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Autore: kimsherd    11/11/2014    2 recensioni
"Grigio, niente di strano in tutto ciò. Grigio, nero e bianco era tutto ciò che contornava la vita di qualsiasi persona nata su quella terra, mago o babbano che fosse, fino a che non si incontrava la propria anima gemella."
Dopo aver vissuto in un mondo dove tutto è bianco e nero, Remus Lupin scoprirà presto che tenersi stretto quei colori e quell'amore che così tanto ha sognato non sarà per niente facile.
[Idea non originale, tratta da tumblr; SiriusxLupin]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black, Un po' tutti | Coppie: Remus/Sirius
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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1. HOME IS WHENEVER I'M WITH YOU

Remus chiedeva spesso dei colori, era una cosa a cui i suoi genitori erano ormai abituati da tempo, e di solito era la madre a rispondere, con un sorriso di una persona che comprendeva appieno la curiosità che una cosa così misteriosa poteva far nascere. Lyall se ne stava solitamente in silenzio, annuendo talvolta per dare ragione alla sua consorte. Lui era un uomo pragmatico, con i piedi per terra, non era la persona più indicata a svolgere il difficile compito di spiegare i colori a qualcuno che non poteva vederli.
Certe volte lui stesso non riusciva a capacitarsene: ripensava alla sua vita prima di incontrare Hope, tutto quel grigio e quel nero, e rabbrividiva, senza riuscire a capire come avesse fatto a vivere in un mondo in bianco e nero per tutti quegli anni.
Ma Lyall si guardava bene dall’esternare questi pensieri al suo unico figlio, non voleva innervosirlo raccontandogli quanto sia più bello il mondo dei colori.
Sua moglie Hope era molto più brava nel compito, indicava foglie verdi, mele rosse, un quadro dalle tinte lilla, e spiegava a Remus quanto fossero belli senza farlo sentire male per quello che lui non poteva vedere.
«Vedi quel colore? Tu lo vedi così chiaro che sembra confondersi con il bianco, ma in realtà è più scuro, caldo come il sole d’estate»
E Remus sorrideva divertito, battendo le mani contento. I colori lo affascinavano al punto da aver letto libri su libri sulle teorie del colore e su come si forma, libri forniti da Hope, che nonostante non fosse una scienziata o una fisica, poteva spiegare di prismi e raggi di luce molto meglio del coniuge mago, del tutto estraneo a certe cose.
Remus non l’aveva mai ammesso ai genitori, ma quando era stato più piccolo, la cosa che lo calmava durante quelle orribili nottate di luna piena, era il pensiero che un giorno anche lui avrebbe visto i colori. E mentre il lupo infuriava e ululava, la sua mente vagava libera fra azzurro, magenta, rosso, giallo, indaco, sforzandosi inutilmente per poterli catturare nella loro vera forma.
Con la mente impegnata e lontana da qualsiasi cosa stesse accadendo nella stanza buia dalle pareti di fredda pietra, quelle infernali notti passavano più in fretta, e quando ritornava ai suoi sensi, Remus si chiedeva con desiderio sempre maggiore quando sarebbe riuscito a vedere finalmente ciò che gli era stato solo descritto con precise, ma vuote parole.
 
Remus camminava lungo la banchina del binario 9 e ¾ a testa alta, tentando di nascondere il nervosismo che si vedeva chiaramente negli occhi scuri che guizzavano da una parte all’altra del binario, esaminando volti, occhi e sorrisi, con la segreta speranza di riuscire improvvisamente a vedere i colori.
«Sei nervoso? Non preoccuparti, qui sarai al sicuro»
Lyall gli posò una mano sulla spalla e Remus tentò di ignorare il leggero tremolio che aveva preso anche suo padre. I suoi genitori avevano fatto i conti con la sua condizione per tutti quegli anni, trasferendosi di villaggio in villaggio solamente per la sua sicurezza, e Remus, nonostante l’assenza di amici fino a quel punto, non avrebbe potuto esserne più grato. L’avevano trattato come un essere umano, nonostante persino lui ne avesse i dubbi a volte, e ora lo stavano mandando verso una nuova avventura, con la promessa che tutto si sarebbe risolto per lui.
Remus guardò suo padre e sorrise, un sorriso tirato di un ragazzino che stava per affrontare il suo primo giorno di scuola.
«Lo so papà, grazie»
Non sapeva se era più grande la felicità, la tensione o la speranza nei colori e nella magia, ma di una cosa era sicuro: l’emozione era troppa per permettergli di stare ancora lì per molto senza fare niente. Non vedeva l’ora di usare la sua bacchetta, imparare incantesimi, volare con la scopa e moltissime altre cose.
Con il cuore in gola salutò i genitori con un lungo abbracciò e protestò quando la madre, con le lacrime agli occhi, gli lasciò un grossa traccia di rossetto sulla guancia. Trascinò il baule troppo grande per lui sul magnifico treno a vapore di un grigio molto scuro, che Remus catalogò come rosso (ormai aveva imparato a quali tonalità di bianco e nero appartenessero i vari colori).
Quando l’ultima fatica di trovare uno scompartimento libero fu completata, Remus si lasciò andare sui comodi divani, sospirando felice mentre il cuore continuava a battergli forte. Sperava che il treno volasse e al tempo stesso sperava che rimanesse incollato a quelle rotaie. Cosa sarebbe successo se qualcuno avesse scoperto ciò che era? Cosa sarebbe successo se si fosse trovato di nuovo solo, senza amici e pure senza genitori? Si strofinò gli occhi, dandosi dello stupido:
«Andrà tutto bene»
Disse ad alta voce, e proprio in quell’istante qualcuno aprì la porta ed esclamò:
«Ovvio che andrà tutto bene, piccolo amico! Stiamo andando ad Hogwarts, mica a morire in campo di battaglia. Togliti quelle mani dagli occhi, mi si spezza il cuore a vedere un giovane senza speranza»
La voce era decisamente divertita e finse persino un singhiozzo commosso alla fine della frase, per rimarcare quanto fosse triste vedere una persona che stava andando nel posto più bello del mondo in quello stato.
Non che avesse tutti i torti, probabilmente Remus si stava semplicemente facendo trasportare dai suoi pensieri, come spesso accadeva. Silente aveva dato la sua parola che tutto era stato preparato per permettergli di stare insieme agli altri ragazzi ad Hogwarts, per cui non aveva di che preoccuparsi.
Decise di darla vinta alla voce misteriosa senza corpo e tolse le mani dagli occhi, guardando verso la fonte di cotanta saggezza con un sorriso allegro sulle labbra.
Il sorriso vacillò appena nel momento in cui gli occhi di Remus si posarono su quelli grigi del ragazzo che stava di fronte a lui. Grigio, niente di strano in tutto ciò. Grigio, nero e bianco era tutto ciò che contornava la vita di qualsiasi persona nata su quella terra, mago o babbano che fosse, fino a che non si incontrava la propria anima gemella.
Era sempre stato così, fin dall’alba dei tempi, e nessuno sapeva se fosse opera di magia, scienza o qualche strana condizione umana, fatto sta che nessuno l’aveva mai contestato: non appena guardavi in viso la persona che il tuo cuore bramava e di cui la tua anima aveva bisogno, il mondo prendeva improvvisamente colore e in quel momento sapevi. Remus non aveva mai capito quando sua madre gli spiegava come funzionava quel momento, era tutto così vago. “Quando la vedrai, capirai. Non sono solo i colori che te lo fanno capire, è…tutto” e Hope sorrideva, un sorriso complice condiviso da Lyall.
Ora Remus capiva. Il grigio di quegli occhi non era un grigio dettato dal mondo bianco e nero in cui aveva vissuto fino a quel momento, erano di una sfumatura totalmente diversa, che non aveva mai visto: più chiari al centro e man mano più scuri, con una nota di azzurro intorno alle iridi. Riconosceva quei colori come se fosse nato con la capacità di vederli.
E nonostante il sogno di Remus fosse sempre stato quello di vedere i colori, in quel momento non riuscì a trovare lo stesso interesse che aveva sempre provato per loro, catturato dal ragazzo dai capelli lunghi e neri con penetranti occhi grigi e un sorriso che sembrava essere nato con lui.
«Ho qualcosa in faccia?»
Chiese il ragazzo, sedendosi di fronte al licantropo e accavallando le gambe elegantemente.
Remus si rese conto di una cosa: lui sapeva, ma l’altro no. Non aveva visto nessun colore.
Quindi scosse la testa e allungò la mano, ignorando il forte dolore che improvvisamente sentì, senza sapere nemmeno lui cosa stesse davvero facendo:
«Remus Lupin, piacere»
Farfugliò inebetito, con gli occhi ancora sgranati, incapace di registrare nessuno particolare intorno a lui se non quelli di…
«Sirius Black. Sei bello strano, amico»
Sirius. Come la stella. Remus pensò che gli donasse quel nome, la sua persona sembrava avere una gravità propria, che attirava lo sguardo per quanto tentasse di smetterla di fissarlo a quel modo.
Remus si schiarì la voce, decidendo di darsi un contegno.
«Sono solo un po’ nervoso, tutto qui»
«Ah! Il nervosismo è per i deboli. Non esiste cosa sulla terra che possa darmi fastidio»
Sirius si mise le mani dietro il capo, orgoglioso di sé stesso, e Remus non poté reprimere una risata.
«Sta ridendo di me, signor Lupin?»
«Giammai, Signor Black, trovo solo obnubilata la sua confidenza in sé stesso»
Sirius lo guardò leggermente spaesato e Remus dovette sopprimere un’altra risata.
«Obnubilata è una parola reale o mi stai prendendo in giro?»
Il moro inarcò un sopracciglio, contrariato e deluso che una persona potesse anche solo pensare di prendersi gioco di lui e Remus non poté non pensare a quanto, nonostante si fossero conosciuti letteralmente da 30 secondi massimo, si sentisse già a casa. Era questo che significava avere un’anima gemella? Sentirsi a casa?
«Nessuna presa in giro, leggo molto e basta»
Il che era vero, peccato che Remus non avesse idea di cosa “obnubilata” volesse dire, era sicuro di averlo letto da qualche parte, ma non gli sovveniva il significato. Oh beh, non avrebbe dato la soddisfazione a Sirius di aver ragione, quindi Remus rimase in silenzio con le braccia incrociate come a sfidarlo a contraddirlo.
Sirius in tutta risposta gli mostrò la lingua e si girò verso la finestra, fintamente arrabbiato. Remus fece lo stesso, vedendo per la prima volta nella loro interezza i colori: il verde chiaro dell’erba appena nata, il verde più scuro delle foglie degli alberi che lentamente viravano verso il giallo, il cielo azzurro interrotto da nuvole di tonalità diverse di grigio. E aveva avuto ragione: il loro treno era rosso, poteva vederlo se schiacciava la guancia contro il finestrino.
«Ti prego dimmi che non ti è volata una cioccorana fuori dal finestrino!»
Remus staccò il viso dal vetro freddo e si girò verso la porta dello scompartimento, apertasi un’altra volta per rivelare un ragazzino alto per la sua età, con capelli neri estremamente disordinati e degli occhi nocciola. Il nocciola era un bel colore, e Remus si rese conto che, con la luce del sole che proveniva dall’esterno, gli occhi del nuovo arrivato sembravano quasi dorati, ma non erano belli quanto quelli di Sirius.
«No, come mai lo chiedi?»
Chiese Remus, un po’ stranito dalla domanda.
Il ragazzo sospirò di sollievo e si lasciò scivolare sul posto accanto a Sirius, e Remus non poté fare a meno di sentire una strana puntura in fondo allo stomaco, come un morso. Il moro si arruffò i capelli, come se non fossero già abbastanza caotici e si rimise a posto gli occhiali, che erano scivolati leggermente lungo il naso.
«Sto andando di scompartimento in scompartimento alla ricerca di una carta di Circe, è l’ultima che mi manca per completare la collezione, ti rendi conto?! Ma nessuno sembra averla. E siccome ho già visto un ragazzo perdere una cioccorana che era saltata fuori dal finestrino insieme alla carta…»
Sbuffò e agitò la mano, come a lasciar intendere che solo degli incompetenti potevano lasciare che una cosa del genere accadesse.
La sua mano passò di nuovo nei capelli e Remus si chiese se non fosse un tic.
«Beh, buon uomo, penso che io e il qui presente messere potremmo aiutarla nella ricerca, trovo fin troppo noioso fissare il monotono paesaggio inglese»
Sirius parlò con una voce eccessivamente pomposa, gonfiandosi il petto come un re che doveva tenere un importante discorso. Remus si chiese quando aveva espresso la sua intenzione di unirsi a quella bizzarra ricerca, ma in fondo sentiva che, se Sirius l’avesse chiesto, sarebbe andato anche sull’odiosa luna.
«Oh, la ringrazio per la generosa offerta! Non ve ne pentirete, signori, l’avventura chiama gli audaci e i coraggiosi e sento, in cuor mio, che la missione sarà un successo con tali cavalieri al mio fianco»
I tre rimasero in silenzio un momento e poi scoppiarono a ridere.
E questo fu come Remus Lupin venne a conoscenza di Sirius Black e James Potter.



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Ebbene, ecco il primo capitolo! Dunque, prima di continuare do un paio di avvertimenti: questa è un AU perché c'è un elemento che nella serie non esiste, quello del bianco e nero ecc, ma non cambierò quasi niente (o tenterò almeno) dell'universo originale a parte questo dettaglio. In più, è OOC perché tutti sappiamo che Lupin non finisce con Sirius *sigh* e più avanti (mooolto più avanti, se tutto va come previsto) parlerò anche di Tonks e gli avvenimenti non andranno come nel libro MA NON ANTICIPO NULLA, anche perché non sono sicura che riuscirò ad arrivare a quel punto XD a parte questo, li renderò più IC possibile, per quanto si sappia poco della Marauders Era. E non preoccupatevi, Peter arriverà tra poco u.u
spero che vi piaccia questa fic, quando ho letto l'idea del mondo in bianco e nero e l'anima gemella mi è subito venuta in mente una cosa del genere e quindi ci tengo già a questa fic XD al prossimo capitolo, peace!
   
 
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