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Autore: Lisileo    08/11/2014    2 recensioni
Ciao a tutti!
Indovinate un po'? Ecco a voi un'altra, classicissima percabeth post-Tartaro!!
Sì, lo so che potrei essere molto più originale, ma non potevo non scriverla.
Comunque, nonostante sia un argomento trito e ritrito da chiunque fangirl, mi soddisfa!
In sostanza, Annabeth fa un brutto sogno e va da Percy.
Dal testo:
>
La avvolse con le braccia e la ragazza tuffò il viso nel suo petto. Respirò a fondo il suo profumo, profumo di salsedine, e dopo qualche minuto si calmò, tornando a respirare normalmente e a fermare i singhiozzi.
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TRA FUOCO E ACQUA SALATA
 
Sangue, tanto sangue. E fuoco, tanto fuoco. Mostri da tutte le parti. Dolore, fatica. Questi erano i pensieri che le impedivano di addormentarsi la sera, che la teneva sveglia di notte e, quando finalmente riusciva a scivolare nel sonno, erano queste le immagini che popolavano i suoi sogni. Ma era il senso di colpa ad essere il peggiore. Senso di colpa perché era stata lei a trascinare Percy in quell’ inferno. Lo aveva costretto a dormire per settimane su duri massi bollenti, a sopportare tormenti negli Inferi. Ad avere incubi per anni ancora, probabilmente.
Quella sera però, si sentiva più tranquilla; aveva trascorso tutta il tempo intorno al fuoco a cantare le canzoni del Campo. Percy era stato trascinato al centro dai fratelli Stoll, insieme a Clarisse la Rue, che sicuramente non aveva gradito – ci sarebbe stato un duplice omicidio quella notte... Poi si era seduto dall’ altra parte del cerchio, di fronte a lei, e aveva passato tutta la sera ad ammiccare mentre cantava.
Quindi, mentre si lavava i denti, sorrise al suo riflesso e quando si infilò nel letto riuscì ad addormentarsi quasi subito.
Ma quella notte, la ragazza si svegliò urlando da un incubo incredibilmente vero, incredibilmente spaventoso. Malcom e un paio di altri ragazzi furono subito intorno a lei, tentando di capire cosa fosse successo e confortandola, ma lei non volle sapere nulla e , sempre con il viso rigato di lacrime, si precipitò fuori e corse nel buio sino a raggiungere la familiare porta della casa numero 3. Bussò forte e dopo pochi secondi, venne ad aprire un Percy praticamente addormentato, con la t-shirt blu un po’ tirata su e i calzoni a scacchi mezzi arrotolati. Non appena vide Annabeth, però, il suo viso mutò immediatamente espressione e diventò preoccupato e spaventato; ma non sorpreso. << Annabeth, >> mormorò.
<< Annabeth… che succede?! >>
La avvolse con le braccia e la ragazza tuffò il viso nel suo petto. Respirò a fondo il suo profumo, profumo di salsedine, e dopo qualche minuto si calmò, tornando a respirare normalmente e a fermare i singhiozzi.
<< Ehi, >>
sussurrò Percy nel suo orecchio.
<< Adesso mi dici che succede? >> 
La ragazza rispose:
<< Ho fatto un brutto sogno. >>
<< Accidenti che brutto sogno. >>.
Il ragazzo , sempre senza staccarsi da lei un momento, la trascinò con se, sedendosi sul letto con lei vicino.
<< E...>> le mormorò tra i capelli, << Me lo vuoi raccontare?>>
Annabeth scosse la testa.
<< Mmmmh… c’eravamo per caso io e Clarisse che ballavamo intorno al fuoco?>> La ragazza lo guardò male e scosse la testa.
<< Ah! >>
Continuò Percy assumendo un’ aria pensosa.
<< Allora… Oh, io so cos’ hai sognato!! Tu andavi a bussare alla porta del tuo splendido ragazzo che si era appena miracolosamente addormentato  nel bel mezzo della notte!! Che cosa incredibilmente vicina alla realtà, eh?!>> 
Annabeth borbottò:

<< Piantala Testa d’ Alghe>> ma poi ridacchiò. << Visto, hai riso>>
 sussurrò Percy a un millimetro dal suo orecchio. Poi, improvvisamente le diede un bacio sulla guancia e si sdraiò trascinandola con sé.
<< Questo letto è troppo grande se ci sto da solo, non credi?>>
Esclamò poi. Annabeth alzò gli occhi al cielo – questa pantomima si ripeteva ormai da mesi – ma dopotutto anche a lei il letto sembrava troppo grande quando andava a dormire. Tentò di capire da quale parte fosse il verso della coperta, tutta arrotolata ai piedi del letto, ma poi fece spallucce e rinunciò. Percy la abbracciò da  dietro e chiuse gli occhi.
<< Ti amo Sapientona>> le sussurrò all’orecchio.
<< Ti amo, Testa d’ Alghe. Ma non chiamarmi così.>>
E si addormentò.
 

 
   
 
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