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Autore: MaJo_KiaChan_    14/11/2014    7 recensioni
Salve a tutti!
Questa è la mia prima fanfiction su questo fandom, spero vi piaccia!
Parla di tutto ciò che accade prima della famosa light novel Ojamajo Doremi 16, ovvero quello che è successo alle medie.
Ci sarà ovviamente Doremi e forse anche le altre ragazze!
Buona lettura!
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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≈ Ojamajo Doremi Before Sixteen ≈
 
Epilogo - La nuova Doremi


Sabato 14 Febbraio
<< Tanti auguri, Hazuki-chan! >>
E così mi ritrovo qui, a casa della mia migliore amica per festeggiare il suo quindicesimo compleanno. Sono felicissima: la festa si è svolta nel migliore dei modi e il regalo che le ho fatto le è anche piaciuto molto. Le altre non sono potute venire, ma le hanno fatto ugualmente gli auguri tramite e-mail e Momoko le ha perfino spedito un video dall’America. È incredibile come la tecnologia possa eliminare ogni distanza e farci sentire vicine anche se lontane.
A proposito di e-mail: io e la biondina ci siamo tenute molto in contatto ultimamente tramite posta elettronica. Proprio ieri mi ha detto che la compagnia del padre ha accettato un grande progetto in Cina e questo vuol dire che in autunno tornerà a Misora! Sono così ansiosa di rivederla, mi manca da morire! Sarebbe ancora più bello se tutte quante fossimo di nuovo insieme ma, sfortunatamente, credo sia un desiderio quasi irrealizzabile…
Comunque, tornando alla festeggiata, qui a casa sua sono presenti anche dei nostri ex-compagni di classe che hanno preparato tantissimi addobbi per rendere la giornata perfetta nei minimi dettagli. Hanno organizzato davvero di tutto e io ero con loro. La festa a sorpresa è venuta proprio bene e la dolce Fujiwara si è perfino commossa e non la smetteva più di piangere dalla felicità. Tra gli amici ci sono: Yada-kun, Nanako, Marina, il duo Sugijogu, Kaori, Reika e anche delle compagnie di classe di Hazuki della Karen’s Girl Accademy. Sono delle ragazze squisite, come poche. Naturalmente ho stretto subito amicizia con loro.
Se vi stavate chiedendo che fine avesse fatto Kotake, beh… la risposta è semplice: Masaru ci ha detto che Tetsuya non poteva venire perché ha avuto un impegno, ma ha chiesto comunque di rivolgere alla castana i suoi auguri. Lei non se l’è presa per niente, mentre io ci sono rimasta un po’ male. Non perché non mi abbia ancora dato una risposta alla lettera, cioè anche, ma avrei preferito che fosse stato qui con noi: dopotutto ci aveva anche aiutato con delle idee per la festa. Chissà che genere di impegno ha avuto…
<< Vi ringrazio tutti, ragazzi. >> la festeggiata sorride << Sono davvero senza parole. Mai avrei creduto di poter avere una festa a sorpresa, siete davvero cari. Vi voglio bene! >> e subito tutti ad abbracciarla.
Sciolgo il legame con un sorriso enorme stampato sulle labbra. Poi mi volto piano e osservo con aria interrogativa il fidanzato della castana in un angolo della stanza. Non appena Masaru si accorge dei miei occhi puntati su di lui, sposta subito lo sguardo dall’altra parte. Corrugo la fronte e mi avvicino a passo felpato. Incrocio le braccia, senza fiatare, aspettando che sia lui il primo a parlare. La sua risposta tarda ad arrivare, ma poi ecco che, come risvegliato dai sensi di colpa, sibila un: << Che vuoi? >>
<< Finalmente ti sei deciso a parlare! Mi stavo giusto chiedendo quando lo avresti fatto. >> lui alza gli occhi al cielo. << Ok, come preferisci, vado al punto. Dunque, come dire… ti sei accorto che oggi è il compleanno di Hazuki? >> porto le mani sui fianchi. << O sei qui solo per il buffet? >>
Quest’ultima frase sembra averlo fatto innervosire tant’è che punta gli occhi serrati contro di me e, cercando di tenere un tono di voce basso, esclama un: << Certo che me ne sono accorto! E no, non sono un ingordo che sta qui solo per mangiare. >>
<< Allora perché te ne stai in disparte? >> Conosco il suo lato timido, ma non capisco proprio di cosa ha timore.
<< A te che importa? >>
<< Mi importa eccome, dato che sei… >> forse non dovrei dirgli di sapere che sta insieme a Hazuki. Scommetto che non vuole che si sparga questa notizia in giro, orgoglioso com’è. Balbetto per qualche secondo e poi trovo le giuste parole: << Ehm, sei importante per la mia amica. Di sicuro non la renderai felice se rimani qui solo soletto senza fare nulla. >>
Riflette per qualche secondo e, alla fine, parla. << Devo darle una cosa, ma con tutti quella gente intorno- >>
<< Non hai il coraggio. >>
<< Cosa?! >> assume un’aria offesa << No, non l’ho mai detto! >>
<< Ah-ah… >> annuisco guardandolo di sottecchi. << Comunque, mio caro, non c’è assolutamente problema! Ci pensa la qui presente Doremi a sistemare le cose. >>
Alza un sopracciglio. << Ah, sì? E cosa avresti intenzione di fare? >>
<< Beh, per prima cosa devi andare da lei e dirle di dirigervi alla balconata. >> continuo nonostante il suo disappunto. << Al resto ci penserò io, lascia fare a me. >> concludo strizzandogli un occhio. Spero solo che mi venga in fretta qualche idea.
Lui emette uno sbuffo, fingendo di essere scocciato, e poi si avvicina alla festeggiata, abbassandosi e dicendole qualcosa all’orecchio. Lei sorride, felice, e vanno alla balconata della stanza che si affaccia sul giardino, lontani dal chiacchierio generale come gli avevo proposto. Improvvisamente tutti si chiedono perché si siano allontanati e io vado subito davanti a loro, ma finisco col balbettare cose senza senso, non sapendo da cosa iniziare per distogliere l’attenzione dai due fidanzatini. Poi, ecco che l’ispirazione viene a galla: << Oh, guardate là, arriva la torta! >> Loro cambiano subito espressione e si fiondano verso la povera madre di Hazuki-chan che stava portando il grande dolce. << Fiuh, per un pelo! >> sussurro tra me e me, ma quando Tamaki si avvicina sobbalzo, sorpresa.
<< Per un pelo cosa, Harukaze-san? >> il suo tono autoritario è sempre presente, ma poi sorride felice quando mi vede impacciata a trovare risposta. << Tranquilla, so tutto. Quei due stanno insieme, Hazuki me l’ha detto subito. Dopotutto sono una sua carissima amica! Ahahaaa~! >>
La sua solita risata. È davvero incredibile, Reika. Mi sussurra dicendo un “Ben fatto, era ora che stessero un po’ insieme!” e poi, come se niente fosse, si mette da una parte per farsi scattare delle foto da Kaori. Sotto sotto anche lei è cambiata, soprattutto da quando ha conosciuto Momoko e Hana-chan all’ultimo anno delle elementari. Quelli sì che erano degli anni stupendi.
                                         
***
 
1 Marzo
 
Un altro anno è alle porte, tra poco farò la terza media. Questi giorni sono volati per me, spero solo di ritrovare in classe tutti i miei vecchi amici dato che ogni anno cambiamo sezione.
Eccomi davanti al tabellone dei nomi, dunque: H, H… Harukaze, ci sono! Mi hanno messo nella seconda sezione. Mi guardo intorno, cercando di non dare sospetti. Gli altri studenti sono tutti impegnati a leggere i loro nomi. Bene posso continuare anch’io! Cerco se anche Kotake è nella mia sezione. Allora K, K… << NON C’E’??! >> Finisco per l’urlare davanti a tutti ricoprendomi di infinita vergogna.
Tappo subito la bocca con ambe le mani, sperando che nessuno abbia fatto caso a me. Mi allontano cautamente dal tabellone e dalla massa di studenti tirando un enorme sospiro di sollievo. Subito dopo, però, una forte sensazione di vuoto dentro di me prevale e nella mia mente c’è solo un pensiero fisso: Tetsuya non sarà più nella mia stessa classe. Corrugo la fronte e agito leggermente la testa cercando di non pensarci. Anche se sono già passati due mesi, anche se non sarà più nella mia stessa sezione, non devo abbattermi: sono sicura che non se n’è dimenticato, magari ha solo bisogno di tempo. << Devo solo saper aspettare. >> sussurro piano dirigendomi verso l’aula magna per il discorso del Preside.
 
***
 
Seguo il discorso del direttore sì e no e poi ci mandano a casa. “La giornata è già finita!” sento dire dagli altri studenti. Possibile che solo a me sia sembrata un’eternità?
Cammino a passo lento verso l’uscita della scuola. Mi volto per un istante e noto Tetsuya chiacchierare come se niente fosse con Takao-kun.
Destino crudele! Possibile che proprio quando tutto stava cominciando ad avere un verso diverso, l’abbiano cambiato di sezione? Dopotutto abbiamo passato insieme le elementari e i primi anni delle medie…
Continuo a guardarlo sorridere e un forte senso di nostalgia comincia a invadermi dentro quando all’improvviso si aggiunge al duo un altro ragazzo che non avevo mai visto. Chissà, forse si è già fatto un amico.
A questo pensiero, le mie labbra si chiudono in una linea sottile e stringo forte i pugni. Mi metto a correre il più velocemente possibile, non voglio vederlo: mi fa troppo male.
Sento il vento soffiare contro la mia direzione, quasi a volermi dire di tornare indietro, di parlarne con lui. Ma che ci posso fare se appena lo guardo sento il mondo cadermi addosso? Avrei fatto meglio a non dargli quella stupida lettera. Ora che saremo in classi diverse non ci vedremo più spesso come una volta e come se non bastasse ho sentito dire che è diventato addirittura capitano nella squadra di calcio. Non avrà più tempo per me…
<< Sono tornata. >> dico con amarezza nella voce.
D’improvviso una scia di coriandoli parte in aria e cade sulla mia testa.
<< Bentornata tesoro! >> esclama la mamma.
<< Come è andato questo primo giorno? >> fa papà poggiandomi una mano sulla spalla.
<< Come sempre. >> cerco di sorridere, ma senza riuscirci davvero. << Il Preside ha parlato per ore e io non ce la faccio già più. >>
Loro sorridono dirigendosi in cucina e i lati delle mie labbra possono finalmente cadere in giù. Chiudo gli occhi, salendo in camera.
 
***
 
Venerdì 3 Aprile
 
<< HARUKAZE-SAN! >> sento chiamarmi improvvisamente.
<< Oh… S-sì, Sensei? >> mi alzo dalla sedia con le spalle rigide e il volto allarmato. Ma cosa ho fatto di male?
<< Ripetimi tutto ciò che ho appena spiegato! >>
<< M-ma, ecco io… >> e balbetto, perché diamine balbetto? Se solo ci fosse Tetsuya. Guardo il banco dove era solito stare con nostalgia. Lui non perdeva occasione per dire una delle sue riguardo al mio comportamento e credo lo facesse per smorzare la situazione e farmi stare più calma. Ora quel banco è occupato da un ragazzo con degli occhiali da vista enormi e i capelli spettinati che, appena mi vede, sussulta imbarazzato. Sgrano gli occhi, un po’ schifata e poi rivolgo di nuovo lo sguardo alla Sensei che sta ancora aspettando una mia risposta. << Beh… >>
<< Non lo sa, non è vero?! >> urla di nuovo. Ma perché deve sempre avere questo tono così alto che spacca i timpani? Chiudo gli occhi e mi stringo nelle spalle, spaventata per la sua reazione << FUORI! >>
<< S-sì! >> Cammino velocemente tra i banchi, dirigendomi alla porta della classe. La apro e sto per uscire quando una voce, la stessa di poco fa, mi richiama.
<< Non è tutto! >> afferma a braccia incrociate. << Come ulteriore punizione, dopo scuola pulirai i bagni scolastici. Siamo intesi? >>
<< EH~? >> faccio, sconvolta. Poi mi metto entrambe le mani sulla bocca. << Certamente, lo farò. >> inclino leggermente la schiena in avanti e mi dirigo fuori, chiudendomi la porta alle spalle.
Emetto un grosso sospiro. L’anno è appena cominciato e già non ne posso più!
 
***
 
Sono fuori dalla classe. Le braccia non mi hanno mai fatto così male. Eppure mi ero abituata a sorreggere questi pesanti secchi d'acqua!
Volgo lo sguardo verso la classe accanto. In questo momento Tetsuya starà seduto al suo banco, magari insieme a quel suo nuovo amico. Scommetto che non sta neanche ascoltando la lezione: su questo aspetto siamo veramente uguali.
Magari se il professore lo mandasse fuori dalla classe, potrei...! Ah, ma che vado a pensare? In tutti questi anni passati insieme non l'hanno mai mandato fuori dall'aula, non si è fatto mai scoprire. È davvero un tipo furbo lui... E poi, sinceramente, non so neanche se riuscirei a guardarlo in faccia. Cara Doremi andiamo di male in peggio!
<< Eh, già... >> sussurro piano abbassando lo sguardo verso terra. Una ciocca di capelli cade in avanti.
D'improvviso sento dei passi correre veloci nel corridoio, forse qualcuno è in ritardo. All'inizio non gli do tanta importanza, i miei occhi sono ancora rivolti verso terra, ma poi il rumore dei passi cessa e, rialzando lo sguardo, mi accorgo che la figura che ha corso fino a poco tempo fa è davanti alla classe accanto e mi sta fissando. Metto a fuoco l'immagine e, sgranando gli occhi, mi accorgo che è proprio...
<< Tetsuya >> dico in un soffio. I nostri occhi si cercano veloci e trepidanti. Poi però il moro sposta lo sguardo verso il basso e dopo sulla porta davanti a sé. La sua bocca si apre senza emettere alcun suono, è come se cercasse di dirmi qualcosa, io ci spero fino all'ultimo, avvicinandomi, ma poi decide di entrare in classe. << Fermati! >> gli dico, ma è tardi.
Non mi ha neanche sentito.
Incurvo le labbra in una smorfia e volto lo sguardo, delusa, dall'altro lato. Ultimamente non faccio altro che chiedermi cosa mi stia capitando, ma ora inverto la domanda: cosa diamine prende a Tetsuya?
 
***
 
Nonostante quel maleducato sia arrivato con ben venti minuti di ritardo a lezione, alla fine non l'hanno buttato fuori come speravo. Non è proprio giusto: possibile che mettano in punizione solamente a me? Uff, ma certo, lui è fortunato: ha la signorina Yuka come insegnante! Quella donna non urla mai ai suoi studenti e, ammettiamolo, non ha neanche il coraggio di farlo. Se ho sentito bene, si dice che la classe di Tetsuya sia piena di ragazzacci.
A proposito, spero vivamente per lui che non faccia l'abitudine a venire sempre in ritardo altrimenti, sfortunata come sono con queste punizioni, lo vedrò ogni santa volta. Ed è l'ultima cosa che voglio.
Oh, è suonata la pausa pranzo: finalmente si mangia!
Se c'è davvero qualcosa che mi migliora l'umore è questo momento della giornata. Mi dirigo verso il cortile e cerco una panchina libera. Oh, ma certo: l'unica è quella davanti al campo da calcio. Del genere “come fare per distrarsi un po’ dal calciatore da strapazzo che non si è ancora degnato di parlarti”. Magnifico!
<< Beh, o la va o la spacca. >> Emetto un grosso sospiro, sperando di non trovarmi quel moretto dei miei stivali intorno e poi addento il primo morso del panino.
Fortunatamente non c'è nei paraggi. Mi chiedo se sia rimasto in classe... Oh, no Doremi! Non ti azzardare neanche a pensare di andare a controllare se è là! Me ne starò buona e ferma qui tutto il tempo. Se mi deve dire qualcosa sarà lui a venire da me, non io.
Accartoccio arrabbiata la carta che ricopriva il panino e la lancio verso il secchio davanti a me. << E ovviamente non l'ho centrato... >>, dico seccata, alzandomi. Prendo la carta e, finalmente, la butto nel cestino. Mi stiracchio piano e sbadiglio, come sono stanca.
All'improvviso sento un suono familiare e sussulto. Bene, giusto in tempo per la campanella. << Sarà meglio andare... >>
Appena queste lezioni termineranno e potrò tornare a casa mi farò una bella dormita. Sono stanchissima e ultimamente questo peso che ho sul cuore non vuole proprio saperne di andare via. Che abbia fatto male a consegnargli quella lettera? Possibile che mi senta in colpa per avergli aperto il mio cuore? Mi ero data così tanto da fare per rendere tutto perfetto: i capelli e la divisa in ordine, la scrittura precisa...
Mi sento una stupida.
 
***
 
Giovedì 28 Giugno -pomeriggio-
 
Sono già passati cinque mesi dal giorno in cui gli ho dato la lettera. Perché non si decide a rispondermi? << Insomma se non altro poteva dirmi anche solamente un sì o un no. Cosa crede, che me ne sia dimenticata? >> Mi butto pesantemente sul letto, chiudendo gli occhi. << Avevo fatto perfino le ore piccole a scrivergli quella dichiarazione! >> Mi rimetto a pensare a quanto era stato difficile trovare le giuste parole. Ricordo che la scrivania era piena zeppa di cartacce! Stai a vedere che alla fine non mi ha ancora risposto perché gli sono sembrata troppo vaga e lui ha frainteso.
Mi alzo a sedere sul letto. << Non può aver capito male. >> Oh, mamma: ditemi che ho ancora una brutta copia della mia lettera da qualche parte! << Devo assolutamente ritrovare la brutta copia! È qui in giro, lo sento! >> mi metto a frugare dappertutto, disperata. Ma dai, è impossibile che non sia riuscito a capirmi: l’ho riletta mille e mille volte perché fosse perfetta!
Frugo in tutti i cassetti e poi, aprendo il mio diario segreto, la trovo. << YATTA! Eccola, finalmente! >> Non resisto più alla tentazione e la rileggo trepidante: << “Non importa se presto o tardi, voglio solo che tu mi dia una risposta.” >> Certo che potevo dirgli direttamente “puoi darmela anche tra mille anni, se vuoi!” Aaah~! Ma perché non sono mai diretta? Ha ragione Poppu… Forse gli sono sembrata troppo vaga e ha pensato che non facessi sul serio. Che pasticcio!
Mi gratto nervosamente la nuca e fiondo la testa nel cuscino. << Così non va, non va per niente bene… >> Se non mi ha ancora risposto vuol dire che non ricambia i miei sentimenti… << Non resta nient’altro da fare. >> sussurro seria.
Scendo velocemente le scale, raggiungendo il salotto. << Dove vai Doremi? >> Sento chiamarmi da mia madre.
<< A tagliarmi i capelli. >> fingo un sorriso ed esco chiudendo la porta alle spalle.
Sono decisa, non cambierò idea.
Percorro la strada fino al parrucchiere vicino casa a passo svelto. Entrando nel locale sciolgo i miei odango e mi dirigo verso la parrucchiera. << Salve, desidera tagliarsi i capelli? >>
<< Sì, grazie. >> mi accomodo sulla poltroncina, osservo il mio riflesso impassibile davanti allo specchio. << Magari corti. >>
<< Corti?! >> mi chiede lei, stupita.
<< Sì. >> le rispondo fredda. << Ho voglia di cambiare. >> Osservo il mio sguardo allo specchio. Sembro davvero così sicura di me, ma… è ciò che realmente voglio?
Lei annuisce piano e comincia il lavoro. Prende un po’ di capelli e li pettina con meticolosità. L’ansia mi sta attanagliando. Come vorrei che si sbrigasse e che me li tagliasse tutti subito, senza pensarci.
Poi, ecco che prende le forbici. L’espressione riflessa sullo specchio non è più sicura e fredda, ma triste: gli occhi sono stretti, socchiusi, le sopracciglia corrugate, le labbra chiuse in una linea sottilissima e poi…
TAC, la prima ciocca cade: ricordo ancora quando eravamo bambini delle elementari. Non facevi altro che tormentarmi con le tue prese in giro. Eri così seccante, ma in fondo, ti volevo davvero bene.
TAC, un’altra ciocca viene tagliata: quel pomeriggio al campo da calcio eri così arrabbiato con te stesso che hai finito col far ricadere la colpa su di me. Dicevi che non ti capivo, che non capivo mai niente. E poi, ti ricordi come mi hai abbracciato quando sei venuto sotto casa mia a chiedermi scusa? Non lo dimenticherò mai.
TAC, altri ricordi passano per la mia mente. Una volta ti dovevo restituire il cappello che mi avevi prestato, ma ero finita col discutere con quei ragazzacci della tua squadra avversaria. Ero così arrabbiata perché ti avevano preso in giro, ero così seccata dalla loro presunzione che ero quasi intenta ad avventarmi sopra di loro, ma poi sei arrivato tu. Ricordo benissimo che mi hai difesa, che poi mi hai spinto fuori di lì e mi hai detto che stavo per fare una sciocchezza e che mi preoccupo sempre per nulla. Ma io ci tenevo a te, come potevo non reagire in quel modo? Poi quel tuo grazie, così spontaneo, così vero, ha saputo farmi venire le farfalle nello stomaco e il cuore non la finiva più di battere. Non hai idea di quanto sia stato bello per me quel giorno.
TAC, altre ciocche se ne vanno e con esse altri ricordi. In quella giornata estiva così calda, Hazuki mi rivelò i tuoi sentimenti per me. Non mi ero mai sentita così importante per qualcuno, non avevo mai provato quella strana gioia dentro di me. Qualcosa si era attivato, non la smetteva più di muoversi. Mi hai regalato una grandissima emozione.
TAC, le ultime ciocche sono state tagliate e con esse anche i miei ricordi. Dovrò dimenticarmi della lettera, di te, della nostra amicizia. Ho voluto darti tempo, tantissimo tempo. Pensavo che tu mi avresti risposto prima o poi, ma non è stato così. Mi stavi evitando l’altro giorno, mi stavi evitando quando sei entrato in quella nuova classe e non hai emesso neanche un fiato. Perché sono stata così sciocca da credere che la ragazzina più infelice della Terra potesse avere un lieto fine?
Apro gli occhi a fatica, li ho tenuti chiusi tutto il tempo per non vedere il mio riflesso, ma ora sono dannatamente costretta a riaprirli. Mi stupisco davvero moltissimo dalla figura che è nello specchio. Non sembro quasi più io, sono diversa…
Mi guardo mille e mille volte e la mia espressione non cambia. Non posso crederci, ce l’ho fatta. Io che non cambiavo mai acconciatura, che rimanevo sempre la solita ragazzina…
Da oggi in poi non mi farò più ostacolare dai miei sentimenti. Non importa se sono stata rifiutata dalla persona che amo, devo svoltare e cambiare pagina. Perché è così che si fa no? Quando una storia finisce, si ricomincia un’altra ed è proprio quello che ho intenzione di fare. Il passato resterà nel passato e la mia vita continuerà per quella che è. Quella che sto continuando a vedere riflessa nello specchio non è la vecchia me, è la nuova me. Sono riuscita a cambiare esteriormente e tutto questo dimostra che ho ancora la forza per andare avanti, ho la forza per fare questo e molto, molto altro ancora. E ce la farò, non importa quali altri ostacoli incontrerò.
Da oggi è nata una nuova Doremi Harukaze.



 
The End.




ANGOLO AUTRICE:
Okay, "Non posso credere di averlo fatto!" -Cit.
Cioè, siamo arrivati all' Epilogo vi rendete conto? Mi sento così triste, ma allo stesso tempo contenta di aver passato questo grandissimo traguardo. È stato davvero bello scrivere di questa fanfiction e ancora più bello ricevere tutto il vostro affetto tramite le vostre recensioni che mi hanno sempre riempito di gioia *^*.
Dunque dunque, bando al sentimentalismo e parliamo per l'ultima volta (T_T) di questa fanfic. Ho aperto il capitolo con il compleanno della nostra Fujiwara in primis perché volevo dare un pochino di spazio alla bellissima coppia YadHazu e poi per il semplice motivo che senza Hazuki Doremi non avrebbe fatto il grande passo e non si sarebbe mai aperta con Tetsuya. Quindi, THANKS HAZUKI-CHAN. Temo di averlo già detto, ma lo ribadisco: noi fa KotaDore ti faremo una statua prima o poi. u_ub
E voi qui mi direte, la storia finisce così male? Perché sei contenta che Doremi si sia confessata a Kotake se lui l'ha "respinta"? Ehehe, allora... non so se spoilerizzarvi oppure no in caso voi non abbiate ancora letto la Light Novel. Vi dico solo che Tetsuya non l'ha rifiutata, ma proprio per niente. Solo che è il solito deficiente e non gli ha ancora dato una risposta perché è timido.
Okay, mi sa che ho scritto troppo, ma non potevo tenervi all'oscuro di tutto. T^T
Comunque vi starete chiedendo perché la nostra protagonista si sia tagliata i capelli, così, d'improvviso. Qui da noi ovviamente ci pare strano, ma in Giappone tagliarsi (di tanto) i capelli significa quasi che si è stati rifiutati da qualcuno. È una specie di simbolo e io ho colto l'occasione per farlo sembrare anche un nuovo inizio per Doremi. Perché secondo me, dopo quell'episodio, lei si è sentita diversa, magari anche migliore di prima perché è riuscita ad andare avanti. Quindi, niente, ci tenevo a precisare questa cosina. 
Ora sarà meglio che mi dilegui prima che l'Angolo Autrice diventi lunga quanto la fanfic! ^^"
Ribadisco solamente che è stata un'emozione immensa e gratificante e tutto questo lo devo solo ed esclusivamente a voi. Per cui un enorme GRAZIE MILLE per chi c'è sempre stato, per chi mi ha seguito e per chi ha letto seppur silenziosamente la mia storia.
Non si sa mai che torni a scrivere qualcosina su di loro quindi il mio non è un addio, ma un arrivederci (okay, ora sembro melodrammatica xD)
Baci,

MaJo_KiaChan_

 
  
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