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Autore: Durhilwen    09/11/2014    8 recensioni
La nascita di un Ent, la sua vita, l'amore, la paura, le sue ultime preghiere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Kementári, grazie.

 

Ricordo quando ero solo un piccolo frutto, quando due fratelli dai capelli dorati si presero cura di me.

Mi trovarono accanto ad un alto albero, una Quercia molto anziana.

“Guarda, una ghianda!” esclamò il minore con entusiasmo.

Li sentivo accanto a me, e non avevo paura.

Il maggiore mi prese delicatamente, con quel calore conobbi la pace.

E io non avevo paura.

Nei pressi di un Fiume, il mio Fiume, scavarono una piccola fossa e mi posero al centro di essa, sul terreno umido.

Sentii per la prima volta il refrigerio in una calda mattina estiva, e mi piacque.

I due giovani mi sotterrarono con pazienza, e quel giorno, il mio primo giorno, conobbi l’amore.

No, non avevo paura.

Con determinazione iniziai a spingere, tirare, allungandomi verso la superficie e verso le profondità della terra.

Superai il primo inverno, sopportai la prima secca del mio Fiume, e iniziai a capire che la vita sarebbe stata la più grande delle sfide.

Ma non avevo paura.

La gioia di crescere era tanta, e la sentivo scorrere in me insieme alla linfa, sotto la dura corteccia.

Dopo molti anni, iniziai a muovermi, e imparai ad esser parte della natura, non solo ad assistervi.

Mi piacque, poiché sentivo Yavanna sussurrarmi parole di Vita.

E mai di lei ebbi paura.

 

Poi tutto cambiò.

 

Arrivarono gli Orchi, che con i loro passi portavano la Morte.

La terra tremava, e sentivo i miei vecchi amici piangere e gridare, volti verso il cielo, pregando.

Sentivo il calore gelido delle fornaci d’Isengard, e la fredda presenza del Male.

 

Ed oggi, vedo di fronte a me la Morte.

Ha l’aspetto di un’anfora piena d’olio e una fiaccola accesa.

Percepisco il fuoco avvicinarsi,

mentre la risata dello Stregone Bianco si ode nella valle.

Echeggia nella mia mente, non vuole abbandonarmi.

Ho paura, adesso.

Ma non so urlare.

La mia corteccia brucia, percepisco solo dolore, e fiamme.

 

Kementàri, grazie.

Riesco a sentire la tua voce, ora.

Portami con te, poiché non ho più paura.

Madre,

portami con te...

 


 

Angolo dell'autrice.
Perdonatemi per questa... cosa deprimente,
ma volevo condividerla con qualcuno.

 

   
 
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