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Autore: Elle Douglas    11/11/2014    1 recensioni
'Ci facciamo sedici foto, e cerchiamo di cambiare espressione e posa in ognuna per renderle diverse.
Alla fine davanti a quella camera diamo anche la testimonianza del nostro amore, e a quello dedichiamo più foto.
Usciamo da lì, e la macchinetta ci da quelle foto un po’ sceme, un po’ serie, un po’ pazze, un po’ innamorate, un po’ noi.
Io le guardo con il mento sul suo braccio mentre lui le tiene in entrambe le mani.
‘Tu quale vuoi?’, dice tenendole in mano ed esaminandole insieme a me.
‘Non posso prenderle’, gli dico affranta.
Lui mi osserva, poi intuisce.
‘Ah, già. A volte dimentico…’, fa lui tra il serio e il dispiaciuto.
‘Specie in serate come questa’, aggiungo io. ‘… in cui tutto sembra perfetto. Noi siamo perfetti’.
-
*Seguito in parte di 'My life with you (Simply Dream).
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci al nuovo capitolo di questa mia storia.
Grazie mille a chi la storia l'ha aggiunta ai preferiti/seguiti e chi ha recensito, grazie mille.
Grazie anche a chi mette 'Mi piace' attraverso i bottoni social qui sopra. 
Siete un monito per me, e una spinta ad andare avanti in una storia che altrimenti avrei terminato di scrivere, non per mancanza di passione ma per mancanza di riscontri in proposito, perciò ancora grazie.
Ora vi lascio al capitolo, sperando che vi piaccia e che come sempre mi lasciate pareri e recensioni a riguardo. 
 
:*

5. ...Noi siamo perfetti.

Sono alla sua roulotte.
Sono le 19.00, la luce all’interno è accesa.
Dentro una musica riempie l’aria e la sua voce gli è dietro.
Sto combattendo sullo bussare oppure no, tra il disturbarlo oppure no da cinque minuti buoni.
Sono titubante ma non posso restare qui in eterno.
O busso, o vado via.
Qualcuno potrebbe passare e sospettare qualcosa.
Prendo forza e busso decisa, aspettando una voce, un rumore, qualcosa.
‘Chi è?’, la sua voce fuori dalla porta è quasi ovattata.
‘Sono io… ehm… Vanessa’, dico impacciata.
Due scatti decisi e la porta si apre.
Indossa una maglia nera e sotto ancora l’outfit di Hook, deduco si stia cambiando.
Mi sento più imbarazzata del solito, forse perché l’ho baciato davanti a tutti, forse perché mi sono lasciata andare a lui, con lui davanti a tutti, forse… non lo so.
‘Se sei indaffarato, passo dopo’, faccio indicando la via per andarmene.
‘Non mi disturbi affatto. Entra’, e mi fa cenno di entrare.
All’interno della roulotte c’è musica forte, non so che genere sia.
Lui nota il mio fastidio e corre a spegnerla.
‘Ma no, non ti avevo detto di spegnerla’, cerco di prenderlo per trattenerlo dallo spegnerla.
‘Si vede che non ti piace tanto’, mi fa notare con tono tranquillo.
‘Non voglio stravolgere le tue abitudini’, spiego.
‘Tu parli di stravolgere?’, mi riserva una sguardo ironico. ‘Non dovevi entrare nella mia vita allora’.
E io mi sento morire.
Quelle dichiarazioni buttate in quel modo. Quegli accenni, quei baci rubati nei panni di altri mi tolgono il battito, e probabilmente ho un espressione strana perché si avvicina a me come a scusarsi.
‘Lo sai, che non intendevo questo.’, mi rassicura. ‘Amo il fatto che tu sia entrata nella mia vita. Amo i tuoi sorrisi, i tuoi sguardi, le tue risate, i tuoi occhi, quelli sotto le lenti’, e mi guarda più intensamente. ‘Amo la tua voce, il tuo spirito, il fatto che riesci ad essere un po’ bambina, un po’ adulta, il tuo coinvolgermi anche in una risata. Il modo in cui t’imbarazzi e ti perdi con me. Amo tutto di te, e seriamente, sono così dannatamente abituato a tutto questo, ad averti intorno, che non saprei farne più senza. E lo so. Lo so che è sbagliato perché tu stai con qualcuno e non dovrei dirti certe cose,non dovrei renderti le cose più difficili di quanto non siano, dovrei farmi da parte e lasciarti vivere la tua vita, dovrei darti la possibilità di recuperare la tua felicità con lui, ma non ci riesco. E’ egoista, lo so, ma non ce la faccio. Sento troppo per te qui dentro per lasciarti andare…’ prende la mia mano e la mette sul suo petto.  ‘e non voglio lasciarti andare. Sento di essere qualcosa con te, sento che sono completo e dovrei lasciarti scegliere, ma non ci riesco. Ogni volta in tua presenza qualcosa di me viene rilasciata a te. Non c’è un singolo momento in cui non ti pensi, e forse sono malato, forse. O forse sei solo tu la mia cura’. Butta tutto giù, in un fiato e io sento rigarmi il viso. Mi gira un po’ la testa, e ho la testa che è un  intreccio di pensieri e sensazioni. Resto incredula a ciò che ho appena sentito. Sono un fiume in piena e ho le parole bloccate in gola, nel petto, nello stomaco.
Tutto ciò che mi ha appena detto mi ha fatto cadere giù.
Come faccio a stargli lontana? Come posso anche pensare di farcela? E’ assurdo. Assurdo il modo in cui mi fa sentire.
Assurdo il modo in cui lo amo, e assurdo il modo in cui lui mi ama.
E’ tutto assurdo.
Ed è vero non è giusto.
Non è giusto essere a metà nei suoi confronti, non è giusto sentirsi così quando si ha un altro.
Ma è giusto stare con l’altro e non sentire nulla di tutta questa totalità?
E’ giusto restare aggrappati al passato senza vivere ciò che ho e potrei avere con quell’uomo stupendo che ho accanto che mi guarda fisso, quasi preoccupato perché non parlo da un po’ e lo guardo quasi fossi in catalessi.
‘Non dovevi farmelo …’, gli dico, tra le lacrime. ‘Non dovevi dirmi tutto questo. Non dovevi darmi speranza perché non è possibile che io mi senta così con te, allo stesso modo in cui tu ti senti con me. Ed è vero, non è giusto. Non è giusto continuare a darti la metà di me, non è giusto non viverti completamente come vorrei, perché vorrei gridarlo, dirlo, farlo vedere a mezzo mondo che c’è tra noi, non per esibirti come un trofeo, ma perché ti amo e odio quando baci le altre, anche se non sei tu, o quando ti fanno dichiarazioni. Lo odio! Tu sei mio!’, gli dico possessiva come non ho mai fatto.
Lui sorride dolcemente e siamo vicinissimi a due millimetri l’una dall’altra.
Mio..’, fa un ghigno compiaciuto, ci pensa un po’ suo. Mi piace’.Sorride con quel sorriso che amo, e mi carezza un braccio. ‘E tu sei mia’, mi sussurra.
Sorrido timidamente.
‘Sei mia, tutta mia. Solo mia’. E mi illumino come se mi avesse fatto la miglior dichiarazione del mondo.
Perché me l’ha fatta e me l’ha data insieme al suo cuore, e non c’è cosa migliore di lui a questo mondo.
E giù un bacio nuovo, e poi un altro, e un altro ancora.
E quasi non ci perdiamo per davvero, quasi non ci perdiamo l’uno dentro l’altro in quel modo, mentre sono a metà.
‘Ti prometto’, gli dico interrompendomi con dei baci. ‘Che quando avverrà questo, quando mi concederò a te per davvero, sarò per davvero tua, solo tua, tutta tua, e non a metà. Pensi di farcela?’, chiedo cercando di innalzare il sopracciglio come lui, con aria di sfida, mentre sono a cavalcioni su di lui.
Lui ride. Ci pensa su.
‘Penso di sì, per ora’.
E mi passa sopra non lasciandomi respirare, ne tantomeno parlare o distrarmi.
Ci baciamo fino a perdere il respiro, senza andare oltre.
Muoio sotto il suo tocco, sospiro, riprendo il fiato e siamo ancora insieme.
Lo amo, e sento il cuore scoppiarmi in petto quando lui è con me.
Annego nei suoi occhi, annego nel suo cuore.
 
‘Vorrei poter immortalare questo momento. Vorrei avere una foto con te, che ci rispecchi ora.’, rivelo mentre sono ancora sotto di lui su quel divano. ‘Ma non posso e la cosa mi infastidisce’.
Ho il cuore a mille, e anche lui.
Il suo sorriso riflette il mio, e più lo guardo più mi innamoro, più mi perdo in lui.
Mi guarda fisso, e quegli occhi cristallini sono la cosa più bella in cui riflettersi.
Pensa un po’ a ciò che ho appena detto.
‘Prendiamo il mio telefono.’, fa lui alzandosi.
Si mette seduto e allunga la mano per prendere il telefono poco lontano.
E iniziamo a fare foto sceme, foto dove io sembro un pesce lesso e lui perfetto.
Lui fa facce strane, e io con lui.
Mi riprende poi mentre non la smetto di ridere, gli dico di smetterla ma non sono credibile.
‘La metto su instagram’, minaccia ridendo con me.
‘No!’, faccio io andandogli addosso e baciandolo mentre continua riprendere.
Le sue risate si fermano e si muove sulle mie labbra.
Sorrido.
‘Ora non puoi più metterlo sul tuo account’ e gli faccio la linguaccia che sembro una bambina.
Lui capisce il gioco e mi blocca su di lui facendomi il solletico.
‘Ora me la paghi!’, fa lui su di me vendicandosi.
E lo supplico di lasciarmi, lo imploro.
Ho i muscoli dell’addome doloranti per quanto sto ridendo stasera.
Per quanto mi sento leggera, per quanto mi sento bene con lui.
Lo allontano, lui si avvicina mi bacia e scatta altre foto.
Nessuna mi piace.
‘Sembro uno spaventapasseri, su!’, gli dico e vado per eliminarle.
‘Okay, l’hai voluto tu’, mi dice alzandosi.
Io lo guardo confusa.
Mi prende per mano, prende le sue cose, spegne la luce e mi trascina via dalla roulotte con lui.
Chiude la porta fuori è tutto buio, tranne per qualche luce qua e là.
‘Dove mi porti?’, chiedo indagatrice.
‘E’ un segreto!’, fa lui irremovibile con sguardo furbo.
Mi blocco in mezzo alla strada, e fermo anche lui.
Sbarrò gli occhi.
‘Mi vuoi uccidere?’, dico fingendomi spaventata.
E rido.
‘Sei proprio scema!’.
‘E’ per questo che ti piaccio’, gli dico.
 
Da gentiluomo quale è mi apre la portiera dell’auto e mi aiuta a salire su.
Fa il giro del veicolo ed entra anche lui, mettendosi alla guida.
‘Sei venuto in auto?’.
‘Oggi si, odio farmi accompagnare certi giorni, e poi sono un ritardatario cronico, quindi meglio avere un veicolo mio’.
‘Eccone un altro’, rispondo sarcastica.
Lui non capisce e mi guarda inquisitore dallo specchietto.
‘Ci sono già io ritardataria…’, spiego.
‘La coppia perfetta!’, esordisce lui.
Fuori scorrono auto, e palazzi enormi.
Gente che cammina per strada, passeggia o va di fretta per tornare nella propria casa.
Gente che si rifugia nei ristoranti, pub, tavole calde.
Le luci della città creano uno strano gioco di luci viste in lontananza.
Non so dove mi sta portando e non vuole dirmelo e odio stare sulle spine.
Lo odio.
Arriva dopo qualche minuto in una via un tantino isolata.
Non capisco dove mi abbia portata e cerco di sporgermi dal finestrino per vedere.
Si trova a ridosso della via principale e non c’è nulla di così eclatante.
Non capisco.
Mi apre la portiera dell’auto e mi porge la mano.
Gliela do, mi alzo e lo guardo torva non capendo il motivo.
Lui fa solo: ‘Vedrai’, e mi lascia con i miei dubbi trascinandomi per mano.
Giriamo oltre la palazzina adiacente e sul retro vedo il vero motivo per cui mi ha portata lì.
Una cabina fotografica.
Gli mollo una pacca sul braccio per avermi fatto agitare per nulla, e non avermi detto niente.
‘Cioè, pensavi davvero che ti avrei uccisa?’ e ride di gusto.
‘Sei assurdo!’, dico ruotando gli occhi.
Cingendomi i fianchi mi fa entrare nella cabina, ma in due non ci stiamo su quella sedia piccolissima, così decido di accomodarmi in braccio a lui.
‘Dimmi quando sei pronta, amore’, mi dice imitando Hook.
Gli faccio una smorfia.
‘Secondo te meglio sciolti i capelli o legati?, chiedo.
Lui mi guarda, va per rispondere ma lo interrompo.
‘… No, aspetta. Ora mi dirai che sono bella in entrambi i modi’, sbuffo, cercando di aggiustarmi.
‘No, infatti. Sbagli. Non sei bella in entrambi i modi. Sei stupenda’.
Lo lascio perdere, sarebbe capace di dirmi che sono perfetta anche facendo pena.
‘Pronta!’, dico entusiasta.
Sono entusiasta di quell’idea improvvisa, dettata dall’istinto.
Ci facciamo sedici foto, e cerchiamo di cambiare espressione e posa in ognuna per renderle diverse.
Alla fine davanti a quella camera diamo anche la testimonianza del nostro amore, e a quello dedichiamo più foto.
Usciamo da lì, e la macchinetta ci da quelle foto un po’ sceme, un po’ serie, un po’ pazze, un po’ innamorate, un po’ noi.
Io le guardo appoggiata alla sua spalla, mentre gli tengo il braccio mentre lui le tiene in entrambe le mani.
‘Tu quale vuoi?’, dice tenendole in mano ed esaminandole insieme a me.
‘Non posso prenderle’, gli dico affranta.
Lui mi osserva, poi intuisce.
‘Ah, già. A volte dimentico…’, fa lui tra il serio e il dispiaciuto.
‘Specie in serate come questa’, aggiungo io. ‘… in cui tutto sembra perfetto. Noi siamo perfetti’.
Mi prende la mano, e me la bacia.
Io mi avvicino e lo bacio sulla guancia, resistendo alla voglia di finire su quelle labbra.
Ripenso un po’ a quelle foto appena fatte, e gli sfilo dalle mani una pila di quattro foto.
Ne strappo una.
‘Questa la tengo’, dico osservandola. ‘Non è compromettente, è una foto dolce, intima che non da nell’occhio’, e gli sorrido.
Gli porgo le restanti tre.
‘Queste allora le tengo io. E le terrò come la cosa più preziosa. Le terrò per entrambi’, dichiara.
Mi prende per mano e ci avviamo alla sua auto, dietro la palazzina.
Arrivati lì davanti mi stacco e guardo l’ora.
Le 21.00.
‘Qualcosa non va?’, nota ogni minimo cambiamento.
E’ assurdo quanto mi conosca.
‘Sono le nove, dovrei tornare in albergo.’, osservo.
Lui si rattrista al pensiero di lasciarmi e io con lui.
‘C’è lui?’, e so quanto quella domanda gli costi fatica, glielo sento nella voce. Glielo vedo negli occhi.
‘No, c’è Nick… lui arriva domani pomeriggio’, e mi pesa dirglielo e dirmelo.
Sussurra un ‘Ah’, e guarda altrove per trattenere qualcosa in più, che riconosco ormai.
Come vorrei far sparire questo peso, da me, da lui, da entrambi.
Essere liberi come lo siamo stati stasera, senza pensare a terze persone, senza pensare a nulla.
‘E se venissi con me stasera? A casa mia?’, azzarda, e non capisco se è serio o meno.
‘A casa tua?’, ripeto incredula. ‘Sul serio?’.
‘Non voglio passare la serata da solo, voglio continuare a stare con te in questa giornata perfetta. Ho bisogno di te, almeno stasera.’, mi confessa.
E io forse dovrei dirgli di no perché così facendo gli faccio più male, mi faccio del male.
Gli do una speranza e la do anche a me.
Ma non ci riesco, non ce l’ho fatta nel mese precedente ad averlo lontano, come faccio ora a farlo?
Non esiste.
Voglio stare con lui, non solo stasera, ma per ora mi accontento.
‘Si!’, quasi urlo di gioia.
Lui, dapprima in bilico ora si illumina e i suoi occhi si schiariscono e diventano di quel cristallino che mi piace tanto.
Mi apre la portiera e salto in macchina.
E sono tutta un fremito.
Mentre guida mi tiene e mi carezza la mano e rispecchia le mie sensazioni.
‘Devo inventare una scusa con Nick, però.’, sbianco al pensiero. ‘Dirò che sono rimasta a dormire da un amica… ma chi?’, lo guardo in cerca di un consiglio.
Lui guarda fisso la strada e pensa.
‘Dì Jennifer’, suggerisce lui.
E all’inizio mi sembra ottimo, ma non sa di lui e dovrei avvertire anche lei per il giorno dopo in caso un confronto.
E non so se sia il momento giusto.
Pensiamo ad Emilie, ma è amica di Rob e sarebbe capace di non mantenere il segreto.
Pensiamo a mille nomi, mille congetture sulla strada di casa.
Fin quando quasi come un barlume in una strada buia mi appare il suo nome sul telefono: Ashley.
Chi meglio di lei sa di me, di Vancouver? Le spiegherò la vera situazione in un secondo momento, per ora ho solo bisogno di una copertura.
Lui fa una smorfia di approvazione a quel piano e abbassa il volume della radio mentre la chiamo.
 
Uno squillo. Due squilli. Tre squilli.
Sto in ansia. Non so come la prenderà, anche perché è amica di Rob, da più che con me, ma spero comprenda la cosa e mi salvi, anche questa volta.
Come sempre.
Chi meglio di lei mi è sempre stata vicina in quel mondo sin da Twilight? E forse è vero le cose sono cambiate, ma è ancora una grande amica per me e sa esserci quando ne ho bisogno.
Van? Risponde lei con la sua voce tonante.
‘Ash, grazie a Dio hai risposto’, dico io forse con troppa enfasi, e lei inevitabilmente si preoccupa.
Tutto bene? E’ successo qualcosa?
‘Non è successo nulla Ash, o spero. Ti disturbo, dove sei?’.
No, ero appena tornata a casa. Sono ad LA. Che hai? Ti sento strana… e pure a lei non sfugge una virgola.
‘Mi devi fare un favore’. Le dico in tono tra l’elettrizzato, il disperato e il preoccupato.
La sento sospirare.
Ora mi preoccupi sul serio. O parli o prendo il primo volo e vengo lì.
‘Mi devi coprire, stasera’.
Lei non intende e mi domanda: Per cosa?
‘Dovrai dire a chiunque ti telefoni o senti che sei a Vancouver e che stasera sono da te per uno di quei tuoi pigiama party. Sei venuta sul set di ONCE e mi hai prelevata come tuo solito, coinvolgendomi in tuo solito piano.’.
Cosa? Perché tutto questo?
‘Te lo spiegherò appena ci vedremo, promesso. Ora ti chiedo solo di fare questo per me’, la supplico.
Lo faccio, stai tranquilla. Sento la preoccupazione nella sua voce e un po’ di titubanza. Devo dirlo anche se sento Rob, o vale solo per Nick?
Ed eccola quella domanda.
Quella che sapevo mi avrebbe fatto.
Ha capito tutto, come sempre. Non posso sfuggire al suo istinto. Sono sempre stata un libro aperto per lei, sin dall’inizio.
‘Anche se senti Rob’, confesso.
Lei resta un po’ in silenzio dall’altra parte ma c’è, la sento respirare. So che a breve ci sarà quella domanda.
Van. Pausa. C’è qualcun altro? Dritta al punto, senza tanti giri di parole, come sempre.
‘Si’, ammetto senza se, e senza ma. Ad Ashley non ho mai negato la verità.
Non ho mai saputo farlo.
Altra pausa, più snervante della precedente.
Le cose che si sentono, e di cui si parla sul web con il tuo collega, sono vere?
Altra domanda scottante, della quale sospetta già la risposta, ma vuole sentirselo dire.
E’ una libertà dirlo da una parte, e una condanna dall’altra.
‘Si’, ammetto come se mi togliessi un peso.
Lunga pausa. Mi preoccupo.
‘Ash?’, la chiamo.
Si, ci sono. Risponde un po’ sconvolta, direi.
E mi sento in colpa anche con lei per non averglielo detto. Sto includendo anche lei in una situazione troppo grande.
‘Scusa davvero. Lo so che sei amica di Rob, e metterti in questa situazione non è facile. Non giudicarmi, se puoi comprendimi. Appena ci vediamo ti racconto tutto, promesso’.
Non ti giudico, lo sai! Scatta lei. Lo sai che ti ho sempre sostenuta, anche se ora mi sembra tutto così strano, così inusuale sentirti dire questo. Chiarisce lei.
‘Lo so.’, mi limito a rispondere.
‘Appena ci vediamo voglio che mi racconti tutto’, si fa giurare.
‘Promesso!’.
Non sarò io a dirti se stai facendo la cosa giusta o meno. Lo saprai da sola, e se ti senti bene in questa tua nuova vita, con questa nuova persona. Se riesce a darti ciò di cui hai bisogno sono con te, lo sai. Mi rassicura.
‘Lo so, e ti ringrazio. Per tutto’.
Ora ti lascio, perché evidentemente hai altro da fare. Ci sentiamo domani però!
‘Okay. Ti voglio bene’.
Anche io. Tanto.
E chiudiamo la conversazione.
 
Arriviamo nella sua casa dopo pochi minuti.
Lui poggia chiavi e giubbino all’entrata e mi fa proseguire.
La casa non è grandissima, e subito dopo la grande entrata la casa si apre in un open space che comprende cucina, salone e sala da pranzo.
‘Però, non male come casa’, noto. ‘Ti direi che mi piace tantissimo’, dico appoggiandomi allo schienale del divano.
‘Oh, grazie’, risponde quasi imbarazzato.
Il mio stomaco intercede e inizia a brontolare facendosi sentire.
Se prima non avevo fame nemmeno a pregarmi ora, sto morendo di fame.
Mi cingo lo stomaco come a coprirlo.
Lui mi guarda rimproverandomi.
‘Da quant’è che non mangi?
‘Mmh… da ieri, probabilmente’. È incredulo.
‘Vado a preparare qualcosa’, fa lui, costringendomi quasi ad accomodare.
‘Posso fare io, se non ti disturbo.’, suggerisco cercando di essere utile.
‘No, tu ora stai qui e io preparo qualcosa. Lascia fare a me’.
E va verso i fornelli.
Con la testa mi appoggio sullo schienale del divano e lo osservo.
E’ di spalle intento a preparare non so cosa.
‘Cosa preferisci?’ mi chiede per capire cosa voglia.
‘Fai tu. Stupiscimi!’, gli dico entusiasta.
Tutta quella situazione, tutto quello che abbiamo passato e fatto quel giorno mi da gioia, e magari non dovrei sentirmi così, lo so, ma con lui è tutto diverso.
Anche il mondo assume una sfumatura migliore.
Mi sembra così bello, così nostro.
Penso a tutto, lo guardo a volte, e sorrido per ciò che sta accadendo.
Sono invaghita da quella che sembra e potrebbe essere una quotidianità, e che potrei vivere.
Un buono odore riempie la stanza e mi arriva.
E sembra avere il profumo di un nuovo inizio, di una felicità, di una nuova vita. Insieme a lui.
 
Ciò che mi ha cucinato mi stupisce, perché sono dei piatti del tutto nuovi per me e che non ho mai visto, ne tantomeno provato.
E io sono sempre un po’ titubante verso le cose nuove, quindi ci vado con cautela.
Sono piatti tipici irlandesi, mi dice.
Il primo è uno sformato di patate con verza, dall’aspetto e dall’odore non è poi tanto male, lui lo chiama il Colcannon.
Il secondo sono due spesse fette di bacon con contorno di cavoli e patate, chiamato Bacon and Cabbage.
Lui mi guarda attentamente mentre le assaggio, mi scruta per scoprire le mie impressioni, e alla fine ne esco soddisfatta perché sono buonissime.
Mangiamo ridendo e scherzando e per tutta la sera non facciamo altro che raccontarci, entrando nella profondità dei nostri animi.
Passiamo dalle nostre culture, alle nostre famiglie, a noi stessi.
In argomenti che non abbiamo mai davvero sfiorato.
Alle nostre paure, ai nostri gusti in modo più approfondito e la conversazione scorre così facilmente che quasi perdo il senso del tempo dello spazio.
Ride con me, resta incredulo quando ammetto che non amo il salmone, e io resto allibita ed emozionata quando mi confessa di essere stato al concerto di Michael Jackson nell’88.
Mi faccio raccontare tutto e lo guardo sognante, immaginando la situazione, perché amo Michael e lui a differenza mia ha potuto vederlo dal vivo e mi trasmette tutte le sue sensazioni.
Accendiamo un po’ di tv e ci concediamo un po’ di puntate di ‘The Big Bang Theory’, uno show che amiamo entrambi.
Ridiamo alle loro scene, io adoro Sheldon, e a volte mi spiega di cosa parlano, alcuni fumetti e del perché di alcune battute, che io non comprendo appieno.
‘Sei un nerd assurdo!’, gli dico canzonandolo mentre sono tra le sue braccia accoccolata sul divano.
Sto benissimo con lui, e la cosa quando ci penso seriamente un po’ mi spaventa.
Perché se mi abituo a questo, a tutto questo con lui, starò male dopo.
Ad ogni mancanza. Ad ogni sua minima mancanza.
Ad ogni allontanamento, ad ogni altra cosa.
Puoi far cambiare le cose. Mi fa notare il mio cuore. Puoi stare con colui che ti da vita. Puoi vivere questo, puoi vivere lui in ogni tuo giorno.
E io mi chiedo ancora se ascoltarlo o meno, ma devo fare una scelta, questo è sicuro.
 
‘Cos’hai?’, nota lui incrociando i miei occhi.
Mi scrollo un po’ e mi alzo strofinandomi gli occhi.
‘Sonno probabilmente’. Sento seriamente che le mie palpebre stanno cedendo.
Chiude la tv e si alza.
‘Andiamo a letto’, m’invita porgendomi la mano.
L’afferro e mi alzo anch’io un po’ ammaccata.
Poi razionalizzo e mi blocco.
Lui mi guarda torvo, non spiegandosi il perché.
‘Qualcosa non va?’.
‘Non ho nulla da mettermi per la notte’, ammetto.
Mi da una sua camicia dall’armadio.
Vado in bagno, mi faccio una rapida doccia e mi cambio indossando la sua camicia che ha ancora il suo odore.
Mi ci stringo dentro per farsi che quell’odore s’impadronisca e mi resti sulla pelle.
Esco e lui è lì a petto nudo e un paio di pantaloni del pigiama addosso.
‘Certo che vuoi rendermi proprio le cose difficili’, gli faccio notare mentre mi dirigo a letto.
Lui si gira appena mi sente e resta a bocca aperta.
‘E perché tu no?’, asserisce indicandomi.
Sorrido.
Ci mettiamo entrambi a letto e lui mi abbraccia, stretta.
Lo bacio dolcemente.
E’ così dannatamente bello, e dolce, e mio.
Lui ricambia il bacio ed è su di me.
Gli piace star sopra e comandare, questo l’ho capito.
Ci baciamo per un po’, per tanto.
Più volte siamo sul punto di andare oltre, specie ora in quella situazione, ed è difficile bloccarsi e trattenersi agli istinti.
‘Vorrei che questo, tutto questo fosse per sempre’. Confido.
‘Anche io’, ammette.
E dormiamo così, con quella speranza, con quel desiderio.
Ci teniamo la mano, io dormo sul suo petto, poi mi giro e lui mi abbraccia.
Ed è il miglior giorno, la miglior notte di sempre, e potrebbe durare altrettanto.
   
 
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