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Autore: Evelyn Wright    10/11/2014    5 recensioni
Tutto ebbe inizio durante una convention di Supernatural tenutasi a Roma, la Jus in Bello. Sembrava una convention come tante altre ma parteciparvi era il sogno di una ragazzina che voleva per la prima volta fare qualcosa di pazzo e folle assieme ad un amico conosciuto in rete. Fu l'inizio di una serie di avventure che portarono la giovane ragazza a diventare parte integrante della grande famiglia di SPN ma, come al solito, i guai erano all'orizzonte e la nostra giovane protagonista dovette far fronte ad un amore ostacolato e ad una serie di altri 'inconvenienti' che le cambiarono totalmente la vita.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fandom: Supernatural / Cast Supernatural
Pairing: nuova coppia
Rating: giallo
Beta: nessuno
Genere
romantico, drammatico, comico (talvolta), triste.
Capitolo24/?
 

THANK YOU FOR LOVING ME

« Good things happen when you least expect them.»


Come on let me hold you, touch you, feel you
Always
Kiss you, taste you, all night
Always

 

« COL CAVOLO! NON CI STO! » urlai inferocita. Quasi inciampai mentre uscivo fuori dalla vasca da bagno come se fossi inseguita da un demone o da un'assassino armato d'ascia, ma riuscii miracolosamente a rimanere in piedi ed a dirigermi verso ciò che mi stava dando tanto fastidio.

Che mi ammazzassi nel processo, anche per via del pavimento bagnato ed umido, non era un problema in quel momento perché l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era 'arrivare alla meta', dunque tutto il resto aveva poca importanza.

In effetti questa scena mi ricordava vagamente le tipiche situazioni di un film horror, dovevo ammetterlo, ma per fortuna nessuno era davvero lì per uccidermi. Inoltre ero troppo arrabbiata per poter sembrare sul serio una possibile vittima di un film horror ma, ignorando la mia espressione facciale, tutto poteva far supporre che qualcuno mi stesse per ammazzare se analizzavamo il modo in cui ero schizzata via dalla vasca da bagno, incurante della valanga d'acqua che stavo gettando per terra.

Fortunatamente, però, nessun pazzo era lì per mandarmi all'altro mondo. E ci mancava solo questo! Non avevo alcuna voglia di finire tragicamente in bellezza la mia permanenza 'felice' a Vancouver.

Avevo però un problema ricorrente: la sfortuna. Mi perseguitava, mi braccava e continuava ad essere mia compagnia di vita anche nei momenti in cui avrei solo voluto riposarmi un pochino. Infatti, mentre stavo cercando di rilassarmi nella vasca da bagno, qualcosa era andato storto: una canzone. Poca cosa? Forse.

In altri momenti avrei pensato la stessa cosa anche io ma quello non era affatto un momento normale ed ogni cosa che mi ricordava anche solo vagamente episodi spiacevoli, doveva essere eliminato.

Mi scaraventai pertanto letteralmente fuori dal bagno, grondando acqua da tutte le parti, ed afferrai il mio computer per cambiare immediatamente canzone, incurante del disastro che stavo combinando nella mia graziosa stanzetta d'albergo.

Piccolo chiarimento: non è che non amassi quella canzone ('Always' dei Blink 182) ma, come accennato prima, quello non era proprio il momento adatto per sentire certe cose. Proprio no.

Erano passati solo alcuni giorni dal mio ultimo 'incontro privato' con Jensen, quindi per me la faccenda era ancora parecchio fresca, tanto da non essere ancora totalmente a mio agio con quel ricordo. Era naturale però che non avessi già elaborato gli ultimi avvenimenti (erano passati solo tre giorni, dopotutto), dunque ero ancora piuttosto sensibile, nervosa ed imbarazzata.

Se mi soffermavo ancora un po' a pensare a quel momento, diventavo rossa come un pomodoro ed io odiavo sentire le guance così calde. Era una delle cose che sopportavo di meno, però stavo convivendo con questi piccoli dettagli egregiamente.

Certo, talvolta scoppiavo (come in quel momento) ma si poteva affermare che stavo facendo ulteriori passi avanti in questo campo. Anche rapportarmi con Jensen era più facile rispetto al nostro primo incidente, anche se mi era comunque molto difficile guardarlo negli occhi per più di tre secondi di fila. Ciò costituiva un vero problema data la natura del nostro lavoro ma me la stavo cavando bene, nonostante tutto.

Jensen inoltre non aveva tentato altri incontri (il che era già un bene) ed io avevo continuato a scherzare con Jared come se niente fosse accaduto. Andavo avanti con la mia vita e con mia grande sorpresa ci stavo riuscendo piuttosto bene, anche se a volte i pensieri mi sopraffacevano.

Io, comunque, ce la stavo mettendo tutta per non 'cadere in tentazione' e lasciarmi travolgere da quello che provavo, forte di una morale che evidentemente era più potente dei miei desideri.

Per quanto ancora ce l'avrei fatta non lo sapevo ma ero testarda, così come avevo detto a Jensen, ed in un certo senso essa era parte della mia forza.

Certo, un passo falso mi avrebbe potuta ricondurre nel baratro in cui ero caduta la prima volta ma confidavo nelle mia possibilità e capacità. Potevo farcela!

E se avessi potuto confidare questo segreto ad almeno uno dei miei amici, tutto sarebbe stato più semplice ma mi vergognavo troppo per farlo, sebbene ci fossero delle persone che mi avrebbero ascoltata più che volentieri: Jared, Genevieve, Simone e forse anche Ryan... Senza contare Misha di cui avevo un po' paura perché non sapevo mai prevederne le azioni.

Avrei però sempre potuto contare su di loro ma non potevo permettermi il lusso di confidare questo segreto. Non me la sentivo. E quindi potevo contare solo su me stessa. Non ero forse andata a Vancouver con l'intenzione di fare del mio meglio? Si e pian piano stavo mantenendo ciò che mi ero ripromessa di fare.

Volevo anche non far preoccupare gli altri (i miei genitori, ad esempio), dunque scegliere di tacere era una conseguenza della mia promessa. Era giusto? Non lo era? Avrei fatto meglio ad aprire bocca? Non volevo saperlo.

Questa era la mia decisione e non l'avrei rimpianta per niente al mondo, anche se tutto ciò si fosse rivelato la scelta più stupida che avessi mai potuto fare. Per me era giusto così, soprattutto perché, semplicemente, per una volta ero stata io a scegliere per me stessa. Non i miei genitori, non i miei parenti, non la società e non le mie condizioni economiche... ma io. Non era meraviglioso?

Ed era questo a farmi capire che andava bene così... anche se in futuro avessi dovuto soffrire per le mie passate decisioni. E forse era anche per questo che avevo smesso di piangere. Essere consapevole delle mie scelte e della mia libertà mi aveva portato ad essere più forte ed adoravo non dover dipendere da nessuno.

Certo, ancora non ero esattamente del tutto indipendente ma in quel momento mi trovavo sulla strada giusta ed ero grata al mondo per aver finalmente avuto la libertà che desideravo davvero, da sempre. Ciò però non toglieva il fatto che fosse un momento difficile, duro.

Mezz'ora fa, scegliendo di usare ancora una volta la riproduzione casuale prima di entrare in vasca, avevo inconsapevolmente messo me stessa in pericolo perché, naturalmente, sul mio computer c'erano anche canzoni piene di frasi colme di amore e di desiderio ed io non ci avevo proprio pensato. Che scema! Idiota, stupida, cretina..

« AAAAAAA! MI ODIO! » urlai e me ne tornai stizzita in bagno dopo aver scelto una playlist più sicura e senza canzoni che mi facessero pensare troppo a cose a cui non dovevo assolutamente pensare per non causare ulteriori danni alla mia sanità mentale, già instabile di suo.

Purtroppo, però, ormai il danno era fatto ed alcune parti di quella canzone mi erano rimaste inevitabilmente in testa, soprattutto il ritornello in cui erano presenti parole come 'toccarti', 'baciarti' e 'assaggiarti'. Cavolo. Perfetto. Esattamente quello che mi ci voleva!

Toccai il fondo, però, quando incominciai ad immaginare cose poco caste a cui mai, seriamente, avevo pensato in vita mia. E dire che ero così innocente una volta... mai un pensiero impuro. Mai. Eppure ora...

« Eh, si... certo. Proprio ora dovevo iniziare ad avere certi pensieri, eh? E' COLPA SUA! SUA! » urlai ancora, nascondendo il viso in uno degli accappatoi appesi vicino al mobiletto del bagno.

Una parte di me aveva sempre sperato di rimanere innocente per sempre. Di non vedere, in pratica, la malizia soprattutto dove c'era.

Il mio desiderio era di rimanere sempre innocente ma fino a quel momento ero riuscita a rimanere tale soprattutto perché nessuno si era mai interessato a me. Ora, però, dopo aver sperimentato quel fuoco, come potevo ignorarlo?

Quando ero piccola cantavo quella 'stupida' canzone senza problemi e con un sorriso sulle labbra, mentre ora arrossivo come una stupida, cogliendone dei significati precisi. Ah, beata ignoranza!

Dopo un po', stufa di quella situazione, indossai un'accappatoio, togliendo con poche mosse decise tutta l'acqua che mi era rimasta addosso, e con un ultimo gesto presi una tovaglia pulita (enorme quasi quanto un accappatoio) e la usai per avvolgerla intorno ai capelli.

Stavo per prendere anche il phon quando sentii qualcuno bussare alla porta. Beh, tecnicamente me la stava buttando giù a suon di pugni, ma quelli erano solo dettagli di poco conto. Insignificanti. Era comunque meglio che andassi almeno a vedere chi fosse.

Mi avvolsi pertanto più strettamente l'accappatoio addosso, chiudendo la cintura ben stretta, abbassai il volume della musica e corsi alla porta.

« Hei, apri la porta! Voglio farti un po' di compagnia! » urlò Misha, bussando con le nocche un po' da tutte le parti. Con un sospiro, mi armai di santa pazienza, sperando che intendesse semplicemente passare una serata tranquilla in mia compagnia.

Purtroppo per lui, infatti, quella sera non avevo alcuna intenzione né di parlare di quello che lui sapeva (ossia che mi piaceva Jensen) né di fare cose stupide e caotiche come al solito. Un bel film era quello che ci voleva e se desiderava farmi compagnia era il benvenuto, ma non sarei riuscita a fare più di quello.

Ero anche distrutta dall'intensa giornata di riprese sul set, dunque più di qualsiasi altra cosa al mondo avevo bisogno di riposo. Sarebbe andata, dunque, come volevo? Lo avrei scoperto abbastanza presto.

« Eccomi... » dissi ed aprii la porta con un sorrisino un po' stanco, facendolo accomodare all'interno della mia stanza. C'era un disordine pazzesco ma feci finta di nulla, pensando di ripulire un po' mentre lui era lì, tra una chiacchiera e l'altra.

Misha nel frattempo si accomodò sul divano e notai solo in quel momento che aveva i capelli bagnati e che li frizionava un po' con un asciugamano.

« Oh, sono arrivato in un momento perfetto! Perché non attacchi qui il phon? Sono venuto apposta... » disse notando che avevo appena fatto la doccia e con un paio di saltelli si posizionò meglio sul divano. Non potei fare a meno di ridere anche perché non era la prima volta che voleva che io gli asciugassi i capelli e quella lì era ormai diventata la sua posizione standard da 'asciugatura'.

Ad essere sinceri quel momento mi ricordava particolarmente il mio periodo più buio a Vancouver poiché Misha aveva deciso chiedermi questo favore per la prima volta proprio quando era accaduto il mio primo incidente con Jensen e, per quanto volessi stare sola, mi era stato impossibile dirgli di no, colpa dei suoi occhioni da cucciolo.

Nonostante tutto, però, ero contenta che l'avesse fatto perché ricordavo quei momenti come dei piccoli barlumi di luce che avevano avuto il potere di rendere migliori le mie giornate. Che lo sapesse? Che avesse intuito che qualcosa era cambiato di nuovo?

Si, possibile... ma poteva aver compreso solo che stessi male e quello era semplicemente il suo modo per farmi stare meglio.

« Sei un approfittatore! Ed io sono decisamente troppo buona... Ma va bene, asciughiamo questi capelli! Prima però è meglio che io mi vesta... » dissi e, dopo aver notato il suo sorrisetto di vittoria, recuperai in un lampo un paio di vestiti comodi prima di infilarmi in bagno.

Lì mi cambiai il più velocemente possibile anche per non farlo attendere più del dovuto. Afferrai in seguito il phon e dopo aver tolto l'asciugamano dai capelli ed averli pettinati accuratamente, tornai nell'altra stanza ed attaccai l'apparecchietto alla prima presa libera.

Fortunatamente il filo del phon era abbastanza lungo da arrivare comodamente al divano, dunque, senza ulteriori indugi, lo accesi ed incominciai a passare delicatamente la mano tra i suoi capelli, sentendolo sciogliersi ad ogni tocco.

Lo capivo benissimo poiché anche io adoravo quando qualcuno mi coccolava in quel modo e mi scioglievo praticamente ogni volta che qualcuno mi accarezzava i capelli. Per me, inoltre, non era un affatto disturbo e mi divertivo quando veniva nella mia stanza anche solo per farsi asciugare i capelli. Che fosse un furbetto approfittatore però era la sacrosanta verità ma ciò mi faceva solo sorridere.

Nel frattempo, comunque, mi occupai anche dei miei lunghi capelli, che ci misero molto più dei suoi ad asciugarsi. Mentre lui si rilassava sul divano, io continuai ad asciugarmeli ed a solleticargli il collo con le punte morbide dei miei capelli finché non sembrai un leoncino.

Purtroppo, quando non usavo la piastra, i miei capelli tendevano a gonfiarsi e non era sempre un bello spettacolo. Solo Melanie ed Ashley riuscivano a compiere dei veri e propri miracoli in poco tempo. Beate loro!

« Bei capelli... » disse Misha con un sorriso ed io lo colpii leggermente sulla spalla, sedendomi al suo fianco sul divano. Poi mi ricordai all'improvviso che la stanza era in disordine ma non accennai lo stesso ad alzarmi.

Mi sentivo così in pace in quel momento che non avevo voglia di fare altro se non stare seduta lì, in silenzio, ad ascoltare il respiro dell'uomo che avevo affianco.

« Tutto bene, si? » chiese Misha dopo un po' ed io mi limitai a far muovere la testa in su ed in giù. Beh, forse non era esattamente venuto solo per farsi asciugare i capelli ma, come già detto, non avevo voglia di parlare ed era bene che lo capisse presto.

« Ed i tuoi genitori? E quel ragazzo che abbiamo conosciuto a Roma? Li senti spesso? » chiese ed io annuii un'altra volta, consapevole del suo sguardo curioso fisso sul mio viso. Mi convinsi però a dire qualcosa in più in questo caso, dato che non aveva menzionato argomenti tabù.

« Li sento ogni volta che posso... I miei genitori almeno tre volte a settimana con la webcam. Certo, in effetti non li sento esattamente 'spesso' ma è più che abbastanza. Simone lo sento un po' meno ma è normale... La vita va avanti, no? Così come io ho tante cose da fare, anche loro ne hanno ed è normale perdersi un po', soprattutto quando c'è un oceano a dividerci. » dissi e lo vidi togliersi le scarpe solo per raggomitolarsi ancora meglio sul divano di pelle, il viso ancora una volta totalmente rivolto nella mia direzione, come se non volesse perdersi neanche un'espressione.

« Da come ne parli allora non sono loro il problema... Dunque qual è? » chiese con la solita espressione innocente ed io sospirai per la millesima volta. Ecco, sapevo che questo momento sarebbe giunto! Prima Jared... poi Misha.

Eppure avevo sperato di evitarlo dato che mi ero comportata meglio delle prime volte. Forse però Misha era semplicemente diventato più bravo ad accorgersi dei miei momenti bui e non me ne sorprendevo neanche tanto perché era difficile che gli sfuggisse qualcosa. Io, però, continuavo a non aver intenzione di parlare.

« Non ho nessun problema, Mish... » dissi ma lui non mi credeva. Era chiaro. E mi interruppe bruscamente prima che io potessi continuare a dire bugie.

« Ascoltami, Eve... forse potrai ingannare Jared ma non me. Io lo so che c'è qualcosa che non va... Io lo vedo. Dunque non prendermi in giro dicendomi che stai bene perché non è così. Piuttosto preferisco che tu sia onesta e che mi dica che non ne vuoi parlare, anche se non me ne spiego il motivo. Io non ti giudicherei... » disse mettendosi a sedere sul divano, costringendomi infine a guardarlo negli occhi.

Il suo sguardo era limpido ed onesto come al solito ma non poteva convincermi, non in questo caso, anche perché mi vergognavo della situazione in cui mi ero cacciata. Non potevo parlarne. Non volevo, anche se non mi avrebbe giudicata.

« Non ho ingannato nemmeno Jared... Se n'è accorto anche lui ma credo di averlo convinto che ora vada tutto bene, cosa che evidentemente non riesco a fare con te. » dissi, guardando la piccola porzione di divano che ci divideva e sulla quale c'erano i suoi piedi.

« Si, va bene? E' vero... c'è qualcosa che mi turba ma non ne voglio parlare. Né ora né mai. E' come una spina conficcata in un dito: ora fa male ma se ne andrà. Tutto qui. » dissi infine, convinta di aver chiuso il discorso, ma Misha non era del mio stesso parere.

« C'entra Jensen, giusto? » chiese ma io lo fermai perché non volevo mentirgli.

« Può darsi ma non ti confermerò nulla e non voglio dirti una bugia. Non voglio parlarne, Mish... per favore. » dissi e lui allungò una mano per attirarmi a sé. Mi abbracciò ed io lo strinsi forte, consapevole del fatto che quell'abbraccio era pieno d'affetto così come quello tra me e Jared.

Misha non era il mio grande e grosso fratellone, questo era vero, ma era comunque un vero e proprio amico, uno dei migliori, e quello che poteva mettermi più in soggezione di chiunque altro.

Come un vero Sherlock, riusciva a capire sempre quello che pensavi ed in un certo senso era molto pericoloso ma anche parecchio utile quando non trovavi le parole giuste per esprimerti. Non c'era infatti bisogno che parlassi perché tanto ti capiva lo stesso, senza bisogno di parole.

Utile, no? E speravo che comprendesse quanto fosse difficile per me quella situazione e quanto mi dispiacesse non potergliene parlare, sebbene fosse stata comunque una mia decisione.

« Va bene... non parliamone più per adesso. » disse rassegnandosi infine all'idea che non avrei aperto bocca. Di conseguenza, tirai un sospiro di sollievo. In seguito sentii qualcuno bussare alla porta e, con uno sguardo interrogativo, andai ad aprire, trovandomi di fronte Jared e Ryan.

« Buonasera! Misha è qui? » chiese Jared ed io annuii aprendo un po' di più la porta indicandogli la figura di Misha sdraiata sul divano. Jared sorrise e lo salutò con la mano.

« Oh, bene. Ecco perché non lo trovavamo. » disse e mi mostrò tutto sorridente una serie di DVD che teneva in mano. « Oggi serata cinema, ci stai? Ho invitato un paio di persone... Verranno qui. Non ti dispiace, eh? » chiese lui ma entrò dentro senza neanche ascoltare la mia risposta, lasciandomi con Ryan davanti alla porta. Lui sorrideva impacciato e non accennava ad entrare.

« Splendido. Addio serata relax. » pensai ad alta voce poiché ero certa che Jared avesse invitato tutti, ma proprio tutti quelli che si trovavano in albergo. « Dai, su... entra. » dissi rassegnata a Ryan e lui entrò titubante.

Ora che ci pensavo era la prima volta che entrava per restare. Di solito in passato mi aveva accompagnata per prendere qualcosa che avevo dimenticato in camera ma era rimasto sempre quasi sulla soglia.

Questa volta invece sarebbe rimasto per un po' e magari era per questo che era impacciato. Non conosceva affatto quell'ambiente caotico e disordinato che mi ostinavo a chiamare stanza, sebbene potesse anche sembrare tutt'altro.

« Pulisco un po'... » dissi vergognandomi del disordine ed incominciai subito a togliere i vestiti dalle sedie e le scarpe dal pavimento, chiudendo tutto all'interno dell'armadio. Meno male che non avevo portato tante cose con me o non avrei mai finito di pulire!

Tolsi anche qualche cartaccia qui e là (annotazioni ed appunti) mentre Jared e Misha chiacchieravano in attesa degli altri. Non avevo neanche capito che film volessero vedere ma mi era del tutto indifferente.

Conoscendo i gusti di Jared non avrebbe mai scelto un film strappalacrime, quindi ero già contenta così. Poi bussarono ancora alla porta e Ryan andò ad aprire, facendo entrare altri membri della crew. La stanza man mano aveva incominciato a farsi sempre più piccola ed affollata ma, fortunatamente, i nuovi arrivati avevano portato con sé delle sedie, nell'eventualità che quelle della stanza fossero già occupate.

Io, dopo averli salutati velocemente, rifeci il letto di modo che vi ci si potessero sedere sopra e sparii in bagno, riponendo tutto in modo ordinato e nel più breve tempo possibile.

Il bagno era ancora un po' umido ma perlomeno era utilizzabile, nel caso in cui qualcuno ne avesse avuto bisogno. Mentre ripulivo anche quella stanza sentivo giungere altra gente e quando tornai nella camera principale venni sovrastata dal vociare intenso delle persone presenti.

Erano rimasti solo due posti liberi sul divano, proprio accanto a Jared e Misha, mentre tutto il resto era occupato, Ryan aveva preso una sedia e si era accomodato accanto al divano.

Volevo raggiungerlo per chiacchierare un po' ma bussarono prepotentemente alla porta (possibilmente anche per sovrastare il chiasso ed essere sentiti/o) e quindi andai ad aprire, ritrovandomi di fronte Jensen Ackles. Ovviamente.

« Ciao... ehm... mi ha invitato Jared... Posso entrare? » chiese ed io, digrignando i denti, aprii di più la porta e lo lasciai entrare, cedendogli il compito di richiuderla. Naturalmente non c'è bisogno di sottolineare il fatto che non fossi affatto felice di vederlo ma non potevo di certo sbatterlo fuori dato che l'avevano invitato. Dunque avrei dovuto sopportarlo fino alla fine della serata.

Okay, ad essere del tutto onesti non poteva dispiacermi davvero che ci fosse ma c'erano momenti in cui credevo davvero di odiarlo e questo era uno di quelli. Se avessi potuto prenderlo a pugni lo avrei fatto volentieri... e dopo l'avrei baciato. Si. Okay. Questo non dovevo pensarlo.

All'improvviso, grazie al cielo, sentii odore di cibo e mi accorsi che avevano avuto l'eccellente idea di portare patatine e pop corn, oltre che una serie di bevande che non avrei neanche toccato. Preferivo l'acqua e per fortuna, dietro a tutte le altre bottiglie che avevano appoggiato sopra il comò, ne intravedevo il profilo. Di solito la dimenticavano tutti poiché preferivano birra e coca cola ma pian piano avevano incominciato a ricordarsi della mia esistenza e che io non bevevo altro che acqua naturale, dunque la portavano sempre. Che cari ragazzi!

Senza neanche pensarci, quindi, mi avventai sul cibo, nonostante avessimo già cenato, e mi riempii due bicchieri di patatine e pop corn di modo che potessi continuare a mangiare anche stando seduta sul divano. La mia intenzione era di stare vicino a Ryan, in fondo era più mio amico che degli altri, ma Jensen mi precedette e scelse proprio il posto accanto al bracciolo del divano.

Mi guardò come a sfidarmi a dire qualcosa e siccome non avevo assolutamente voglia di litigare o di parlare con lui, lasciai perdere e mi sedetti tra lui e Misha.

« Bene, cosa volete vedere? Ho un bel paio di film di Clint Eastwood tra cui scegliere... » disse Jared strizzando l'occhio in direzione di Jensen che balzò in aria con un sorrisone stampato in faccia e si sfregò pure le mani tutto compiaciuto.

« Oh, man! Se volevi farmi contento non potevi scegliere artista migliore! Adoro Clint Eastwood! » disse Jensen, sorridendo divertito mentre masticava una chewingum. Mi fissò soddisfatto, strizzandomi l'occhio ed io arrossendo guardai altrove.

Ora che ci pensavo, dovevo aver letto questo piccolo dettaglio in un'intervista. Questa notizia non mi era nuova ma non è che potevo ricordarmi tutto... eh. A volte faticavo a ricordarmi il nome di alcuni attori che mi erano piaciuti quindi non era strano che non mi ricordassi le preferenze di qualcun altro.

« Lo sappiamo, Jay. Lo sappiamo. Ed è appunto per questo che ho scelto il buon vecchio Clint. Ti abbiamo visto un po' tutti giù di morale ultimamente e speravamo di tirarti almeno un po' su con una serata cinema tutti insieme... » disse Jared ed ovviamente sentii Jensen irrigidirsi al mio fianco. Oh, allora non ero stata l'unica ad essere scoperta, eh? Oh, bene! Sorrisi allora, non osando però guardarlo in faccia.

La parte più cattivella di me stava urlando un "Ben ti sta!" a pieni polmoni ma cambiai subito opinione quando sentii una mano di Jensen afferrare un lembo della maglietta che indossavo. Incominciò a stringere forte, davvero tanto forte, proprio dietro la mia schiena e stavo per saltare giù dal divano in preda ad una crisi isterica se quella presa ferrea non me l'avesse impedito.

Ma che caspita stava facendo? Era impazzito? Eravamo talmente tanto stretti su quel divano che non si notava affatto che Jensen avesse allungato le mani verso di me ma se avessi incominciato ad urlare, certo qualcuno avrebbe sospettato qualcosa ed io non avevo voglia di spiegare e/o litigare.

Anche se avessi detto qualcosa tipo "Mi sta stringendo la maglietta" non avrebbero fatto altro che sottolineare la mia reazione eccessiva, quindi era meglio che me ne stessi zitta. Paradossalmente, quindi, ero bloccata su quel dannato divano proprio dalla presa dell'uomo dal quale volevo fuggire via e che continuava a nascondere il gesto dietro la mia schiena, incurante delle decine e decine di persone nella stanza.

Con la coda dell'occhio provai a capire se avesse intenzione di lasciarmi andare ma non sembrava intenzionato. Mi aveva preso per una palla antistress? Era stato scoperto e mi usava per scacciare lo stress? No, grazie. Usasse qualcun altro.

« Beh, grazie... era quello che ci voleva. » disse Jensen, strattonando ancora una volta la mia maglietta. Fu allora che decisi di lottare senza dare nell'occhio e mentre Jared mostrava i DVD agli altri di modo che si scegliesse a votazione quale vedere per quella sera, io portai lentamente una mano dietro la schiena ed incominciai a prendere a pizzicotti la sua, tentando infine di fargli allentare la presa, controllando con la coda dell'occhio che Misha non si accorgesse degli strani movimenti alla sua sinistra.

Beh, risultò un po' difficile che non se ne accorgesse, soprattutto quando incominciammo a darci gomitate a vicenda proprio come dei bambini.

Il momento in cui però tutto divenne palese fu quando caddi sul grembo di Misha per una spinta piuttosto entusiasta di Jensen che non aveva dosato bene la sua forza.

« Accidenti, JENSEN! » urlai, sottolineando il suo nome più che potevo mentre Misha mi tirava su sotto lo sguardo perplesso degli altri ragazzi. Poi, scoppiarono naturalmente tutti a ridere ed io mi ri-appoggiai al divano, offesa ed arrabbiata.

Era anche vero che dovevo stare al gioco poiché era chiaro che avessero creduto che stavamo solo giocando tra noi e che non ci fosse altro. Oh, quanto si sbagliavano! Era meglio però che continuassero a pensare in questo modo. Si.

« Ehi... che muso lungo! » disse Jared, avvicinandosi solo per accarezzarmi i capelli con delicatezza, come se fossi una bambola di porcellana.

« Anche questa signorina qui non è stata molto felice ultimamente ma non potevamo accontentarvi entrambi. Inoltre mi sarei ucciso se avessi dovuto sorbirmi ancora una volta Martin Freeman. Scusa... è un bravissimo attore, per carità, ma ho visto tutti i suoi film poco tempo fa e... basta. » disse Jared, mettendosi per un attimo in ginocchio per chiedermi perdono.

Okay, beh forse durante la mia permanenza a Vancouver avevo esagerato un pochino costringendoli a vedere tutti i film in cui Martin aveva recitato, ma che potevo farci? Lo adoravo! E non avevo fatto altro che parlare di lui, soprattutto per distrarmi da Jensen, Danneel e la loro bambina.

« Non ti perdono... Martin Freeman è Martin Freeman! » dissi ed incrociai le braccia al petto, consapevole delle occhiatacce che Jensen mi stava lanciando.

« Concordo... » disse una voce alla sinistra di Jensen , sorprendendo tutti, me compresa. « 'Guida Galattica Per Autostoppisti' è uno dei miei film preferiti.... » disse infine Ryan, accendendo il mio entusiasmo.

In tutte quelle ore passati insieme, stranamente, non avevamo mai toccato l'argomento. Per lo più parlavamo di musica e Supernatural ma ora che sapevo che adorava anche lui Martin, beh... era fantastico! Avrei potuto parlare anche di Martin!

Fu per questo che mi sporsi vero il bracciolo, travolgendo Jensen nel processo, ed abbracciai Ryan, orgogliosa di essere sua amica. Fu Jensen a staccarci a forza, lamentando il fatto di essere appena stato soffocato e travolto per futili motivi. Prendendomi per la vita, infatti, mi costrinse a ritornare dalla mia parte del divano.

« Ryan, ti adoro! » dissi, ignorando completamente Jensen, e dopo avergli mandato un bacio mi risedetti, assolutamente elettrizzata. Ora che ci pensavo non avevo poster di Martin nella mia stanzetta d'albergo. Avrei dovuto rimediare al più presto... magari avrei potuto chiedere a Ryan di accompagnarmi in qualche negozio di Vancouver in cui avrei potuto trovarne uno.

Sarebbe stato bello personalizzare un po' quella camera sterile ed un paio di poster di Bilbo Baggins e di John Watson ci sarebbero stati bene. E mi rendevo anche conto di aver fatto uscire il mio lato da fangirl ma era stato Jared per primo a tirare fuori l'argomento, quindi tecnicamente era colpa sua.

« Guarda che sta iniziando il film! E smettila di pensare a Martin... te lo si legge in faccia. » disse Jensen irritato mentre qualcuno spegneva la luce della stanza. Sullo schermo comparve qualche tempo dopo il titolo 'Million Dollar Baby', film che non avevo mai visto in vita mia.

Purtroppo, se da un lato potevo vantare una vasta conoscenza di serie televisive, in campo cinematografico non era la stessa cosa. Avevo però incominciato a rimediare in tal senso, partendo dagli ultimi film usciti in sala per poi raggiungere quelli un po' più datati e quando non avevo idee su cosa vedere, usavo un metodo specifico che consisteva in:

1) scegliere un attore che ti piace;

2) spulciare la sua filmografia;

3) guardala tutta.

Così ero abbastanza sicura di non annoiarmi anche se un film non era esattamente bellissimo perché mi sarei distratta pensando a quanto fosse comunque bravo o cresciuto quell'attore che avevo scelto. Un metodo non da critico del cinema, ovviamente, ma avevo scoperto così delle perle che altrimenti, magari, mi sarei persa. Ed avevo anche potuto determinare il mio film preferito in cui aveva recitato quel particolare attore. Si.

Tutto ciò mi divertiva. Ed avrei anche voluto potermi godere questo film (in cui compariva un altro Freeman, ossia Morgan Freeman) ma qualcosa me lo impediva. Tra Martin Freeman, il sonno, i nervi ed un 'nonsisaché', non riuscii a reggere che un quarto d'ora di film prima di addormentarmi tranquillamente sul divano.

 

*****

 

Perché diamine il mio letto si muoveva? Era così strano... Andava quasi allo stesso ritmo di un respiro. Su e giù... Su e giù... Lentamente. Era una bella sensazione... Il movimento era percepibile ma dovevo ammettere che non era fastidioso. Nient'affatto.

Non mi era mai accaduto qualcosa del genere... Il mio corpo ne era quasi totalmente in balia e quel movimento era talmente ipnotico che non potei fare a meno di sincronizzare il mio respiro con quel su e giù così strano. Mmm... un letto non faceva su e giù, no? Boh.

Continuavo a non spiegarmi esattamente come tutto ciò fosse possibile ma la mia mente addormentata si adattava facilmente alle novità dunque, anche se trovava tutto ciò abbastanza strano, non ne era minimamente turbata. E come poteva essere altrimenti?

Sia il mio corpo che la mia mente erano in pace quindi tutto di me era restio a svegliarsi solo per saziare la mia curiosità e lenire i miei flebili dubbi. Volevo solo rimanere abbandonata in quel dondolio ipnotico, condito inoltre da un calore inusuale per un letto, e ci sarei riuscita se non avessi colto anche qualche altro piccolo movimento. Eh?

Aprii un occhio, solo per curiosità, ma... davvero. Probabilmente sarebbe stato meglio vivere in quel torpore ipnotico per sempre poiché il risveglio era tutt'altra cosa. Decisamente. E se non fossi stata una ragazza in salute, di sicuro un infarto mi avrebbe colta all'istante questa volta. E lo shock fu talmente tanto che non potei fare a meno di produrre versi strani e sussurrare una serie di 'no, no, no, no, no' che sembravano non finire più. Nonostante la sorpresa e l'orrore, infatti, nella mia mente lampeggiò un avvertimento: non svegliare Jensen Ackles.

Per carità, era già abbastanza imbarazzante così! Non avevo alcuna intenzione di svegliare anche lui di modo che se ne accorgesse. No, no. Ero così tanto rossa in quel momento che avrei potuto cuocere delle uova sopra le mie guance! Tentai quindi di fuggire via il più lontano possibile, magari su Marte, ma qualcosa mi bloccò.

Guardando indietro, verso la mia schiena, mi resi improvvisamente conto che le sue braccia circondavano la mia vita, facilitati dalla nostra posizione. Ma come c'eravamo finiti così? Io gli ero salita addosso e lui era scivolato lungo disteso sul divano? Mio dio. Speravo davvero di no ma in qualche modo gli ero finita sopra e quest'ultima cosa era un dato di fatto, purtroppo.

Ero certa però di non essermi addormentata così la sera prima. La mia testa era poggiata al divano! Mannaggia... maledizione! Dovevo andare via di lì. Subito!

Tentai quindi ancora una volta di sgusciare via dalla sua presa ma era tutto inutile. Più io tentavo di andar via e più lui stringeva forte la presa, mugolando contrariato nel sonno.

Disperata stavo per mandare al diavolo il fatto di non svegliarlo quando un cellulare squillò e non era di certo il mio. Lo sentivo vibrare nella tasca di Jensen e, in preda al panico, feci l'unica cosa che mi venne in mente: poggiai la testa sul suo petto e finsi di dormire.

Certo, se Jensen era in grado di sentire il mio cuore così come io potevo sentire chiaramente il suo, allora ero nei guai perché di certo il cuore di una persona dormiente non batteva così forte (a meno che non stesse avendo un incubo) ed il mio stava per uscirmi fuori dal petto, letteralmente, ma pregai la buona sorte affinché non se ne accorgesse. Poi lo sentii frugare in tasca e prendere il cellulare.

Se si fosse accorto che fossi già sveglia non potevo saperlo, anche perché in quel momento non fece altro che rispondere con voce roca al cellulare.

« Pronto? Si... Ma che ore sono?... Okay... Ah, davvero?... Bene... Si... Si... Lo credo anche io. Se dipendesse da loro ce lo farebbero fare sempre... Si... Ci penso io ad informarla... Va bene, penserò anche a questo... Si... Potrebbe uscire fuori qualcosa di carino. Si, ci lavoreremo dopo... Va bene. » disse e sospirando ripose il cellulare in tasca, spostandomi leggermente verso la spalliera del divano per facilitarsi il compito.

In seguito, una delle sue braccia, poi, salì più su, in corrispondenza delle mie spalle, mentre l'altra rimase esattamente dov'era, ossia un po' più sopra del mio fondo-schiena.

Strinse forte, sospirando ancora una volta mentre io mi irrigidivo e mi maledivo per non essere fuggita prima. Ma che caspita stava facendo? Non si allontanava? Era scemo. Totalmente. Ed io non sapevo cosa fare, totalmente in preda al panico. Boh.

« Sai? In uno dei prossimi episodi canteremo insieme... » disse poi Jensen rompendo il silenzio. Oddio. Bene, allora si era accorto che ero sveglia. Miseriaccia! Perché la terra non mi inghiottiva quando ne avevo bisogno? Eh?... Beh, l'unica nota positiva era che almeno adesso potevo allontanarmi da quelle braccia accoglienti (forse).

Alzai la testa di scatto e feci per scendere dal divano ma riuscii a mettere a terra solo i piedi perché tutto il resto era bloccato dalle sue braccia.

« Fammi scendere... » pretesi senza tanti giri di parole ma lui scosse la testa e guardò verso il soffitto, rilassandosi completamente. Cercai di forzarlo, allora, a lasciarmi andare ma non ottenni alcun risultato e l'imbarazzo che provai in quel momento stava rischiando di farmi impazzire.

« Ti prego... » supplicai ma ancora una volta ottenni solo un cenno di diniego.

Disperata e sull'orlo di un'altra crisi di nervi, incominciai a sbuffare insistentemente e non trovando neanche una posizione che mi permettesse di tenere comodamente alzata la testa, rischiai un crollo nervoso. Beh, non esisteva una posizione del genere, ecco perché non la trovavo!

L'unica posizione comoda che potevo assumere era quella che avevo adottato nel sonno ma non avevo più intenzione di poggiare la testa sul suo petto. Nel frattempo lui alzò gli occhi al cielo e mi guardò.

« Puoi smetterla, per favore, di lamentarti sempre? Rilassati per una buona volta! Sai, ti preferivo decisamente addormentata... Almeno eri rilassata, anche se spostarti è stato comunque più difficile del previsto. Sei poco collaborativa anche nel sonno... » disse ed io spalancai la bocca, completamente stupita ed arrabbiata. Allora era stato lui a metterci in quella posizione? Eh?

« Ma sei cretino?! » urlai colpendolo nervosamente sulla spalla. Jensen rise ma non si scompose più di tanto. Alzò semplicemente la gamba sinistra e mi schiacciò di più contro la spalliera del divano.

« Vuoi biasimarmi per aver colto l'occasione? Evelyn... sei assurda! Ci hanno lasciati soli in una stanza ed è ovvio che io ne abbia approfittato, no? Te l'ho già detto che non mi sarei arreso... almeno non finché non ci capirò qualcosa di tutta questa situazione. » disse ed io stavo vivamente per protestare ma Jensen mi zittì posando un dito sulle mie labbra.

« So cosa stai per dire.. "C'è tua moglie... non avresti dovuto farlo... bla, bla, bla" e probabilmente hai ragione ma non riesco a non provare... soprattutto se ne ho l'occasione. Quindi perché mi sarei dovuto fermare? Perché tu non avresti voluto? » chiese ed io annuii vigorosamente perché era ovvio che non avrebbe dovuto farlo. Uffa, ma perché dovevamo sempre discutere noi due?

« Si! Si, Jensen... Sapendo che non avrei voluto, tu non avresti dovuto farlo! » dissi e lui sbuffando si passò una mano tra i capelli scompigliati dal sonno, finendo poi anche sul viso.

« E sono stanca di discuterne ogni volta... di trovarmi in situazioni imbarazzanti in tua presenza... di essere nervosa ed intrattabile per giorni a causa tua! E per cosa? Eh? Jensen non ci conosciamo neanche... » dissi, sfogando così tutta la mia frustrazione. Per lunghi attimi Jensen rimase in silenzio, senza guardarmi, poi di scatto si alzò a sedere sul divano ed io caddi all'indietro quando lo abbandonò definitivamente. All'improvviso lui non riusciva più a guardarmi.

« Invece ti conosco... » disse poi, rimanendo esattamente al centro della stanza. « Sei timida... insicura... adori le cose semplici e ti stupisci quando qualcuno ha qualcosa di carino da dire nei tuoi confronti. Hai anche paura di ogni cosa, soprattutto dell'amore. Per certi versi sei ancora una bambina ma hai tanto da dare... Io l'ho visto. Ed odio il fatto che tu voglia tenere il tuo cuore solo per te... e che non tu non voglia dare a 'questo' una chance per paura che le cose possano andare male e che tu possa soffrirne. Ma... indovina un po'? Tutto ciò ti sta già facendo male, così come ne sta facendo a me. » disse con amarezza, guardandomi negli occhi solo all'ultimo.

Ovviamente io non riuscii a reggere il suo sguardo perché quello che aveva detto era vero ed a quanto sembrava mi conosceva forse più di quanto io conoscessi lui. Questo mi spaventava molto e mentre io guardavo le mie ginocchia, seduta sul divano, lo sentii avvicinarsi ed inginocchiarsi di fronte a me.

« Io ti conosco, anche se magari non ho idea di quale sia il tuo colore preferito o la tua maglietta preferita... Si... Conosco te e le cose che ti frullano per la testa... e sono state queste cose ad attrarmi. Sei così innocente, Eve... » disse allungando una mano per accarezzarmi una guancia. Chiusi gli occhi, permettendomi per una volta il lusso di godermi le sue carezze ed attenzioni, e lui si avvicinò di più, poggiando le braccia sulle mie gambe. La sua fronte toccò la mia e si fermò lì, senza azzardare nulla di più. Solo i nostri respiri si intrecciavano.

« Permettimi di provare a stare con te... senza sensi di colpa... e senza pensare al futuro. Tu pensa solo al presente ed a quello che provi per me. Continuiamo a conoscerci... senza discussioni. Puoi farlo per me? Puoi riuscirci? » chiese e forse si rendeva conto di chiedermi troppo ma non lo diede a vedere. Staccò leggermente il volto e mi baciò una guancia, mandandola in fiamme, e strinse le mie mani con le sue.

La sua presenza era intossicante ed io avrei tanto voluto solo potergli dire di no e chiudere definitivamente quella storia ma una parte di me sognava di dirgli di si e di provarci. Potevo farlo? Per lui? No... Si... Forse. E poi il pensiero di Danneel e JJ mi colpì in pieno.

« Non posso... Mi dispiace... Non ci riesco. » dissi e sapevo che gli occhi mi si sarebbero riempiti ben presto di lacrime. Con un sospiro, Jensen mi attirò a se fuori dal divano e prese tra le braccia, permettendomi di nascondere il viso sul suo collo. Tentennando un po', mi cullò con delicatezza, cercando di calmarmi.

« Si che ci riesci... Eve, non voglio che ciò che sono e le scelte che ho preso in passato siano il motivo principale per cui vuoi tenerti lontana da me. Non lo sopporto. » disse e mi accarezzò i capelli mentre mi costringeva ad alzarmi insieme a lui. Si sedette sul divano ed io semplicemente lo seguii, rimanendo incollata a lui, piena di pensieri sconnessi.

« Preferirei che non mi volessi piuttosto che capire che uno dei motivi per cui non vuoi neanche provarci è perché sono sposato! Eve, quello è un mio problema e se sono io stesso a volerlo mettere da parte per adesso, proprio per capire cosa potrebbe esserci tra noi, non vedo perché tu non possa fare lo stesso. Ti sto pregando di farlo, se non si fosse capito. » disse e mi prese il viso per potermi guardare ancora una volta negli occhi. Non stavo piangendo ma i miei erano umidi.

« Nella vita si fanno tanti sbagli e le cose cambiano... Io prima non ti conoscevo ma ora ti conosco. Ti ho trovata... Ed ho bisogno di capire... per favore. Non ostacolarmi. » disse e poggiò nuovamente la sua fronte sulla mia, chiudendo gli occhi.

Una sua mano, poi, salì lungo il profilo della mia guancia e strinse, costringendomi a seguire il suo volere. Le nostre labbra si incontrarono in un semplice bacio a stampo che durò solo qualche secondo ma il mio cuore incominciò comunque a battere furiosamente nel petto anche per quel semplice contatto.

« Mettiamola così: o mi dici spontaneamente di si o continuiamo in questo modo, con agguati e momenti imbarazzanti. A te la scelta... Io non mi arrendo. » disse e questa volta toccò a me sospirare, allontanandomi un po'.

Jensen non me lo impedì e mi distanziai da lui, continuando a rimanere sul divano. Bene. Ed ora che cosa dovevo fare? Io non ero brava a prendere decisioni. Non avendolo mai fatto in tutta la mia vita era chiaro che non sapessi farlo.

Cos'era giusto fare? In fondo credevo che avesse ragione. Avevo capito quello che stava cercando di dirmi, ossia che forse, se le cose fossero andate diversamente e mi avesse incontrata prima, sarebbe stato tutto diverso.

Lui non lo sapeva ed aveva bisogno di capirlo ma io mi sentivo troppo in colpa. Potevo davvero mettere da parte la mia coscienza per un mio desiderio egoista? Ed ero pronta ad aprirmi con un uomo? Aveva ragione anche in questo: avevo paura di una relazione.

« Conosciamoci meglio... è quello che ti chiedo. E se nel frattempo abbiamo voglia di stare un po' più vicini... facciamolo. Senza vergogna o paura. » disse ricercando un nuovo contatto. Mi prese la mano e sentii il panico salirmi nuovamente addosso. Io non ero una persona da baci, abbracci e carezze! Non lo ero affatto... questa cosa non poteva funzionare.

« Smettila! Farai solo quello che ti sentirai di fare... » disse cercando di riportare la mia attenzione su di lui. Io mi ero persa tra un miliardo di pensieri.

« Guardami.. Eve, guardami! » disse ed i nostri occhi si incontrarono di nuovo. Lui sospirò e si passò una mano sul mento, grattandosi per un momento la corta barba.

« Okay, nuovo ricatto: o mi dici di si immediatamente o mi stendo sopra di te e faccio quel che mi pare e piace. » disse lui e non sembrava stesse esattamente scherzando. Accennai una risata e quando lui non ricambiò, capii che aveva intenzioni assolutamente serie e mi si gelò il sangue nelle vene. Bene, si. Una decisione. Dovevo prendere una decisione.

« Okay... okay. Forse. Piano piano... si. » dissi di nuovo nervosa. Il mio collega, invece, si rilassò e mi regalò uno dei sorrisi più belli che avessi mai visto in vita mia. Arrossii, di nuovo, e rimasi immobile anche perché avevo la testa in confusione.

Me ne sarei pentita? Ero quasi certa di si, soprattutto perché ritenevo che l'interesse di Jensen fosse più che passeggero. L'unica che avrebbe sofferto ero io, me lo sentivo, e non ne ero affatto entusiasta. Jensen al contrario mio, invece, sembrava davvero felice in quel momento e, con un sorriso enorme stampato sul viso, incominciò a smanettare con il cellulare.

Avevo paura, tanta paura, ma Jensen non mi aveva lasciato molta scelta, vero? Nessuna. Ed anche se così non andava affatto bene, una piccola parte di me era contenta che Jensen avesse preso una decisione per entrambi, soprattutto se era questa.

Si, solo la sera prima avevo capito l'importanza di prendere delle decisioni da soli ma non sempre ci riuscivo. A volte preferivo che a scegliere non fossi io, soprattutto quando non sapevo cosa fare. Come sarebbe andata a finire? Nessuno poteva dirlo.

E molto probabilmente avrei lasciato semplicemente che fosse lui a fare tutto il lavoro. In fondo era principalmente Jensen che doveva chiarirsi le idee, non io, quindi avrei solo imparato a conoscerlo meglio e ad allontanarlo quando esagerava. Come al solito.

« Dovremmo decidere cosa cantare ma prima puoi fare un'altra cosa per me? » chiese ed io annuii, forse anche perché sentivo che non era qualcosa che mi sarebbe dispiaciuto.

« Canta per me... qualunque cosa tu voglia... » disse e mi circondò la vita con il suo braccio. Poggiò anche la testa sulla mia spalla ed io cantai la prima canzone che mi venne in mente, ossia 'Titanium' di David Guetta con un ritmo più lento di quello originale.

Decisamente non era così che avevo pensato di iniziare quella giornata ma ogni cosa a Vancouver riusciva a sorprendermi. Quel luogo mi faceva provare cose che in tutta la mia vita avevo sempre evitato accuratamente e non sapevo se fosse un bene o meno.

Sotto quelle note, però, pensai che a volte valeva la pena di essere sorpresi, soprattutto se le novità portavano un profumo ed un calore talmente dolce da desiderare di sentirlo per il resto della tua vita.










Angolo autrice: Dopo mille anni, finalmente sono riuscita a pubblicare questo nuovo capitolo. Me ne sono successe di tutti i colori e mi si è pure rotto il computer, quindi non avevo modo di continuare a scrivere. Sapete cosa ho fatto? Scrivevo pezzi qui e là sul cellulare e quando avevo un computer a portata di mano, li mettevo insieme, ma naturalmente la stesura andava a rilento. Super rilento. Poi mi si è pure corrotto il file, come ciliegina sulla torta e sono riuscita a recuperare solo metà di quello che avevo scritto. Il resto ho dovuto rifarlo da capo ma nonostante tutto non mi sono arresa perché volevo pubblicare questo capitolo. Non vi libererete di me tanto facilmente perché ci tengo troppo a voi che leggete ed alla storia! U_U
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e so che dovrei ringraziare, come al solito, coloro che hanno commentato lo scorso capitolo ma ho poco tempo... Spero che mi perdonerete. Chiudo qui questo angoletto, mandandovi tanti baci e sperando che ci sia ancora qualcuno che legga questa storia! <3
   
 
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