Fanfic su attori > Tom Hiddleston
Segui la storia  |       
Autore: CinderNella    12/11/2014    3 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Bonjour! Il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS e la foto non è mia ma è stata modificata da me. Buona lettura!





 
The Guy Who Turned Her Down
11. The One In Which Someone of His Calls Her



 
Il giorno dopo Tom aprì gli occhi di scatto, credendo che Aneira fosse ancora lì: in realtà c’era solo Mycroft, che ronfava beato su buona parte del suo cuscino – di cui aveva preso possesso nella notte, facendo finire un mezzo dei suoi padroncini sull’orlo di esso senza che quest’ultimo se ne pentisse minimamente – e poi si ricordò che aveva cacciato Aneira nella sua camera quando avevano finito di vedere Frozen e che lei si era di tutta risposta rifiutata di fare il tè e portarglielo in camera, facendogli sentire l’odore del bergamotto passando accanto alla porta della sua camera e lasciandolo a buon ragione insoddisfatto.
Conseguentemente, quella mattina si trascinò in cucina proprio per prendere il suo adorato Earl Grey allungato con il latte, anche a costo di averlo sullo stomaco per tutta la durata della corsa: ne aveva voglia dalla sera prima ma non l’avrebbe data vinta ad Aneira che gli aveva detto che se avesse voluto avrebbe dovuto alzarsi.
Piuttosto si sarebbe alzato presto il giorno dopo per berlo. E magari le avrebbe pure lasciato un messaggio sbeffeggiante sul comodino prima di uscire di casa, tsé.
Non diede nemmeno un’occhiata a chi fosse presente nella stanza, corse subito a mettere il bollitore sul gas, e solo quando si voltò verso il resto della cucina riconobbe Laire nella figura raggomitolata su se stessa e con una tazza di tè fumante in mano, mentre nell’altra c’era un plico di materiale accademico.
«Buongiorno. Tutti mattinieri oggi!»
«Tutti?»
«Cinque minuti fa Aneira è scesa a fare la sua passeggiata mattutina invernale che ha iniziato a fare per colpa tua… perlomeno così se devo comprare qualcosa di mattina va lei. Ed Elspeth è andata a lezione di cinese.»
«A quest’ora?!» la faccia schifata che aveva manifestato in quel momento doveva esser stata plateale, perché Laire reagì immediatamente con un sorrisino sardonico «Dovresti prendertela con la LSE, si diverte nel suo sadismo a mettere le lezioni di lingua opzionale a quest’ora.»
«Adoro le lingue straniere, eh… però doverle studiare così presto… insomma, al massimo vai a correre a quest’ora!»
Laire alzò le braccia al cielo «Io neanche questo. A quest’ora si poltrisce studiando, al massimo. Si corre di sera.»
«Io di sera sono leggermente su un palco…»
«Chi può, ovviamente. La tua cara ‘Nei non lo farebbe neanche se la pagassimo.»
«Io ce l’ho portata di peso!»
«Ci riuscì una volta anche Colette, ma solo perché le aveva detto che l’avrebbe portata a fare colazione fuori.»
«…È esattamente il modo in cui l’ho convinta io quando sono riuscito a trascinarla fuori dal portone.»
«E così adesso cammina ogni mattina. Perlomeno cammina
«Ma sì, buone abitudini…»
«Però batte il mattiniero di casa ora, quindi mi sa che dovremo passare lo scettro…» iniziò a prenderlo in giro Laire, e lui parve visibilmente contrariato «Assolutamente no! Possiamo instituire dei premi mensili però. Chi si sveglia ed esce prima in un mese non perché è costretto da lavoro o studio vince.»
«E quando partirai?»
«Dovrete fidarvi dell’orario che vi dirò via sms.»
Tom si alzò dalla poltrona per versare il tè nella tazza dal bollitore che fischiava, mentre Laire, pensierosa, alzò lo sguardo dalla biscottiera: «L’hai detto che partirai, ad Aneira?»
«Sì, lo sapeva!»
«Riformulo: le hai detto che il prossimo weekend partirai?»
«No… non l’ho specificato, ma sapeva che sarei andato a Toronto per “Crimson Peak”…»
«Ricordaglielo.»
«Dici che potrebbe prenderla male?»
«No… però fai in modo che si abitui. Lei come Mycroft: sono molto simili, anche se il piccoletto lo dà molto più a vedere.»
Poi prese un sorso di tè e riprese la lettura, come se quello fosse stato un discorso normale, da tutte le mattine. Tom prese la sua tazza e si diresse in camera sua, pronto a coccolare il micino che continuava a ronfare sul suo cuscino, con l’unica differenza che ora aveva deciso di occuparlo tutto.

Aneira passeggiava verso ovest per Henrietta Street, vagando senza una meta. Aveva pensato di passare da Tesco a prendere qualche donut o muffin, ma se ne avesse avuto ancora l’intenzione l’avrebbe fatto dopo, o si sarebbero irrimediabilmente rovinati nella sua passeggiata.
Svoltò a sud per Bedford Street, ricevendo in quel momento una telefonata: rispose immediatamente, credendo fosse la madre, trovando insospettabilmente Eddie dall’altra parte della cornetta.
«Ed?»
«Thorneira
«Vorresti spiegarmi il motivo della qui presente chiamata?»
«Soooono da Jules.»
«Te la sei portata a letto e non le hai detto che stai con Hannah?! Vengo lì a picchiarti!» fece per chiudere la chiamata, ma lui la bloccò immediatamente: «Non abbiamo fatto nulla. Ma non gliel’ho ancora detto.»
«Ti picchio comunque!»
«Ma non abbiamo fatto nulla!»
«Vi sarete baciati sicuramente, o non saresti rimasto là!»
«In realtà non sono tornato a casa mia perché credo ci sia Hannah…»
«Ed!» il tono era decisamente incazzato. E ammonitorio «Non puoi comportarti da bambino e non tornare a casa perché sennò devi affrontare Hannah!»
«E comunque sì, ci siamo baciati»
«Ah, ora cambi discorso!»
«Mi piace»
«Chiarisci.con.la.dannatissima.Hannah.»
«Non è dannata!»
«Era per sottolineare il concetto.»
«…Lo so. Tra un po’ dovrò tornare da lei comunque.»
«Avrai intenzione di informare anche Jules dell’altra parte interessata, magari?»
«Sì… le sto portando i muffin e i donut per addolcirla. Spero non me li butti in faccia.»
«Io invece lo spero. Così magari capisci che stai giocando col fuoco!»
«Ma lo so!»
«E prendi una dannatissima decisione, allora.» incalzò la ragazza, sorridendo malefica mentre scendeva per Villiers Street.
«Glielo dirò.»
«A entrambe.»
«A entrambe.»
«Ci sentiamo dopo!»
«A dopo… e buongiorno!» da quando in qua era diventata così confidente di Eddie e perché, soprattutto?! Doveva stare dalla parte di Jules se quella avesse deciso di buttargli olio bollente addosso come vendetta.
Beh, anche per Jules quello sarebbe stato tanto. E anche per la situazione: insomma, non l’aveva complicata troppo. Era già complicatissima di suo, ma non necessitava di un po’ di olio bollente.
Entrò nei Victoria Embankment Gardens e diede un’occhiata a quel poco di Tamigi che si vedeva, come a volergli dare il buongiorno. Quando sentì di nuovo il telefono squillare diede per scontato che fosse Eddie che aveva avuto qualche ripensamento e rispose apertamente in malo modo: «Ancora?! Glielo-devi-direeee.»
«Sei… Aneira?!» la voce dall’altra parte della cornetta era femminile. Oddio, non è che era quella Hannah e credeva che l’altra fosse lei perché aveva trovato il suo numero nel telefono di Eddie…?
«Sì?»
«Ehi! Sono Lara. L’amica di Tom?»
«Grazie a Dio! Per un attimo credevo di dovermi aspettare una strigliata dalla fidanzata di Eddie… per inciso, ti ho risposto così male perché credevo fossi lui. Anzi, scusami!»
«Non preoccuparti! Ti sta assillando perché deve decidere cosa dire a Hannah, vero?»
«E a Jules. Non so come io sia diventata la sua confidente, ma è parecchio di coccio. E ogni tanto vorrei andare lì a tentare di ficcargli le idee per osmosi, sbattendo la sua testa contro un muro.»
«Ti capisco: ogni tanto Luke dice la stessa identica cosa!» convenne Lara, con un tono molto pratico «Allora… dove sei?»
«Victoria Embankment Gardens, perché?»
«Perfetto. Volevo parlare di una festa che io e Luke vorremmo organizzare a casa tua… per la fine di Coriolanus.»
«Oh… okay. Devo preparare qualcosa?»
«Sì, ti mando via sms le cose che ho bisogno che siano lì… per il resto ce la vediamo noi. Ci sei, in caso?»
«Sì, certo… ma quando?»
«La sera stessa dopo l’ultima messa in scena, il 13…»
«Oh, giovedì… okay!»
«Allora posso mandarti la lista?»
«Certo!»
«Allora ci sentiamo a breve, grazie tante, ‘Nei!» chiuse la chiamata dopo un po’, rimanendo interdetta: Tom doveva smetterla di dare via il suo soprannome così facilmente. Ora la riconoscevano per guerriera cinese – beh, effettivamente quel nome dava l’idea – ovunque, ci mancava solo Ed a chiamarla così! Ma lui non l’avrebbe mai fatto: piuttosto l’avrebbe chiamata Thor-qualcosa all’infinito.
Alzò gli occhi al cielo, andando a controllare subito i messaggi: che il malato in questione avesse provato a chiamarla mentre era al telefono con Lara? Fortunatamente no: buttò il telefono in borsa ed inspirò profondamente, vagando tranquillamente per i giardini, finalmente.

La promessa che aveva fatto a se stesso – quella di andare a correre nonostante il tè ingerito – l’aveva mantenuta: aveva fatto addirittura due miglia e mezzo correndo per la città pur di arrivare a Regent’s Park e dilettarsi nella corsa in uno dei suoi parchi preferiti di Londra.
Ovviamente dopo neanche un’ora aveva il tè con il latte sullo stomaco, ma avrebbe portato a termine la corsa a costo di stare male a pranzo.
E poi doveva pensare: quello che gli aveva detto Laire l’aveva turbato. Che dovesse davvero tenere più conto di Aneira per quanto riguardava la faccenda Toronto?
Insomma, era vero che aveva un rapporto più particolare con lei rispetto a quello che aveva con Laire ed Elspeth, però non credeva di doverla in qualche modo… preparare. Come diavolo avrebbe fatto a preparare Mycroft?
Ma soprattutto: come poteva preparare Aneira senza sembrare troppo apprensivo nei suoi confronti e senza farle notare la sua preoccupazione?
Era davvero difficile. E non si sarebbe aspettato tanto acume e tanta cura da Laire, che sembrava più defilata. Elspeth sì, Elspeth l’avrebbe potuto sottolineare: ma Laire se ne stava per i fatti suoi. E invece l’aveva avvisato.
Scosse la testa, più per schiarire i suoi pensieri che per evidenziare fisicamente un qualche rifiuto nei confronti di quella situazione complicata: non credeva di dover dare qualche addio, anche perché dopo qualche mese sarebbe tornato. Insomma, non era poi così difficile!
Ma era anche vero che non aveva mai avuto dei coinquilini di cui tener conto, e non aveva mai avuto dei coinquilini preferiti: come ci si comportava in quel modo?
Rallentò la corsa e prese il cellulare, cercando il numero di Eddie: risultò occupato, allora decise che l’avrebbe contattato dopo. Passò a Luke, lui sicuramente l’avrebbe trovato disponibile «Luke?»
«Ma buongiorno, bell’addormentato!»
«Sono già in giro, è inutile che sfotti!»
«Io sono già a lavoro
«Beh, sì, puoi avere da ridire allora.»
«Ecco. Che dovevi dirmi? Qualcosa riguardo un certo rosso di nostra conoscenza che ha dormito a casa di sconosciute?»
«Ed è rimasto da Jules?!»
«Pensavo che la tua dolce metà ti avesse informato…»
«Scusami, dolce metà?» era davvero difficile continuare a correre mentre aveva tutte queste notizie stupefacenti.
«Intendo la tua coinquilina preferita… non posso fare battute, per caso?!»
«Oh certo, fa pure. Tanto dopo quello che ti chiederò so già che non ti starai zitto per un bel po’.»
«Di’ pure, caro. Non vedo l’ora di avere un bel po’ di carne sul fuoco, così da poterti prendere in giro per tutti i mesi che sarai a Toronto. Magari ti informerò anche sulla tua dolce metà…»
«La vuoi smettere di chiamarla così?!»
«Ti dà forse fastidio?» poteva vedere chiaramente Luke sbattere le ciglia sebbene non ce l’avesse davanti: aveva davvero un pubblicista sadico e stronzo, certe volte.
«Non ti rispondo nemmeno.»
«Dai! Va bene, la smetto. Cosa c’è?»
«Laire mi ha fatto notare che Aneira è la mia coinquilina preferita.»
«E quindi? Non è una novità.»
«E che è molto simile a Mycroft.»
«Anche questo era facilmente intuibile.»
«Mi sento un idiota quando decidi di uscirtene con queste battute alla Sherlock Holmes!»
«Chiama il tuo caro amico Ben per quelle!»
«Luke!»
«Sì, sì, va bene, torniamo al problema. Perché dovrei sconvolgermi del fatto che Aneira sia simile a Mycroft? Dopotutto lei è per un mezzo padroncina di quella bestiola.»
«Sì, ma… forse dovrei avere più cura nel ricordarle di Toronto?»
«Non le hai ricordato che parti sabato?!»
«Beh, sì, è capitato, in una discussione…»
«Non le hai fatto il discorso?!»
«Ma che discorso dovrei farle?! Tanto ci vediamo tra qualche mese…»
«Tu farai per tre o quattro mesi il gotico milleottocentesco, ma lei ha un semestre di mezzo. Quando tornerai avrà magari anche finito gli esami finali…»
«Non riesco a capire cosa stai cercando di farmi capire… non è che sia la mia fidanzata!»
«Ma è legata a te, ed è sensibile, e dovresti averne cura quando la saluti per andare a Toronto. E lo stesso vale per Mycroft.»
«Perché mi sto facendo riprendere da te riguardo la mia relazione con una coinquilina e con un gatto?»
«Perché sono fantastico e favoloso e lavoro per te! E tu torna a correre, mollaccione!»
«Grazie, sei sempre un tesoro.»
«Anche tu, ci sentiamo!»
Quando chiuse la chiamata scosse la testa, stremato. Parlare con Luke terminava sempre in una discussione animosa, tendenzialmente perché il suo pubblicista e amico riusciva spesso a farlo reagire con risposte particolarmente irritate.
Perché sapeva benissimo come prenderlo in giro, ecco perché.
Rallentò il ritmo della corsa e si decise a chiamare Eddie, il quale gli doveva diverse risposte dopo che non aveva lui stesso risposto a tutti i messaggi che gli aveva lasciato. Dopo due squilli sentì finalmente rispondere «Ed? Finalmente!»
«Tom!...»
«Devo dedurre qualcosa?»
«Ho detto a Jules che sono fidanzato e sono appena stato cacciato da casa sua. E si è pure tenuta donut e muffin.»
«Sono sorpreso che non ti abbia versato dell’olio bollente dalla finestra, in realtà.»
«Come se fossimo nel Medioevo!»
«E comunque, ne aveva tutte le ragioni.»
«Lo so… ma mi piace!»
«Non voglio sembrare Aneira, davvero, non voglio…» iniziò Tom, rendendosi conto che probabilmente, scuotendo la testa con gli auricolari attaccati alle orecchie e correndo non doveva essere molto lontano dal sembrare un cane scodinzolante.
«...Ma devo prendere una decisione e parlare con entrambe. Lo so, me l’ha ribadito anche prima che mi costringesse a dirlo a Jules. Ma comunque aveva ragione, era giusto così.»
«Esattamente. Ora, proverai a riconquistarla in qualche modo?»
«Devo pensarci su. Per ora devo tornare a casa… da Hannah.»
«Buona fortuna, e spero che lei non ti getti l’olio bollente addosso…»
«Al massimo il bollitore del tè. Buona giornata!»
Tom chiuse la chiamata e ripose il telefono in tasca, alzando gli occhi al cielo: la giornata non era neanche cominciata del tutto e Aneira aveva indirettamente già combinato diversi casini.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Tom Hiddleston / Vai alla pagina dell'autore: CinderNella