Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Fred Halliwell    07/11/2014    6 recensioni
Nella lotta tra bene e male, nuovi giocatori stanno entrando in gioco. Pitch Black, assetato di potere, vuole mettere la mani su una forza nuova e terribile, che gli permetterebbe di creare un nuovo esercito, pronto a dar battaglia ai Guardiani. Cosa succederebbe se questo potere fosse nelle mani di una regina bionda di nostra conoscenza? E se per essere salvata da quest’uomo (letteralmente) nero e cattivo, questa regina fosse mandata ai nostri tempi e incontrasse un certo Guardiano del Divertimento che noi conosciamo molto bene? E se questo fosse solo il primo di altri viaggi avanti e indietro nel tempo, attraverso varie epoche e incontrando tanti diversi personaggi? E se da questi incontri nascessero amori, avventure e misteri di varia natura?
Se vi ho almeno in parte incuriosito vi prego di leggere la mia storia, frutto di tanta fatica e che ha messo insieme, in un unico gigantesco cross-over, Frozen, Le 5 Leggende, Dragon Trainer, Ribelle e Rapunzel.
[N.B. Sarà principalmente una Jelsa e, anche se compariranno di meno, Merida e Rapunzel saranno comunque presenti (anche se compariranno in seguito), tuttavia soltanto Hiccup avrà un ruolo davvero importante.]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Jack Frost, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO UNO
Il fantasma del castello
 
Per via del suo potere Elsa aveva sempre avuto contatti minimi con tutti, anche da bambina. Quando doveva acconciare i suoi magnifici capelli biondi, così chiari da parere bianchi, lo faceva da sola e quindi, ora che aveva ventuno anni, aveva preso una certa dimestichezza e manualità. Le dita esili si muovevano velocissime tra i fili argentei, intrecciando con maestria ogni ciocca con le sue gemelle. In pochi secondi la sua solita treccia laterale aveva preso forma tra le sue mani e le bastò schioccare le dita perché dei cristalli di ghiaccio andassero a fermare l’opera appena realizzata.
Si guardò un’ultima volta alla specchio e sorrise da sola al suo riflesso, ammirando la bella acconciatura che era riuscita a creare. Si allontanò dal mobiletto uscendo dalla sua stanza.
Il suono dei suoi tacchi rimbombava sul pavimento di legno lasciando lievi tracce di brina al suo passaggio. Il suo solito vestito azzurro, da lei stessa creato, frusciava lasciando anch’esso alcune impronte ghiacciate, ma Elsa non ci dava molta importanza. Ormai controllava sufficientemente i suoi poteri da non scatenare una glaciazione ogni volta che si innervosiva (anche se in molti avevano ancora il terrore dei suoi sbalzi d’umore) ma questi piccoli segni della sua magia ancora non riusciva a evitarli. Nei primi tempi, ovunque camminasse, rimaneva una striscia di ghiaccio, che velocemente si trasformava in acqua visto il caldo dell’estate di Arendelle e molti servitori del castello scivolavano su di essa, non vedendola in tempo. Ora, invece, il ghiaccio che lasciava in giro era molto ma molto meno e non dava più alcun tipo di problemi … anche perché i camerieri avevano imparato a guardare dove mettevano i piedi!
Anche lei aveva imparato molte cose, oltre a controllare meglio i suoi poteri, si intende. Da quando tutta quella brutta faccenda di Hans e del congelamento semiglobale era finita, Elsa era divenuta una brava regnante e il suo popolo aveva imparato ad amarla e ad accettarla.
Ricordava ancora ogni istante del giorno in cui aveva cacciato il principe dal suo regno, non meno di un paio di mesi prima …
 
[Flash Back]
Aprì con forza il grande portone di legno scuro che dava l’accesso alle segrete del castello. Esse erano vuote, non c’era nessun prigioniero rinchiuso nelle celle di Arendelle, tranne che uno, controllato a vista da due dei più fidati gendarmi della regina. Gli altri, quelli che la scortavano, cercavano di rimanere al suo passo ma lei, impettita e tronfia d’orgoglio, non li aspettava e sembrava marciare sopra quegli esili tacchi fatti di puro ghiaccio.
Si fermò innanzi la cella e posò con grazia la mani l’una sull’altra << Regina Elsa, ai vostri ordini >> esclamarono in coro le due guardie esibendosi in un saluto militare.
<< Desidero parlare con il prigioniero >> disse solo e i due uomini si fecero subito da parte lasciandole spazio di fronte la cella. Elsa prese un profondo respiro e avanzò.
Dentro l’angusta stanza c’era un giovane uomo di bel aspetto, dai capelli castano-ramati e grandi occhi verdi << La regina in persona >> disse non appena la vide << Qual buon vento vi porta qui, vostra altezza? >>.
Elsa strinse la labbra rosse tra i denti, mordendole quasi a sangue per la rabbia che provava verso quell’individuo << Principe Hans delle Isole del Sud, ho deciso che verrai rispedito ai tuoi dodici fratelli oggi stesso. Che siano loro a giudicarti e a decidere quale sarà la giusta punizione per te. >>
Negli occhi dell’uomo passò un barlume di paura ma non mostrò altro, anzi, si avvicinò lentamente alle sbarre e le strinse saldamente nelle mani guantate << E la regina è venuta personalmente nelle sue prigioni solo per dirmi questo? Che onore! >> disse con tono mellifluo.
<< Scherzerei poco se fossi te >> ringhiò una delle guardie della scorta personale della regina puntando una lancia contro l’uomo << Sei accusato di alto tradimento, la nostra sovrana è stata fin troppo generosa a lasciarti in vita. >>
Elsa alzò un braccio per zittire il soldato << Non c’è né bisogno >> la sua voce era rude e fredda come il ghiaccio che controllava << Sono certa che il principe Hans questo già lo sa, visto che ha attentato alla vita mia e della mia amata sorella >>
Il giovane si fece sfuggire una risata, muovendo leggermente la testa all’indietro << Oh la dolce Anna … ditemi mia signora, come sta la bella principessa? >>
La ragazza digrignò i denti e con scatto felino allungò una mano attraverso le sbarre, artigliando le giacca del principe traditore. Essa cominciò pian piano a congelare sotto il potere e la rabbia della sovrana << Starei attenta a quel che dico se fossi al tuo posto >> sibilò con voce ancora più gelida << Anna è la persona più cara che ho al mondo e tu, dopo averla ingannata, stavi anche per portarmela via … >>
Sta volta Hans mostrò vera paura di fronte a quella nuova dimostrazione dei poteri di Elsa. Cercava si liberarsi da quella presa ferrea ma inutilmente << Tu sei un mostro! >> urlò spaventato << Anna è l’unica pazza che ti accetta sul serio. Ora potrai piacere al tuo popolo e potranno amarti, ma fa un altro passo falso e verrai messa al rogo! I tuoi poteri sono pericolosi e senza controllo, nessuno è come te al mondo >> la guardò con odio << Alla fine rimarrai sola e nessuno ti amerà mai >>
Elsa mollò la presa sulla giaccia quasi come se si fosse scottata. Gli lanciò un’occhiata di puro disgusto con i suoi splendidi occhi azzurri poi si girò verso i gendarmi. << Legatelo e gettatelo sulla prima nave diretta alle Isole del Sud >> ordinò prima di uscire impettita dalle segrete esattamente come c’era entrata. Pensava che vedere Hans imprigionato non avrebbe potuto farle altro che bene; infondo non si era mai fidata di quel damerino e vederlo dietro le sbarre le aveva procurato un certo piacere.
Le sue parole, però, quella frase cattiva e meschina pronunciata come un sibilo di un serpente, le era entrata un testa peggio di un  veleno. “Alla fine rimarrai sola e nessuno ti amerà mai” … che fosse vero?
Anna le voleva bene, di questo era certa, ma ora anche lei aveva trovato in Kristoff la sua anima gemella. Prima o poi si sarebbe sposata, avrebbe avuto dei figli, ma lei? Lei sarebbe rimasta la regina Elsa fino alla fine dei suoi giorni? Senza un marito e dei figli? Chi mai avrebbe accetto di stare al suo fianco?
Il matrimonio non era mai stata una delle sue priorità ma era innegabile che un po’ di pensava, come tutte le donne del mondo, anche se emancipate e che occupano posizioni di potere.
Si passo le mani sulle braccia coperte solo che quel sottile strato di tessuto semitrasparente azzurro che aveva creato stesso lei dal ghiaccio, come a volersi fare da sola una carezza rassicuratrice. Elsa amava la sua vita, ma in cuor suo avrebbe tanto voluto qualcuno da amare allo stesso modo.
<< Elsa! >> la voce squillante di Anna la distrasse dai suoi tristi pensieri << Vieni, il popolo aspetta! >> se la vide venire incontro con indosso un vestitino verde chiaro e i capelli rossi acconcianti nelle solite due trecce. I suoi occhi azzurri brillavano di una luce nuova che mai le aveva visto in viso e rideva come non mai.
Lei sorrise mestamente << Ora arrivo >> le andò incontro cercando di assumere di nuovo il suo solito contegno. Anna la guardò dubbiosa, sicuramente aveva notato qualcosa che non andava, ma ebbe la decenza di non fare domande. La prese solo per mano e la trascinò al centro del piazzale esterno del castello. << Siete pronti? >> domandò Elsa e poi fece la sua magia, sbattendo in piede in terra e trasformando l’intera piazza in una grande pista di pattinaggio sul ghiaccio. Fece comparire anche dei pattini per sua sorella ed insieme si misero a volteggiare sul ghiaccio, ridendo e scherzando.
[Fine]
 
Scacciò quel ricordo scuotendo il capo. Per il momento tutti la amavano e doveva continuare così. Elsa non avrebbe fatto più nessun passo falso, infatti più il tempo passava più le parole che il principe delle Isole del Sud le aveva rivolto cominciavano a sbiadire. Non era vero che i suoi sudditi l’avrebbero odiata, ma in cuor suo sapeva che almeno su una cosa aveva ragione: “nessuno è come te al mondo … nessuno ti amerà mai”. Ogni volta che quelle parole le ritornavano in mente si riconcentrava sui suoi doveri di regina e cercava di non pensarci.
<< Vostra maestà >> uno dei paggi le si avvicinò con tono rispettoso, era nuovo del castello, notò Elsa, non se lo ricordava << Lo scrittore, il signor Andersen, ha risposto alla vostra missiva e dice di essere ansioso di partire per Arendelle, cosa devo dirgli? >>
La regina sospirò. Si era quasi dimenticata di aver invitato il signor Andersen al castello. Egli era un rinomato scrittore e aveva intenzione di commissionargli un opera << Digli che lo attende da qui a due mesi. Arendelle non è così lontana da Copenaghen, ma immagino abbia bisogno di tempo per organizzarsi >> gli rispose mentre proseguiva lungo il corridoio.
Il paggio si inchinò al suo passaggio e rispose: << Come la regina comanda, sarà fatto >>.
Forse avrebbe dovuto rispondergli lei stessa, rifletté Elsa mentre avanzava con passo deciso, ma erano mesi che le sue giornate erano stracolme di impegni regali e finalmente era riuscita a trovare un momento per sé. Anna era da qualche parte del parco con Kristoff quindi pensò bene di non disturbarli e che per quel giorno poteva dedicarsi ai ricordi << Gerda! >> chiamò la cameriera che accorse all’istante << Hai detto a Rudolf di preparare il mio cavallo? >>
<< Certamente vostra maestà >> le rispose quella sorridendo e inchinandosi << Ma siete sicura di non volere una scorta? Potrebbe essere pericoloso. >>
Elsa guardò con gentilezza quella vecchia donna, una delle poche che aveva sempre saputo del suo segreto e si era presa cura di lei fin da quando era bambina. Gli anni l’avevano ingobbita e i suoi capelli castani ormai erano chiazzati di grigio, ma era sempre pronta a eseguire con zelo i suoi compiti << Non preoccuparti Gerda >> le disse poggiandole una mano sulla spalla << io sono Elsa, la “regina della nevi”, credo che chiunque ci penserebbe bene prima di far del male a me. No credi? >> e la superò, diretta all’uscita.
<< Ma i lupi questo non lo sanno >> le fece notare l’anziana e saggia donna mentre l’accompagnava fuori dal portone principale, dove ad attenderla c’era una piccola ma robusta giumenta bianca. Le briglie e la sella erano azzurre e sul davanti del pettorale brillavano in argento una mezzaluna e un fiocco di neve. Non era lo stemma di Arendelle, ma Elsa aveva insistito che ci fosse quel simbolo sui suoi finimenti solo perché le piaceva.
<< I lupi possono sempre essere congelati >> le rispose la regina con una risata mentre saliva sul cavallo con poche difficoltà, visto lo spacco sulla gonna << Non essere in pena per me Gerda, saprò cavarmela >> afferrò le briglie saldamente << Dì a mia sorella Anna che fino al mio ritorno lascio lei in carica >> detto questo diede un unico possente colpo alle redini per far partire lo splendido animale al galoppo.
 
Tempestosa, questo era il nome della sua giumenta bianca, ci mise molto meno di quanto la regina pensasse per arrivare alla sua meta. Bastò una mezz’oretta al galoppo e già in lontananza la montagna del nord cominciò a stagliarsi contro il cielo. Vicino al suo picco più alto, sotto i raggi del sole, brillava una possente massa di ghiaccio. Sul volto di Elsa si aprì inconsapevolmente un ampio sorriso: quello era il suo castello!
Lo aveva creato con i suoi poteri, era nato dal nulla solo grazie alla sua fantasia ed era divenuto una realtà. Ogni volta che i suoi occhi tornavano a incrociare quella vista non poteva non stupirsi di quanto bello e al tempo stesso terribile fosse il suo dono.
Le rabbia e la voglia di libertà le avevano fatto creare quello spettacolo e anche ora che era regina e che il suo popolo accettava il suo potere ogni tanto sentiva l’esigenza di ritornare in quel luogo. Ogni tanto aveva bisogno di solitudine e quel posto incantato era perfetto.
Tempestosa si innervosì alla vista di quella massa ghiacciata. << Shh buona bella >> disse alla cavalla accarezzandole il collo candido quando giunse in prossimità delle scale << È solo un castello di ghiaccio. Ora io entro e tu rimani qui >> scese con grazia dalla sella e legò le briglie dell’animale vicino alla ringhiera. Poi rialzò gli occhi verso la sua “creatura”.
<< Chi è che osa avvicinarsi al castello della regina? >> tuonò una possente voce prima ancora che la biondina avesse il tempo di mettere il piede sul primo gradino. Tempestosa nitrì spaventata e anche Elsa quasi si impaurì, non aspettandosi quell’accoglienza e d’un tratto un cumulo di neve lì vicino prese le sembianze di un grosso orco di neve. Il mostro si drizzò in tutta la sua altezza e poi chinò il capo verso di lei.
Elsa lo guardò con superiorità nonostante la sovrastasse di un paio di metri << Proprio la tua regina osa avvicinarsi, custode! >> dichiarò << Fatti da parte e lasciami entrare >>
Il pupazzone di neve fece un mal riuscito inchino e ritornò semplice neve, lasciando libero il passaggio alla regina. Ella sorrise compiaciuta e cominciò la sua salita.
Il custode del suo castello non era certo il primo pupazzo di neve a cui aveva dato vita, c’era già riuscita con il caro Olaf. Ora anche lui doveva essere da qualche parte nel parco del castello a odorare fiori, forse in compagni della renna Sven, a cui piaceva molto mangiare i fiocchi di neve della nuvola personale di Olaf.
Al pensiero del pupazzo si bloccò davanti al portone. Poteva portarlo con sé, non ci aveva neanche pensato, forse gli avrebbe fatto piacere tornare per un po’ in mezzo alla neve. Scosse il capo e alcuni fili argentei sfuggirono alla treccia; la prossima volta lo avrebbe fatto, ormai era già arrivata.
 
Non toccò neanche la lastra di ghiaccio finemente decorata che costituiva il portone, che questo si aprì con un cigolio mostrando l’interno del palazzo. Una volta Kristoff l’aveva presa da parte facendole mille complimenti per il suo palazzo. << Io vivo per il ghiaccio >> le aveva detto << È la mia vita … beh dopo Anna … >> si affrettò ad aggiungere quando Elsa lo aveva guardato storto alzando un sopracciglio.
Questa correzione la fece ridere, infondo quel montanaro era un gran bravo ragazzo, Elsa era felice che fosse lui a prendersi cura di Anna. Sta di fatto che a quel punto il binodo aveva cominciato a elencare tutte le meraviglie che aveva ritrovato in quel palazzo e lei si era limitata ad ascoltarlo, annuendo ogni tanto, non prestando poi molta attenzione a ciò che diceva.
Quando aveva creato il suo castello non ci aveva visto chissà quanta bellezza, in quel momento aveva solo bisogno di un posto in cui rifugiarsi e nascondersi, ma ora che ci ritornava e poteva ammirarlo con clama e tranquillità, notava che Kristoff aveva perfettamente ragione.
Entrò nella sala principale quasi tremando e si guardò intorno osservando con attenzione tutte le sfumature di luce che il ghiaccio assumeva sotto il sole. Quella montagna era sufficientemente fredda da non far sciogliere il suo palazzo nonostante il caldo e di questo ne era infinitamente grata, perché perdere quello spettacolo sarebbe stato un vero peccato.
Quando fu catturata da Hans e la rabbia aveva preso il controllo su di lei temeva di averlo rovinato per sempre, riempiendolo di stalattiti e pericolosi spuntoni di ghiaccio. Il castello, però, pareva essersi normalizzato insieme all’umore della sua creatrice ed era tornato splendido come prima.
I cristalli di ghiaccio che costituivano le pareti brillavano ognuno con un colore diverso, il pavimento mostrava ogni sfumatura d’azzurro esistente e l’enorme fiocco di neve nel mezzo dava l'apparenza di esser vivo. Il grande lampadario nel centro della volta scintillava tanto che pareva una stella. Tutte le linee erano perfettamente dritte e le poche curve erano appena accennate. Ogni struttura era geometricamente in sintonia con le altre, fette appositamente per incastrassi tra loro << Wow >> si lasciò sfuggire Elsa con vero stupore << Questa meraviglia l’ho sul serio creata io? >>
Sorrise da sola, compiaciuta dalla sua fantasia e si mise a girare nel centro della sala ammirando ogni cristallo del suo castello. Si avvicinò a una parete e chiuse gli occhi toccando quella superfice assolutamente liscia, fece qualche passo continuando ad accarezzare quel capolavoro finché i suoi polpastrelli non incontrarono un’imperfezione.
Aprì gli occhi di scatto e corrucciò le sopracciglia difronte a quella novità.
Un ghirigoro!
Sulla sua splendida parete c’era … un ghirigoro!
Si allontanò per osservare meglio quella decorazione. Lei non faceva ghirigori, amava di linee definite, geometriche, e le pareti poco decorate. Amava le cose semplici e pure come il ghiaccio, non i ghirigori! Quello non lo aveva fatto lei.
Era molto bello, doveva ammetterlo. Quelle curve infinite e tutti i fili finissimi di ghiaccio che partivano da esse erano magnetiche e davano l’idea di essere quasi magiche. Non maestose e imponenti come il suo castello, le sue torri e le sue guglie, ma semplicemente magiche e questo, forse, era ancora più sorprendente.
Toccò di nuovo quel recente ornamento. Era in rilievo rispetto alla parete, sembrava aggiunto dopo, in un secondo momento, quindi si, di sicuro non era opera sua. Ci mise un po’ per realizzare sul serio cosa quello significasse. La sua mente era ancora incapace di concepire un concetto simile ma poi fu come se una lampadina le si illuminasse nel cervello.
<< Non l’ho fatto io >> mormorò << L’ha fatto … qualcun altro … >> subito prese a guardarsi intorno con frenesia, cercando altri segni lasciati dallo sconosciuto artista. Ne ritrovò altri sei, sparsi in varie parti del castello. Due nel salone principale, uno piccolo e un altro enorme che non sapeva come aveva fatto a non vedere prima. Poi aveva salito le scale che portavano al piano superiore con trepidazione, era così emozionata che per poco non scivolò e lei non scivolava mai sul ghiaccio. Lì, sul scorriamo ritrovò il terzo e quando lo vide si scoprì a sorridere  << C’è qualcun altro con i miei stessi poteri! >> si disse Elsa passandosi con sgomento ed eccitazione al tempo stesso le mani tra i capelli argentei, scompigliando ulteriormente la bella treccia che aveva fatto quella mattina. Nella sala superiore ne vide altri due e il sesto lo individuò sul pavimento del balcone.
Era il più strano di tutti perché sembrava tanto l’impronta di un paio di piedi, come se qualcuno fosse atterrato lì venendo dal cielo. Questo avrebbe anche spiegato perché, se era entrato un estraneo, il custode di ghiaccio non lo avesse fermato. << Chi può mai essere? >> si chiese << Credevo di essere la sola al mondo con questi poteri >>
Fu allora che la udì: era una risata. Cristallina, pura e contagiosa. Una bellissima risata. Si guardò nuovamente in giro ma non scorse nessuno poi, però, le parve di intravedere un’ombra che scendeva la scale. Si precipitò al suo inseguimento.
Mentre scendeva la scale nuovi e complicati ghirigori erano comparsi lungo la scalinate. A chiunque appartenesse quella risata era lui l’artefice che aveva modificato il suo castello era lui che aveva i suoi stessi poteri. Arrivata infondo alle scale, tuttavia, Elsa non vide anima viva. Il grande portone era ancora chiuso, ergo nessuno era uscito, ma quindi dov’era l’intruso?
<< Dove sei? >> gridò all’aria << Vieni fuori, te ne prego! >>
Non udì nessuna risposta se non quella di un vento gelido che le sfiorò la guancia e di nuovo quella risata. Le pareva che qualcuno o qualcosa, la stesse accarezzando per cercare di avere un contatto con lei. C’era una strana presenza in quel castello, Elsa la poteva percepire chiaramente nell’aria ma non poteva vedere nessuno. << Chi sei? >> chiese di nuovo, sta volta con voce più alta e allarmata << Fatti vedere! >> si guardò attorno come una preda disperata.
Fu a quel punto che lo notò: sul muro dietro di lei stavano comparendo dei segni, anzi, delle scritte! Pian piano divennero parole che Elsa lesse senza troppe difficoltà.
Diceva: “Sono Jack Frost”
Questo la spaventò ancora di più e credette di stare impazzendo. Un improvviso freddo le attraversò il corpo e si portò le braccia al petto cercando di calmare i brividi, ma non ci riusciva. La scritta era ancora lì, quella presenza ancora attorno a lei, così lanciò un raggio di ghiaccio per allontanare da sé quel essere invisibile, si sollevò l’orlo della gonna e scappò velocemente, lontano dal castello, risalendo in groppa alla sua Tempestosa.
Era talmente impaurita che aveva anche lasciato una scia di ghiaccio dietro di se man mano che si allontanava, sia sulle scale, sia dopo che era partita al galoppo. Solo quando fu abbastanza lontana si guardò indietro e osservo quel luogo che sembrava infestato.
Erano vere quelle sensazioni che aveva provato? Oppure era stata solo suggestione? Si era sentita così felice quando aveva capito di non essere più sola, ma poi non aveva visto nessuno anche se sapeva chiaramente che fosse lì con lei e si era spaventata. Che fosse stato un fantasma?
Magari anche il fantasma della Elsa spaurita e sola che era prima.
Pensierosa più che mai ritornò sui suoi passi e si avviò al suo vero castello, quello di Arendelle. Tempestosa nitrì soddisfatta dalla decisione e ubbidì all’istante mentre la sua padrona ancora rifletteva sul da farsi. Si sarebbe presa del tempo per riflettere e forse sarebbe tornata in quel luogo maledetto a tempo debito, per cercare di capire chi aveva preso possesso del castello.
Lanciò un’altra fugace occhiata al balcone del palazzo vedendolo ancora aperto. Si diede mentalmente della stupida per essersi fatta prendere così tanto dalle emozione ed essersi dimenticata di chiuderlo. Scosse il capo e diede nuovamente le spalle al maniero, spronando poi Tempestosa a partire al galoppo << Vai bella, vola! >>
Mai poteva aspettarsi che un paio di occhi color ghiaccio come i suoi la stavano osservando da lontano, da dentro il suo stesso castello …



The Fred's Hollow:
Salve miei cari e amatissimi lettori! Ben trovati!
Come preannunciato sono di nuovo qui, sta volta con il primo capitolo. Allora? Che ve ne pare? Spero proprio di ricevere tante recensioni così mi direte cosa ne pensate hihihi.
I nomi sia di Gerda che di Tempestosa non sono stati scelti per caso. Gerda è il nome della bambina bambina protagonista della storia originale di Hans Christian Andersen, mentre Tempestosa … beh il suo perché lo scoprirete più avanti XD.
Un mio amico, quando ha letto la versione cartacea, non ha trovato nulla da ridire se non che non gli piaceva la divisione netta tra il testo e il flash back. Ho cercato di accontentarlo e di toglierla, ma mi rendevo conto che non faceva altro che rendere la lettura più pesante, ergo, se la pensate come il mio amico vi ho già risposto XD.
Sono quasi certa di aver reso Elsa in character ma se per caso a voi non sembra fatemelo notare che cercherò di aggiustare, per quanto possibile, i capitoli che ho già scritto. A questo proposito, visto che sono cattiva XD, vi lascio con una piccola anticipazione del prossimo capitolo:
 
[…] Elsa lo osservò per qualche minuto per poi chiedergli: << E’ questo che fai di solito, Olaf? Quando sei solo durante la notte intendo, mentre tutti noi dormiamo. >> La domanda le era sorta senza pensarci. Cosa faceva lui tutto quel tempo? Povero Olaf, non si lamentava mai di nulla, ma infondo anche lui aveva dei sentimenti e forse soffriva di solitudine durante le ore notturne, anche se poi a loro non diceva niente per non farli sentire in colpa.
Il pupazzo annuì con energia << Si certo! >> e questo la fece sentire davvero una cattiva persona.
<< Sul serio? >> Insistette Elsa. << Non fai altro che girovagare tutto solo per il castello? Qualche volta esci da qui, vero Olaf? >>
Lui parve pensarci un attimo su << Si certo! >> rispose poi, questo le risollevò il morale ma le fece anche venire un dubbio.
Infatti non tardò a chiedere: << E sei tornato anche al mio palazzo di ghiaccio? >>
<< Si certo! >> rispose quello guardandola fisso.
<< Conosci Jack Frost? >> la domanda era carica di aspettativa.
<< Si cert … no aspetta! >> disse portandosi un rametto al mento << No … non so chi sia >> […]

 
Detto questo vi lascio e vi aspetto sempre più numerosi la prossima settimana ok? XD
 Ps: vi chiedo scusa nel caso abbia fatto troppi strafalcioni ortografici hahahha.

 
  
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