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Autore: OfeliaMontgomery    13/11/2014    2 recensioni
Prima storia della serie "La Clessidra della Morte".
Katie Stokes muore in un incidente d'auto (almeno così sembra) mentre la madre e un'amica rimangono illese. La ragazza si risveglia bloccata dentro ad una clessidra. Scopre di essere nel limbo della Morte e di non avere più l’anima. La morte le spiega che per poter riavere indietro la sua anima ed essere libera, deve uccidere 100 vittime entro il giorno di Halloween. La ragazza accetta senza esitazione. Rimane qualche giorno nel castello della Morte per poi tornare sulla terra per cercare la sua prima vittima. Dopo 49 vittime incontra Lucas e se ne innamora. La morte lo vede ma alla fine decide di lasciar passare. Ma alla fine Katie dovrà scegliere fra la sua vita e quella di Lucas. Quale sceglierà? La sua o quella di Lucas?
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=ULgKS-tIEO0&list=PLmk4hgCzbLEDseKJwiGcTc78gbWuixooo&index=2
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Clessidra Della Morte'
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Katie e Hergar passarono attraverso i muri della casa di Samantha, in cerca della ragazza. La trovarono sdraiata sul letto, con l’enorme pancione in evidenza, mentre che le leggeva un libro. I lunghi capelli biondo platino naturale erano raccolti in uno chignon mentre gli enormi occhi a palla color verde con sfumature che ricordavano il cielo, erano contornate da grandi occhiaie, segno che non dormiva da un po’.
La camera di Samantha era proprio come se la ricordava. Le pareti completamente tappezzate da poster, vecchie fotografie e cartoline dei posti in cui erano andate in vacanza: Roma, Parigi, New York etc…queste tre delle tappe però, erano le più importanti perché era in quei posti che la loro amicizia si era rafforzata ancora di più. Il letto dagli enormi cuscini viola e la coperta verde fluo – comprata qualche anno prima in un mercatino – erano al centro della stanza. Un grande finestra di fronte al letto, illuminava la camera. La scrivania era sotto alla finestra, mentre l’armadio verde limone era al fianco del letto – anche se prima era dove in quel momento si trovava la sua libreria –. Lei e Katie si divertivano a cambiare la posizione dei mobili, ma da quando l’avevano cambiata l’ultima volta era rimasta uguale.
«Quanto è bella» sussurrò Katie, quasi come se avesse paura che la sua migliore amica la potesse sentire, ma non vedere.
«Katie non ti può sentire, non serve sussurrare» disse Hergar accennando un sorriso. La ragazza annuì rattristata, «Giusto, me n’ero dimenticata» ribatté abbassando lo sguardo.
«Sai che lì dentro c’è il mio nipotino?» indicò la pancia di Samantha, stando sulla soglia della camera da letto di lei, «E non lo potrò vedere crescere» disse infine con le lacrime di sangue agli occhi.
Hergar l’abbracciò, stringendola fortemente contro il suo petto gelido, «Lo vedrai dal paradiso. Lo proteggerai dal paradiso» le sussurrò dolcemente all’orecchio. Katie tirò sul con il naso, annuendo sulla spalla del mutaforma.
«Sam, Sammy, Samantha…Oh la mia Samantha» disse Katie staccandosi dal mutaforma per andarsi a sedere infondo al letto della sua migliore amica. Hergar invece stette sulla porta ad assistere alla scena.
«Quanto mi manchi. Piccola mia, ti vorrò sempre bene, sempre» disse fra le lacrime che ormai non smettevano più di scendere copiose sulle guance. Hergar emise un leggero sospiro, quasi impercettibile, ma che Katie sentì perfettamente. La ragazza abbassò la testa. Non voleva che Hergar la guardasse e in tutta sincerità non voleva guardarlo in faccia. Si sentiva così debole in quel momento, così triste che avrebbe distrutto qualsiasi cosa pur di ritornare alle sua vecchia, alla sua vera vita.
«Sammy, tesoro, Oscar è di nuovo sulla soglia di casa e vuole veramente parlare con te. Cosa devo fare? Lo mando via o lo faccio salire?» domandò la madre della migliore amica di Katie, entrando nella stanza e passando attraverso Hergar che per qualche secondo scomparse con metà del corpo per poi ritornare.
La donna tremò come se una forte scossa l’avesse colpita in pieno «Oddio, una scossa di freddo» esclamò toccandosi i capelli rigorosamente raccolti in una crocchia.
«Digli che non me ne frega più niente di lui e che no, non lo voglio vedere né ora né mai» parlò Samantha con voce fioca, tirandosi su e appoggiando la schiena contro agli enormi cuscini rosa, che avevano comprato lei e Katie un paio di anni fa.
«Dio, quella feccia di Oscar rompe ancora. Perché non la lascia in pace? Dannazione!» esclamò aspra la bionda, alzando gli occhi al cielo.
«Va bene tesoro, glielo riferirò. Ah…più tardi vuoi un passaggio per andare in ospedale  o ti porta Liam?» le domandò la madre con gentilezza.
«Liam lavora» rispose Samantha, controllando il cellulare che segnava le 15.01 «Finisce alle quattro, ma io per le tre e mezza devo essere in ospedale quindi non ce l’ha fa a venire» continuò la ragazza sospirando.
«Okay. Mi preparo. Inizia a farlo anche tu» le disse la madre prima di uscire dalla camera della figlia.
Samantha alzandosi con malavoglia dal letto, iniziò a raccattare qualcosa di pulito da indossare per la visita ospedaliera.
«Hergar usciamo dalla camera. Non mi sembra normale stare qui a guardarla mentre che si cambia» disse Katie oltrepassando il mutaforma per poi uscire dalla camera e scendere le scale.
La bionda si ricordava perfettamente com’era la casa dell’amica. Il primo piano era composto da un ampio salotto dalle pareti azzurre, una poltrona di pelle color panna, molto comodo e grazioso e di un divano di pelle nero, altrettanto comodo. Delle tende gialle, armonizzavano l'ambiente, rendendolo più accogliente e familiare. Nell'angolo, di fronte al divano e alla poltrona, c'era una televisione molto grande a schermo piatto, mentre nella parte opposta c'è un mobile di legno antico in cui era riposta l’argenteria. Il pavimento era ricoperto da una moquette beige. La cucina era grande, abitabile e funzionale. Le pareti erano dipinte di un colore giallo molto bello, che ricordava il grano. Il pavimento era fatto da piastrelle in ceramica di color grigio topo. Tutti gli utensili erano disposti nei loro gusti posti e cioè rendeva la cucina molto ordinata. C’erano anche un frigo grande e capiente e un tavolo in vetro e sei sedie. C’era anche un ripostiglio, in cui Samantha e Katie, quando erano piccole, si divertivano a nascondersi e un bagno di servizio, in cui passavano ore a truccarsi con i trucchi delle madre di Sammy. La scala a chiocciola portava al piano superiore, dove c’erano due camere da letto con bagno incorporato. La camera matrimoniale, quella dei genitori di Sammy, era davvero enorme. Katie e Sammy, quando erano piccole, giocavano sempre in quella camera perché spaziosa e luminosa. I colori nero e oro della cassettiera e dei comodini davano un tocco di lusso all'ambiente, mentre il bagno, altrettanto grande, aveva anche una vasca da bagno con idromassaggio. E poi c’era la camera di Sammy, in cui lei e Katie avevano fatto i più grandi casini della loro adolescenza, ma di cui non si erano mai pentite.
«Ti manca tanto» non era una domanda ma un affermazione quella che fece Hergar, guardando gli occhi di Katie riempirsi nuovamente di lacrime. La ragazza annuì appoggiando la testa sulla spalla del mutaforma.
«Mi manca tantissimo» sussurrò tirando su con il naso. Katie si passò una mano sugli occhi strofinandoli poi scoppiò a ridere, una risata nervosa «Non immagino quanto sia orribile in questo momento. La mia faccia sarà una macchina rossa a fuori di piangere sangue» esclamò passandosi le mani fra i capelli.
«Sì, fai abbastanza schifo. Quindi ora va a lavarti la faccia e vedi di rimettiti in steso, così poi andiamo via» le disse Hergar dandole un piccolo colpetto sulla spalla. Katie gli fece la linguaccia per poi scomparire nel bagno di servizio al primo piano.

 
  
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