Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Hanji Phi    09/11/2014    4 recensioni
Levi x Eren.
Mini-long di quattro capitoli + un prologo, una sorta di missing moments, ma non proprio.
ADESSO CON EPILOGO!
Dal secondo capitolo:
[...]Ma non aveva importanza, perché in quei momenti di pace, prima, aveva potuto ignorarle.
Lì, in quella stanza di pietra perfettamente linda nascosta a tutti, Eren non era un soldato, non era un gigante.
Era tutte e due le cose, per poi diventare nessuna fra le sue mani.
Era l'unico Eren che avrebbe voluto essere.
-Levi...-
-Non ti ho mai dato questa confidenza-
Ma Eren non poteva ribattere con niente che avesse un senso, se non il suo nome. Vi si aggrappava con la stessa forza con cui artigliava le braccia dell'uomo sopra di lui, tale che l'avrebbe fatto sanguinare se le sue unghia fossero state più lunghe.

Spero vogliate leggerla e lasciare un vostro parere!
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo quattro
saluta la tua punizione ad occhi chiusi, e non dimenticare il sorriso

day five 
Stavolta, quando Eren aprì gli occhi, non vide nulla.
Nè le forme della cella, delle sbarre, ne l'alone scuro che macchiava il suo campo visivo quando si risvegliava, causato dalla mancanza di luce.
Il cuore prese a battergli forsennato, e si chiese se per caso non fosse diventato cieco nel sonno.
-Stai fermo, moccioso.-
Eren smise di scuotere la testa al suono di quella voce.
Sentì delle mani su di sé, all'altezza delle braccia e poi dei polsi, e il rumore del metallo che sbatte contro se stesso. Si abbandonò completamente ad esse provando una strana serenità per la prima volta da quando l'avevano rinchiuso. L'insensibilità degli ultimi giorni lo stava lentamente abbandonando, mentre Eren ritrovava adagio i confini del proprio corpo e della propria mente come se fino ad allora avesse semplicemente vagato nel nulla; tutto mentre Levi gli si muoveva intorno, sganciando le catene e allentando via via la presa contro il palo. 
Come riusciva a fargli quell'effetto? Com'era arrivato a concepire quel magone dentro di sé con così tanta consapevolezza che ora, solo sapere che fosse Levi quello a pochi centimetri da lui, bastava a renderlo così leggero? La sua mente, indebolita dalle folli proiezioni dei propri pensieri, annaspava alla ricerca dei lacci che lo legavano in maniera così totalizzante al Caporale, senza trovarli. 
Ma li sentiva, fin troppo tangibili. Come se, mentre quelle catene gli sparivano intorno al corpo, altre, ben più sinuose e letali, si sciogliessero nella sua testa, liberando un po' di luce alla volta, accompagnando i pensieri bui lì dove prima Eren era stato cacciato a forza.
Probabilmente era sciocco e infantile sentirsi in quel modo, nella situazione in cui si trovava. Ma Levi era lì. Non aveva importanza se per liberarlo o ucciderlo, purché fosse lui.
Le catene sferragliarono, cozzando col pavimento, dopodiché Eren fu libero di muoversi, eccezion fatta per le manette e la benda che gli ostruiva la visuale. 
Il dolore fu terribile, mentre il suo corpo riprendeva sensibilità, pungendo ovunque, e lo accolse con un sollievo che durò solo un momento.
-Caporale, sono libero di uscire?-
-Ho parlato con Erwin. Sei in libertà vigilata, e sotto la mia supervisione. Puoi muoverti solo in questo castello, o al di fuori nell'esclusivo caso in cui ti venga data un'autorizzazione speciale. Disubbidisci e verrai seppellito vivo. Chiaro?-
Pratico come sempre. Il piccolissimo sorriso che Eren aveva sulle labbra tremò.
-Si, signore- 
Era sincero, anche per Levi fu facile capirlo, ma non abbassò l'ascia da guerra. Eren poteva avvertire la sua tensione, in un certo senso, e nemmeno lui riusciva a rilassarsi.
Allungò un braccio, tentando di raggiungerlo pur essendo incapace di vederlo, e si chiese perché non gli avesse ancora tolto quelle antipatiche costrizioni all'altezza dei polsi e degli occhi.
Quando gli sfiorò il gomito e strinse la presa, fu sul punto di aprire la bocca e dare voce al flusso di pensieri che ora sgorgava libero nella sua mente, trattenuto per tanto di quel tempo che gli sembrava impossibile fossero passati solo una manciata di giorni.
Mi dispiace di essere stato avventato, mi dispiace della piega presa da questa situazione e mi dispiace, mi dispiace che la morte sembri essermi così affezionata da toccare solo quelli intorno a me. Mi dispiace di essere il mostro che tutti dicono io sia. E ti ho pensato e avrei voluto sapere che stessi bene, che avevo salvato almeno te, perché se non sono diventato del tutto pazzo fino ad ora è perché nella mia follia eri qui anche se non c'eri.
Avrebbe voluto dire tutte queste cose insieme e molto altro, ma, più che Levi, avvertì lo spostamento d'aria che il suo corpo fece mentre gli si avvicinava, prendendogli saldamente il braccio, per poi torcerglielo dietro la schiena e immobilizzargli le gambe con le proprie.
-Cosa...?-
-Fa silenzio-
Il Caporale lo spinse per terra ed Eren atterrò malamente, strofinando la guancia contro il pavimentro di pietra, tanto che il tonfo del suo corpo che colpiva il terreno rimbombò oltre la stanza di pietra, lungo il corridoio.
Non osò fiatare quando Levi si spostò, lasciandolo lì disteso.
Il primo calcio arrivò poco sotto lo stomaco, esattamente dove si aspettava. Levi lo sapeva, ed Eren non si ritrasse.
-Hai disubbidito agli ordini. Hai messo a repentaglio la tua vita pur sapendo quanto e cosa tutti i membri della Legione stessero gettando via per proteggerla.-
Il calcio successivo lo colpì al viso fra l'orecchio e l'angolo destro della bocca, rispedendolo a terra dalla posizione mezza inclinata che aveva assunto, mentre il sangue prendeva a scorrergli dalla ferita all'altezza della tempia.
-Hai disubbidito ai miei ordini.-
Un altro arrivò nello stesso identico punto, solo nella parte opposta del viso. Eren tossì e sputò il liquido dal sapore dolciastro e metallico che sentiva in bocca, mantenendo il proprio peso sulle braccia, per quanto le catene attorno ai polsi glielo consentissero, senza alzare la testa.
-I giganti ti stavano divorando, e sono dovuto intervenire io per salvarti il culo.-
Eren sbattè la schiena contro il muro per la forza di quell'ultimo colpo. Cercò di prendere respiri profondi, mentre ogni singola cellula del proprio corpo urlava di dolore.
Gli avrebbe permesso di continuare, senza dire una parola. Non c'era ragione di ribellarsi a quella sofferenza se, nel giro di poco, sarebbe del tutto svanita. L'unica punizione che avrebbero potuto infliggergli, traendone godimento, era la morte. 
Forse però lui era poco fantasioso. 
Levi, dalla sua parte, era ben conscio dei motivi che portavano Eren a non dire nulla, tanto a parole quanto a gesti. Rimaneva immobile, in un muto simbolo di sottomissione e rispetto, ma non strisciava per terra come quei patetici cadetti che spesso lo pregavano di smetterla.
Lo ammirava per questo, come aveva fatto tutte le volte precedenti.
-Non ho intenzione di vederti fare una cosa simile un'altra volta.-
A quel punto, Eren s'irrigidì. Avrebbe preferito cento di quei calci piuttosto che calare la testa di fronte a quella richiesta.
Poggiando il fianco destro alla parete e il braccio opposto sul pavimento per farsi leva, tentò di raddrizzarsi. Non poteva vedere il Caporale, ma sapeva che non era lontano.
-Mi dispiace. Quel gigante stava per- mangiarti vivo. Non lo disse. Si bloccò. Prese un altro respiro. -Dovevo proteggerti.-
Quelle parole rimasero sospese tra loro.

-Hai detto che la mia vita ti appartiene. Mi sta bene, appartenere a qualcuno in questo caos di identità. Non pretendo tanto nei tuoi confronti, ma voglio proteggerti.-
-Smettila di dire stupidaggini, idiota.-
-Ma è vero. Io ti proteggerò, Levi.-


Era giusto chiedere perdono consapevole che, se avesse avuto la possibilità di tornare indietro, avrebbe agito allo stesso modo?
L'aria sembrava fatta di gomma, e respirarla era peggio che rimanere coi polmoni vuoti. Gli girava la testa, ma l'adrenalina lo teneva più vigile che mai.
Un altro spostamento d'aria, una pressione sulla testa. Una mano all'altezza del collo, una sulla nuca. Levi gl'inclinò il capo verso dietro, toccando le sue labbra con le proprie in un gesto assolutamente inaspettato.
Eren riuscì a reprimere un sussulto, del tutto preso alla sprovvista, e a non indietreggiare, cosa che avrebbe fatto se la parete non fosse stata un ostacolo. Invece, schiuse subito e goffamente le labbra, tremando da capo a piedi per l'ondata di stupore che gli fece vibrare il sangue, sentendo per la prima volta il freddo della cella e agognando il calore che il corpo dell'uomo davanti a lui pareva offrirgli con intensità spiazzante.
Si baciarono lentamente, riscoprendo uno la bocca dell'altro, sfiorandosi con la lingua, divorando e lasciandosi divorare, ripercorrendo un gesto fatto tante volte e ancora capace di scuoterlo come nemmeno il piacere perverso del sangue sulle mani poteva fare. 
Eren poteva sentire le labbra screpolate di Levi farsi più morbide e bagnate sotto le proprie, il suo respiro controllato soffiare gentile come a scusarsi della precedente violenza. Le mani di Levi, strette ai suoi capelli, vi s'insinuarono con foga maggiore in una superficiale dimostrazione di rude comando che veniva smontata dalla dolce lentezza del bacio stesso. Era sempre così, con lui, un rapporto di contrasti che emergevano anche nelle cose più piccole e frustranti, come un contatto fra le loro bocche, o un semplice sguardo.
Il Caporale non era il tipo da farsi colpire dalle belle parole senza essere certo che, dietro quelle, ci fosse la vera intenzione di chi le aveva pronunciate di portare a termine il proprio scopo. Eren aveva messo la propria vita a scudo di quella dell'altro, aveva ben poco da dimostrare. Conoscendo il più giovane, Levi sapeva che l'avrebbe fatto ancora, che si fosse trattato di sé o di qualcun'altro.


Non era ancora sicuro di cosa implicasse davvero quella "libertà vigilata". Avrebbe potuto muoversi per il castello a suo piacimento o gli sarebbero stati affidati dei compiti? 
Sperava più che altro di essere ignorato. Aveva rivisto Levi, che aveva occupato gran parte dei suoi pensieri fino a quel momento e che, dopo avergli tolto le manette, lo stava accompagnando in una stanza al terzo piano, che aveva definito come "isolata e facile da controllare". Ora si sentiva solo svuotato. Il che significava che la sua mente poteva allargare la propria visuale verso preoccupazioni di altra natura, ripercorrere con una maggiore consapevolezza gli eventi dell'ultima spedizione.
O per lo meno, quelli antecedenti alla sua trasformazione, della quale non ricordava quasi nulla.
Lo scopo era stato riconquistare parte dei territori che costeggiavano il buco nel Wall Maria, presso Shiganshina, ma qualcosa era andato storto, e Levi aveva perso i sensi, finendo nelle mani del gigante, mentre tentava di dissuadere Eren dal trasformarsi. Erwin gli aveva spiegato come il suo avventato tentativo di salvataggio, in seguito, avesse costretto i soldati a cambiare formazione e a disporsi intorno a lui, per proteggerlo dall'enorme quantità di giganti che aveva attratto involontariamente. A costo della vita di un certo numero di loro.
Ma la trasformazione era avvenuta in un baleno, uno scoppio che non aveva potuto controllare e che gli aveva dato la sensazione di essere privo di equilibrio, instabile, in mezzo a sprazzi di rosso e corroso dal potere travolgente di poter spezzare quegli essere mostruosi con la sola forza bruta, come non fossero altro che carta fra le sue mani.
A mente lucida, quella sensazione lo spaventava. Era così totalizzante da occupare ogni parte di lui e privarlo della memoria di quegli istanti vissuti da gigante, lasciandogli solo l'impronta delle proprie gesta. Mentre annegava in quei ricordi fantasma, la lucidità ne veniva macchiata inesorabilmente di notte, nei suoi sogni, così come di giorno, e il suo campo visivo si colorava di rosso sangue.
-Siamo arrivati.-
Si riscosse. Levi l'aveva bendato di nuovo, se per vera necessità o solo per suo volere non era sicuro, e sebbene non fosse il più cortese degli accompagnatori, Eren era giunto sano e salvo fino all'uscio della sua nuova, ma almeno luminosa, prigione.
Una volta chiusa la porta, il Caporale snodò la benda e la lanciò su un mobiletto lì accanto. L'ambiente ristetto accoglieva giusto un letto e un comodino nella parete adiacente, con una finestra aperta proprio di fronte a loro, e un piccolo armadio a muro.
-Rimarrai qui, nella sala pranzo e in quella adibita agli allenamenti per la maggior parte del tuo tempo, con me o qualcuno delegato da me.-
Eren si toccò i polsi, doloranti ma ormai quasi privi di ferite aperte, e camminò lentamente per la camera prima di sedersi sul bordo del letto, i gomiti sulle ginocchia. Teneva lo sguardo fisso per terra, all'altezza dei piedi di Levi, insicuro di ciò che avrebbe visto sul viso di quest'ultimo se l'avesse guardato.
-Non è molto diverso dallo stare nella cella, allora.-
-Non essere ingrato, moccioso.-
-Già... non dovrei.-
Il silenzio si dilungò fra di loro, e per una volta Eren non aggiunse niente. Si sentiva intorpidito da ciò che avveniva dentro di lui. Il luminoso sollievo che l'aveva scosso quando la voce di Levi aveva penetrato le sue nuvolose visioni, prendendo forma nella realtà, stava lentamente sfumando in una più consapevole analisi della situazione. E tra tutto ciò che avrebbe potuto considerare, Eren non riusciva ad allontanare il pensiero che il senso di colpa che provava non stesse occupando il posto giusto.
-Pensi che avrei potuto evitarlo?-
Levi si bloccò con una mano sulla maniglia. Eren era stato così perso nella sua mente da non essersi accorto che il Caporale stava per lasciare la stanza. Rimase in silenzio, cercando le parole giuste per spiegarsi e sentendo, in qualche modo, che lui l'avrebbe ascoltato.
-Non mi pento di averti salvato. Lo rifarei, se la situazione fosse la stessa. Ma mi chiedo se avessi potuto agire diversamente, se usando la testa per qualche secondo di più avrei potuto salvare di più, se-
-Rimuginarci è una perdità di tempo.-
-Ma non voglio dimenticare! Come faccio a non pensarci? Sono rimasto in prigione per giorni! Potrebbero farmi uccidere per quello che è successo!-
Levi non fu sorpreso per quella sua perdita di controllo, ne di vedere che il ragazzo aveva alzato di scatto la testa per fissarlo con un accenno della scintilla del mostro, che era parte di lui, in quei suoi occhi verdi.
-Ti ho sempre detto che abbiamo una scelta, ma che non puoi prevedere dove quella ti porterà. Tu hai fatto la tua, smettila di soffermarti su un'alternativa che non puoi più recuperare.-
-Tu non capisci!-
Si era alzato, incapace di tenere la sua frustrazione a bada stando seduto. Levi lo osservava inespressivo, e se normalmente per Eren non era un problema, quella volta non fece altro che irritarlo ancora di più.
-Dovresti rivolgerti a me col giusto rispetto, sono un tuo superiore.-
-Smettila di usare questa scusa per mettere distanza!- 
Si prese la testa fra le mani, tirando i capelli con i pugni serrati, respirando pesantemente. Rivoli di fumo si alzavano dal suo corpo surriscaldato. Levi fece un passo verso di lui, i muscoli tesi, ma il ragazzo non sembrava vederlo più.
-Sto perdendo la ragione!- 
Mentre lo diceva, si girò verso il Caporale, immobile di fronte a lui. Allargò le braccia, indicando se stesso, lui, tutta la stanza e il mondo intorno e dentro di lui in un solo gesto.
-Sangue, morte, follia, pensieri irrazionali, non riesco a scindermi da loro. Io sono loro. Godo dell'orribile paesaggio di guerra e distruzione che lascio dietro di me! Come potrei considerarmi umano? Come posso provare rimorso per chi è morto a causa mia se mentre accadeva non sentivo altro che il gusto del mio trionfo?-
Sarebbe potuta sembrare una scena comica, un contrasto marcato e ridicolo tra il focoso, giovane inesperto e l'impassibile veterano. Ma occhi attenti avrebbero notato lo sguardo perso, confuso, tormentato di quel giovane, la posa innaturalmente tesa verso l'altro di quel veterano, come se l'unica cosa giusta da fare per loro fosse quella di affogare ogni cosa tanto in profondità da far cadere tutte le barriere che li costringevano in quelle rigide posizioni, impedendo loro di trovare rifugio l'uno nelle braccia dell'altro.
-Uccideresti le persone vicine a te?-
Quella domanda spiazzò così tanto Eren che perse la sua posa aggressiva e incontrollata, con le braccia che si riadagiavano lentamente lungo i fianchi.
-C-cosa?-
-Ho detto,- fece Levi mentre gli si avvicinava, senza perdere il contatto visivo, scandendo ogni parola -uccideresti le persone vicine a te, adesso, senza pensarci, e solo perché sei arrabbiato?-
-No! Non voglio uccidere nessuno!-
-Allora smettila con questa autocommiserazione del cazzo.-
Levi allungò la mano e lo tirò malamente per i capelli, portando i suoi occhi allo stesso livello di quelli allarmati di Eren.
-Se non vuoi uccidere nessuno non farlo. Sei padrone delle tue azioni. Non abbiamo il lusso di essere perfetti solo perché siamo più umani dei nostri nemici. E tieni a mente che non possiamo permetterci distrazioni, là fuori. Una distrazione è una vita persa senza alcun motivo.-
Eren lo sapeva. Non c'era regola più profondamente incisa in lui. Forse aveva solo bisogno di qualcuno che gli dicesse che era ancora umano, ma se c'era qualcosa che caratterizzava le persone per ciò che rappresentavano nel mondo, quella non poteva che essere il loro libero arbitrio. Sperava solo di non ritrovarsi mai più a dover scegliere in modo diretto fra Levi e qualcun'altro.
-Ho perso il controllo. In quel momento, volevo solo che quella vita non fosse la tua.-
La mano attorno ai suoi capelli si serrò, ma quella che si poggiò sul suo viso era così leggera da non essere quasi reale.
-Ti istruirò io, ma dipende da te poi. La scelta è tua, Eren. Ricorda però che la tua vita mi appartiene, e se e quando dovrai morire, sarò io a deciderlo. Non permetterò ad altri di vantare su di te diritti che non hanno.-
Il più giovane annuì, e tutto ad un tratto si sentì avvolgere da un profondo calore che rilassò i muscoli del suo corpo e distese il suo volto. A rallentatore, come se avesse tutto il tempo del mondo, racchiuse il viso di Levi fra le mani, per poi avvicinarlo al proprio e restituirgli il bacio che si erano scambiati nel piccolo inferno della cella che l'aveva ospitato per un tempo fin troppo lungo.

Tremava per l'intensità del suo corpo sul proprio, mentre si faceva largo in lui con spinte che spezzavano il suo spirito, riducendolo in piccoli pezzi che si depositavano ai suoi piedi.
Levi avrebbe potuto calpestarli, Eren lo sapeva; invece, li rimetteva insieme per poi distruggerlo ancora e ancora, con rabbia e bruschezza, oppure con la stessa infinta dolcezza che stava usando in quel momento.
Gli aveva promesso già tempo prima che sarebbe stato il dolore lo strumento con cui l'avrebbe temprato, ma Eren sapeva che Levi era anche capace di altro. 
I loro corpi sudati scivolavano l'uno sull'altro sempre più in profondità, scambiandosi carezze e aggrappandosi l'uno all'altro come se, altrimenti, sarebbero andati incontro ad una lunga caduta.
-Ti prego...-
-Cosa? Che cosa vuoi?-
Anche il suo tono era affannato, urgente, alle orecchie di Eren giungeva confuso, unito ai propri gemiti di piacere e al rumore sordo, umido del sesso di Levi che entrava e usciva da lui. Emise un gemito confuso, acuto, perso in quelle sensazioni in maniera tanto profonda da dimenticarsi, quasi, della supplica che gli aveva rivolto.
-Non mi rompo...- mormorò Eren, artigliando il lenzuolo a causa dell'ultimo affondo di Levi. -Se spingi di più non mi romperò.-
Il ragazzo lo sentì diventare più grosso dentro di lui e mugugnò con fervore, mentre Levi gli allargava le gambe, tendendo i suoi muscoli di quella deliziosa tensione che non aveva nulla di dolce, solo il bisogno carnale di dare spazio alla foga crescente dell'orgasmo.
Avrebbe voluto inarcarsi e piegarsi ancora, ma ogni punto del suo corpo aveva raggiunto il limite e ora viveva di vita propria, modellati dalle mani del Caporale.
Levi si fermò solo il tempo necessario per mettersi in ginocchio in mezzo a lui, poi lo penetrò di nuovo, senza fermarsi, assorbendo ogni singolo suono e movimento emesso dal proprio amante.
Da quella posizione poteva controllare meglio le spinte, andare più a fondo dentro di lui, vedere come quell'essere si contorceva sotto di lui in preda al piacere che gli dava. Eren rispettava il suo ruolo al limite concessogli dalla propria determinazione (un limite che, per lo più, si premurava costantemente di superare e porre sempre più lontano, con sommo fastido e divertimento del Caporale), e Levi lo portava sulla soglia della non-sopportazione in un esasperante botta e risposta che culminava sempre allo stesso modo.
-Toccami- stava dicendo Eren, con una mano attorno alla sua erezione.
-Oggi sei fin troppo audace, moccioso.-
Gli occhi languidi del ragazzo sembravano non riuscire a metterlo a fuoco, ma Levi era tutto ciò che quello vedeva. Gli faceva tornare in mente quei primi incontri, in cui c'era, si, stata malizia; poi Eren aveva capito di non poter più definire "impulso istintivo" ciò che lo portava a cercare le sue braccia di notte, e i suoi occhi di giorno. Levi, di contro, se n'era semplicemente accorto.
Passò un braccio attorno alla base della schiena del ragazzo, tirandolo su con sé, a cavalcioni sul suo bacino. Guidò le mani di Eren sulle proprie spalle, e quello capì, mentre una scintilla d'approvazione gli accendeva lo sguardo. 
Issandosi su di lui, iniziò a spingersi su e giù attorno al sesso di Levi, provocandogli lunghi, rochi gemiti che lo incoraggiarono a muoversi più velocemente. Il Caporale strinse la presa su Eren con una mano, portando il movimento alla stessa velocità di quella dei loro bacini.
L'aria si riempì di sospiri, mugolì, fiati spezzati il cui ritmo incrementò fino allo stremo, finché entrambi vennero sconquassati da un'ondata di piacere e godimento così violenta che non ci fu spazio per altro, se non la ricerca disperata di ossigeno e calore per calmare quei battiti di cuore tanto impazziti.
Rimasero stretti l'uno all'altro, cercando di sostenersi, vinti da qualcosa che non poteva ridursi ad un semplice termine.
Eren non l'aveva mai conosciuto
-Levi-
quel sentimento,
-Ho detto che ti avrei protetto, Eren- 
e l'avrebbe difeso a costo di tutto.
Lo baciò ancora.
-Se questa è la tua scelta... allora io proteggerò te.-

-Smettila di dire stupidaggini-
-Ma è vero. Io ti proteggerò, Levi.-
Quella volta, Eren si era addormentato sul suo stomaco, il viso rivolto verso di lui. Levi aveva spostato alcune ciocche di capelli dalle sue palpebre chiuse, per poterlo osservare meglio, e le parole gli erano sfuggite di bocca senza poter controllare quelle o la sensazione di calore che gli si stava diffondendo nel petto, mentre l'altro si incurvava per avvicinarsi di più a lui.
-Sono io quello che ti proteggerà, moccioso.-
La bocca di Eren, avrebbe potuto girarci, si era curvata all'insù.


Now it's my turn e.e
E siamo arrivati alla fine. Wow. Dire che sono agitata non rende esattamente l'idea; diciamo piuttosto che sono emozionata e che segnare la spunta accanto alla domanda 'Completa?' qui su efp mi fa un certo effetto, anche perché sono molto lunatica e incostante e spesso non riesco a portare a termine un progetto. Ma se si tratta di una OS o di una mini-long è più facile. Con questo capitolo ho dato libero sfogo a tutta la mia Ereriaggine, ma i residui nella mia testa si stanno mettendo insieme un'altra volta ed è probabile che ci rileggeremo ancora in questo fandom, magari con una OS! 
Che dire, un grazie a tutti quelli che hanno inserito la storia fra le ricordate/seguite/preferite, siete voi che principalmente mi mettete in agitazione, e spero che questo quarto-quinto capitolo sia stato un finale soddisfacente -se no, mi dispiace da morire.
Grazie a chi ha recensito, soprattuto a Nicole, che si è premurata di recuperare ogni capitolo ed essere esaustiva in ogni aspetto del suo giudizio al mio lavoro. *le si lancia addosso e la abbraccia* Questo capitolo era un po' più anche per te, e spero, nel mio piccolo, di averti regalato il finale che ti aspettavi.
Con immenso amore, per la Ereri, la Riren, entrambe, e per voi,
alla prossima!
*smack&hug, ahahah*

   
 
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