Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Fred Halliwell    14/11/2014    7 recensioni
Nella lotta tra bene e male, nuovi giocatori stanno entrando in gioco. Pitch Black, assetato di potere, vuole mettere la mani su una forza nuova e terribile, che gli permetterebbe di creare un nuovo esercito, pronto a dar battaglia ai Guardiani. Cosa succederebbe se questo potere fosse nelle mani di una regina bionda di nostra conoscenza? E se per essere salvata da quest’uomo (letteralmente) nero e cattivo, questa regina fosse mandata ai nostri tempi e incontrasse un certo Guardiano del Divertimento che noi conosciamo molto bene? E se questo fosse solo il primo di altri viaggi avanti e indietro nel tempo, attraverso varie epoche e incontrando tanti diversi personaggi? E se da questi incontri nascessero amori, avventure e misteri di varia natura?
Se vi ho almeno in parte incuriosito vi prego di leggere la mia storia, frutto di tanta fatica e che ha messo insieme, in un unico gigantesco cross-over, Frozen, Le 5 Leggende, Dragon Trainer, Ribelle e Rapunzel.
[N.B. Sarà principalmente una Jelsa e, anche se compariranno di meno, Merida e Rapunzel saranno comunque presenti (anche se compariranno in seguito), tuttavia soltanto Hiccup avrà un ruolo davvero importante.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Jack Frost, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO DUE
Jokul Frosti
 


Quella notte Elsa non aveva chiuso occhio. Nella sua mente era ancora vivido il ricordo di quel vento gelido che la aveva accarezzato il volto, e quella risata allegra e vivace tornava a rimbombarle nella testa. A chi apparteneva? Chi era quella misteriosa presenza che infestava il suo castello?
Quando le prime luci dell’alba avevano colorato di rosa il cielo si era resa conto che rimanere a letto sarebbe stato inutile, non sarebbe mai riuscita a dormire e si era decisa ad alzarsi.
 
Logicamente in giro per il castello non c’era anima viva, se non qualche inserviente che aveva già cominciato a spolverare finestre e lampadari. Quando la vedevano la salutavano con un rispettoso inchino e poi tornavano alle loro mansioni, mentre il resto del castello era ancora tra le braccia di Morfeo, compresa sua sorella Anna. La rossa non era mai stata una tipa mattiniera, ma Elsa stava quasi pensando di andare a svegliarla quando qualcosa di freddo le toccò la gamba.
Si girò spaventata e quando non vide nessuno temette che il fantasma del castello l’avesse seguita. Si calmò solo quando udì una voce familiare: << Elsa >> squittì infatti il piccolo Olaf << Sono qua giù! >> e lei abbassò lo sguardo. Gli sorrise con sollievo quando lo vide, ma lui non notò nulla di strano nella sua espressione, perché subito le chiese: << Sei già sveglia? >>
La domanda la fece sorridere, poiché se era davanti a lui era evidente che fosse sveglia, ma per Olaf nulla era ovvio << Si piccolo >> gli rispose quindi << Non riuscivo a dormire >>
<< Neanche io! >> disse lui a quel punto, per poi assumere un aria pensosa e aggiungere, senza nessuno motivo apparente: << In realtà non dormo mai … e non mangio nemmeno … >>
In effetti Olaf era un pupazzo di neve, non aveva i bisogni che hanno gli esseri umani. Elsa ancora non riusciva a spiegarsi come potesse sentire il profumo dei fiori con una carota al posto del naso, ma infondo, se viveva grazie a una nuvoletta e alla sua nevicata personale, che respirasse con una radice era il minimo dei problemi!
Questo la fece riflettere: “Che strana cosa è la magia …” si disse e ciò le procurò brividi lungo la schiena, ripensando al misterioso spirito che dimorava nel suo palazzo ghiacciato.
Intanto Olaf aveva preso a saltellare per il corridoio, fermandosi ogni tanto ad osservare i quadri appesi lungo le pareti e canticchiando una canzoncina estiva: << … Un drink? Lo vorrei! Magari anch'io mi abbronzerei! Penso all'estate perché la amo! … >>
Elsa lo osservò per qualche minuto per poi chiedergli: << E’ questo che fai di solito, Olaf? Quando sei solo durante la notte intendo, mentre tutti noi dormiamo. >> La domanda le era sorta senza pensarci. Cosa faceva lui tutto quel tempo? Povero Olaf, non si lamentava mai di nulla, ma infondo anche lui aveva dei sentimenti e forse soffriva di solitudine durante le ore notturne, anche se poi a loro non diceva niente per non farli sentire in colpa.
Il pupazzo annuì con energia << Si certo! >> e questo la fece sentire davvero una cattiva persona.
<< Sul serio? >> Insistette Elsa. << Non fai altro che girovagare tutto solo per il castello? Qualche volta esci da qui, vero Olaf? >>
Lui parve pensarci un attimo su << Si certo! >> rispose poi, questo le risollevò il morale ma le fece anche venire un dubbio.
Infatti non tardò a chiedere: << E sei tornato anche al mio palazzo di ghiaccio? >>
<< Si certo! >> rispose quello guardandola fisso.
<< Conosci Jack Frost? >> la domanda era carica di aspettativa.
<< Si cert … no aspetta! >> disse portandosi un rametto al mento << No … non so chi sia >> ammise infine ancora sorridente << Perché chi è? Un tuo amico? >>
Quella risposta fece scemare tutto l’entusiasmo della sovrana. Olaf però continuava a guardarla, in attesa della sua risposta e Elsa sapeva che avrebbe continuato a farlo finché lei non avrebbe parlato. << No Olaf >> gli disse quindi << Non è un mio amico, diciamo che ne ho sentito parlare. >>
<< Sul libro? >>
La domanda la prese alla sprovvista << Che libro? >>
<< Ah non lo so. >> rispose quello ridendo divertito << Però Kristoff … quello alto, non la renna, quella è Sven … mi ha detto che sui libri si trovano taaante cose. Mi ha anche detto che ne ha trovato uno, scritto strano, che parla dei suoi amici esperti in amore, i troll sassosi. Dice anche come raggiungerli sai? C’è un mappa, pure quella scritta strana! >> le spiegò con la sua vocina acuta per poi aggiungere, di nuovo senza un valido motivo << Anche se per me sono tutti scritti strani … non so leggere io >>
Il chiarimento su chi fosse Sven e chi Kristoff, più l’ultima affermazione detta dal pupazzo, la fecero ridere. Gli tese la mano, che lui afferrò con un suo rametto-braccio e cominciò ad avviarsi con lui verso la biblioteca. L’idea di provare a cercare informazioni su un libro era buona. << Magari un giorno di questi potrei insegnarti, per ora vado anche io a sfogliare qualcuno di quei libri e se vuoi puoi stare con me. >> Olaf annuì con entusiasmo.
 
Il pupazzo era rimasto con lei solo per un paio d’ore poi, annoiato, l’aveva lasciata ai suoi libri. La sua permanenza, invece, si era prolungata per parecchio tempo, rifiutando persino il pranzo. Questo perché la biblioteca reale di Arendelle era abbastanza fornita e i libri erano accuratamente sistemati in una sala di due piani, con gli scaffali decorati con fiori e fiocchi di neve. Nel centro c’erano delle cassapanche e dei tavoli inclinati, decorati come gli scafali e fatti appositamente per leggere. I tomi più rari e preziosi erano custoditi in delle teche di vetro chiuse a chiave, ma Elsa aveva già controllato anche quelli, oltre alla maggioranza dei volumi raccolti nella biblioteca.
Si era sommersa nei libri in cerca di qualsiasi informazione su “Jack Frost”, ma non aveva ancora trovato nulla. Quel nome, forse perché se lo era già ripetuto un centinaio di volte nella testa, le pareva sempre più familiare. Aveva come la sensazione che qualcuno glielo avesse già nominato, anche se non riusciva a ricordare chi.
Il suono della porta che si apriva dietro di lei la fece voltare, aspettandosi di trovarsi alle spalle uno dei suoi consiglieri. Più volte alcuni di loro erano venuti a disturbarla in quella indagine, ma lei li aveva sempre respinti. Aveva un regno da governare, eppure quella ricerca l’aveva completamente assorbita e permetteva loro di disturbarla solo quando c’erano questioni che avevano bisogno di un suo giudizio, per il resto potevano cavarsela da soli, visto che era solo per un giorno.
Quando vide entrare Kristoff, pertanto, si stupì non poco. Olaf gli aveva detto che era stato proprio lui a parlargli dei libri, ma non credeva che il montanaro fosse un tipo che frequentava abitualmente la biblioteca.
Anche gli occhi castani del biondo si dilatarono quando la vide << Elsa … cioè, vostra altezza, non mi aspettavo di trovarvi qui >> disse a quel punto mentre le sue gote si imporporavano e il suo intero corpo si irrigidiva.
<< Kristoff, sei il fidanzato di mia sorella, puoi anche chiamarmi per nome e darmi del tu >> disse lei coprendosi con eleganza la bocca con una mano, per evitare che la vedesse ridere del suo imbarazzo << Sono due mesi che te lo ripeto, quando imparerai? >>
Lui ridacchiò, ancora imbarazzato, e si passò una mano tra i folti ciuffi biondi << Beh si, dovrei proprio iniziare vostra alte … Elsa >> si corresse << Ora, però, ti lascio da sola e non ti disturbo >> fece per ritirarsi ma lei lo fermò.
<< No >> gli disse alzandosi e indicandogli una panca con la mano << Non andare via, se vuoi leggere fallo pure, non lasciarti intimidire dalla mia presenza >>
Lui le sorrise e finalmente parve rilassarsi << Grazie >> rispose, accomodandosi al posto indicato dalla regina dopo aver preso un libro. Lei fece lo stesso.
Tra i due cadde subito un imbarazzante (almeno per la regina) silenzio. Nonostante ora abitassero nello stesso palazzo Elsa e Kristoff avevano parlato davvero poco e lei non lo conosceva quasi per nulla, se non per quel poco che aveva potuto notare osservando come si comportava con Anna.
Lo fissò. Sua sorella gli aveva fatto confezionare degli abiti più consoni al suo nuovo status di “fidanzato della principessa” ma erano comunque capi semplici; erano però di una stoffa leggera, che non lo ingolfava e che lo faceva apparire meno massiccio di quando lo aveva visto la prima volta.
Lei ancora non capiva cosa la sorella ci trovasse in Kristoff: per Anna era bellissimo, mentre per la regina era semplicemente carino, piacente certo, ma non un dio greco come invece appariva agli occhi di Anna. Aveva la faccia dai lineamenti troppo squadrati per i gusti di Elsa, e il naso troppo grande. In compenso, tuttavia, era alto e dal torace ampio, caratteristiche che lei apprezzava di più.
Ad Elsa, comunque, interessava poco se fosse bello o meno, l’importante era che fosse un bravo ragazzo e che amasse sua sorella con ogni fibra del suo essere. Era cresciuto sulle montagne, per lui gli intrighi di palazzo non esistevano (non come Hans, che pareva non conoscere altro) e in più capiva le esigenze del popolo. Se ne avesse avuto la possibilità, probabilmente sarebbe stato un buon re … a quanto pareva non era neanche analfabeta!
<< Non ti facevo un tipo che ama leggere >> l’affermazione le uscì spontanea, prima che si rendesse conto che poteva suonare offensiva.
Kristoff non se la prese o fece finta di niente, ma sorrise << In effetti non lo ero. Prima non avevo né il tempo né i mezzi economici per poterlo essere, ma i troll mi hanno insegnato a leggere e scrivere e mi è sempre piaciuto >>
Sorrise anche lei e si alzò per avvicinarsi all’uomo << Hai sempre vissuto con loro? >> chiese.
<< Sono la mia famiglia >> rispose Kristoff senza risponderle per davvero, ma a lei bastò. Si girò per tornare al suo posto quando il biondo la bloccò << Se posso chiedere, cosa stai cercando qui in biblioteca? >>
Lei lo guardò soppesando l’idea di dirgli la verità. Poteva fidarsi o l’avrebbe presa per pazza? Poi si ricordò che Kristoff aveva appena ammesso di considerare un ammasso di “troll sassosi” (come li aveva definiti Olaf) la sua famiglia, quindi decise che poteva dargli fiducia << Sto cercando informazioni su Jack Frost >> disse infatti.
Lui sollevò un sopracciglio guardandola dubbioso: << Jack Frost? >>
<< Si >> confermò lei << Credo che sia una specie di spirito invernale, che può fare magie di ghiaccio come le mie >> spiegò guardando le sue mani << Ma in realtà non ne sono certa, so solo che forse esiste >>
<< Certo che esiste! >> le disse il biondo aprendosi in un grande sorriso << Ma io conosco questa leggenda con un altro nome: Jokul Frosti >>
Gli occhi azzurro ghiaccio di Elsa si spalancarono << Lo conosci? >>
L’uomo si alzò, andando dritto verso un ripiano di quelli che la regina non aveva ancora controllato, e ne tirò fuori un tomo rilegato in pelle marrone. Non era molto grande, ma neanche sottile e le pagine sembravo vecchie e fragili << E’ qui >> le disse e le aprì il libro a circa metà, indicandole poi il disegno di una specie elfo pallido e longilineo.
Elsa si avvicinò immediatamente e i suoi occhi passarono voraci su quel ritratto di fantasia << Ma non si capisce nulla … >> commentò delusa. In effetti il libro non era scritto nella lingua comune, né in qualunque altra lingua che Elsa conoscesse. Quelle erano rune, le antiche lettere dei vichinghi.
Toccò il libro con delicatezza, quasi accarezzando la pagina, travolta da un ricordo. Suo padre le raccontava sempre, dopo l’incidente con Anna, che aveva trovato i troll seguendo le indicazioni di un libro vichingo. Una volta glielo aveva anche mostrato, aggiungendo che loro erano discendenti di quel antico e fiero popolo di guerrieri, che il loro sangue scorreva anche nelle loro vene. A quelle parole Elsa ricordava di aver sorriso, immaginandosi in armatura e armata di spada, pronta a combattere contro terribili nemici a mo’ di Valchiria.
“Questo è lo stesso libro!” Si rese conto lei. Forse era anche per questo se il nome di Jack Frost le era tanto familiare; probabilmente suo padre gliene aveva parlato, ma lei se n’era dimenticata. << Lo stesso libro che mi mostrò mio padre … >> si ritrovò a mormorare.
L’uomo la guardò confuso << Come prego? >>
Elsa alzò lo sguardo su Kristoff << Questo libro … mio padre me lo mostrò quando ero piccola, mi disse che qui aveva trovato la strada per trovare i tuoi amici troll, è vero? Ci sono nominati anche loro? >> quando Kristoff annuì lei ebbe la conferma della sua ipotesi e chiese di nuovo: << Tu lo sai leggere? >>.
Il biondo le sorrise ancora, Elsa dovette ammettere che aveva un bel sorriso << Si, lo so leggere, questa è la lingua dei troll >>
Girò il libro verso di se e cominciò a tradurre a voce alta: << Jokul Frosti, noto anche come Padre Inverno … o Jack Frost a quanto pare … >> aggiunse lui di sua iniziativa << ha il compito di far nevicare. È anche tenuto a lasciare i segni dell'inverno sulle abitazioni e nei boschi. E’ un personaggio elfico della tradizione vichinga, responsabile del tempo gelido, per il naso e le dita dei piedi congelate dal tempo e per la colorazione delle foglie in autunno, è la personificazione del ghiaccio, del freddo e dell'inverno. >> la regina tornò a guardarsi le mani, mentre un moto di eccitazione le nasceva nel petto. Se questo Jack Frost era vero allora questo significava che non era sola al mondo, che c’era qualcuno con i poteri simili ai suoi. “Qualcuno come me …”  pensò, mentre Kristoff continuava la sua lettura: << Sparge gelo, sotto forma di piccole "felci" di cristallo, sulle finestre durante le mattine fredde, crea fiocchi di neve e opere d'arte sulle finestre delle persone. >> La descrizione le fece tornare alla mente i ghirigori nel suo castello << È spesso allegro e ama donare al mondo le sue arti invernali. Gli piace stare all'aria aperta e decorare gli ambienti con la sua arte. È un personaggio amichevole, ma se provocato può arrivare anche a congelare o ricoprire di neve le sue vittime … poi l’autore si mette a parlare di altro >> concluse Kristoff.
Elsa aveva ascoltato ogni parola con la massima attenzione. Aveva gli occhi spalancati, le pupille dilatate, mentre dentro di lei una nuova consapevolezza prendeva vita … la consapevolezza di non essere sola per davvero!
Chiunque fosse il fantasma del suo castello le aveva detto di chiamarsi Jack Frost e dalla lettura di Kristoff pareva che questo Jack Frost fosse uno spirito dell’inverno, proprio come aveva presupposto lei, ergo aveva i suoi poteri. Sentì il fiato mancarle e annaspò in cerca di aria mentre le sue labbra si piegarono automaticamente in un sorriso maniacale. Doveva fare paura, anche perché Kristoff aveva una faccia decisamente allarmata. << Elsa >> la chiamò << Sei impallidita, stai bene? >>
No, non stava bene, ma benissimo! Doveva muoversi, tornare subito al suo castello per parlare con lui, con Jack Frost, non aveva tempo da perdere, così quando l’uomo provò a toccarle un braccio con fare premuroso lei si ritrasse e mormorò un semplice << Sto bene >> prima di guadagnare l’uscita.
In realtà non fece neanche in tempo a posare la mano sulla maniglia che dall’altro lato qualcun altro aprì la porta. Si stupì non poco quando vide che quel qualcuno era proprio sua sorella Anna. << Oh Elsa >> disse quella << Stavo venendo a cercare proprio te, Olaf mi ha detto che potevo trovarti qui. >> Entrò, rispingendo dentro anche lei. << Mi sono preoccupata quando non ti ho vista a pranzo. >> Si guardò un attimo intorno, bloccando l’uscita; Elsa stava quasi per dirle di spostarsi quando la sorella notò il fidanzato ancora vicino al tavolo, con il libro vichingo davanti. << Kristoff! >> gli disse << Perfetto, ci sei anche tu, infondo quello che devo dire riguarda anche te >> si voltò verso la sorella << Elsa, ti devo dire una cosa importante … >>
<< Dopo >> la zittì la regina con voce impaziente << Ora non ho tempo >> e detto questo la spinse delicatamente di lato per poi correre via.
Anna provò a fermarla << Ma … Elsa! >> La bionda, però, non accennò a fermarsi e girò l’angolo senza voltarsi in dietro. La rossa sbuffò infastidita, gonfiando le guance per la frustrazione e si mise la mani sul fianchi sottili. Kristoff le si avvicinò e lei si girò verso il fidanzato con stizza << Glielo hai detto vero? >> chiese << Si, sicuro lo hai fatto, ecco perché è corsa via. >>
Kristoff rise con sarcasmo, alzando le spalle ampie come suo solito << Credi che sia stupido? Cosa avrei dovuto dirle? Che ti ho chiesta in moglie e che tu hai detto si? >> la guardò con un sopracciglio sollevato << Non ci penso proprio, l’ultima volta ha congelato l’estate, quindi è meglio che sia tu a dirglielo >>
Anna gli fece una linguaccia << Che coraggioso che sei >> gli disse per prenderlo in giro. Prima che potesse ribattere afferrò la sua casacca per avvicinarlo al suo viso e stampargli un veloce bacio sulle labbra. << Quando torna glielo dico io, Kristoff. >>
 
Intanto Elsa era arrivata al portone principale del castello. Non vedendo nessuno chiamò Gerda a gran voce. La donna si presentò da lei quasi immediatamente. << Gerda fai preparare il mio cavallo e poi vai da mia sorella in biblioteca, avvisala che anche per oggi lascio lei in carica. Poi avvisa anche i miei consiglieri … ho delle cose da fare >> le ordinò.
La donna commentò: << Di nuovo vostra altezza? I lupi non la spaventano neanche un po’ mi pare di capire >> al ché Elsa la fulminò con lo sguardò e Gerda non ci pensò due volte, avendo anche captato l’urgenza nella voce della regina prima di scomparire dietro una porta di servizio.
Tempestosa fu pronta in pochi minuti e anche Elsa non fu da meno. Sta volta si cambiò d’abito e semplicemente schioccando le dita la sua gonna si trasformò in un comodo e aderente pantalone bianco, che cadeva su un paio di stivali grigi da equitazione, alti fino alla caviglia. Il corpetto si tramutò in una elegante giacca azzurra, decorata con bottoni a conchiglia e un grosso cinturone più scuro che le pendeva in vita. Lo strascico si tramutò in un pesante mantello bianco, che l’avrebbe tenuta al caldo.
Mentre avanzava fuori dal castello si risistemò anche la treccia, rigirandola su se stessa nello chignon che aveva il giorno della sua incoronazione.
Rudolf, un giovane stalliere fulvo con la faccia butterata, le passò le redini e stava già per mettere un piede nella staffa quando la vocina acuta di Olaf non la bloccò. 
<< Elsa >> le disse infatti << Fai una passeggiata? >>
<< Più o meno, piccolo. >> gli rispose issandosi finalmente sulla sella << Vorrei andare al mio castello di ghiaccio e sono anche di fretta >>
Stava per dare un colpo di talloni per far partire Tempestosa al galoppo, quando anche sta volta Olaf la fermò << Posso venire con te? >> le chiese, allungando un braccino verso di lei.
A quella domanda Elsa sorrise e a sua volta si piegò verso di lui, afferrando il rametto che le veniva offerto e tirandolo sulla sella, dietro di lei << Andiamo >> gli disse, e con un colpo secco di talloni fece partire la giumenta al galoppo.
 
Il castello non era ancora in vista quando Elsa fermò Tempestosa di botto, strattonando con forza le redini. L’animale protestò con un nitrito ma non si ribellò. Anche lei, come la sua padrona, sentiva qualcosa nell’aria, si sentivano osservate. Olaf non si era tenuto bene alla vita della sua creatrice e ruzzolò già dal cavallo, sbattendo al suolo con un tonfo sordo. << Siamo arrivati? >> ebbe comunque la forza di dire, mentre di tirava su.
Quando lo fece Elsa notò che aveva perso il naso, così fu costretta a scendere per aiutarlo, ma nonostante la scena fosse comica non riuscì a ridere << No, Olaf >> gli rispose, risistemandogli la carota nel centro della faccia.
<< E allora come mai ci siamo fermati? >> domandò logicamente il pupazzo << Non hai detto di avere fretta? >>
La regina annuì << Infatti, ma ho una strana sensazione, come se qualcuno ci stesse guardando … >>
Tempestosa era del suo stesso avviso, muoveva le zampe con nervosismo e scalciava.  Olaf la fissò: << La tua mucca sta male? >>
Elsa scosse il capo, sta volta non riuscendo a trattenere un mezzo sorriso << E’ un cavallo >> gli rispose, ma non gli prestò più attenzione del dovuto, intenta a guardare se scorgeva qualcuno o qualcosa in mezzo agli alberi. Tempestosa, intanto, si stava imbizzarrendo e nonostante lei tenesse le briglie non riusciva a farla stare buona.
Si guardò nuovamente in giro, cercando di scorgere qualsiasi cosa potesse spiegare sia la sua inquietudine che la paura della cavalla.
Aveva passato l’intera giornata nella biblioteca e non aveva idea di che ora fosse, ma si stava facendo buio e il cielo era già scuro di suo, visto l’accumularsi di grosse nuvole scure cariche di pioggia proprio sopra le loro teste. “Forse avrei fatto meglio ad aspettare” si disse “Si sta anche per mettere a piovere e questo pare proprio il clima ideale per i lupi”.
Non fece neanche in tempo a formulare quel pensiero che un ringhio sommesso attirò completamente la sua attenzione. Tempestosa nitrì nuovamente, colta dal terrore, mentre Elsa si girava verso il bosco e Olaf urlava. Tra i rami contorti e i tronchi scuri, tra le ombre che popolavano le foreste di Arendelle, si potevano vedere una decina, o forse più, paia di occhi gialli, fissarla famelici. Quella vista la spaventò a tal punto da farle perdere la presa sulle redini di Tempestosa. Quando fu libera, la giumenta fuggì senza indugio, diretta al castello. << Tempestosa, no! >> Gridò Elsa, ma inutilmente, perché il cavallo era già troppo lontano per sentirla. I lupi, frattanto, si stavano pericolosamente avvicinando ai due. << Dovevo ascoltare Gerda >> commentò e si diede mentalmente della stupida, ma comunque si mise in posizione di combattimento, pronta a congelare uno di quei cani troppo cresciuti non appena si fossero avvicinati. “I gatti sono meglio, l’ho sempre pensato!”
Quando vide il primo emergere dal fitto della foresta, tuttavia, le si gelò il sangue nelle vene: quello non era un lupo normale. Non aveva pelo, ma era nero pece, pareva quasi fatto di sabbia o di carbone. I suoi contorni erano sfumati, non ben definiti, anche se si capiva benissimo che era un lupo. L’unica cosa chiara in quel mare di fumo e sabbia nera erano un paio di famelici occhi gialli.
Si misero a semicerchio attorno ai due. “No, non sono per niente lupi normali”, si disse Elsa. Non li stavano attaccando e sembravano organizzati, più un esercito che un branco. Quando, poi, tra di loro emerse un uomo a cavallo, fu evidente che era lui a comandarli. L’animale era un maestoso stallone nero, un animale fiero e forte, ma dai conforti fumosi proprio come i suoi amici lupi. Anche lui aveva gli occhi gialli ma più grandi, pareva che potessero captare tutte le paure di Elsa e nutrirsene. Più Elsa si spaventava più lui pareva inquieto. << Non fare così >> disse a un certo punto il cavaliere, come se potesse leggerle nel pensiero << Lo ecciti troppo con le tue ansie >>
La sua vece era melliflua e accattivante, come quella di un diavolo tentatore. La sua pelle cinerea, grigia e pallida, soprattutto a confronto dei suoi abiti completamente neri. Persino i sui capelli erano color pece, mentre i suoi occhi erano gialli, come quelli delle sue bestie.
A Elsa bastò uno sguardo per capire che di lui non ci si potesse fidare, ciò nonostante guardandolo aveva la sensazione di averlo già visto << Chi sei tu? >> gli chiese, guardinga.
<< Oh! >> esclamò l’uomo << Noto con piacere che credi ancora in me, l’Uomo Nero, o non avresti potuto né vedermi né sentirmi … questo rende tutto più facile, anche se decisamente meno divertente >> la fissò dritto negli occhi << Hai la sensazione di avermi già visto, vero mia signora? >>
Elsa non ci stava capendo molto. Quello strano figuro pareva leggerle dentro, captare tutte le sue paure e più ciò accadeva più le paure aumentavano, in un infinito circolo vizioso. Sapeva solo che quell’uomo sembrava in grado di controllare le ombre e che davvero le pareva di averlo già visto.
Rituffandosi nella sua infanzia vide un vago ricordo di lui che la notte entrava nei suoi sogni per spaventarla. << Questo non ha alcun senso … >> mormorò << Tu eri un mio sogno … e io … io avevo paura di te! >> era confusa, maledettamente confusa.
<< Stai forse per dirmi che non dovrei esistere, Elsa? >> fece quello ridendo sadico << Oh sciocchina, se non esistessi potrei essere qui? >>
Lei fece un passo indietro, non stupendosi più di tanto se lui conosceva il suo nome << E perché saresti qui? Cosa vuoi da me? >>
L’uomo sorrise divertito e fece avanzare il cavallo di qualche passo << Babbo Natale, il Coniglietto di Pasqua, la Fata dei Dentini, l’Uomo dei Sogni e quel bamboccio di Jack Frost sta volta non potranno fermarmi. Voglio la tua paura Elsa, e la avrò, perché io sono Pitch Black, l’uomo nero, il re degli incubi e nemmeno tu e il tuo ghiaccio potrete fermarmi. >> sorrise di nuovo, sta volta con cattiveria << Quindi è meglio se cominci a urlare >>






The Fred's Hollow:
Buonasera miei cari e amatissimi lettori! Ben trovati!
Come state? Spero bene XD, anche perché oggi vi tocca subire il mio secondo capitolo. A tal proposito che ve ne pare? XD
Spero che vi sia piaciuto, anche perché, secondo mio modesto parere, il risultato non è male. Lo so, sono la scrittrice e il mio giudizio è di parte, quindi mi auguro che correte dirmi voi cosa ne pensate. Proprio per questo motivo volevo cominciare col ringraziare:

- Astrid92                                                     
- EmilyHalliwell
- _littlemoon00_
- weepingangel
Che mi hanno resa felicissima lasciandomi almeno una recensione! Grazie <3!!
Volevo, poi, ringraziare anche
Sun Aoyun, per aver messo la mia storia tra le preferite e A m b e r F r o s t, Amy e Blaze, Astrid92, Ladradilucciole, LittelMoon, xmileysoxygen e _littlemoon00_ per aver inserito la mia storia tra le seguite, con la speranza che anche loro, prima o poi, mi dicano cosa ne pensano del mio racconto XD.
Voi non immaginate quanta gioia mi date! Davvero! Stavo andando in crisi perché mi sembrava che la storia fosse poco seguita e invece sta sera entro su efp per il secondo capitolo e mi accorgo di quanto mi fossi sbagliata. Quindi di nuovo grazie!
Mi auguro che questo capitolo non faccia crollare il vostro entusiasmo ^^’’.
La leggenda vichinga che faccio leggere da Kristoff è vera XD: pare che Jokul Frosti fosse davvero un personaggio vichingo, o per lo meno anglosassone. Per quel che riguarda il fatto che sia proprio Kristoff ad aiutare Elsa, devo dire che è stata la visione degli episodi della quarta stagione di Once upon a time ad ispirarmi. Non so se seguite la serie 8in caso contrario ve la consiglio *.*), ma ho visto gli episodi in lingua originale e lì Elsa e Kristoff hanno un rapporto strano, completamente diverso da quello ricreato da me in questo capitolo, ma proprio per questo li ho dipinti così.
Infondo li vedo un po’ rivali per l’affetto di Anna, ma al tempo stesso cercano di conoscersi e si vedono simili. Spero di aver reso bene questa mia idea XD.
Kristoff, poi, me lo immagino con una vena da “intellettuale” nascosta XD. Lui come vi è sembrato? Abbastanza IC? E Anna? XD
Infine … Pitch ha fatto la sua comparsa ed io ho fatto finire lì il capitolo. Mi starete odiando, lo so XD! Perdono! Hahahaha!
Come al solito vi chiedo scusa nel caso ci siano errori e vi lascio una nuova anticipazione per il prossimo capitolo.
 
[…] Si ritrovò stesa a terra, ai piedi di una parete rocciosa, mentre il pupazzo di neve rotolò in pezzi pochi metri più avanti. << Olaf! >> gridò preoccupata per la sua sorte.
<< Sto bene! >> rispose quello mentre si rimontava << Ora vengo ad aiutarti >>
Elsa scosse la testa con energia, scompigliando ulteriormente l’intricata acconciatura << No >> disse << Vai a palazzo, avvisa Anna di cosa sta succedendo >>
<< Ma … >> provò a dire il pupazzo.
<< Niente “ma” ! >> lo zittì la regina << E’ un ordine. >> Detto questo di mise seduta, appoggiando la schiena contro la parete rocciosa. Proprio in quel momento un lupo le si avventò contro, vide le faci spalancarsi e d’istinto si coprì il viso con le braccia. Era certa che tra un istante le zanne affilate si sarebbero strette attorno alla sua carne, quando una fiammata viola e bianca lo fece dissolvere in una nuvola di fumo nero. […]

 
Ora vi lascio per davvero! XD Alla prossima!
Ps: Nello scorso “Fred’s Hollow” mi sono dimenticata di farvi notare una cosa … Elsa ha invitato lo scrittore de “La Regina delle Nevi” al suo castello! XD Sarà una causalità?

 
  
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