”Quella stupida!!!
Ma chi è il più folle? Colei che lo è o colui che la segue in tutta cognizione
di causa?
Che diavolo ci faccio qui, io? Perché cammino lunga una via commerciale la sera
del 24 dicembre?
Lei mi ha davvero cambiato tanto?
Merda, dovrei essere a spassarmela con le donne più belle dei locali più
rinomati... a riempirmi d’alcool e di dolci volute femminili prima che venga
domani... il giorno in cui tutto sarà chiuso... E invece no, mi trovo qui, a
parlare con me stesso...
Ancora peggio!!! A pormi delle domande! Lo sweeper numero 1 del Giappone....
Presto! Una bottiglia di un alcolico dei più forti.... Del whisky puro per
cominciare...”
L’uomo iniziò a dirigersi verso il venditore d’alcolici più vicino. Gli conosceva
quasi tutti. Per tanto tempo era stato uno dei loro clienti più assidui, aveva
provato quasi tutti gli alcolici ma ne aveva trovati solo pochi che riuscivano
a sbronzarlo abbastanza...
Uscì da un negozio con due bottiglie accuratamente avvolte in carta da
pacchi...
Ora non gli restava che trovare un angolo tranquillo in cui regolare i conti
con loro. Non poteva certamente rientrare a casa. Giacché la sua socia non
amava vederlo rientrare con degli alcolici... anche se, poi, in questo
giorno... avrebbe potuto cercare di cavarsela dicendo che erano per il
cenone...
Allora lei avrebbe fatto finta di credergli o, con più probabilità, gli avrebbe
spiattellato un martellone in testa per precisargli che la stava trattando
ancora come un’imbecille... E poi, ci sarebbe stato quello sguardo... celato
dietro le sfuriate... uno sguardo triste, colmo di incomprensione e di
solitudine... Uno sguardo che lui conosceva da molto tempo ma che fingeva
sempre di ignorare...
”Mai rimettersi in discussione, mai riflettere troppo... Questa è la mia
linea di condotta generalmente...”
Finalmente trovò un vicolo buio ma soprattutto assolutamente deserto, pieno di
bidoni della spazzatura.
Scivolò a terra appoggiandosi contro un muro.
Un luogo in cui avrebbe potuto bere tranquillamente. Dove avrebbe potuto
tornare ad essere quello che era stato e affogare il filo dei suoi pensieri nei
suoi torcibudella...
Tirò fuori una bottiglia e svitò il tappo. L’odore, così abituale, stuzzicò le
sue narici.
Un po’ d’alcool per dimenticare ogni cosa...
Dimenticare chi era... dimenticare il suo passato... dimenticare quello che
aveva fatto... dimenticare il suo presente... dimenticare il suo futuro...
dimenticare la sua socia...
”Così non va... Ecco adesso che faccio, mi psicanalizzo da solo...! Porca
puttana! Bevi a sazietà, finché l’alcool non diventerà come acqua, finché non
avrai dimenticato l’universo che ti circonda...”
Già, ma ecco... Questa sera l’universo non voleva che lui dimenticasse...
l’universo voleva che lui pensasse...
Si trattava di un miracolo come per Scrooge? Avrebbe visto i fantasmi del
Natale passato, presente e futuro apparire a tempestarlo di immagini?
Rise amaramente...
”Già...
Il Fantasma del passato: un mercenario mezzo morto, sanguinolento, mi ricorda
le mie atrocità...
Il Fantasma del presente: una Kaori abbandonata il giorno di Natale, o in
qualunque altro momento d’altronde... sull’orlo delle lacrime che, sentendomi
rientrare, reindossa una facciata sorridente e vivace...
Il Fantasma del futuro: una Kaori in lutto chinata su una lapide dove
probabilmente non resterà niente di me... o peggio, io che contemplo la tomba
di Kaori, incolpandomi di non aver saputo proteggerla...
Che gioiosa prospettiva... Certo che questo rischia di rimettermi a posto le
idee.”
Si portò la bottiglia alla bocca...
”E’ meglio approfittare di questa buona bottiglia.... E’ più confortante...”
Ma prima che il liquido gli scendesse in bocca, un gatto attraverso il vicolo.
Più stupito che inquieto, guardò il felino intrufolarsi tra i rifiuti... Era
per questo che non era rimasto sorpreso di non aveva sentito alcun pericolo.
Involontariamente, i suoi occhi scrutarono la penombra della via, abituandosi a
poco a poco all’oscurità e scoprendo la spazzatura abbandonata al passaggio
dalla gente e che i netturbini non si prendevano nemmeno la pena di ripulire...
”Questo vicolo, sono io...”
Guardò, desolato, la bottiglia ancora intatta...
”Ecco che mi faccio io stesso delle personificazioni di cattivo gusto,
quando non ho neanche cominciato con questa piccola...
Patetico...”
Tuttavia, sapeva di non avere torto... Lui non era che un’ombra...
Indiscreta... che operava come gli era sempre stato insegnato...
City Hunter: il cacciatore della città... Mai un nome in codice gli era stato
più azzeccato... ad eccezione forse per quello di Stallone di Shinjuku... ma
quella era un’altra storia...
Lui non dominava i bassi fondi... Lui li ripuliva dalla feccia che appestava...
In nome di cosa? Della giustizia?
L’idea stessa lo faceva ridere...
”Io? La giustizia? Hideyuki lottava per la giustizia... Io, io non lotto che
per me stesso... Ci sono dei compiti cosi abietti che solo un uomo dei
bassifondi può svolgere. Io non ho paura di avere le mani sporche di sangue...
Non fa che coprire quello di crimini più vecchi...
La profondità delle tenebre mi chiama... Canti di sirene sempre più profondi,
sempre più seducenti...
Quando smetterò di lottare? Quando sprofonderò di nuovo? Quando abbandonerò
questa battaglia persa in partenza?
Sarebbe talmente semplice, talmente facile... talmente umano... talmente...
sarei io, semplicemente...”
Gli occhi dell’uomo erano persi nella contemplazione dell’oscurità del
vicolo... ma i suoi sensi erano all’erta... come sempre... l’istinto di sopravivenza
era radicato in lui, più essenziale che il fatto stesso di respirare. Un tale
qualunque avrebbe potuto credere che lui fosse immerso nei suoi pensieri,
inconsapevole di quello che gli succedeva attorno... indubbiamente questo era
vero per una parte del suo cervello... ma l’altra era vigile... quella che non
si assopiva mai, quella dell’istinto... quella che gli ricordava che tutto
questo era solo un’illusione... al massimo qualche goccia di tempo sfuggita
all’ineluttabilità...