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Autore: heliodor    08/11/2014    1 recensioni
Capitan Freedom ― il Capo ― è il supereroe. Liberty Boy ― il Ragazzo Fantastico ― è la sua fedele spalla.
Insieme lottano contro i supercriminali che minacciano la pace nel mondo, in particolare Mantra, il loro arcinemico.
Nella battaglia finale il Capo e Mantra restano intrappolati in una dimensione parallela mentre Liberty Boy perde i suoi poteri.
Anni dopo, il Capo ritorna trasformato nella mente e nello spirito.
Liberty Boy è costretto a indossare di nuovo la maschera, perché adesso è Capitan Freedom il supercattivo...
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La porta scivola di lato. Sulla soglia, Steve guarda nel buio. ― Luci ― dice entrando.
Una luce calda invade la stanza. Le pareti incrostate di umidità contrastano con lo schermo ultrapiatto appeso di traverso.
Steve si toglie l'impermeabile e lo getta sul letto a una piazza e mezza allineato contro la parete opposta. In un angolo giace un cucinino minuscolo davanti al quale c'è un tavolo ingombro di scatole di cereali.
Steve sospira e si avvicina all'armadio a parete. La mano sfiora una placca circolare e le porte scivolano di lato, rivelando una coppia di jeans appesi alle stampelle, una giacca scura e tre camicie.
Steve si abbassa e tira fuori una valigia che lancia sul letto. Prende le camicie e si volta.
Sobbalza alla vista di Lucy in piedi di fronte all'unica finestra dalla quale si scorge il profilo in lontananza di un grattacielo. ― Vai da qualche parte, Steve?
― Che ci fai nel mio appartamento? È violazione di domicilio, questa.
― Non secondo le ultime norme sulla sicurezza nazionale. Come pubblico ufficiale sono autorizzata a...
― Esci di qui, subito ― grida Steve indicando la porta.
― Come mai tanta fretta?
― Non sono affari che la riguardano.
― Rispondi alla mia domanda.
Steve tira fuori dalla tasca uno schermo grande quanto una carta di credito. ― Okay, ora chiamo la polizia.
Lucy incrocia le braccia. ― Fai pure.
Steve guarda lo schermo. Nell'angolo lampeggia una spia rossa. ― Non c'è segnale. Strano, di solito in questa zona è molto forte.
― Stiamo disturbando il ripetitore.
― Voi non...
― Steve ― dice Lucy avvicinandosi. ― Perché siete scomparsi dopo l'incidente di Baytown? Dove siete stati per tutti questi anni?
Steve indietreggia e scuote la testa. ― Non so di cosa stai parlando. Tu sei pazza.
― Steve...
Lui alza le mani. ― Stai lontana.
― Oppure? Mi colpirai con i tuoi superpoteri?
― Io non...
Lucy arriva a un passo di distanza. ― Avanti, fallo.
Steve stringe i pugni. Si sente un sibilo. Un neo color porpora appare sul suo collo. ― Cosa? ― riesce a dire prima di afflosciarsi sul pavimento.
Lucy sospira delusa. ― Jimmy. Che ti salta in mente? Stava per parlare.
― Ho avuto paura, Lucy. Stava diventando instabile. Che facciamo ora?
― Lo portiamo alla base. Da Jones. Lo deve vedere.
***
Steve sbatte le palpebre, geme. È avvolto da una luce abbacinante che confonde i particolari. Muove la testa di lato. La stanza è un cubicolo dalle pareti di un bianco latteo. L'unica luce piove dal soffitto.
Steve giace disteso su un tavolo rettangolare. Polsi e caviglie sono trattenuti da legacci che scompaiono sotto il letto. ― Che volete da me? ― domanda con voce incrinata dalla tensione. Tira le cinghie con forza ma ottiene solo di smuoverle di qualche centimetro.  ― Ehi ― grida.
La lettiga vibra, si solleva. Steve si guarda attorno spaventato. Ora è in posizione verticale, trattenuto  al ripiano solo dai legacci.
Sulla parete opposta appare una figura umana. È Lucy. La donna lo fissa con espressione neutra. ― bentornato tra noi, signor Fraley.
― Dove sono? Che ci faccio qui?
― Lei è in una struttura di contenimento ― risponde la donna con calma. ― Per quanto riguarda il motivo,  lo sa meglio di me.
― Lei è pazza.
― Dov'era il diciassette Novembre del duemilasedici?
― Come faccio a ricordarlo? Saranno passati almeno vent'anni.
― Diciannove anni, cinque mesi e tre giorni, per essere precisi. Glielo dico io dov'era. A Baytown.
Steve scuote la testa. ― No, è impossibile.
― Ah, no?
― All'epoca andavo a scuola, al liceo Smithson. Domandi a loro dov'ero quel giorno.
― L'abbiamo fatto. Dai registri scolastici risulta che lei era assente alle lezioni, signor Fraley.
― Ero malato. Avevo l'influenza. Ricordo di essere rimasto a casa per una settimana.
Lucy ghigna. ― Lei sta mentendo. Abbiano controllato il numero che usava all'epoca. Risulta che ha agganciato la cella di Oceanview alle otto e trentaquattro di mattina.
― Non me lo ricordo.
― E poco dopo ― prosegue Lucy. ― Lo stesso numero ha agganciato una cella di Baytown. Settecento chilometri in meno di quindici minuti. Alla faccia dell'attacco influenzale.
Steve apre la bocca per dire qualcosa, ma la richiude quando Lucy viene sostituita dalla foto di un adolescente che sorride all'obiettivo. ― Lo riconosce? È lei a sedici anni circa.
Al viso sorridente viene sovrapposta una maschera color verde e giallo. Accanto a questo appare un altro viso, nascosto dalla stessa maschera.
― Corrispondenza perfetta ― prosegue Lucy. ― Più del novantasette per cento. Abbiamo usato i software di riconoscimento facciale più moderni e alcuni così segreti che persino la nostra agenzia ha faticato a farsi autorizzare.
― Fatemi uscire di qui. Voglio un avvocato.
― Lei non è in arresto.
Steve abbassa gli occhi. ― Ma che cosa volete da me? Perché non mi lasciate in pace?
― Lei è Liberty Boy, signor Fraley?
Steve rialza la testa di scatto. ― No!
***
Lucy si allontana dallo schermo. L'immagine mostra la lettiga che si rimette in posizione orizzontale. La stanza è immersa nella penombra.
Accanto a lei un uomo sulla cinquantina, capelli brizzolati sulle tempie e occhiali da vista, fissa lo schermo con le braccia incrociate sul petto. ― È stato un errore. Non dovevi portarlo qui.
― Ma è lui ― esclama la donna. ― L'ho trovato.
― Lucy... quel tizio non sembra Liberty Boy. L'hai visto anche tu.
― Sta mentendo.
― Perché dovrebbe farlo? Perché non usa i suoi poteri per liberarsi e andarsene?
― Non lo so. Per qualche motivo ha deciso di non usarli più da quel giorno. Ma è lui, ne sono sicura. Faremo altre analisi e scoprirò quello che c'è sotto.
― L'abbiamo già sottoposto a ogni genere di esame non invasivo. Dobbiamo garantire la sua incolumità...
― Oh, andiamo Jones. È un superuomo. Una volta ha fermato un aereo con le mani. Cosa può fargli un bombardamento di radiazioni?  
Jones trae un profondo sospiro. ― Ascolta Lucy. Il governo è in crisi di consensi e non abbiamo bisogno di altra pubblicità negativa.
― Nessuno saprà niente...
Jones alza una mano. ― Fammi finire. Ci saranno dei tagli per tutte le agenzie, compresa la nostra e un fallimento di questa portata non ci aiuterebbe. Io vorrei lasciarti procedere, ma se fai qualcosa per danneggiarci sarai la prima a rimetterci. Chiaro?
― Cristallino ― risponde Lucy distogliendo lo sguardo. ― Fammi fare un ultimo tentativo.
Jones la guarda di traverso.
― Mia nonna diceva sempre che si prendono più mosche con  lo zucchero che con l'aceto. Proviamo con lo zucchero, adesso. Lascia che gli mostri il progetto.
― Parliamo di un'installazione supersegreta...
― Forse può aiutarci.
― Come?
― Non lo so, ma vale la pena provare.
Jones sospira rassegnato. ― Tanto faresti comunque di testa tua. Ti accorderò un permesso di quarto livello. Nessun dettaglio tecnico. Ma è l'ultima possibilità. Se non è lui devi lasciarlo andare e sperare che non ci denunci.
― È lui ― risponde Lucy sicura.

 
  
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