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Autore: TurningSun    09/11/2014    9 recensioni
“Lascio gli Auror.”
Così aveva esordito Ron Weasley, con la testa tra le mani, seduto sul letto di Hermione.
Su quel letto ad una piazza, circondato dai libri di Hogwarts, quelle parole sembravano surreali. Ron aveva sempre voluto essere un Auror: ne aveva sempre parlato come degli eroi e, quando lui ed Harry furono accolti al Quartiere Generale come nuovi Auror, Ron la obbligò ad un tour de force di studio per “non essere lo zimbello di turno”.
** Questa storia partecipa al contest "Romione, che passione!" indetto da HermioneJeanGranger sul forum di EFP **
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Pacchetti utilizzati:

Smeraldo
: casa Granger 

Cereali : burrobirra 
Protego maxima : Ciò che conta non è fare molto, ma mettere molto amore in ciò che si fa.



≈  Like butter and beer  ≈

 

We could all be blown to pieces

Because time's a ticking bomb

We could all be dead tomorrow

But our love will carry on

(The energy never dies - The Script)

 

 

 

“Lascio gli Auror.”

Così aveva esordito Ron Weasley, con la testa tra le mani, seduto sul letto di Hermione.

Su quel letto ad una piazza, circondato dai libri di Hogwarts, quelle parole sembravano surreali. Ron aveva sempre voluto essere un Auror: ne aveva sempre parlato come degli eroi e, quando lui ed Harry furono accolti al Quartiere Generale come nuovi Auror, Ron la obbligò ad un tour de force di studio per “non essere lo zimbello di turno”.

E ora, davanti a lei, stava trattenendo a malapena le lacrime.

Per giorni interi si era comportato in modo strano e, forse, questa era la soluzione a tutti i dubbi che avevano preso il sopravvento su di lei.

Conoscendolo bene, Hermione era certa che questa decisione non fosse passeggera.

Prese un respiro e si inginocchiò davanti a Ron, che si asciugava il viso con il dorso della mano, per poi tornare a tenersi la testa tra le mani.

“Perché?”

Ron si morse il labbro inferiore e strinse i capelli tra le dita.

Passarono alcuni minuti, in cui l’orologio lilla ticchettò al muoversi delle lancette.

Più Hermione lo guardava, più non riusciva a capire questa decisione. E stava, decisamente, iniziando ad innervosirsi.

“Ron, puoi dirmi perché vorresti lasciare gli Auror? Non ha senso, sei un Auror da quasi due anni..!”

“Non voglio più esserlo.” Rispose secco.

Ora, era innervosita.

Si alzò e andò alla scrivania, dove iniziò a sistemare le carte del Ministero. “Quando vorrai parlarmene, starò ad ascoltarti.” Il tono di voce era più duro di quanto volesse davvero utilizzare, ma quando Ron faceva così non lo sopportava.

“Oh, certo…”

Si girò di scatto per guardarlo. “Non pensare di fare la vittima con me, perché se…”

“Vittima? Io ho un problema, vengo da te e faccio la vittima?” Ron ruggì alzandosi, finalmente, dal letto. 

Hermione incrociò le braccia al petto, compiaciuta di averlo fatto risvegliare: avrebbe parlato con più facilità. “Adesso, per favore, mi dici cosa ti ha fatto cambiare idea riguardo agli Auror?”

Il viso di Ron si rilassò, così come le spalle. Il ragazzo si sedette sul letto, chiedendole di fare altrettanto.

Ron le prese una mano e iniziò ad accarezzarla, intrecciando le loro dita e districandole.

“La settimana scorsa, io e Devon eravamo di pattuglia a Nocturne Alley. Una ronda banale. Eravamo davanti ad un negozio di vestiti quando due tizi hanno scippato una vecchia signora. Abbiamo iniziato a rincorrerli subito, fino a che…” 

La mano si era fermata, le dita intrecciate con quelle di Hermione.

“Fino a che due bambini non si sono messi in mezzo e… Ne ho colpito uno.”

Hermione rimase a guardarlo per alcuni secondi. Per una settimana, si era nascosto da lei, aveva fatto finta di nulla con la sua famiglia. Si era tenuto dentro il peso di aver ferito un bambino.

“Quando ti dicevo che non potevamo vederci, ero al San Mungo dal bambino.”

Hermione si maledisse per le volte in cui si era lamentata del fatto che non si sarebbero visti.

“Ora sta meglio?” Fu tutto quello che riuscì a chiedergli. Aveva paura che il bambino non stesse davvero bene, dato che Ron aveva deciso di abbandonare gli Auror.

Un lieve sorriso sulle labbra del ragazzo, la fecero rilassare. “Sì, è un campione. Ma…” Scosse la testa per poi riavviarsi i capelli all’indietro e sussurrare. “Non voglio più far male a nessuno, Hermione.”

Aveva gli occhi contornati dalle occhiaie, il naso era rosso così come le orecchie e le labbra tremavano impercettibilmente.

Avrebbe voluto essere stata con lui dal giorno dell’accaduto, averlo fatto parlare e, magari, avergli fatto capire che incidenti simili accadono anche ai migliori. Ma lo sguardo di Ron esprimeva ciò di cui aveva più timore: aveva già preciso quella decisione dal momento in cui aveva colpito quel bambino.

Ora, a lei restava solamente accettarla e dargli tutto l’appoggio di cui aveva bisogno.

Gli baciò la guancia e appoggiò la testa sulla sua spalla. “Va bene.”

Anche se non poteva guardarlo in viso, Hermione sapeva che Ron stava sorridendo.

“Davvero?”

Alzò lo sguardo verso di lui e incontrò gli occhi azzurri del ragazzo: finalmente, sereni. “Sei sicuro di questa decisione?”

Per un momento, Ron fu incerto poi le labbra di tirarono in un triste sorriso. “Sì, quel posto non fa per me.”

Benché non fosse pienamente d’accordo, Hermione annuì e gli baciò le labbra. “Allora, anche per me va bene.”

 

 

 

***

 

 

'Cause when you know, your days are numbered

And you're looking in my eyes

It's not the end, 'cause the energy never dies

 

 

“L’ho detto ai miei e… Mia madre s’è messa quasi a piangere.” Ron rise piano, mentre si appoggiava al mobile della cucina con una bottiglia di Burrobirra in mano. “Sei sicura che sia legale il fatto che io possa bere questa quando in casa c’è tua madre?”

Hermione alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta. Da quando si era Materializzato in casa sua con quelle due bottiglie di Burrobirra, non aveva fatto altro che chiederle se non stesse violando qualche legge magica.

“No, Ron. Basta che non urli a tutti i vicini che stai bevendo una Burrobirra e non ci fai arrestare per schiamazzi e rinchiudere in un Centro di Sanità Mentale.” Rispose, controllando la consistenza della crema al cioccolato.

Quando si girò con il cucchiaino pieno di crema, l’espressione sul viso del suo ragazzo era eloquente: non aveva capito nulla di quello che aveva appena detto. “Lascia stare. Piuttosto, renditi utile: senti se è buona.” E, senza aspettare risposta, spinse il cucchiaino in bocca a Ron.

“Scotta, Hermione! Miseriaccia, volevi distruggermi le papille gustative?” Ululò Ron mandando giù un po’ della crema. Poi, quando il bruciore fu passato, si avvicinò alla pentola e ne rubò un altro cucchiaino. “Direi… Oltre Ogni Previsione!”

In quel momento la signora Granger entrò in cucina, con una rivista in mano. “Ron, ho appena saputo che non sarai più un Auror.”

“L’ha letto nella rivista?” Il tono era preoccupato.

La donna agitò la mano, come a voler scacciare una mosca. “Oh, no. Questa è una sciocca rivista babbana. Me l’ha detto Hermione.”

Il viso del ragazzo assunse le tonalità del rosso. “Non faceva per me.”

“Oh, mi dispiace molto. Quindi, stai già cercando qualcos’altro?”

Ron si grattò il collo, imbarazzato: non aveva dato la notizia nemmeno ad Hermione e dirla prima alla suocera gli sembrava alquanto strano. “Per un po’ aiuterò mio fratello con il negozio di scherzi.”

“Cosa?”

Ron si girò verso Hermione, che assomigliava terribilmente alla Professoressa McGranitt, pronta a fargli una ramanzina. “George ha detto di aver bisogno di una mano, dato che il negozio sta andando a gonfie vele, e mi ha offerto un lavoro finché non troverò qualcosa che mi piaccia.” Hermione continuava a fissarlo: stava raccogliendo le idee per un discorso che, Ron ne era certo, li avrebbe portati a litigare di fronte a sua madre. “Lo so che non è un lavoro importante, Hermione, ma…”

“Sciocchezze!” Lo interruppe la signora Granger. “Ciò che conta non è fare molto, avere un ottimo lavoro e una buona retribuzione, ma è importante mettere molto amore in ciò che si fa. Proprio come stai facendo tu, Hermione.” Terminò indicando la pentola accanto alla figlia. Guardò l’orologio al polso. “Ora, devo scappare dal parrucchiere. Hermione, non fare la brontolona con il tuo ragazzo. A presto, Ron.”

 

 

 

Se ne stavano sul divano, Hermione era appoggiata con la schiena al bracciolo e con le gambe sopra quelle di Ron, che era seduto in modo molto rilassato.

Non avevano pronunciato parola da quando la signora Granger era uscita di casa, mezz’ora prima. Si erano limitati ad un tacito accordo: Hermione avrebbe dovuto parlare per prima. O, almeno, questo era quello che aveva deciso Ron.

Hermione, invece, era rimasta in silenzio perché, come sempre, sua madre era in grado di farle vedere l’altro lato della medaglia con banali frasi di sua nonna.

Non si cimentava mai ai fornelli perché aveva troppe cose da studiare, troppe pergamene da riempire e nuove leggi da imparare. Ma, quel giorno, aveva deciso di fare qualcosa per Ron, qualcosa di diverso dai soliti biscotti al burro con il tè - che lui trangugiava senza fare complimenti.

Così aveva fatto la crema al cioccolato. Le era riuscita anche bene, dato che il ragazzo se la stava mangiando tra un sorso di Burrobirra e l’altro.

“Ogni tanto mi domando come facciamo a stare insieme, io e te.”

Ron le rivolse uno sguardo sorpreso. “Cosa ho fatto, adesso?”

Hermione sembrò non prestargli attenzione. “Se mettessimo a confronto i pro e i contro, non staremmo mai insieme…”

“Sembra che ti dispiaccia!”

“No, no… È che… Siamo uno strano assortimento.”

“Beh, siamo come la burrobirra. Prima di venire ad Hogwarts avresti mai unito la birra con il burro?”

In quel momento, fu il turno di Hermione di guardarlo sorpresa.

“Tu sei la birra e io il burro. O, a volte, è il contrario. Il punto è che noi siamo due cose che prima non avresti mai messo insieme e, ora, sai che è la cosa più buona al mondo!”

La ragazza sorrise, allacciando le mani dietro il collo di Ron. “Potrei offendermi per essere stata paragonata ad una bevanda.”

“Ma è la mia preferita.” Le sfiorò le labbra contro le proprie.

 

 

 

Prima gita a Hogsmeade. Terzo anno.

 

“Andiamo a berci una Burrobirra, Hermione!”

“Che cosa?”

Ron la guardò meravigliato. “Non avete la Burrobirra nel mondo babbano?”

Le guance di Hermione si accesero di rosso. “No. Non esiste niente del…” Ma non riuscì a terminare la frase, perché Ron le aveva preso la mano e la stava trascinando verso I Tre Manici di Scopa.

Entrarono nel locale; era caldo e accogliente, alcuni tavoli era occupati da maghi e streghe che parlavano tra di loro.

Hermione e Ron si avvicinarono al bancone. Madama Rosmerta li guardò, mentre asciugava un boccale. “Cosa vi preparo?”

“Due Burrobirre.” Disse velocemente Ron. Le orecchie avevano assunto una sfumatura accesa di rosso. 

Dopo aver pagato e aver preso ognuno il proprio bicchiere fumante, si sedettero ad un tavolo, accanto ad una polverosa vetrina, contenente bottiglie di ogni genere.

“Assaggiala, dai!”

Hermione prese un sorso della bevanda, non del tutto sicura di essere capace a mandarla giù. Con sorpresa, deglutì e ne prese subito un altro sorso. “È buonissima!”

Ron sorrise soddisfatto. Il rossore alle orecchie si era accentuato. “È la mia preferita.”

 

 

There's no where, there's no when

There's no start, there's no end

'Cause this love, it transcends

I found you before and I'll find you again

 

 

≈ Fine ≈

  
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