Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Black Iris    10/11/2014    1 recensioni
I Nephilim sono sia angeli che umani, sono tra le razze più ripudiate dal mondo, ma dalla loro esistenza dipende il destino del mondo. Il mondo è sull'orlo dell'apocalisse, l'inferno sta per riversarsi sulla terra, ma loro possono fermarlo, loro e gli angeli che si sono ribellati al paradiso.
Una famiglia stana e particolare: sei Nephilim fratelli, un padre angelo e una madre... magari meglio lasciare la sorpresa.
Buona lettura a tutti!
^_^
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I corpi dei ragazzi giacevano a terra su pozze di sangue. Octavian teneva in mano il suo gladio e serrava i denti in un ghigno brutale. Nicole era ancora in piedi davanti a lui, con il bastone di Chris in mano, ansimante.
-Tanto non ce la farai- balbettò la ragazza.
-Come scusa? Non ho sentito- disse l’angelo muovendo dei passi verso di lei.
-TU NON CE LA FARAI-
Gridò in preda alla disperazione. Serrò sempre più forte i pugni sul bastone e con un grido si scagliò contro l’angelo cercando di colpirlo, ma i movimenti di Octavian erano troppo veloci per lei. Il bastone mancò il bersaglio andando a finire sul freddo asfalto. Da dietro sentì la lama entrare nella carne e passare proprio nel cuore. La lama ora era davanti ai suoi occhi e sbucava dal petto. Le sembrò quasi di non accorgersene quando accadde, semplicemente un dolore atroce e poi più niente, come se finalmente si potesse trovare la pace. Cadde a terra con gli occhi aperti e un grido muto sulla bocca. Era già il quarto cerchio che si disegnava in cielo.
-Ne mancano solo due- disse tra se e se l’angelo.
 
Adele stava davanti all’appartamento del marito. Entrò decisa e si precipitò nelle stanze dei figli.
-Dev’essere qui- aveva semplicemente detto.
-Cosa dev’essere qui?- aveva chiesto Vivian preoccupata che fosse tornata pazza.
-Adele, fermati un attimo e spiegaci- Ilaj l’aveva presa per un braccio e la stava tenendo ferma mentre lei cercava di divincolarsi dalla presa.
-loro l’hanno nascosto qui da qualche parte…-
-Di cosa parli- insistette Vivian.
-della catena- rispose lei guardando il vuoto e continuando a ripetere quella parola.
-Quale catena- adesso Vivian stava cercando di calmarla, le prese la testa e la costrinse a guardarla negli occhi, vide una grande paura e molto di quello che tutti vedevano all’inferno.
Si riprese, per quanto il suo sguardo stesse ancora vedendo qualcosa che lì non c’era.
-ero ancora viva- disse tra le lacrime, -io la volli comprare e Paride la benedisse-. Dal suo tono si capiva che stava viaggiando indietro nel tempo, stava attraversando tutti quei ricordi che riguardavano la sua vita prima dell’inferno.
-C’è un braccialetto che può risolvere tutto questo, ma non so dove sia- disse piano, -Mi piaceva tanto e glielo presi, poi Paride lo benedisse perché potesse sempre salvare come un piccolo angelo custode-
-Che cosa stai dicendo, Adele? Quale braccialetto o catena?- non capivano, ma la lasciarono un attimo, dato che sembrava essersi calmata. Vivian le accarezzò la testa le prese una mano.
-Mostramelo- le disse con un tono contenuto, che non lasciva trasparire la sua tensione.
-ce l’aveva Kaleb, ma non credo che oggi lo abbia preso con se, dev’essere in camera sua- le disse stringendole ancora di più la mano.
-Perché non mi dai più del lei?- stava tornando a peggiorare, di nuovo, la sua mente stava andando di nuovo in confusione, le anime si stavano ribellando al suo controllo, ancora un po’ e avrebbe più avuto il controllo del suo potere, niente più controllo.
-Portala via, al sicuro, incatenala da qualche parte e non lasciarla scappare- Vivian prese il controllo della situazione. Ilaj annuì e scomparve con Adele, Vivian si diresse immediatamente in camera del ragazzo. Il braccialetto era lì, sul comodino, sembrava nuovissimo ed emetteva una strana luce bianca purificatrice, ma non era letale per lei.
 
Heather stava ancora correndo verso un punto in cui lo scudo della città era più debole, non sapeva come, ma sarebbe riuscita a richiamare Elia, aveva un piano in mente, ma sembrava un suicidio, fino ad allora non aveva mai messo n gioco la propria sicurezza, ma quali altre scelte le rimanevano? Ad un punto della strade vide Ilaj trascinare sua madre per un braccio.
-Ehi, che le stai facendo?- corse incontro al demone e cercò di riprendersi la madre.
-Lascia- ordinò, -Tu non dovresti stare qui-.
-Non mi dici tu devo stare- aveva un espressione furiosa e decisa.
-Tu madre sta male, è fuori di testa, la sto portando al sicuro, ok? E adesso vattene e non farti trovare se ci tieni alla pelle-.
Heather lasciò la madre e vide nei suoi occhi quel che di folle di cui il demone le aveva detto, con le lacrime agli occhi.
“Mamma resisti, ti prego”.
La sua corsa fu bloccata da una donna. Alta di mezza età, ancora in pigiama, gli occhi completamente velati di nero, un demone. Doveva aver trovato il punto debole del muro ed essere entrato, per un attimo pensò che erano entrati anche altri. Era di pietra. Lei non sapeva combattere e tantomeno aveva dei poteri sviluppati come Kaleb, che avrebbe potuto affrontare quel mostro anche subito, magari vincendo, ma ora lui non c’era ed era sola, perché ormai nessuno c’era più.
-Ma dove vai con tutta questa fretta?- disse con una voce distorta, -Non dovremmo risolvere un piccolo problema, che abbiamo da molto tempo-
-Chi sei tu?- chiese indietreggiando. Non riusciva a nascondere la paura. Fino a quel momento le emozioni erano state tutte troppo forti per riuscire a coprirle con l’indifferenza.
-Ma come, non ti ricordi? Sono quel brav’uomo che vi da la caccia la sempre-.
Heather ci pensò un po’ su, non aveva dubbi su chi fosse ormai, ma le sembrava irrealistico.
-Non dovresti trovarti in mezzo all’oblio, Vathek?-.
-Dovrei, o non dovrei, chi lo sa?- aprì la mano e vi apparse una luce nera. Guardò Heather con la coda dell’occhio e la scagliò verso di lei, ma anche Heather aveva n senso sviluppato e anche se non si era allenata aveva dei bei riflessi. Schivò con facilità la sfera, prese un coltellino svizzero che teneva sempre con se, non era molto, ma meglio di niente. Vathek si materializzò a venti centimetri da lei e alzò un gladio dalla lama oscura che sembrava essere fatto di ombra per colpirla al collo, ma lei scartò di destra e infilò la lama nel collo del demone, senza ottenere alcun risultato. La mano di Vathek si strinse sul braccio cercando di romperlo, il coltellino era rimasto nel suo collo. Con un movimento rapido riuscì a fuggire alla sua presa e cadde a terra. Riuscì a malapena a vedere il gladio colpire la spalla e affondare fino a frantumare l’osso. Il dolore fu lancinante, le si annebbiò la vista. Con una mano teneva la spalla, non si sentiva più un braccio. L’ombra della lama affondò un’altra volta su una gamba, lacerandole una coscia. Con la gamba buona cercò di spingersi indietro, ma incontrò solo il vetro di un negozio. Aveva perso molto sangue e stava perdendo i sensi, lentamente il mondo perdeva consistenza, sotto la sua mano sentiva la spalla rotta, le ossa che facevano il rumore dei giocattoli quando si rompevano e non voleva sapere come stava la gamba. Pensò davvero che sarebbe stata la sua fine, chiuse gli occhi forte, consapevole che un altro colpo sarebbe calato su di lei, magari sulla pancia o sulla gola, sperò solo che non le facesse troppo male. Invece di un ultima stoccata sentì un boato di ali che si muovevano nelle vicinanze. Aprì gli occhi e davanti a lei vide Ilaj con una spada simile a quella di Vathek. Il demone aveva buttato a terra l’altro che adesso cercava di scappare, notò una grande macchia nera sullo stomaco di Vathek. Adesso strisciava all’indietro mentre Ilaj lo seguiva lentamente. Non poteva vederlo, ma era certa che avesse un ghigno perfido disegnato sul volto, infondo anche se era un alleato restava comunque un demone.
-Sei stato tu, Vathek- sbraitò al demone terrorizzato. Gli diede un calcio in faccia rompendogli la mandibola e lasciandogli un livido sullo zigomo.
-Tu hai mandato me nell’oblio e Vivian all’inferno. Sei stato tu a costringerci a questa vita da demoni, a questa miserabile esistenza. Ho sentito il tuo fetore a chilometri di distanza-.
La spada lunga di Ilaj affondò nella gola di Vathek, nell’istante stesso il suo gladio era penetrato nel petto del giovane Puro, anche se ormai demone. Dal corpo della donna si levò una luce nera che si dissolse poco dopo. Ilaj era caduto a terra, non definitivamente morto. Il gladio era arrivato al cuore, ma forse poteva ancora salvarsi. Heather si alzò su una gamba e andò zoppicando dal demone. Estrasse la lama con un colpo secco e la gettò via, poi prese una mano di Ilaj e la strinse forte.
-Grazie- bisbigliò piano al demone, -Mi hai salvato la vita, te ne sarò eternamente grata, grazie- disse ancora. Le mancavano le forze, ma vide Ilaj chiudere gli occhi e lo sentì diventare freddo. Anche lei cadde lì vicino, la testa sul suo petto imperlato di sangue, le forze la stavano lasciando, aveva perso molto sangue e non ce la fece a mantenere aperti gli occhi, non sentì neanche quell’ultima parola sulla bocca di Ilaj.
-Vivian…-.
  
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