afferrare le mani dei suoi due bambini e aiutarli a farli salire sulla piccola barca, come stavano facendo gli altri. Una volta tutti pronti, iniziano a remare, facendo più silenziosamente possibile, per quanto il mare cosi agitato concedesse. Le sirene aiutarono loro a non uscire troppo in mare e le fatine erano pronte all’azione.

Ci avevano pensato tutto il pomeriggio e pianificare un piano di salvataggio si era rivelato abbastanza più complicato del previsto ma alla fine erano riusciti a escogitare qualcosa di fattibile. Cameron era stato molto d’aiuto, considerato che era quello che conosceva meglio l’isola, il capitano con i suoi pirati e Kurt. Blaine aveva anche scoperto che era stato il primo bambino sperduto che Kurt avevo portato all’isola ed era stato quando aveva visto i suoi occhi cosi spenti e soli che aveva trovato quel nome per loro e per tutti quelli che avrebbero salvato.

Mentre remavano e gli occhi di Blaine non smettevano di controllare tutti nelle loro barche, capì quanto e perché Kurt tenesse cosi tanto a quel posto e perché era cosi riluttante a lasciarlo andare e diventare grande, ma su una cosa Kurt si sbagliata: lui provava amore. Magari non quel tipo di amore che si prova tra due persone innamorate, ma decisamente qualcosa di forte e potente. Perché lui amava quei ragazzi e lo dimostravano i loro occhi grati quando parlavano del loro salvatore.

Immerso nei suoi pensieri, il racconta storie, non notò che erano quasi sotto la nave e che era ora di salvare Kurt. Agilmente iniziarono ad arrampicarsi sulla nave, con l’aiuto delle fatine che avevano legato delle corde sul ponte della nave. La nave era spenta e silenziosa e il cuore di Blaine mancò un battito, mentre si agitava nel petto nel modo più silenzioso e attento possibile. Una volta sulla nave, le varie squadre presero i loro posti. Blaine lasciò andare Elizabeth e Devon accanto a Cameron, sapendo sarebbero stati al sicuro e iniziò a camminare verso le stive.

Non percorse molta strada prima di sentire urla e spade sguainate. Quando si voltò per controllare la situazione, Cameron fece segno lui di continuare e che ci avrebbero pensato loro ai pirati, prima di estrarre la propria spade e combattere. Kurt aveva addestrato tutti al combattimento in modo da non essere mai impreparati in caso di attacco da parte dei pirati. Cameron aveva insegnato anche al racconta storie e ai suoi due bambini alcune mosse con la spade, durante quelle ore di attesa e pianificazione.

Con il cuore in gola, Blaine continuò a camminare, cercando di non attirare l’attenzione dei pirati su di sé e raggiunge la stiva. Scese i scalini quasi correndo ma si bloccò arrivato all’ultimo, guardando la scena che gli si presentò di fronte. Kurt era accasciato sulle ginocchia e le sue mani erano lasciate lungo il suo corpo, mentre il suo viso era alzato con le labbra unite a quelle di un altro. Avevo lo sguardo perso, come se si fosse arreso a qualcosa. Il capitano alzò lo sguardo e lo guardò compiaciuto prima di scostarsi dalle labbra di Kurt.

“Oh guarda chi abbiamo qui: il famoso racconta storie” pronunciò ghignando e mettendosi in piedi, facendo due passi avanti e lasciando Kurt alle spalle. Blaine avrebbe riso di quella scena, se solo non fosse tremendamente preoccupato per Kurt, che non si degnava di guardarlo. Aveva sentito parlare i bambini sperduti di quanto Kurt e Capitan Karofsky si facessero la guerra ogni giorno, in ogni occasione, ma Blaine si chiese cosa ne avrebbero pensato di quello che stava guardando. Perché non ci può essere odio da parte del capitano più temuto, quando si para di fronte al ragazzo più coraggioso di sempre, quasi a proteggerlo.

“Che ci fai qui? No, no lasciami indovinare: sei qui per salvarlo, non è cosi?” chiese Karofsky, con quel ghignò irritante sul volto “Ma lascia che ti dica una cosa, vedi, io non sto impedendo a Kurt di andare via. Anzi, ho detto lui di andare molto ore fa ma è stato lui a voler restare. Come noterai non è legato o bloccato. Io non lo sto trattenendo dal tornare” disse con lentezza glaciale.

Blaine tremò e la voglia di colpirlo dritto in faccia e togliere quel ghignò lo stava tormentando, ma strinse forte i pugni e portò la sua attenzione al ragazzo semi nascosto dietro le gambe del capitalo di quella nave. “Kurt?” chiamò, con il cuore più pesate e gli occhi che si stavano appannando “Kurt, mi dispiace” si scusò, lasciando andare una lacrima “Mi dispiace tanto”.

“Oh ma che scena deliziosa, non trovi Kurt?” disse rivolto a Kurt ma non spostando lo sguardo dal corpo di Blaine “Adesso se permetti, Kurt ed io avevamo altro in mente per questa serata, sarà meglio che tu vada a controllare i tuoi bambini prima che si facciano male” esclamò con crudeltà, abbassandosi di nuovo al livello di Kurt e afferrando il suo viso tra le mani.

Non sono i suoi bambini.” La voce flebile e spezzata di Kurt, fece tremare ogni cosa. Gli occhi di Karofsky si spalancarono e il cuore di Blaine tornò a provare calore. Karofsky chiese a Kurt di ripetere e Kurt, rimettendosi in piedi, pronunciò con attenzione: “Non sono i suoi bambini” con calma e attenzioni, mentre riprendeva le forze e ritrovava quello che era sempre stato: il ragazzo più coraggioso.

“Non sono i suoi bambini e non ti azzardare più a credere che siano in pericolo. Sono stati addestrati dal migliore per essere migliori, anche se non ne avevano bisogno. Io e te ci saremo anche venuto per scappare in questo posto che ci tiene bloccati da preoccupazioni e paure ma quei bambini hanno trovato in quest’isola la loro casa e non ti permetterò di toccarli”. La voce di Kurt era tornata a essere forte e importante, mentre non lasciava andare lo sguardo dal volto di Karofsky prima di colpirlo.

Gli occhi di Blaine si spalancarono alla velocità di quelle azioni. Kurt atterrò Karofsky e lo bloccò al suolo puntandoli contro il suo pugnale “E’ vero, non ci siamo mai fatti del male noi due e non ne ho intenzione adesso, ma mi posso comunque divertire almeno un po’, non trovi?” cosi dicendo, lasciò andare la lama su uno zigomo e facendolo sanguinare. Karofsky non piagnucolò o si lamentò, lasciò che Kurt si divertisse a lasciare segni sulla sua pelle, come patto di un accordo di cui Blaine non conosceva le clausure più piccole.

Kurt si sollevò di nuovo mentre Karofsky non osò muoversi dalla sua posizione stesa, senza spostare lo sguardo da Kurt però. Kurt fissò Blaine, non sapevo come comportarsi, ma il capitano si sbagliava di grosso, perché lui non provava affetto, lui non provava amore, lui non provava emozioni, tutto sommato non si mosse o parlò. Resto semplicemente in piedi a fissare il racconta storie, che aveva gli occhi spalancati per quello che aveva visto.

“Ricorda quello che ti ho detto Kurt” osò pronunciare Karofsky, mentre si rimetteva in piedi. Per quanto si sentisse sconfitto, lui restava il capitano in quell’isola e di quella nave e la battaglia non era ancora finita, forse doveva ancora iniziare. “Noi siamo diversi e questo lui non sarà mai in grado di capirlo. Nessuno mai lo capirà”.

“Adesso basta!” urlò con voce ferma e senza emozioni Kurt “Smettila di parlare, hai parlato anche abbastanza. Ti ho ascoltato ma ti sbagli capitano: io non sono come te. Forse hai ragione tu, noi non siamo fatti per emozioni e quella terra per adulti ma io non sono come te e adesso smettila di parlare” concluse, con il fiato corto, continuando a fissare Blaine.

“Il pirata che si innamorato del suo nemico, questa non me l’aspettavo” rise freddamente Blaine, spostando lo sguardo da Kurt a Karofsky, entrambi lo guardarono confusi e Blaine continuò: “Dite che non provate emozione, che non sapete amore ma vi sbagliate entrambi. Tu non vuoi proteggerlo, Capitano. Tu non vuoi restare solo. Se Kurt capisse il vero valore dell’emozioni, potrebbe scegliere di lasciare l’isola e questo ti sarebbe sentire solo. Perché non sei nessuno senza Kurt, saresti solo l’ennesimo pirata di cui tutti parlano senza conoscerlo realmente. Un pirata senza nome o storia.
“E Kurt! Credi sul serio di non essere in grado di amare? Va la fuori e guardali. Guarda quei bambini e la gratitudine nei loro occhi. Tu li hai salvati e li proteggi e sono stati proprio loro a farti tornare a credere. Non puoi essere convinto di non esserne in grado, perché tu ami quei bambini, perché dentro di te, sai di star crescendo e loro ti ricordavo tutti quello che vorresti sempre essere. Vorrei ridere del vostro sentivi soli come bambini, ma è una cosa che capita a tutti i ragazzi che capiscono di star diventando adulti”.

Nessuno aggiunse altro, soprattutto quando Cameron comparve sulla porta urlando: “I pirati sono stati sconfitti. Kurt, Blaine ora possiamo tornare a casa”, lasciando un alone di tristezza, prima di correre via per festeggiare con tutti gli altri, urlando ancora: “E’ ora di tornare a casa miei prodi” facendo scoppiare tutti in risate e urla.

Nella mente dei tre ragazzi, i pensieri più diversi attanagliavano le loro menti, ma immaginare cosa si stesserò chiedendo in quel momento non era difficile. Karofsky si chiese che cosa avrebbe fatto Kurt, ripensò alle parole di Blaine e iniziò a pensare a una vita da solo sull’isola. Blaine restò immobile a fissare il legno marcio capendo che era il momento di tornare a casa, perché l’avventura che gli era stata promessa era finita, solo che non riusciva a vedere come avrebbe potuto rinunciare a Kurt. Kurt, invece, i suoi pensieri non li tenne per sé e chiese: “E’ ora di tornare a casa, non è cosi?”.

Blaine pensò a lungo a cosa rispondere. Quella di Kurt non era una domanda vera e propria ma più un confermare l’ovvio, tutto sommato Blaine voleva fargli capire che non sarebbe mai andato via da lui, che poteva ancora andare da loro per le storie della buona notte. Voleva dirgli che non lo avrebbe mai dimenticato, che avrebbe raccontato quella storia per tutta la sua vita e poi l’avrebbe fatta raccontare ai suoi figli, per generazioni, fino a farla conoscere in tutto il mondo ma dentro di sé sapeva che quello era comunque un addio e avrebbe fatto male lo stesso.

Non ti dirò mai addio” esclamò con voce calma Blaine, alzando lo sguardo e bloccando i suoi occhi in quelli di Kurt, che stavano brillando tra la sorpresa e il dolce suono di quelle parole. Blaine sorrise a quello sguardo e allungò una mano verso di Kurt, che stinse d’istinto senza pensare a conseguenze, sotto lo sguardo stordito del capitano. Blaine tirò Kurt a sé e lo fece uscire da quella stiva e poi lontano da quella nave.
 

 
“E’ stata la più bella avventura di sempre. Non la dimenticherò mai. Grazie tante Kurt per averci permesso tutto questo” disse felice Elizabeth prima di correre incontro a suo fratello a salutare tutti i bambini sperduti, prima di mettersi in marca verso casa. Kurt sorrise al coraggio di quella ragazzina che sembrava cosi cresciuta in quelle ore sull’isola e sorrise anche alla sua gratitudine.

“Credo che non sia ancora tempo per il nostro addio, non credi?” sorrise Kurt tristemente, prima di seguire Elizabeth e Devon. Disse ai bambini sperduti che sarebbe tornato presto e lasciò il comando a Cameron che sorrise, iniziando a radunare tutti i bambini sperduti per poter porgere il loro ultimo saluto al racconta storie e ai suoi bambini.
 
 

Il viaggio di ritorno fu molto più breve. Elizabeth e Devon non persero il loro sorriso, perché era l’avventura che aspettavano ed erano felici di averla vissuta, ma erano comunque pronti a tornare alle loro vite, alle storie della buona notte e alle loro giornate insieme. Avrebbero conservato ogni emozioni e ricordo nei loro cuori e tutto quello visto e vissuto resterà per sempre loro.

Quando i bambini intravidero la finestra della loro camera, volarono più velocemente, prima di spalancarla ed entrare. Blaine sorrise a quella visione, anche se i suoi occhi non fecero lo stesso. Quando toccò con i piedi il marmo della finestra, si affrettò a entrare e mettere a letto i suoi bambini. Kurt aspettò Blaine nella sua camera, appoggiato alla ringhiera della finestra ancora aperta.

“Eccomi qui!” esclamò Blaine, quando fece il suo ingresso nella stanza e avvicinandosi a Kurt “Non ho neanche fatto in tempo a rimboccarli le coperte che sono crollati” sorrise passandosi una mano sul collo e scuotendo il capo al: “Sarai stanco anche tu, forse sarà meglio che ti metta a letto”, perché non si sentiva stanco o meglio non era ancora pronto ad addormentarsi.

“Possiamo rimandarlo quanto vuoi ma arriverà e io sono pronto” sorrise Kurt, mettendosi dritto e portando le mani sui fianchi, esclamò: “Devo andare adesso, i bambini sperduti mi aspettando ma prima dimmi: la tua leggenda preferita ha mantenuto la sua promessa?“ riferendosi alla promessa fatta quella notte cosi distante agli occhi di Blaine. Aveva promesso la più bella avventura di sempre, di farlo sentire al scuro e soprattutto di non lasciarlo mai, anche se lo stava per fare.

“Credo che tu abbia fatto anche di più. Sei stato la mia leggenda preferita per tanto tempo Kurt, ma questa notte, quando mi addormenterò, avrò la certezza che sei diventato qualcosa di più. Non ti chiederò di restare, non ti chiederò di tornare, ma io ti aspetterò e non smetterò mai di cercarti tra le stelle cosi lontane ma ora cosi vicine. Non sei solo la mia leggenda preferita Kurt e voglio che tu questo lo sappia.” Blaine sorrise all’espressione sorpresa di Kurt, prima di sporgersi e lasciare un tenero e leggero bacio sulle labbra del ragazzo.

Kurt passò il pollice sulle labbra quando Blaine si scostò da lui e Blaine sorrise per l’azione, prima di spostare il pollice e lasciare un altro bacio candido e poi un altro ancora, mentre le guancie di Kurt si imporporarono di rosso e il sorriso sul volto di Blaine si faceva più grande.
 


 
2 mesi dopo
 
Kurt tornò quasi ogni notte ad ascoltare le storie della buona notte di Blaine e Blaine fingeva ogni volta di non vederlo, perché sapeva era quello che Kurt preferiva. Cosi Kurt si nascondeva, con l’aiuto del buio della notte e restava ad ascoltare, ma quello che Blaine non sapeva era che Kurt non volava subito dopo su l’isola che non c’è, ma aspettava che Blaine si mettesse a letto, per poter entrare da quella finestra - ogni notte sempre aperta - e lasciare il suo bacio della buona notte.

Quella notte però, Kurt - oltre a lasciare il bacio della buona notte sulla fronte e sulle labbra del racconta storie - lasciò anche una lettera, un biglietto, una storia. Il suo modo per essere ricordato per sempre, da quegli occhi che gli hanno fatto provare amore, anche se Kurt era ancora convinto di non poterlo provare.

In quella lettera, era contenuto la storia più bella di tutte, la stessa storia che stiamo leggendo in questo momento. Quando arrivò il mattino e Blaine aprì gli occhi sorridendo e passandosi una mano sulle labbra, come una dolce abitudine dopo un sogno cosi vivido, trovò la lettera al suo fianco e quando vi lesse il contenuto sorrise ancora un po’, anche se più tristemente, sapendo che Kurt non sarebbe più tornato da lui ad ascoltare le sue storie.

Quando Blaine arrivò alla fine della storia, notò un piccola nota che si affrettò a leggere. La nota recitava più o meno cosi:

“Sai racconta storie, sono stato la leggenda preferita di molti bambini, mentre mi vedevo svanire nei loro ricordi da adulti e non ero pronto a vedermi svanire nei tuoi ricordi, ma poi mi ha detto quel: Non ti dirò mai addio e per quanto non ne fossi certo, adesso so che sarà cosi. Questa è la nostra storie e come racconta storie, adesso hai il diritto di non farla dimenticare a nessuno, come io non mi dimenticherò mai di te. Sì, hai sentito bene. Non ti dimenticherò mai, Blaine. Resterai per sempre e oltre il mio racconta storie preferito, come io sono stato la tua leggenda preferita ma adesso molto di più. Come una leggenda nei nostri cuori, racconterò di te e della nostra avventura, fino a farla diventare essa stessa una leggenda. Sarai la mia leggenda preferita, racconta storie. Ed è cosi che inizia questa storia, Blaine, con un mai addio e un mai dimenticare”.





 





I'm never saying goodbye to you - I will never forger you
 
E mi sembra di sognare ma ce l’ho fatto. La storia è conclusa e devo dire che mi piace molto. Questa terza parte non doveva andare cosi ma Karofsky ha fatto di testa sua ed è stato difficile controllare Blaine. Voglio solo dire che io shippo Hook (Uncino) e Pater Pan però non nel modo in cui shippo Wendy con Peter (perché shippo anche loro). La relazione tra Hook e Pan è molto più complicata e il pensiero su questo a Fra è molto chiaro perché ieri mi ha sopportato tra audio e commenti tristi e desolati.  Io vedo il rapporto tra Hook e Pan come un legame molto egoista perché Hook non vuole che Peter provi amore e vuole che sia solo come lui, un po’ per farli compagnia. Diciamolo: Hook senza Pan sarebbe solo un uomo di mezza età che gioca ancora a fare il pirata e Peter senza Uncino sarebbe solo un ragazzo capriccioso. E’ parte della loro storia il loro legame, perché quello è il loro gioco. Quando Wendy va via e torna a casa, Peter torna sull’isola da Hook a riprendere il loro gioco. Detto questo la storia è conclusa, grazie per chi ha letto e grazie anche a me che non mi sono arresa e l’ho portata al termine.  

-- SandFrost
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: SandFrost