Dedicata alla carissima Haku che mi ha sostenuta ed
incoraggiata a continuare a scrivere ff .
The Unforgiven
Suoni ovattati
come quello della pioggia che bagna questa terra ormai da giorni.
Come a
voler sostituire un pianto che non uscirà mai, dettato da un orgoglio insano.
Come a
voler lavare via il dolore che mi sta lacerando dal momento in cui ho avuto la
notizia più sconvolgente della mia vita.
Avrei
dovuto gioire per la tua cattura.
Dopotutto
tu sei il nemico.
Lo scopo
per cui esistiamo è che tu e quelli come te vengano affidati alla giustizia.
Ed
invece, per la prima volta in tutta la mia vita, ho odiato me stesso per i due
mondi che ci separano.
Un
marines e un pirata.
Due
esistenze opposte, totalmente differenti, che si sono intrecciate come guidate
da un filo invisibile ed insidioso chiamato destino.
Che hanno
scoperto di attrarsi l’un l’altro come la falena lo è dalla luce.
E non mi
do pace, perché forse avrei potuto impedire che tutto ciò accadesse.
Avrei
dovuto capirlo.
E non ho
colto nulla in quegli occhi di brace, che non hanno mai smesso di fondersi con
i miei, se non un sentimento così profondo e devoto che ogni volta che ci penso
sento una fitta acuta al petto.
L’ho
lasciato andare via.
Via da
me.
E’ questa
la verità.
E ancora
una volta mi do dello stupido.
Perché
dapprima avevo preso tutto come un gioco, un modo come un altro per variare la
noiosa routine della serata.
Dopotutto,
non ci si aspetterebbe mai che colui che stai cercando da giorni per metterlo
alla gogna, si presenti nella tua cabina con uno strano sorriso in faccia e gli
occhi carichi di malizia per una sfida diversa da quella affrontata in
precedenza.
E non
appena frapposi quell’esile corpo fra me e il muro, provai l’irrefrenabile
desiderio di assaggiare quelle labbra sempre incurvate all’insù…
Di scoprire
fino a quando quel tuo ghigno fastidioso e maledettamente seducente potesse
resistere al mio tocco…
Di
conoscere quale sapore potesse avere la tua pelle, sempre a contatto con il
mare ed esposta al sole…
E così
feci. Cedendo ad una tentazione troppo forte da ignorare.
Ma a
giocare con il fuoco ci si può scottare.
Ed è
questo che è accaduto a me.
Perché ti
accorgi di tenere a qualcuno solo quando lo stai perdendo.
E quel
moccioso sempre allegro e vitale, spesso con la testa fra nuvole, mi ha conquistato,
prendendosi un posto in un cuore che credevo non potesse accettare uno come
lui.
“Capitano
Smoker, siamo arrivati. Cella numero novantaquattro” dice un mio subordinato,
strappandomi via da quel mondo di certezze e ricordi in cui mi ero rifugiato.
E mentre
le lunghe chiavi aprono la pesante porta di metallo della prigione di massima
sicurezza di Impel Down,
sento il mio cuore martellare furioso nel petto,
quasi a voler uscire e scappare via da quello che è un incubo ad
occhi aperti.
Perché la
cruda realtà, quella che preghi di non poter vedere, ora mi appare dannatamente
nitida e chiara.
Gli occhi
si abituano alla penombra della stanza, mentre colgo un odore di marcio misto a
quello familiare del sangue, cui ormai ho fatto l’abitudine dopo numerose
battaglie.
E lì,
davanti a me, vedo l’oggetto dei miei pensieri e preghiere.
Non più
un criminale.
Non più
un pirata.
Non più
il subordinato di Barbabianca.
Bensì un
ragazzo inerme coperto di tagli ed escoriazioni.
Pesanti
catene affisse al muro che serrano in una morsa polsi e caviglie, sporche del
sangue di chi le porta.
Il corpo
abbandonato in avanti, come se non avesse le forze per reggersi in piedi.
“Lasciaci
soli” ordino con tono che non ammette obiezioni all’uomo accanto a me, il
quale, ridacchiando soddisfatto per la cattura di una preda così ambita, si
volta e scompare dietro la porta.
Deglutendo
rumorosamente, mi avvicino accarezzandoti lievemente una guancia, come per
paura che questo corpo martoriato si possa infrangere in mille pezzi davanti ai
miei occhi.
Come per
constatare che tutto questo sia reale.
“Moccioso”
sussurro con voce che non pare più mia cercando il suo sguardo, che in questo
momento è perso, fisso su qualcosa di indefinito e lontano.
“Sm...
o.. ker…” bisbigli con un filo di voce prima di tossire sangue con una smorfia
di disgusto e dolore.
“Shhh…”
dico aiutandoti a metterti in posizione eretta, facendo sì che i nostri sguardi
si incontrino, come quella notte, e ti portino a sorridere.
Un
sorriso flebile ma vero su di un volto troppo pallido per appartenere al suo
possessore.
“Che cosa
ti hanno fatto? Che cosa ho fatto?” sussurro mesto carezzandoti i capelli
attaccati al volto, avvertendo crescere in me una rabbia che credevo di non
poter provare per nessuno.
Odio per
coloro che ti hanno fatto questo.
Odio per
chi ti ha tradito vendendoti come se fossi un oggetto.
Odio per
lo stemma e l’ideale che ho sempre sostenuto fin dall’infanzia.
Odio per
me stesso che ho permesso tutto questo.
“Non...
ho… man... tenuto.. la… pro… messa...” dici poggiando pesantemente la testa
sulla mia spalla prima di perdere i sensi, forse per lo sforzo appena fatto.
E in
questo momento provo veramente il significato della parola paura.
Perché tu
non puoi e non devi finire in questo modo.
Anche se
può essere egoista, non voglio che tutto questo accada.
Perché
senza di te, ormai, non sarei nulla, se non un guscio vuoto privo del suo cuore
e della sua anima.
Perché
ormai quel cuore appartiene a te.
Rubato da
un pirata per cui non provo solo attrazione fisica.
E mentre
accarezzo ancora quei capelli corvini, sussurro una verità finalmente ammessa
sigillandola con un bacio su quelle labbra ora tagliate e sporche.
“Capitano,
capitano!” grida il marinaio di prima aprendo la porta della prigione mentre io
mi allontano bruscamente da quel momento di intimità.
“Che cosa
vuoi?” ringhio rimanendo accanto al pirata dal cappello arancione.
“Barbabianca,
Signore. Ci stanno attaccando!” dice lui tremando lievemente mentre sul mio
viso compare un sorriso di speranza.
[End?]
Salve a tutti!
Credevo di non rimettermi a scrivere così presto ed invece eccomi qua! Vorrei
ringraziare tutti colore che hanno letto questa mia fic e magari lasciato un
commento…un impressione non uccide nessuno no?
Un
ringraziamento speciale va ad Haku e hanel che hanno commentato la mia prima
fic.
Ps: naturalmente
un inchino alla grande airis! Grassie per la tua pazienza g____g
こんにちは !