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Autore: AmeliaRose    09/11/2014    6 recensioni
[SusanxLegolas, Crossover "Le Cronache di Narnia" e "Il signore degli anelli"]
Dal primo capitolo:
Quello che riferì non era molto promettente: gli orchi avevano dichiarato nuovamente guerra e le megere si facevano vedere sempre più spesso nei boschi vicini al castello. Era passato troppo poco tempo dall'ultima battaglia e non erano ancora fisicamente pronti a respingerli nuovamente. Aslan, allora, suggerì di chiedere aiuto a un Re appartenente a un altro mondo, Re che Aslan riteneva saggio e più propenso a stringere un alleanza. [...] Il loro Re, dopo molte ore passate a consultarsi, accettò di aiutarli e di creare questa alleanza solo se Narnia avesse concesso loro una cosa: un matrimonio che univa effettivamente i due mondi.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Susan Pevensie, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Le Cronache di Narnia, Il Signore degli Anelli e tutti i suoi personaggi non sono di mia proprietà, tutti i diritti sono dei legittimi proprietari, il mio è solo un divertimento"



05. Racconto di una guerra passata.

 

I due giorni che seguirono furono i più angoscianti e lunghi per i tre fratelli Pevensie. Peter partì alle prime luci dell'alba il giorno dopo i festeggiamenti accompagnato da Legolas e da alcuni elfi e narniani. Edmund, dopo aver appreso la notizia della partenza del fratello, si arrabbiò al tal punto da rinchiudersi dentro camera sua senza proferire più parola. Non amava essere messo in disparte, era abbastanza grande per sapere cosa accadeva al suo regno e perlustrare da solo il perimetro senza avere qualcuno alle calcagna. Non era più un bambino infondo. Susan e Lucy, d'altro canto, avevano intuito che qualcosa non andava ma avevano accettato la partenza del fratello senza dire una parola. Non avevano di che preoccuparsi se assieme a lui c'era Legolas.

«Secondo te cosa è successo?» chiese Lucy dopo aver finito di consumare il pranzo. 
Susan alzò gli occhi al cielo spazientita, erano due giorni che le faceva la stessa domanda.

«Non lo so, Lucy. Te l'ho già detto!» rispose alla svelta dopo un lungo sospiro «Se fosse successo qualcosa di grave ci avrebbe informato. Sai com'è fatto Peter».

 

«Hai ragione. Peter ci avrebbe informato» disse Lucy guardando la sorella. «Ma poteva almeno dirci dove stava andando» obiettò subito dopo.

«L'ha fatto per Edmund, non vuole che lui lo segua» disse Susan, alzandosi dal suo posto e dirigendosi verso la credenza di mogano più vicina.

«Ma Edmund è comunque un Re! È un suo diritto seguirlo».

«E lasciare Cair Paravel senza un Re?» chiese Susan, dopo aver preso un libro dalla copertina azzurra.

«Ci siamo noi» le ricordò la più piccola.

«Certo, ma è stato un ordine di Peter, ricordi? A Cair Paravel deve esserci sempre un Re a proteggerla» disse imitando il tono di voce del Supremo.
Lucy cominciò a ridere, amava quando la maggiore imitava uno dei fratelli.

«Mi stai dicendo che Edmund ha più potere di quanto immagina?» chiese all'improvviso la più piccola.
Susan annuì soddisfatta. Si andò a sedere al suo posto davanti al fuoco e aprì il libro cominciando a leggere con aria sognante.
«Non hai paura per Legolas?» chiese avvicinandosi a lei.
Susan alzò gli occhi al cielo, odiava essere disturbata mentre leggeva.

«Ovviamente si».
Dopo quella sera non aveva più avuto modo di incontrarlo, ne di salutarlo. Nonostante non sapesse cosa fosse accaduto, voleva dargli un braccialetto porta fortuna. Forse per lui sarebbe stato un regalo stupido ma per lei contava molto, quel braccialetto significava che lei si preoccupava per lui e che sperava nel suo ritorno. Aveva più volte pensato a quello che era successo quella sera, alla sua confessione e al quasi bacio che c'era stato.
Perché non ho permesso a Legolas di baciarmi?” si chiese. “Forse l'ho offeso? No, è impossibile. Lui ha detto che avrebbe aspettato

«A cosa stai pensando?» chiese Lucy, guardandola meglio.

«Nulla di importante» rispose alzandosi dalla poltrona «Penso che andrò ad allenarmi con l'arco». Lucy annuì guardando la sorella mentre usciva dalla sala da pranzo. Susan recuperò il suo arco, che teneva custodito gelosamente in camera sua, e andò in giardino dove fece sistemare dei bersagli di legno. Alcuni elfi si fermarono a guardarla, avevano udito la sua bravura con l'arco e volevano vedere se le voci erano vere. Susan si guardò attorno e si sentì a disagio. Un conto era essere osservata dai narniani e un conto era essere osservata dagli elfi e la loro vista così perfetta. Sospirò e indossò la protezione per il braccio, nonostante fosse un eccellente arciere a volte capitava di sbagliare e sperò con tutto il suo cuore che non fosse uno di quei giorni. Puntò l'arco verso il terreno e mise il fusto della freccia nell'apposito spazio sull'arco, posizionò l'indice sopra la cocca della freccia, il medio e l'anulare sotto di essa e tirò la corda fino a quando il gomito non si trovò dietro alle sue spalle. Con il busto eretto prese la mira e si concentrò attentamente sul bersaglio, prendendosi tutto il tempo che voleva, fare una bella figura era d'obbligo in questo caso. Scoccò e il braccio proseguì la sua strada in opposizione alla freccia, facendo scivolare la mano sulla guancia tra la bocca e lo zigomo. Il colpo andò a segno e Susan sorrise soddisfatta1

«Eccellente tiro, mia signora» disse Haldir, dietro di lei.
Susan si voltò e sorrise gentilmente al nobile elfo.

«Vi ringrazio, Haldir».
L'elfo si chinò e si spostò, dando così lo giusto spazio alla Regina.

Susan prese un'altra freccia, mirò e la mandò a segno. Ogni volta che prendeva una nuova freccia, Haldir allontanava sempre di più il bersaglio fino ad arrivare a duecento metri.
«Haldir, è troppo lontano» disse Susan, aggrottando la fronte.
L'elfo corse velocemente da lei e sorrise.

«La mira e la concentrazione sono la chiave della vittoria, mia signora» disse lui guardando il bersaglio.
La Regina Gentile si guardò nuovamente attorno, gli elfi si erano fatti più vicini notando che assieme a loro c'erano anche Lucy ed Edmund. Con coraggio prese una nuova freccia, inspirò e prese bene la mira. Il vento le scompigliò i capelli accarezzandole il viso, Haldir rimase in silenzio osservando meticolosamente l'arco teso di Susan. Scoccò la freccia ed espirò. La Regina guardò Haldir e attese il verdetto, si sentì meglio quando vide l'elfo sorridere.
«Ben fatto, mia Signora» disse l'elfo, guardando il bersaglio.

«Per un attimo ho temuto di non centrare il bersaglio» ammise lei senza vergogna.

«E perché mai? Siete un ottimo arciere, la distanza è nulla se la concentrazione è tanta» disse lui retorico.

«Per noi umani è un po' difficile centrare un bersaglio così lontano e fare centro» disse Susan prendendo la faretra vuota.
S'incamminò verso il bersaglio con Haldir al proprio fianco.
«Haldir, posso farvi una domanda?» chiese speranzosa.

«So cosa volete chiedermi, mia signora. Ma le mie labbra sono sigillate» disse l'elfo.
Susan recuperò tutte le frecce e le mise al sicuro nella faretra.

«Mi potete dire se è una cosa grave?» chiese guardandolo.

«No, niente di grave. Non vi dovete preoccupare di nulla» rispose sicuro delle sue parole.
Susan annuì.

«Posso chiedervi un favore?» chiese la Regina un po' timorosa.
Haldir la guardò per qualche istante.

«Ovviamente si, se posso sarei ben lieto di aiutarvi».
La Regina sorrise.

«Mi chiedevo se mi potevate insegnare qualche frase o parola in elfico» disse imbarazzata «Visto che sposerò presto un elfo, mi è sembrato giusto imparare la vostra lingua».
Haldir sorrise.

«Sarà un onore per me insegnarvi la mia antica lingua. Ma temo che dovrà aspettare stasera, oggi pomeriggio dovrò stare di guardia con gli altri elfi».
Susan sorrise entusiasta.

«Per me va bene. Va bene dopocena? Alla biblioteca?» chiese la fanciulla guardando negli occhi azzurri di lui.

«Perfetto. Ci vediamo più tardi, mia signora» s'inchinò e se ne andò.
Susan lo seguì con lo sguardo e sorrise. 


 

Susan si avviò alla biblioteca con un sorriso sul volto e dei fogli e un astuccio sotto braccio, non vedeva l'ora di imparare la lingua elfica. Dalle poche volte che aveva avuto la possibilità di sentirla, le era parsa come una melodia, come un canto antico e pieno di misteri.
«Susan, aspettami» urlò Lucy, correndo verso di lei.

«Che ci fai qui? Non dovevi andare da Edmund?» chiese sorpresa.
La minore scosse la testa.

«Edmund non ha voglia di stare con nessuno al momento. Voglio venire con te a imparare la lingua elfica!» annunciò eccitata.
Susans sospirò, maledicendosi di aver confessato della lezione che avrebbe avuto con Haldir.

«E va bene, a volte è giusto soddisfare le proprie curiosità» rispose la maggiore con un sorriso.
Entrarono insieme nella maestosa biblioteca piena di libri e tomi antichi e si guardarono attorno, ma di Haldir non c'era traccia.

«Forse siamo in anticipo» disse Lucy, sedendosi su una poltrona.
Susan annuì e andò a sedersi di fianco a lei.
«Pensi che Peter stia bene?» chiese la più piccola appoggiando la testa sulla spalla della maggiore.

«Si, sta bene. E poi c'è Legolas con lui, sono sicura che in caso di pericolo lui lo proteggerà» disse sicura. Lucy sorrise sollevata.
La porta della biblioteca si aprì e Haldir entrò in fretta.

«Perdonate il mio ritardo, ho avuto un contrattempo» si scusò.

«Non vi preoccupate, non siete affatto in ritardo. Spero che non sia successo nulla di grave» chiese Susan.
L'elfo scosse la testa e si andò a sedere vicino a lei.

«Vedo che stasera non siete sola» disse guardando Lucy,

«Perdonate mia sorella, è molto curiosa e voleva imparare qualcosa anche lei» Susan sorrise, sperando che al buon elfo non desse fastidio la presenza della sorella.

«Affatto, mia Regina» disse con un sorriso.

«Prima di iniziare la lezione, posso chiedervi una cosa?» chiese Lucy, intimidita.

«Ditemi pure, mia signora»

«Mi potete raccontare qualcosa della vostra razza?» chiese curiosa.

«Cosa volete sapere di preciso?»

«Voi elfi avete combattuto qualche guerra?»
Susan la fulminò con lo sguardo, non erano cose da chiedere.

«La guerra che molto probabilmente ricorderanno tutti, è quella contro Sauron» disse l'elfo con tono disgustato.

«Chi era costui?» chiese Lucy sempre più curiosa.

«In suo nome in realtà è Mairon, in origine era un potentissimo servo di Aulë il fabbro»

«Aulë il fabbro?» chiese Lucy, interrompendo l'elfo. «Mi scusi, non volevo disturbarla»

«Non vi preoccupate, è giusto chiedere quando non si conosce qualcosa» disse saggiamente Haldir. 
«Aulë viene anche chiamato il Signore della Terra ed è un Valar. I Valar possono essere paragonati agli Dei e a ciascuno di loro viene abbinato un elemento. Aulë ha creato una propria razza, i nani. Fu ammonito per questo e venne costretto ad adottarli come figli dando loro vita e coscienza» disse guardando la più piccola.
«Poco tempo dopo Mairon fu imbrogliato dall'Oscuro nemico Melkor e diventò una creatura malvagia» continuò l'elfo «Cambiò così il nome in Sauron. Dopo la sconfitta e l'imprigionamento di Melkor fuori dai confini del mondo, Sauron imbrogliò gli uomini del regno di Nùmenor portandoli alla distruzione. Dopo la sconfitta del suo Signore, Sauron sembrò pentirsi e pregò per la misericordia. Ma fuggì e si nascose, non era disposto a ritornare nell'Ovest per essere giudicato»

Lucy e Susan guardarono l'elfo, rapite dalle sue parole e avide di informazioni.

«Dopo mille anni di inattività, Sauron cambiò il suo aspetto e nome, facendosi chiamare Annatar, il signore dei Doni. La prima cosa che voleva fare era quella di ingannare gli elfi, i nani e gli uomini. Capì subito che gli uomini erano più facili da irretire, ma comprese ben presto che i Nani e gli Elfi erano più difficili da sedurre. Il Re Supremo dei Noldor e Elrond di Gran Burrone sospettarono fin da subito che Annatar avesse intenzioni meno nobili delle sue parole» Haldir si fermò e guardò le due sorelle.

«E poi cosa accadde? Caro Haldir, non mi lasci così sulle spine» implorò Lucy, guardandolo negli occhi.
Gli occhi dell'elfo si fecero più scuri e spaventosi, Lucy abbassò lo guardo impaurita.

«Sauron riuscì a stringere amicizia con gli elfi fabbri dell'Eregion, questi erano avidi di conoscere nuove tecniche di fabbricazione dei gioielli che, purtroppo, Sauron era a conoscenza» Haldir sospirò infastidito «Con l'aiuto degli elfi, forgiò svariati anelli del Potere ma in segreto, Sauron, forgiò l'Unico Anello nella montagna di fuoco fondendo nel suo anello più potere e volontà dominando così su tutti gli altri»

«Era tutto un inganno» sussurrò Lucy, disgustata.
Haldir annuì.

«Quando l'Oscuro Signore infilò al dito l'Unico Anello, i Noldor capirono di essere stati ingannati e nascosero i tre anelli più importanti chiamati Narya, Nenya e Vilya. Sauron li desiderava fortemente perché tramite quei tre anelli poteva dominare la mente degli elfi. Scoperto il suo inganno, Sauron invase e distrusse Eregion». Haldir alzò lo guardo e guardò verso la porta dove Edmund ascoltava la storia appoggiato al muro.
Susan notò lo sguardo del fratello, era parecchio interessato dalla storia. Sentì una morsa stringerle lo stomaco, questo Sauron assomigliava molto a Jadis. Sapeva esattamente quello che suo fratello stava pensando.
«Sauron riuscì a recuperare molti Anelli del Potere, e li distribuì a vari Re degli uomini e dei nani; ci mise pochissimo a sottomettere gli uomini sotto alla sua volontà. D'altro canto, però, trovo difficile schiavizzare i nani. Gli anelli del potere non avevano nessun effetto su di loro, se non di renderli più collerici quando non trovavano abbastanza oro» Haldir si fermò e, disgustato, sputò un “Nani” a bassa voce.

«Ricordo cosa Aslan vi chiese prima di arrivare a Narnia. Perché non avete un buon rapporto con i nani?» chiese innocentemente Susan.

«Questa è una lunga storia, mia Signora. Potrei raccontarvela un altro giorno se lo desidera, ma vorrei finire prima questa» disse senza cattiveria l'elfo. 
Susan annuì.

«Scusi se l'ho interrotta. Continuate pure».

«Così iniziò l'ascesa di Sauron. Cominciò a diffondere tra la popolazione la paura della morte, secondo lui era una maledizione imposta dai Valar, i Dei. Commise persino un atto di blasfemia negando l'esistenza di Eru, e annunciando che l'unico Signore del Mondo risiedeva nel Vuoto» l'elfo smise di parlare per qualche istante, il senso di disgusto si poteva leggere chiaramente sul suo viso. «Sauron fondò un proprio culto religioso adorando solamente Melkor e perseguitando gli infedeli. Ma tutto questo non bastò, in poco tempo diventò così avido che convinse un suo Re sottomesso a prendere con la forza quello che gli Dei gli aveva negato. L'immortalità.»
Lucy rimase a bocca aperta, incredula che una persona potesse commettere così tanti atti blasfemi e gravi.

«Eru, però, distrusse il Re e la sua flotta di uomini seppellendoli nelle Grotte degli Obliati. E dal quel momento, per Sauron cominciò la discesa verso il baratro. Perse così la sua forma corporea e tutte le energia che aveva impiegato per conquistare la gente. Assunse una forma sgradevole e si affidò nell'Anello per sottomettere i suoi alleati. I Dei furono clementi con un gruppo di uomini, vecchi sostenitori di Sauron. Li portarono nella di Mezzo dove fondarono i Regni di Arnor e di Gondor. Vennero guidati da Elendil l'Alto e dai suoi figli, Insildur e Anarion. Inoltre si allearono con il Re degli Elfi, Gil-galad, e insieme attaccarono Sauron. Dopo una lunga, estenuante e sanguinosa guerra lo sconfissero. La guerra, però, portò innumerevoli morti, compreso Oropher e Gil-galad».
Edmund si avvicinò a loro e guardò l'elfo con curiosità.

«E l'anello?» chiese il Re Giusto.
Haldir abbassò lo sguardo.

«Andò perso nelle acque dell'Anduin. Elendil, dopo la battaglia, prese l'anello del potere. Elrond cercò di destarlo, di dirgli che doveva distruggerlo ma l'anello lo convinse a fare diversamente e si impadronì del Re umano. Perse la vita nei Campi Iridati per mano degli Orchi».

«Ma Sauron è veramente morto? Una persona con così tanto potere non può morire così facilmente» disse Lucy, dopo un breve silenzio.

«Molti dicono che non sia veramente morto. Thranduil lo dice da molto tempo, purtroppo nessuno gli da ascolto2» annunciò l'elfo, serio.

«Oropher» sussurò Susan.

«È il nonno di Legolas» disse Haldir, fissandola attentamente.

«Ricordo di averlo sentito da Aslan quando arrivai a Bosco Atro» ammise Susan, abbassando lo sguardo.
Il silenzio cominciò a regnare nella biblioteca, nessuno osava chiedere nulla, tutti pensavano a quello che avevano appena udito e rabbrividirono al pensiero di quello che ogni creatura della Terra di Mezzo aveva passato per colpa di Sauron.

«Che ne dite di cominciare?» chiese Haldir, poco dopo.

«Va bene» disse Lucy, destandosi dai suoi pensieri.

«Mi posso unire anch'io?» chiese Edmund guardando le proprie sorelle.
Susan annuì soddisfatta e tutti e tre si concentrarono sull'elfo.

 


 

Dopo due ore interminabili passate a prendere appunti e a scrivere la pronuncia di ogni singola parola, la lezione sul linguaggio degli elfi terminò. Susan fu l'unica ad apprendere e imparare più vocaboli ed era entusiasta della cosa, Edmund e Lucy, invece, impiegarono più tempo nel pronunciare correttamente alcune parole. Haldir rimase soddisfatto della lezione e dei suoi “alunni”, era passato troppo tempo dall'ultima volta che aveva dato lezione sulla loro lingua.
«A quando la prossima lezione?» chiese Lucy, uscendo dalla biblioteca.

«Non saprei, mia signora. Credo che la prossima volta la lezione ve la darà Legolas» disse serio.

«Quindi dobbiamo solo aspettare» sbottò la minore.

«Non dovrete aspettare molto, è arrivato pochi secondi fa. Si trovano nell'atrio» annunciò Haldir.

«Se mi potete scusare, devo andare a parlare con Legolas. Buonanotte, mio Re e mie Regine.» l'elfo s'inchinò al loro cospetto.

«Buonanotte a voi» dissero in coro i tre fratelli.

«Vado ad aspettare Peter in camera sua. Mi deve più di una spiegazione» ribattè Edmund, in tono minaccioso.
Susan e Lucy annuirono e diedero la buonanotte al proprio fratello.

«Forza andiamo, ti accompagno a letto» annunciò Susan guardando la sorella.

«Ma io voglio sapere quello che è successo!» esclamò la minore.

«Assolutamente no! È tardi e dovresti essere a letto da un bel pezzo. Domani mattina potrai vedere Peter, ma non ora» replicò la maggiore infastidita.
Lucy sbuffò e obbedì. Andarono in camera sua e Susan aspettò finché Lucy non si fosse messa in pigiama e sotto le coperte.

«Tu non sei curiosa? Pensavo che dopo due giorni che non lo vedevi, avessi voglia di parlare con Legolas» annunciò lei, curiosa.

«Haldir voleva parlare con Legolas, è occupato al momento. Domani appena lo vedrò ci parlerò» dichiarò Susan «Ma ora dormi. Abbiamo vissuto abbastanza avventure per stasera» replicò la più grande.
Lucy sbadigliò sonoramente e annuì.

«Buonanotte Sue» sussurrò Lucy da sotto le coperte.

«Buonanotte a te, Lucy» disse dolcemente Susan.
Uscì dalla stanza della sorella e chiuse la porta alle sue spalle. Percorse lentamente il tragitto verso la sua stanza e rimase sorpresa nel vedere Legolas davanti alla sua porta.
«Legolas» esclamò lei avvicinandosi a lui.
Legolas si avvicinò velocemente a lei e l'abbracciò stretta. La Regina Gentile sorrise, stupita di tale gesto.

«Mia Regina, sono felice di rivedervi» sussurrò al suo orecchio.

«Legolas, dammi pure del tu. Non è il caso di usare questo linguaggio, specialmente ora che ci sposiamo» constatò la Regina.
Legolas la guardò negli occhi e sorrise.

«Come vuoi, Susan» disse felice, gustandosi il suo nome. «Perdonami se non sono venuto a salutarti, ma stavi dormendo e non avevo intenzione di svegliarti» ammise lui, rammaricato.

«Mi sarebbe piaciuto che tu mi avessi svegliata» ammise lei «Volevo donarvi una cosa» aggiunse con un sorriso.

«Che cosa?» chiese curioso.

«Volevo donarvi un braccialetto portafortuna. L'ho fatto io stessa» confessò con le gote in fiamme. 
Legolas le accarezzò le guancia, godendo del calore che sentiva sotto le dita.

«Sarebbe un onore per me indossarlo» disse guardandola negli occhi.
Susan annuì e sorrise.

«Aspettatemi qui, vado a prenderlo. È in camera mia».
Legolas annuì e sorrise.
Susan entrò in camera sua e aprì il cassetto del comodino posizionato vicino al letto, prese un sacchettino color lilla e uscì dalla camera. Lo porse a Legolas che lo prese con grandissima curiosità. Susan si sentì in ansia, sperava con tutto il cuore che al suo principe questo pensiero piacesse.
Legolas prese il braccialetto e lo esaminò con attenzione. Era un semplice braccialetto dalle perle blu e sembrava fosse della sua misura. Legolas sorrise.

«Ti va di mettermelo tu?» annunciò felice.
Susan annuì compiaciuta. Prese il braccialetto e lo infilò al polso del suo futuro principe.

«È un braccialetto semplice, non è tra i più belli di Narnia».

«Per me è il più bello di tutti. Ha un significato preciso, siete preoccupata per me e sperate nel mio ritorno» annunciò lui fissando il braccialetto sul suo polso.

«Esatto. Spero veramente che ti porti fortuna» disse speranzosa.

«L'hai fatto tu, sarà sicuramente così» disse accarezzandole la mano.

«Se mi è concesso chiedere, cosa è successo?» chiese la Regina speranzosa, era un po' stanca di essere all'oscuro di tutto.
Legolas rimase in silenzio per un po', non sapeva se dire o meno la verità.

«Alcune megere ci hanno seguiti. Alcuni elfi se ne sono accorti durante la festa e le hanno seguite, non hanno fatto nulla. A mio parere erano incuriosite dalla nostra razza, a Narnia noi non esistiamo e ritengo che sia stata una cosa normale» disse lui perdendosi nei suoi occhi.

«L'importante è che nessuno si sia fatto male» obiettò la fanciulla, abbassando lo sguardo.
Legolas, con l'indice e il pollice, le prese il mento e lo sollevò.

«Cosa avete fatto durante la mia assenza?» chiese Legolas avvicinandosi al suo viso.

«Nulla di eclatante. Ho letto, mi sono addestrata con l'arco e preso una lezione con Haldir» disse guardando le sue labbra.

«Haldir mi ha avvisato di questo, sono felice di sapere che sei interessata alla mia lingua» annunciò orgoglioso. «Sono sicuro che Haldir abbia fatto un ottimo lavoro. Ma da oggi me ne occuperò io»

«Ha fatto un ottimo lavoro. E mi ha aiutato anche con l'addestramento».
Il volto di Legolas cambiò di punto in bianco.

«Non mi aveva informato della cosa» annunciò lui con uno strano tono di voce.

«Non era importante» mormorò lei.

«E dimmi, passate molto tempo assieme?» chiese lui, guardandola negli occhi.

«Si. Esegue i tuoi ordini» rispose Susan. Non le piaceva la piega che stava prendendo la conversazione.

«E parlate molto?» chiese freddo.

«Abbastanza» confessò Susan.

«Devo ammettere che è colpa mia» sbottò Legolas, incrociando le braccia al petto. «Non ti ho prestato abbastanza attenzioni visto quello che sta accadendo».
Susan sgranò gli occhi dalla sorpresa.

«Legolas, sei geloso?» chiese.

«Sono geloso di chiunque passi del tempo con voi. Sapere di non avere la stessa possibilità mi rende triste. Ma poi, quando penso che vivremo insieme, la gelosia passa. Per un po'» disse ad alta voce. «Ma non devo temere Haldir, è un mio ottimo amico» aggiunse.

«Non dovete temere proprio nessuno» ammise lei.
Legolas sorrise e le accarezzò una guancia.

«Mi fa piacere saperlo» annunciò lui, con un sorriso.

«Credo che sia il caso che io vada a dormire» disse guardandolo negli occhi.
Legolas annuì, prese dolcemente la sua mano e la baciò.

«Dormi bene, mia sposa» disse dolcemente.

«Dormi bene anche tu, mio principe» Susan sorrise e si voltò. Aprì la porta della camera e si bloccò. Si girò nuovamente verso l'elfo e fece velocemente dei piccoli passi verso di lui, si alzò in punta di piedi e schioccò un bacio sulla sua guancia. «Sogni d'oro» aggiunse diventando rossa. Si precipitò nuovamente in camera chiudendo la porta alle sue spalle con il cuore che batteva all'impazzata.
Legolas, rimasto fuori a fissare la porta, si toccò la guancia e sorrise. Sentì un sentimento nuovo crescere dentro lui, una strana sensazione simile all'euforia. Nonostante l'ora tarda andò a cercare Haldir, lui aveva già conosciuto quel sentimento ed era l'unico che poteva aiutarlo a mettere chiarezza.



 

La pioggia picchiettò molesta sulla finestra, Susan aprì gli occhi e sbuffò. Era mattino presto e desiderava stare ancora un po' a letto, al caldo. Si girò dall'altra parte e provò a riaddormentarsi ma con scarso successo. Sbuffò nuovamente e si alzò dal letto, indossò la vestaglia e si avvicinò alla finestra. Il vento scompigliava in modo prepotente le chiome degli alberi, le foglie cominciavano già a staccarsi e a cambiare colore. Susan si strinse nella vestaglia, non amava particolarmente il brutto tempo. Decise di andare a controllare Lucy, ogni tanto al mattino presto se ne andava a zonzo per il castello con un vassoio pieno di biscotti in mano. Indossò le pantofole e si diresse verso la camera della sorella. Aprì la porta e sorrise, stava ancora dormendo. Si avvicinò a lei e prese le coperte che erano finite in fondo e la coprì. Si bloccò di colpo, scoprì la sorella e le abbassò il colletto del pigiama. Un marchio nero si estendeva per gran parte del collo fino alle spalle.
Capì tutto, non avevano seguito gli elfi spinti dalla curiosità. Volevano Lucy.
Le megere hanno marchiato la Valorosa.


Note:
1: Spero che la descrizione sia chiara, ho dovuto personalmente tirare con l'arco per capire quali parole usare. Se avete qualche dubbio potete ovviamente chiedere.
2: Il motivo per cui ho introdotto Sauron verrà svelato molto presto, se avete trovato errori nel racconto ditemelo. Tutto questo l'ho trovato dopo tre ore di ricerche, può essere che qualcosa sia errato.

 


Angolo Autrice:
Ebbene si, sono riuscita ad aggionare dopo poco tempo. Sono felice di questo!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero veramente che non vi abbia annoiato. Specialmente nell'ultima parte, credetemi, sapere la storia di Sauron servirà in futuro.
Ringrazio tutte le persone che leggono e recensisco i capitoli, i lettori silenziosi e le quattordici persone che hanno messo tra le seguite/preferite la storia.
GRAZIE DI CUORE!
Un ringraziamente speciale va alla mia beta YoungRevolverOcelot, grazie mille!
A presto, spero.

 

 
   
 
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