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Autore: Manila    14/11/2014    7 recensioni
Chi ha detto che si possono vivere delle avventure solo durante una guerra in corso?Per non parlare delle disavventure! Ecco cosa succede a Cloud e agli altri in periodo di pace (?).
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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56. By your side
(Denzel)



- Va un po’ meglio?-
Cloud passa uno straccetto bagnato a Tifa che lo tampona sulle guance e sulla fronte, annuendo.
-  Vuoi che ti prepari un thè?- le chiede.
Lei scuote la testa e si porta una mano alla bocca, come a voler trattenere un conato.
E’ da giorni che va avanti così: nausea, capogiri, odori che le danno fastidio e ho sentito Elmyra raccontare a Barret che la pressione del suo sangue scende di botto. Forse è quello che è successo stamattina. Ci siamo alzati tutti allarmati, perché abbiamo sentito un tonfo e abbiamo trovato Tifa distesa sul pavimento del ballatoio, svenuta.
- Forse è meglio che chiami il medico- continua il mio amico.
Tifa scuote di nuovo la testa.
- Tranquillo, mi ha detto che è tutto normale- lo rassicura.
Ma se è tutto normale, perché è sempre così fiacca e debole?
Fermo sulla porta della loro camera, stringo un po’ i pugni.
Non capisco.
- A questo punto direi che è meglio che tu non scenda al lavoro stamattina. Resta a letto, al bar ci penso io- stabilisce Cloud.
- Ma no, dai, mi sento già meglio - protesta la ragazza.
- Oh, sì, pronta per scontrarti nuovamente con Sephiroth – risponde lui.
Mi chiedo se anche il Generale fosse così pestifero quando ancora era nella pancia della sua mamma. Scommetto di no…
- Questo bimbo non è ancora nato e già ti somiglia, Cloud. Combina casini- dice, sbuffando ma senza stizza.
Cloud le stringe la mano e le sorride lievemente.
Cos’avrà da sorridere, il nuovo fratellino fa del male a Tifa e lui lo trova divertente! E poi non credo gli somigli, non è vero che Cloud fa casini, anzi, è sempre lui a rimettere le cose a posto. Beh, certo, spesso dimentica di sparecchiare, oppure si fa la doccia e lascia gli asciugamani a terra in un lago d’acqua, ma questo che c’entra? Poi riordina tutto quando Tifa o Marlene lo sgridano…
- Affatto, è tutto sua madre: ogni scusa è buona per farsi coccolare!-
Lei gli regala un sorriso aperto e io mi sento sempre più confuso.
In pratica questo bambino fa casini, provoca la nausea a Tifa, le succhia il sangue facendole abbassare la pressione, la fa vomitare tutte le mattine e la fa svenire ovunque si trovi… Solo tenendo conto di questa lista dovrebbe essere in punizione dalla data di nascita fino al compimento della maggiore età. E loro cosa fanno? Si sorridono, si stringono le mani, si fanno le coccole, dicono che non vedono l’ora di tenerlo in  braccio! Magari quando darà fuoco alla casa scoppieranno a ridere e applaudiranno.
Ringhio come quando Cait Sith tira i baffi a Noel e attraggo involontariamente la loro attenzione.
- Denzel!-
Tifa si alza su un gomito e mi chiama a sé con l’altra mano.
E’ tanto pallida.
Lei ha sempre un bel colorito salutare.
E’ tanto debole.
Tifa è sempre forte e combattiva.
E’ costretta a non alzarsi dal letto.
Lei odia essere malata.
Evita di avvicinarsi troppo ai cibi perché gli odori le danno fastidio.
Eppure ama tantissimo cucinare per noi.
E’ ridotta uno straccio.
Ma è sempre lei a prendersi cura di noi quando siamo malati e mai viceversa.
Mi guarda con uno sguardo dolce.
Ma lo farò ancora quando sarà mamma di un altro bimbo?
A me questo bambino non piace!
- Denzel … - mi chiama nuovamente Cloud, visto che non ho mosso un passo verso di loro.
Abbasso lo sguardo sul pavimento mi volto di spalle.
- Io… io devo andare a scuola, se non mi sbrigo perdo il pullman- è tutto ciò che riesco a dire prima di prendere le scale di corsa e di raggiungere Marlene, ferma all’ultimo, gradino già con la cartella pronta e l’espressione perplessa.



Il bus non è molto affollato, stamattina. Ormai la scuola è agli sgoccioli e molti bambini restano a casa prima dello scadere dell’anno scolastico. Anche a me piacerebbe finire prima, ma Tifa non vuole, dice che un impegno va rispettato fino alla fine e che ci tocca andare in classe ancora per un po’.
Sbuffo, mentre osservo distratto la gente che cammina per strada.
E se morisse?
Tifa, intendo.
Aspettare un bambino non è affatto una cosa bella, è come prendere un brutto virus e ammalarsi e lei è l’unica mamma che mi resta, non voglio perderla!
- So a cosa stai pensando-
Una voce alla mia destra mi distrae dai miei pensieri.
- So che ti dispiace se Tifa sta male, ma è così che deve andare-
Marlene a volte mi fa innervosire, crede di sapere tutto come gli adulti e il bello è che spesso ci prende! Ma non questa volta, me lo sento, in fin dei conti non ha mai avuto figli.
- E tu che ne sai?- domando sospettoso.
- Il mio papà dice che anche la mia mamma non si sentiva bene all’inizio della gravidanza, ma poi la situazione è migliorata- mi spiega.
Già, lei ha chi le racconta di quando non era ancora nata, ma io non ho più nessuno che possa parlarmi di mia madre e di cosa le succedesse quando ero nel suo pancione.
- E poi ricordi Shera? Anche lei vomitava tanto … - continua come se la cosa fosse ovvia.
Come dimenticare quella notte da incubo trascorsa accanto a loro due, chine una sul w.c. e l’altra su una bacinella?
Poverine e poveri noi maschi!
Per la verità non riesco neanche a dimenticare la reazione di Cid quando sono sceso in cucina e sono tornato su, lasciandoli soli neanche per dieci minuti. Si è messo a giocare con le sue bambole …
Questo pensiero, però, un po’ mi fa sorridere.
- Sì, ma Shera non è mai svenuta!- le faccio notare.
Marlene è fatta così, ricorda solo ciò che le fa comodo, dimenticando tutto ciò che può dar ragione agli altri.
- Però non riusciva a dormire bene!- insiste.
E va bene, mi arrendo: la gravidanza è una malattia per tutte le donne e mia sorella è un caso disperato anche se non è incinta.
Alzo gli occhi al cielo e torno a guardare il niente, mentre lei continua a fissarmi insistentemente.
Quando fa così è insopportabile, devo chiedere a Brian come farla smettere.
- A me sembra malata e basta- sbotto arrabbiato.
- Non è malata, ma anche se lo fosse avrebbe bisogno di maggiore aiuto da parte tua, non puoi continuare a ignorarla perché ti dispiace vederla stanca e debole. Quando sei arrivato a casa anche tu eri malato, ma lei non ti ha lasciato mai solo, ti ha curato con l’affetto. Se credi che aspettare un bambino sia come essere malati, allora aiutala a guarire standole vicino- mi rimprovera.
- E se morisse?- domando un po’ arrabbiato.
Mi guarda meravigliata, come se stessi facendo una domanda di cui dovrei conoscere già la risposta.
- Se morisse almeno avresti provato a curarla, non ti pare? Ci sono cose che noi bambini non possiamo fare, ma non è una buona scusa per non fare neanche quello che possiamo e tu non lo stai facendo!-
Mi fa impressione quando mi guarda così. E’ decisa, sicura di ciò che dice, sembra avere il fuoco negli occhi e non riesco mai a contraddirla.
- Ma se non bastasse?- domando in un bisbiglio.
- Tifa non ha mai chiesto altro a nessuno, non ha mai chiesto alle persone di fare cose che non sono capaci di fare, quindi se ti chiede di avvicinarti e di prenderle la mano significa che ne sei in grado, somaro!- mi sgrida aumentando la voce e alzandosi dal suo sedile.
Sbatto le palpebbre, ci stanno guardando tutti e a me sembra di aver fatto qualcosa di irrimediabilmente cattivo a Tifa.
Adesso ho paura che muoia prima che io torni a casa da scuola, prima che io possa avvicinarmi al suo letto e prendere la sua mano.
E’ vero, forse quando nascerà il bambino non sarò più il suo primo pensiero, forse non mi chiederà più di avvicinarmi, non mi farà più una carezza, però adesso è così debole e delicata che l’unica cosa che posso fare per lei è starle vicino così come ha urlato Marlene.
Mia sorella mi guarda con un’espressione furente che si distende man mano che si abbassa fino a tornare seduta.
- Spero che tu rifletta sui tuoi errori, giovanotto! E’ così che direbbe papà, ma con molte più parolacce … - conclude, aprendo il suo adorato quaderno dei disegni.
Giuro, a volte mi fa paura.
Incrocio le braccia e torno a fissare fuori dal vetro.
Adesso sono più preoccupato di prima.
Marlene non ha torto, su questo non ci piove, però a me sembra davvero poco limitarmi a coccolare Tifa, visto che è tanto malata e che potrebbe morire. Ma che altro potrei fare?
Me la immagino a letto, con lo straccetto bagnato sulla fronte a rinfrescarla dalla febbre alta, mentre fa brutti sogni e si sente sola, un po’ come capitava a me quando avevo il geostigma e…
Un momento, vuoi vedere che…
Perchè non ci ho pensato prima?!
Veloce apro lo zainetto e controllo se ho la borraccia con me. Bene, è lì nella tasca posteriore. Però come arrivarci? Siamo dall’altra parte di Edge e quel posto è molto lontano da qui.
Spio Marlene alla mia destra, intenta a guardare i suoi adorati disegni. Lei saprebbe come fare, ma non voglio coinvolgerla, perché l’idea che mi è venuta sembra molto stupida anche a me e so che finirebbe in punizione pur di aiutarmi, ma credo sia l’unica opportunità di salvare Tifa.
- Senti, Marly, secondo te come si può raggiungere un posto molto lontano senza patente? Un luogo dove non arrivano i mezzi pubblici?-
Mia sorella alza la testa dal quaderno e mi guarda come se fossi diventato scemo, poi sembra rifletterci.
- Beh, quando papà era con Avalance e giravano per il Pianeta in cerca di Sephiroth so che spesso viaggiavano a piedi, oppure facendo l’autostop, oppure nascondendosi a brodo di navi e treni, però mi ha sempre detto che era troppo pericoloso e si è tanto raccomandato di non farlo mai-
Autostop. Non mi sembra una cattiva idea. E neanche raggiungere Midgar a piedi, anche se potrei impiegarci tutto il giorno.
- Perché?- mi chiede Marlene che poi rivolge nuovamente l’attenzione alle sue cose, visto che non le ho risposto.
Ok, ho deciso, oggi salvo Tifa dalla morte e dalla malattia.

***
- Non ce la faccio- mi almento, portandomi le mani all’addome e strofinandomelo forte.
- Ma se stavi benissimo fino a un minuto fa!- mi fa notare Marlene.
Sbuffo.
- Senti, Marly, io torno a casa, non ce la faccio proprio- continuo.
Mi guarda preoccupata e indecisa.
- Io torno a casa, dillo tu alla maestra, ok?- le dico prima di darle le spalle e correre con tutto il fiato che ho per allontanarmi da scuola. Se mi vede la maestra il mio piano fallirà prima ancora di provarci.
So che mia sorella cercherà di raggiungermi, ma corro molto più veloce di lei e riesco a seminarla e dopo un po’ rallento, col fiatone e un dolore al fianco, ma con la borraccia ben stretta tra le mani.
***


Uffà.
Credo di stare camminando da un’eternità. Non ricordavo che quel posto fosse così lontano, ma forse è perché ci vengo con Cloud e lui mi accompagna in moto.
Giro l’angolo e mi ritrovo in un vicolo che ricordavo meno isolato e meno sporco. Soprattutto, ricordavo fosse meno pieno di ragazzi più grandi di me. Sono disposti in cerchio e parlottolano tra di loro, quindi mi avvicino di più al muro di un palazzo vecchio e scrostato per non farmi notare, però non mi accorgo di un barattolo di latta nascosto da un vecchio giornale e inciampo, facendo un bel po’ di rumore.
Riesco a non cadere e a non perdere la presa sulla borraccia. Però, sto diventando bravo… Marlene sarebbe orgogliosa di me!
Uno strattone, tuttavia, mi fa tornare alla realtà.
- Ma tu guarda, cosa abbiamo qui?- dice un ragazzo alto il doppio di me con le lentiggini sul naso.
- Un  marmocchio- gli risponde un altro, più basso e grassoccio.
- Guardate com’è vestito bene!- mi prende in giro un ragazzo con i capelli neri e ricci.
- Sembra un damerino- afferma un tizio con i denti scuri.
- Chissà se ha soldi con sé?- un ragazzo con la maglia rossa posa lo sguardo sul mio zainetto.
- Perché non lo scorpiamo?- Risponde quello alto.
E’ un attimo e mi sono tutti addosso. Mi sento strattonato, tirato, calpestato e a nulla valgono i miei tentativi di difesa, sono troppi e sento strapparmi via lo zaino, mentre l’altra mano viene privata della borraccia.
Oh, no! Come salverò Tifa dalla morte?
Questo pensiero mi aiuta a reagire e comincio a sferrare calci a destra e a manca, ma sono davvero troppi per me e quando credo che sia finita e che la mia piccola missione sia fallita, sento il rombo di una moto sfrecciarmi vicino e raggiungere i tre che cercano di allontanarsi di corsa col mio zaino. Voltano l’angolo e si sentono rumore di secchi della spazzatura che rotolano, proteste e lamenti, mentre gli altri due ragazzi cercano di mantenermi fermo, col risultato di farmi saltare alcuni bottoni della camicia.
Pochi minuti dopo la moto nera si avvicina a gran velocità e il suo conducente butta ai nostri piedi il mio zaino, ma non riesco a vederlo controluce. I ragazzi si guardano negli occhi, per poi decidere di arrendersi e di lasciarmi andare.
Inginocchiato per terra, sporco e col fiatone, non presto attenzione a chi ho davanti, con un solo pensiero a preoccuparmi da morire: dov’è finita la mia borraccia?!
Mi guardo intorno disperato, ma non la vedo, mi abbasso sull’asfalto consumato per cercarla meglio, ma niente!
- Stai cercando questa? -  Mi chiede il motociclista e quasi dimentico di conoscerla, questa voce, mentre affretto la borraccia che penzola dal dito del mio salvatore.
La stringo al petto più che posso, adesso mi tocca anche ringraziare questa persona per avermela riportata, nonostante Cloud mi raccomandi sempre di starle lontano.
Spegne il motore, mette la moto sul cavalletto e incrocia le braccia.
- Yo, moccioso, non dovresti essere a scuola in questo momento?- mi chiede
- E’ finita- rispondo deciso.
- Ma non manca qualche altro giorno?-
- Intendo la giornata scolastica. Saranno almeno ora di pranzo!- gli faccio notare, mentre mi dà una mano e mi aiuta a sollevarmi.
- Cosa stai facendo qui?- indaga.
- Chiedo l’autostop- rispondo come se fosse la cosa più ovvia.
-Vuoi un passaggio per ritornare al Pianeta? No, perché in zone come questa rischi di arrivarci per direttissima-
- Voglio un passaggio per il Settore 6 - affermo con una sicurezza che non ho, nel tentativo di somigliare un po’ a Marlene.
- Tua madre sa che sei qui?- continua con le domande.
Figuriamoci, mi rinchiuderebbe in cantina fino al prossimo compleanno.
- Certo, è lei che mi ha mandato!- mento.
Il sopracciglio rosso si solleva, non devo essere molto bravo, accidenti.
- La gravidanza ha fatto impazzire la Lockheart?- continua, dubbioso.
- No, ma l’ha fatta ammalare gravemente. Sta per morire!- lo informo con apprensione.
L’uomo mi guarda perplesso.
- E’ l’effetto dello sperma al mako di Strife?-
Il cosa?
- Eh?- sono io a guardarlo confuso adesso.
- Bah, lascia perdere- e sventola una mano come a voler scacciare via ciò a cui stava pensando e di cui solo lui ha capito il significato.
- Tornatene a casa- sputa lì, dimostrato di non aver capito la gravità della situazione.
- E come? - sbotto - Sono lontano da casa anni luce, sono a piedi, non ho ancora fatto quello che devo e se non lo faccio Tifa rischia di morire!- lo dico talmente veloce che mi ritrovo di nuovo col fiatone.
- Moccioso, tornatene a casa- insiste, togliendo il cavalletto dalla moto e avviandola.
- Non posso- insisto.
- Fa’ come ti ho detto se non vuoi finire male-
- Finirà male comunque se non arrivo al Settore 6-
- Torna.a.casa.- è categorico.
- Non.mi.muovo.di.qui., anzi, dammi un passaggio!- punto i piedi a terra e lo guardo fisso negli occhi dal colore che ricorda molto quello di Cloud.
- Non ho tempo da perdere con te- 
- E neanche io con te. Se non vuoi darmi un passaggio, me ne vado da solo come ho fatto finora-
L’uomo sorride storto.
- Se non fossi arrivato io a quest’ora saresti poltiglia e tua madre Tettebelle non sarebbe in grado di riconoscere neanche le suole delle tue scarpe- mi fa notare.
- Sciocchezze, era tutto sottocontrollo-
Seh, come no…
- Non tornerai a casa?- domanda.
- Non tornerò a casa- confermo.
- E se non vai al Settore 6 la Lockheart morirà entro stasera-
- Già- confermo.
L’uomo scuote la chioma rossa.
- Sei suonato peggio di quell’idiota di tuo padre- borbotta.
Cloud non è un idiota!
E neanche quello vero lo era…
- Allora?- domando ansioso.
Mi guarda ancora per qualche istante e poi cede.
- E va bene, moccioso, scommetto che se Strife venisse a sapere che ti ho lasciato solo in questo letamaio sarebbe capace di girare in lungo e in largo il Pianeta pur di uccidermi. Non che la cosa mi preoccupi, non ci riuscirebbe mai, ma mi scoccerebbe vedermi di continuo la sua faccia davanti… -
Sorrido e salto dietro di lui con la borraccia salda in una mano.
- Prima, però, devo fare una cosa- dico nuovamente.
- Non ti sembra di prenderti troppe confidente, pustacchio di uno Strife?-
- Tanto è di strada- insisto sghignazzando.
L’uomo scuote il capo.
- Tale e quale a quell’idiota di tuo padre… - mugugna, ma poi la sua voce viene coperta dal rombo del motore.
Non capisco perché Cloud mi ripeta di continuo di stargli lontano, non è così male questo Reno dei Turk…
***
- Era proprio necessario?-
Reno ferma la moto a destinazione e io faccio per scendere.
- Certo che lo era, e poi ci abbiamo messo un attimo- gli faccio notare.
Con un salto scendo dal mezzo, stringendo un po’ più forte la borraccia in una mano e il sacchetto contenente un lumino nell’altra. Tifa non viene mai qui senza, così ho pensato di accendere una candelina per l’amica di Cloud che ora non c’è più.
Spingo il portale e dentro piano, mi fa sempre un po’ impressione tornare nella chiesa del Settore 6, è qui che ho conosciuto Cloud ed è qui che ho trovato la mia nuova famiglia.
Avanzo di qualche passo, facendo attenzione a non inciampare, visto che il pavimento è tutto sconnesso. Poco lontano dal laghettoc’è ancora il lumino che Tifa ha lasciato l’ultima volta che siamo stati qui, così lo prendo e lo infilo nello zainetto, sostituendolo con quello nuovo che ho comprato con i soldi della merenda, poi prendo l’accendino che mi ha prestato Reno e accendo lo stoppino.
Sorrido, spero che quella ragazza, ovunque sia, possa vedere questa luce picicna piccina e ricordarsi che Tifa e Cloud e anche Marlene le hanno voluto molto bene e che manca a tutti.
A tutti tranne a me, ovviamente, eppure con tutti i racconti che ho sentito, mi sarebbe piaciuto incontrarla almeno una volta…
Sopsiro e mi dirigo verso il laghetto.
L’acqua è ferma e cristallina, la luce che filtra dal soffitto la rende ancora più limpida.
E’ garzie a quest’acqua che sono guarito ed è per questo che sono qui: voglio riempira la borraccia e portarla a Tifa, così ogni suo male svanirà per sempre, com’è successo a me.
Sono stato bravo, no? Ho trovato un’idea splendida per far smettere a quel bambino pestifero di farla ammalare!
Mi avvicino di qualche passo al bordo, facendo attenzione a non cadere, anche se fa caldo e un bel bagno sarebbe divertente.
A parte il rumore di qualche goccia, qui dentro è smepre tuto silenzioso, i rumori esterni non si sentono affatto, o a me sembra così.
Respiro un po’ di più, mi piace il profumo dei fiorellini gialli…
- Ciao-
Una voce mi saluta.
Mi volto, ma non vedo nessuno, la chiesa è deserta. Dalla luce del portone spalancato vedo la sagoma di Reno, appoggiato alla moto.
Forse me lo sono sognato.
Mi abbasso nuovamente, chiudo le mani a coppa e mi verso un po’ d’acqua sulle guance, sono davvero stanco.
- Ciao, ciao!-
Di nuovo?
Questa volta non posso averlo immaginato, ma continuo a non vedere nessuno, oltre al Turk, che è troppo distante da me per potersi avvicinare, prendermi in giro e tornare in sella alla moto.
E poi questa è la voce di una ragazza.
Sbuffo, forse la stanchezza mi fa sentire cose non vere.
Mi abbasso di nuovo per riempire la borraccia togliendomela dalla tracolla, ma poggio male un piede e scivolo in avanti, atterrando sulle ginocchia e affondando nel laghetto fino ai gomiti.
Accidenti!
Una risata fa di nuovo eco e avverto una presenza alle mie spalle, ma quando vado per voltarmi sono di nuovo solo.
Mi tiro un po’ su, sedendomi sui talloni e portandomi una mano sulla fronte per spostare il ciuffo. Sono davvero confuso.
Muovendomi l’acqua si increspa, rimandandomi la mia immagine tutta distorta, ma quando il liquido torna a essere liscio e illuminato dal sole che penetra dal soffico quasi del tutto crollato, trovo ad osservarmi due occhi curiosi, così verdi da non sembrare veri.
Salto su come colpito da un petardo, cerco di girarmi, ma la presenza alle mie spalle mi blocca e non mi fa voltare.
- Ciao!- ripete di nuovo, e la sua voce non è cattiva o arrabbiata, ma è allegra e serena.
- C…ciao- balbetto come un cretino.
- Non volevo spaventarti- si scusa.
Guardo la persona che ho alle spalle nel riflesso dell’acqua ma, stranamente, non riesco a vederla tutta, è come se guardassi la sua immagine e subito dopo dimenticassi come sono fatte le parti del suo viso. Riesco solo a concertrarmi su alcune cose separatamente. Adesso, ad esempio, le sue sopracciglia si corrugano un po’ preoccupate.
E’ una ragazza, una ragazza con gli occhi verdi come gli smeraldi finti sulla corona finta di Marlene. Solo che brillano molto, molto di più.
- Non mi hai spaventato affatto!- mi lamento.
Le sue labbra vanno verso l’alto.
- Ah no?-
- No!- la rassicuro, mentre mi sposto il ciuffo bagnato dalla fronte.
- Somigli a una persona che conosco quando fai così, Denzel- la sua voce si fa un po’ nostalgica.
Hey, come fa a sapere il mio nome?
- Come… - cerco di chiederle e lei inclina la testa
- Ti ho visto spesso qui, ma non eri mai solo-
Mi ha visto qui?! Certo, ci vengo con Cloud, Tifa e Marlene, ma lei non l’ho mai vista.
- Io, invece, non ti ho mai vista-
Annuisce e un fiocco rosa si muove tra i suoi boccoli chiari.
- Ero ben nascosta-
Ma tu guarda, una spiona!
- Cosa fai qui tutto solo?-
Una spiona curiosa…
- Sono in missione, ma è un segreto- dico, abbassando la voce.
Ma se è una sconosciuta, spiona e curiosa, perché non riesco a non risponderle quando mi rivolge le sue curiose domande?
-Oh, una missione … -
Sospiro.
- Sembra una cosa importante- dice, mentre si picchietta il mento con l’indice.
- Di cosa si tratta?- mi chiede poi, portandosi le bracci dietro la schiena e inclinando la testa di lato.
Lo so che non è normale, ma mi ricorda Marlene.
Quel fiocco rosa che dondola a ogni suo movimento, poi…
- Mia madre sta per morire- butto fuori tutto d’un fiato, come se la notizia mi stesse scoppiando in bocca.
Le sue sopracciglia lunghe sbattono.
- Chi è la tua mamma?-
- Si chiama Tifa-
La ragazza corruga la fronte.
- Mmm, strano, perché non c’è nessuno con quel nome che debba tornare al Pianeta, però c’è qualcuno legato a lei che sta per lasciare il Lifestream …-
Fare cosa?
- Che significa?- domando.
- Cos’ha la tua mamma?- mi chiede invece di rispondermi.
- Aspetta un bambino- dico sconsolato.
- Quindi avevo ragione io, non sta morendo nessuno… -
Sorride, di quei sorrisi che solo le fate dei libri di Marlene sono capaci di fare.
- … Ma sta arrivando qualcuno di speciale nelle vostre vite- aggiunge.
- Tu non capisci, questo bambino la sta uccidendo! Non riesce a mangiare, vomita sempre, sviene perché lui le succhia tutto il sangue e la pressione si abbassa, è sempre debole. Sai, lei non è mai debole! -
La ragazza sospira.
- E’ sempre stata molto fragile, invece, solo che non ha mai voluto farlo sapere a nessuno … - mormora, parlando più a se stessa che a me.
Sono le stesse parole che una volta ho sentito dire da Elmyra, mentre spiegava a Cloud il perché della sua preoccupazione per la scelta dell’abito da sposa. Lo so che origliare non sta bene, solo che ero curioso di sapere perché Tifa fosse così preoccupata in quel periodo. Ma questa ragazza che ne sa?
- Tu la conosci?!-
Le sue labbra sorridono di nuovo.
- E’ un po’ il difetto di tutte le mamme, sai?-
Forse ha ragione lei. Anche la mia mamma, quella vera, faceva sempre di tutto per farmi credere che andava tutto bene e quando sono rimasto solo ho pregato tanto perché lei tornasse e mi dicesse che sarebbe tornato tutto come prima, che le cose si sarebbero messe a posto, che lei e papà sarebbeto tornati da me …
- Sei un’esperta di mamme?-
Ride e la sua risata è limpida come l’acqua da cui riesco solo a intravedere la sua immagine.
- Ne ho avute due, una più meravigliosa dell’altra-
- E la tua seconda mamma ha mai avuto altri bambini?- domando, perché forse ho trovato qualcuno che può capirmi.
- Mi sarebbe piaciuto tanto, meritava di non rimanere sola-
- Ma non ci sei tu con lei?-
Faccio fatica a capirla.
- Sì, io sono sempre con lei e a volte percepisce la mia presenza anche se non dovrebbe. Sarà il potere magico delle mamme…-
Rido.
- Anche la mia seconda mamma riesce sempre a trovarmi quando gioco a nascondino con mia sorella, anche se non so come fa, anche se non sta giocando con noi. Dice “ Denzel, ti ho detto mille volte di non nasconderti qui, è pericoloso!” oppure dice “ Se ti becco di nuovo qui dentro ti faccio vedere come mi ha allenata bene il mio vecchio maestro di karate!” o ancora “ Ma dai, questo nascondiglio è troppo scontato!”. La tua cosa dice quando ti scopre?- non credo minacci di sculacciarla, non la vedo bene ma sembra un bel po’ più grande di me…
La ragazza fa una pausa, forse ci pensa e poi mi risponde.
- Si porta una mano al cuore- dice dolcemente.
- La fai spaventare così tanto???-
Ride di nuovo.
- Beh, sì, forse si spaventa anche … -
Non so perché, ma quando mi risponde, se mi risponde e non mi rivolge un’altra domanda, ciò che dice non mi è mai perfettamente chiaro.
 - L’unica cosa che uccide Tifa è l’assenza delle persone che ama, essere abbandonata è ciò che la spaventa di più-
- Sì, ma questo bambino è molto più pericoloso, la fa star male davvero!-
Come fa a non capire?
Inclina nuovamente la testa.
- Credi davvero che sia l’unico bambino a farla star male in questo momento?-
- Certo, chi altri se no?-
Scuote la testa facendo ballare tutti i suoi bei boccoli.
- Come credi che stia adesso, senza vederti tornare a casa alla solita ora?-
Uffà, ha sempre la risposta pronta.
- Tanto non credo se ne sia accorta, ormai è troppo impegnata a pensare al bambino…- borbotto, tirando un calcio a un sassolino che finisce dritto in acqua e facendo increspare la sua superficie. Tutto ciò che riflette si trasforma in tante pieghe liquide e l’immagine della ragazza sembra sparire per un attimo.
Quando l’acqua torna a essere una tranquilla superficie riflettente, gli occhi verdi sono bassi, mezzi coperti dalle sopracciglia.
- Dimmi, Denzel, quando sei arrivato tu Tifa ha smesso di voler bene a Marlene?-
Conosce anche mia sorella?!
Scuoto un po’ la testa.
- Quando eri malato, ti ha mai trascurato?-
Faccio ancora segno di no.
- Quando sei stato rapito da Kadaj, ha smesso di essere preoccupata per lei, mentre correva a cercare te?-
Come fa a sapere tutte queste cose?
- E credi che le volesse meno bene, perché c’eri tu?-
Metto il broncio. Tifa ha sempre voluto bene a me e a Marlene allo stesso modo.
- Non c’è limite all’amore di una mamma, ha un cuore talmente grande che riesce ad amare tutti i suoi figli, anche se sono tre, anche se sono dieci, o cento. E adesso tu le stai spezzando il cuore, perché non sa dove sei -
- Ma Tifa adesso aspetta un bambino suo, mentre io… -
- … Hai paura di restare solo, ma non lo sei-  conclude per me.
La guardo con gli occhi spalancati, perché è proprio così che mi sento da un po’ di tempo, solo che nessuno se n’è accorto.
Sorride teneramente.
- Somigli tanto a lui quando fai così-
Non so perché, ma so per certo che quel “lui” di cui parla è Cloud.
Allora forse ha ragione, perché Tifa è stata di nuovo felice quando lui non è andato più via.
Mi tremano le labbra.
- Inoltre tu sei fondamentale per lei, stai per diventare un fratello ancora più maggiore! Prima dovevi aiutare solo Marlene, adesso hai una responsabilità in più ed è importante che questo bambino abbia qualcuno che lo aiuti-
La guardo perplesso. Cosa dovrei fare, cambiare i pannolini?
La ragazza alza gli occhi al cielo e poi mi indica un punto ben preciso della chiesa, dall’altra parte del laghetto.
Quando il mio sguardo raggiunge il suo obiettivo resto senza fiato.
La spada di Zack.
Un Eroe…
Cloud non mi parla spesso di lui, ma quando lo fa i suoi occhi brillano. All’inizio erano tristi, ma poi è come se la parte brutta dei suoi ricordi sia stata sostituita da quelli belli e quando mi racconta di lui avverto tutta la sua nostalgia, ma anche il grande affetto che ancora prova.
- Neanche loro erano fratelli, sai? Eppure Zack ha dato la vita per lui. Ma prima ancora gli ha insegnato a vivere, gli ha fatto capire che per qualcuno era importante. Gli ha dimostrato che Cloud era ed è ancora indispensabile. Poi Cloud ha cercato d’insegnarlo a te e tu, da bravo ragazzino, cerchi di fare del tuo meglio. Adesso è il tuo turno, tocca a te allungare una mano verso chi ha bisogno, tocca a te aprire le braccia e accogliere una persona per cui diventerai importantissimo-
Oh, mamma, non ci avevo pensato!
Quante volte ho pensato che avrei preferito non arrivasse? Quante volte ho detto solo a me stesso che lo odiavo senza neanche averlo ancora conosciuto? Forse è per questo che Tifa sta male, perché il fratellino ha sentito prima ancora di nascere che non ero disposto ad accettarlo… E’ colpa mia?
Abbasso la testa e mi guardo i piedi che mi si ripiegano verso l’interno e che gratto sulle mattonelle smosse.
- Dici che sono stato cattivo?-  chiedo, non riferendomi solo alla mia fuga segreta.
Vedo di nuovo la mano di Tifa tesa verso la mia e mi sento ancora più in colpa.
Scuote la testa.
- No, non cattivo, solo un po’… Strife!- risponde, scoppiando a ridere.
- Ed è una cosa brutta?- domando preoccupato.
- Sai cos’ha fatto lui per porre rimedio al danno procurato a quella poveretta?-
Annuisco.
E’ ciò che ha fatto felici anche noi.
- E’ tornato!-
- E sai cosa devi fare per farla stare di nuovo bene? -
Mi viene in mente solo una cosa.
- Stringerle la mano finchè non si sentirà meglio… -
Sorride soddisfatta.
 Ma la malattia? Il vomito? La pressione? La morte?
- Torna a casa… - bisbiglia al mio orecchio.
Sì, torno a casa!
Annuisco, però…
- Posso… posso prendere un po’ d’acqua?- le chiedo come se la chiesa, i fiori, il laghetto e tutto quello che c’è qui intorno fosse suo.
Anzi, sento che sia suo.
- Sei venuto qui per questo, no?-
Le faccio un sorrisone, afferro la borraccia e comincio a riempire. E’ una cosa che mi diverte molto, immergo il recipiente nel laghetto e lascio sfiorare la superficie solo al collo stretto, così le bollicine sono più forti. Mentre raccolgo il prezioso tesoro, però, mi prende una grande curiosità, perché è una cosa che mi sento ripetere spesso da tutti, ma con toni diversi.
- Somiglio davvero a Cloud?- domando, quando ho portato a termine il mio compito.
Ma quando mi volto, lei non c’è più, averto solo il profumo dei fiori molto più forte di prima e il vento che fa ondeggiare i petali.
Qualche gocciolina si stacca dalle travi del soffitto e cade nel laghetto, provocando un suono delicato.
Sono di nuovo solo.
Grazie.
Mi alzo e corro verso l’esterno, dove Reno si stiracchia in sella alla moto.
- Fatto!- lo informo, scutendo la borraccia piena e ancora bagnata.
- Che c’è, moccioso, adesso ti sei messo a parlare da solo?- mi guarda sospettoso.
- Solo?! Ma… non l’hai vista?-
Eppure era alta, bella, con un vestitino rosa. Come ha fatto a non notarla?
Forse Cloud ha ragione, è un po’ scemo.
- Visto cosa?-
- La persona che era con me!-
Reno mi guarda perplesso.
- Non l’hai neanche sentita parlare?-
Il Turk si morde le mascelle.
- Ci sono degli allucinogeni nel polline di quei fiori?-
- Allocunogeni?!-
- Senti le voci… Vedi gente che non c’è… Si diventa scemi ad entrare lì dentro!-
Non capisco nulla di quello che dice.
- Bah, riaccompagnami a casa- dico, saltando in sella dietro di lui.
- Piccolo e allucinato- aggiunge.
Per un momento il profumo dei fiori si fa più intenso e, nonostante la porta della chiesa sia chiusa, un soffio di vento trasporta con sé un petalo giallo che si posa giusto sul naso di Reno.
Starnutisce e lo scaccia via stizzito.
- Ah, maledetta Antica, era fissata con questi dannati cosi!
Ridacchio.
Antica?
- Adesso sei tu che dici cose strane- gli faccio notare.
Il Turk s’infila gli occhiali da sole, mette in moto e mugugna.
- Tale e quale a quell’idiota di tuo padre… -
***
- Le prenderai di brutto- dice Reno quando arriviamo a destinazione.
Non lo ascolto, salto giù dalla sella e corro verso la porta.
Pigio il pulsante del campanello, ma non aspetto che quancuno risponda, sono troppo impaziente e comincio a bussare con le nocche direttamente sul legno.
La porta si apre e la faccia di un Cloud un tantino preoccupato mi accoglie. Prima mi guarda sollevato, ma poi si acciglia.
- Si può sapere dove diavolo sei stato? Ti abbiamo cercato dappertutto!-
Credo sia la prima volta che Cloud alza la voce con me, in genere è Tifa quella che fa le ramanzine a noi bambini.
- Scusami, ma dovevo fare una cosa…- cerco di spiegare.
- Una cosa?! In effetti dovevi andare a scuola, poi tornare e metterti a fare i compiti -
Incrocia le braccia.
- Sì, però… -
- Ma ti rendi conto che hai fatto venire un colpo a tutti? Quando Marlene è tornata e non ti ha trovato è scoppiata a piangere, potevi almeno avvertire! Sai che ore sono? Barret ha fatto il giro di Edge dieci volte. Abbiamo perfino chiamato Vincent per chiedergli se ti aveva visto e Yuffie ha setacciato la scuola non so quante volte. -
Ops…
Wow, ho combinato un casino!
- E tu che hai fatto?- so che sto tirando la corda, ma sono curioso.
Cloud spalanca la bocca, una cosa mai vista prima, poi stringe gli occhi e una gocciolina di sudore freddo mi scende dalla nuca lungo la schiena, perché quell’espressione l’ho vista tutte le volte in cui Rufus ShinRa telefona al bar per le richieste più assurde.
- Io sono venuto a cercarti diverse volte. La prima ero preoccupato. La seconda ero sbigottito a causa della tua idiozia. La terza ero incazzato nero. La quarta volta ho deciso che saresti stato punito. La quinta volta mi sono convinto che piegato di novanta gradi sulle mie ginocchia ti avrebbero fatto passare la voglia di marinare la scuola. Devo continuare?-
Dietro di noi Reno ride come un matto piegato in avanti e battendo i pugni sullo sterzo.
- E poi che ci fai con quell’idiota?- mi chiede, alzando la voce di proposito per farlo smettere e indicandolo con l’indice.
- Quell’idiota gli ha salvato il culo che adesso vuoi far diventare rosso e te lo ha riportato indietro- si difende il Turk.
- Ma se avessi saputo che ti saresti messo a fare la mammina isterica, lo avrei riaccompagnato direttamente domattina!- aggiunge, ricominciando a ridere.
- Strife versione mestruazioni, aspetta che lo racconti a Rude…- dice tra un singhiozzo e l’altro.
Il biondo sposta lo sguardo su di me e quell’espressione dice chiaramente “Sai che verrai punito anche per questo?”.
Sospiro.
Il Turk estrae il cellulare dalla tasca e insiste.
- Vi dispiace se faccio un video? Il racconto da solo non rende…-
Cloud sbuffa, mi afferra per il polso e mi trascina dentro, battendogli la prota in faccia.
- Hey!-  la voce di Reno si sente dietro la porta, ma il biondo ignora le proteste.
- Ti rendi conto che ci hai fatto venire un colpo?!- mi sgrida di nuovo.
- Mi dispiace- riesco solo a dire.
E io che pensavo che non se ne sarebbero neanche accorti…
- Non puoi … -cerca di continuare, ma io gli stringo le braccia forte intorno alla sua vita e lui si ferma.
Sospira e mi mette una mano tra i capelli.
- E va bene, Denzel, ne riparleremo più tardi-
Annuisco e mi allontano, comincio a salire le scale con il mio tesoro a tracolla e, quando arrivo al pianerottolo, i pugni di Marlene mi colpiscono dietro le spalle.
- Brutto idiota! Scemo, deficiente, maschio! Mi hai fatto prendere uno spavento!-
Maschio?! Sarebbe un’offesa?
Mi volto e le vedo le lacrime agli occhi, mentre le sue labbra tremano nel tentativo di non piangere ancora.
- Ti voglio bene anch’io, Marly- le dico a bassa voce, perché non ripeterò mai più una cosa tanto scema a una ragazza.
La lascio lì e mi dirigo verso la mia meta.
La porta della stanza di Tifa è socchiusa e sento la voce di Yuffie che cerca di consolarla.
- Su, sta’ tranquilla, vedrai che lo ritroveranno prima che faccia buio. E’ un ragazzino, ma non è un incosciente. E poi è così in gamba, se la cava sempre. Non ti agitare, ti fa male-
Stringo  la mano sulla maniglia.
La ragazza della chiesa aveva ragione: sono io ad averle spezzato il cuore, oggi.
Busso lievemente ed entro, quando mi sentono s’interrompono.
- Eccolo!- esclama festosa la ninja.
 - Denzel!-
Tifa fa forza su un gomito e si solleva dal letto.
Ha il viso sciupato, gli occhi arrossati e l’aria preoccupatissima. Non immaginavo di darle tanto dispiacere, volevo solo aiutarla.
- Denzel… -mormora ancora e il suo pallore mi fa sentire ancora più in colpa.
Resto fermo, lo sguardo un po’ basso, come ho potuto pensare che non si sarebbe accorta della mia assenza? Proprio lei che mi aspetta sempre dietro il bancone del bar e che quando mi vede entrare, sorride.
Yuffie mi osserva, alza gli occhi al cielo, poi si avvicina, mi spinge dentro e lascia la stanza.
Siamo soli lei ed io, adesso.
- Cos’è successo?-
Ormai Tifa è seduta con la schiena appoggiata alla spalliera del letto.
Non è arrabbiata, non ha l’espresisone che in genere assume quando ne combino una delle mie. E’… angosciata nonostante io sia qui, davanti a lei.
Mi gratto la nuca, non sapendo bene come spiegare le mie intenzioni.
- Ecco io… -
Sbatte un po’ le ciglia, mentre aspetta che io dia una semplice spiegazione.
Come le racconto che ho avuto paura che morisse?
Come le faccio capire che ho ancora paura che accada?
Lascio scivolare lungo i fianchi e sul lato destro avverto un oggetto, la ragione per cui sono scappato.
Stringo la tracolla della borraccia e la lascio penzolare un po’.
- Vedi io… è da giorni che ti vedo malata, debole così…-
Mammina, adesso a raccontarlo sembra stupido anche a me!
- … Così ho pensato che l’unico modo per farti guarire era quello di darti la stessa cosa che ha fatto guarire anche me-
Avanzo di qualche passo e agito la borraccia contenente l’acqua della chiesa.
Tifa trattiene in respiro.
- So che non si fa e prometto di non farlo mai più, però sono andato a prendere l’acqua che mi ha guarito nella chiesa del Settore 6. Non mi ero accorto di aver fatto una cosa troppo stupida, mi dispiace di avervi fatti preoccupare tanto-
Mi guarda.
Mi fissa, ma non dice niente.
L’ho delusa così tanto queata volta?
E’ tanto arrabbiata che non mi rivolgerà mai più la parola?
- Da solo… fino a MIdgar- bisbiglia a un certo punto.
- Per guarire me…?-
Si morde le labbra.
- Scusami- ripeto ancora, non sapendo più che dire.
Una lacrima le scende sulla guancia, poi un’altra e un’altra ancora.
Mi trattengo, sono troppo dispiaciuto per farla piangere così, lei non lo fa mai davanti a noi, cerca sempre di essere forte.
- E’ sempre stata molto fragile, invece, solo che non ha mai voluto farlo sapere a nessuno … -
le parole della ragazza mi tornano in mente.
E’ fragile, non imbattibile. E’ come tutti noi, anche se vogliamo sia sempre allegra e forte…
- Non… non volevo farti piangere!- dico, sconsolato.
Tifa si passa il palmo sugli occhi, poi allunga la mano verso di me,per chiedermi di avvicinarmi, come stamattina.
E’ l’unica cosa che posso fare per lei, l’unica che la rende felice.
Faccio qualche passo fino a raggiungere il suo letto, alzo una mano e quando le nostre dita si sfoiorano, lei mi afferra e mi stringe a sé.
Scoppia in lacrime, così forte che saltello insieme a lei.
Quanto sono stato scemo. E cretino, E cattivo.
- Da solo fino al Settore 6- dice di tanto in tanto.
Piange forte.
- Per prendere dell’acqua-
Non so che fare.
- Per farti stare meglio, Tifa- dico a bassa voce.
- Non farlo mai più!-
Scuoto la testa.
- Pensavo di farti piacere … -
- L’unica cosa che mi rende felice è averti qui, vicino a me-
Come ha detto Marlene. Come ha detto la ragazza della chiesa.
Le stringo le braccia attorno al corpo.
- Finirò in punizione, vero?-
- Certo- dice tra i singhiozzi.
- E sarà anche una punizione esemplare -
Annuisce sulla mia spalla.
- Ma, nonostante tutto, mi vorra comunque bene?-
Mi stringe più forte.
- Anche se ti faccio arrabbiare, tu… starai sempre al mio fianco, vero?-
Si alza e mi guarda negli occhi.
Ha ragione Cloud quando glielo dice di nascosto: sono bellissimi. Non somigliano a quelli della ragazza della chiesa, così smeraldini e lucenti da sembrare fatati. Gli occhi di Tifa sono più terrestri, più da mamma.
La mia mamma, anche se non mi ha fatto lei, perché adesso non conta più.
- Sempre- è la sua risposta, forse l’unica parola che da giorni vorrei sentirmi dire.
Io e te, sempre al tuo fianco e tu vicino al mio, come mamma e figlio.
Le sorrido.
- Anch’io sarò sempre con te, sai?- dico, trattenendo un po’ le lacrime.
- E anche con lui- aggiungo, mettendole una mano sulla pancia che piano piano diventerà un pancione.
- O con lei- mi correggo, perché non so ancora se sarà una sorellina o un fratellino, ma per me fa lo stesso.
- … Se mi vorrete- finisco, con le lacrime che ormai mi scendono sulle guance.
Tifa scoppia di nuovo a piangere e mi stringe forte, non prima di avermi lasciato un bacio tra i capelli.
- Sempre- ripete.
L’abbraccio anch’io.
Alle nostre spalle, Cloud guarda la scena soddisfatto, mentre Marlene si avvicina, prende la borraccia e si offre di andare a prendere dei bicchieri.
La guardo con la coda dell’occhio e noto una cosa.
- Marlene, quel fiocco…-
 Si volta, si porta le mani dietro la schiena e inclina la testa come ho visto fare tante volte alla ragazza di oggi.
Mi sorride.
- Me lo ha dato la mia sorellona!-
 
 
Salve a tutti!
Come state? Spero bene. Mi siete estremamente mancati <3
Allora, cosa mi raccontate di bello?
Capitolo lungo e lacrimevole? Eh già, strano dopo un silenzio durato mesi. Volevo dedicarlo alla mia sorellina virtuale, Columbrina, che quest’estate si è presentata a sorpresa alla mia soglia, facendomi dire “Hey, la ragazza dei fiori esiste davvero!”. Solo che lei è molto, molto meglio di Aerith, e conoscerla è stato il regalo più bello che potessi ricevere. Tralasciamo il fatto che avevo della carta stagnola sulla testa e i capelli imbrattati, credo che non lo dimenticherà mai… Tesoro, ti voglio troppo bene.
Un saluto speciale anche a FortiX, ha dovuto sorbire più paturnie lei che un confessore…
E un bacione al mio Marciux, sperando che le pizze siano state buone.
Qualche parola per il capitolo. Ho faticato un po’ per scriverlo a causa della voce narrante. Denzel è un bambino, quindi la mia paura più grande è stata di mettergli in bocca parole e pensieri troppo complessi per la sua età, ma non sono sicura di essere riuscita a lasciare intatta la sua infantilità.  Questo è il mio personalissimo saluto a un personaggio che mi ha fatto divertire tanto, non credo in che questa raccolta ci sarà un capitolo narrato dal suo punto di vista, quindi grazie di tutto, Denzel.
Scappo, perché sono in ritardo come al solito.
Un bacione a tutti voi e a presto.
Manila.
  
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