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Autore: Bolide Everdeen    16/11/2014    11 recensioni
[Storia interattiva-Tributi al completo]
C'è una nazione, Panem.
C'è un anniversario, il cinquecentesimo della creazione di questo stato.
C'è un nuovo presidente, Coriolanus Snow.
C'è un'edizione speciale degli Hunger Games.
Ci sono ventiquattro tributi.
Ci sarà solo un sopravvissuto.
***
Dal primo capitolo:
"Ma Panem è simile ad un'enorme arena.
Non si può fuggire.
Solo combattere, o morire.
A voi la scelta."
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Caesar Flickerman, Presidente Snow
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '500 - Behind the scenes'
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Capitolo I

La fortuna non è mai a nostro favore

Parte 1

Distretto 1

Il distretto 1 si poteva considerare il luogo di Panem dopo Capitol City che teneva più alle apparenze, forse per la vicinanza, forse per l'importanza, forse per la ricchezza.

Ad ogni modo, avvertiti da questa considerazione era impossibile stupirsi di fronte all'abbondanza della piazza principale: il palco era coperto da un morbido ed elegante tappeto dorato, sul quale erano state posate persino delle preziose statue, il Palazzo di Giustizia che sovrastava l'intero posto era ricoperto di piccole luci colorate che, accese al tramonto, creavano un effetto stupendo.

Infatti, la mietitura si svolgeva verso le sei del pomeriggio, orario che negli altri anni era accompagnato dal sole. Ma le normali mietiture si svolgevano di estate, mentre in quell'occasione ci si trovava alla fine di gennaio, e la notte veniva presto.

Non c'era recinzione, nel distretto 1, solo una fila di pacificatori che creava una linea immaginaria di separazione fra maschi e femmine. Tanto, probabilmente, non avrebbero infranto le regole lo stesso.

Cassandra stava in un angolo nella piazza, sperando di cavarsela anche quell'anno. Ogni tanto qualche ragazza si girava e le lanciava un'occhiataccia, ma lei fingeva di non notarli. Contraccambiava quel sentimento di astio, dopotutto.

Non ascoltò il discorso del sindaco; sapeva perfettamente di che cosa parlasse. E non concordava. Si morse la lingua per non gridare le sue opinioni, e per quanto fosse difficile, ce la fece. Diede alle mani una forma di cazzotto, per aiutarsi nel trattenersi.

Arrivò il turno dell'annunciatrice, Flixia Awerr. Cassandra la detestava. Essere in quella posizione di rilievo e non fare nulla per fermare i giochi. Strinse ancora di più i pugni.

Vedendo Flixia avvicinarsi alla boccia dei nomi femminili, Cassandra non provò pietà per la ragazza che si sarebbe offerta volontaria. Se pensava che gli Hunger Games fossero solo una passeggiata, un meraviglioso gioco, si sarebbe accorta la verità quando avrebbe lasciato il suo corpo inerte nell'arena.

«E il tributo femmina per il distretto 1 è...» pronunciò Flixia.

Per un attimo, sulla piazza scese il silenzio.

«Fuyumi Albarn!»

Non una ragazza alzò la sua mano, non una urlò di offrirsi volontaria.

E il motivo era semplice.

«Dove sei, cara?»

Fuyumi Albarn era lei, Cassandra.

E nessuna si sarebbe offerta volontaria per lei; se fosse morta, tanto meglio. Dopotutto, c'era anche l'edizione ordinaria degli Hunger Games per vincere.

«Fuyumi Albarn?»

Cassandra fissò la capitolina con un volto fra l'arrabbiato e lo stupito, per poi riassumere tutto in un ghigno. Si avviò verso il palco, salendo i gradini a testa bassa, sussurrando rabbiosamente, trattenendosi a forza per non farsi sentire:«Guarda caso... proprio io.»

Non era una brutta ragazza, ma non aveva di certo il solito aspetto del magnifico tributo biondo dell'uno. Ma, per via dello sguardo diretto verso il pavimento, si vedeva solo la corporatura magra, la sua altezza abbastanza notevole e una cascata di capelli rossicci e mossi.

«Vuoi dire qualcosa, cara?» domandò con cordialità Flexia, e Cassandra si accorse di avere il microfono sotto al capo.

E fu lì che alzò la testa, svelando, la bocca carnosa che non portava un sorriso, un piccolo nasino all'insù e le lentiggini che le costellavano il viso chiaro e quadrangolare. Puntò i suoi occhi nocciola sull'accompagnatrice e disse, velocemente:«Andate a quel paese.»

Ecco. Erano le parole che avevano raggiunto per prime la sua bocca. E forse, neanche le peggiori.

Flixia non esitò a toglierle il microfono ed annunciare:«Bene, passiamo al giovane uomo!»

Questa volta, quando fu chiamato un ragazzo di cui tutti avrebbero dimenticato presto il nome, una marea di ragazzi si offrirono volontari.

Flixia squadrò attentamente i candidati, prima di scegliere un ragazzo sui diciotto anni, dal portamento fiero, alto, muscoloso, dai capelli dritti ed ambrati e gli occhi nocciola.

«Come ti chiami, giovane?» gli chiese l'accompagnatrice.

Lui, con un sorriso sgargiante, le rispose:«Il mio nome è Emerald Goldspace, e mi sono offerto volontario per onorare il mio distretto!»

Flixia sorrise. È questo un vero tributo del distretto 1, pensò.

Emerald ricambiò il sorriso. Era lì, pronto per elevare il nome dei Goldspace.

Cercò anche il volto della sua sorella minore, Sapphire, fra le ragazze. Lui manteneva la sua espressione rilassata, allegra, e provò a contagiare anche lei. Niente da fare. Sapphire non era fiera, né contenta, né mostrava nessuna emozione positiva. Sillabava soltanto una parola, e Emerald interpretò i movimenti delle labbra per capire. “Stupido”.

Pazienza. Sapphire continuava a non capire quanto potesse cambiare, quanto potesse migliorare la sua vita avere un fratello vincitore degli Hunger Games.

Si era allenato per anni.

Morire non era fra le opzioni.

 

Distretto 2

La figura minuta si trovava in un spartano salotto del Palazzo di Giustizia, seduta con la schiena china in una poltrona dalla fodera grigia. La ragazza -perché di una ragazza si trattava- pensava che persino casa sua fosse più adornata. Ma dopotutto era nel distretto 2, non ci si poteva stupire.

Il silenzio fu interrotto dall'irruzione di un'elegantissima signora nella stanza, la preoccupazione dipinta in volto.

La ragazza fece una smorfia. Certo che per essere un'attrice è straordinaria a recitare.

«Oh, Grace» esordì la donna, tentando di abbracciare la ragazza. Però, prima, lei si scansò, alzandosi in piedi, e puntò i suoi occhi grigi sull'altra sussurrando:«Vattene.»

«Ma Grace, sono tua madre... tu stai per andare a Capitol City, volevo salutarti...» rispose lei con tristezza, stringendo al petto la sua borsetta.

«No, io sto andando a morire, non so se te ne rendi conto. E non bastano solo cinque minuti di saluto per farti perdonare» ribatté Grace, lasciando ondeggiare con i movimenti della testa i ricci capelli rossi lunghi fino alle spalle.

Rimaneva fredda. Nonostante in quel momento fosse sovraccarica di rabbia da spedire in ogni direzione, esternamente rimaneva fredda.

Non ci fu nulla da fare. Grace non volle parlare con la madre, e rifiutò anche la visita del padre. Dopotutto, la avevano lasciata sola per tutto questo tempo, le sarebbe sembrata una terribile contraddizione trascorrere l'ultima ora nel suo distretto con loro.

E chi voleva lei, era solo una persona.

«Grace.» La ragazza riconobbe subito la voce di Gioele, il suo migliore amico.

Grace, di nuovo seduta sul divanetto, non cambiò espressione, anche se si sentiva piena di felicità nel vederlo.«Ciao.»

«Mi dispiace, davvero. Si sarebbe dovuto offrire volontario qualcuno, ma... tu sei una persona importante, qui, nel distretto. Forse credevano di farti un piacere» cercò di spiegare Gioele, accomodandosi accanto a lei.

Grace alzò le spalle.«Ma io morirò lo stesso.»

«Ehi, non è detto. Sei allenata, sei molto meglio di almeno la metà dei tributi, per dire poco. Vincerai sicuramente» disse Gioele, prendendole la mano.

Grace fu turbata da quel gesto, ma gli lasciò fare lo stesso.

«Non raggiungere conclusioni affrettate, Gioele» rispose lei, incontrando i suoi occhi. Grace cercò di non arrossire, ma fu impossibile per lei evitarlo.

«Ti prego, tu devi tornare. Per me» continuò lui, prima di fare un movimento della testa, quasi esitante, quasi volesse avvicinarsi alle sue labbra.

Ma non lo fece, si fermò prima di rendere la situazione troppo imbarazzante. Restarono a parlare, fino a quando Gioele non fu obbligato ad andare.

«Bene. Arrivederci, Grace Nòel, futura vincitrice degli Hunger Games del 500.»

E qui un sorriso scappò sulla bocca della ragazza.

La stanza accanto era identica; ma la scena si poteva considerare differente. Nella stanza dei saluti di Eracle Chentaurion, tributo volontario del distretto 2, c'era un'esile ragazza dai capelli neri e un coetaneo dai capelli dorati, gli occhi verdi, il cui fisico alto e muscoloso non poteva che essere donato da anni di allenamento.

Non poteva essere altri che Eracle.

C'era silenzio, c'erano le due facce dei ragazzi che si sforzavano di essere sorridenti. Ma sembrava anche che ci fosse una infelicità che inondava le menti dei due.

«Quindi, parti?» chiese la ragazza, cercando un tono sarcastico.

«Non sarà un viaggio lungo, gli altri mi avranno come avversario. Non dureranno molto, guarda cosa c'è qui» rispose lui, mettendo in mostra i pettorali. Si stava sforzando di non accrescere la tristezza della ragazza, nonostante sapesse già cosa sarebbe accaduto. Ma gli Hunger Games... erano una cosa troppo seria.

La ragazza rise.«Sì, qualcosa che se continui così potrebbe essere una carcassa molto presto.»

Cercò di non far sentire la voce spezzata in quest'ultima parte, ma fu inutile.

«Ehi, fidati di me, Deianira. Mi sono allenato per anni, sarà una passeggiata» continuò Eracle, per poi alzarsi, avvicinarsi a lei, e posare le sue labbra sulle sue.

«Ehm ehm...» La voce giungeva dalla porta. Eracle tirò fuori tutta la sua sicurezza contro l'uomo che era sulla porta:«Sì, lo so, Chirone, che non è molto piacevole vedere che un diciottenne se la cava meglio di te in amore, ma ti dispiacerebbe non disturbarmi? Sto salutando la mia ragazza; non ci vedremo per un po'.»

Chirone sbuffò:«Va bene, puoi farla restare, ma se vuoi sopravvivere in quella dannata arena, devi eseguire i miei insegnamenti. E, magari, smetterla di fare il pavone.»

Chirone riassunse anche quelli fondamentali, ed Eracle salvava ogni parola del suo addestratore con un noncurante “Sì, lo so”, sempre più arrabbiato.

Perché doveva andare a combattere gli Hunger Games? Era a conoscenza del motivo perfettamente, ma continuava a chiederselo. Lui li odiava, ma aveva raccolto l'ordine di suo padre come una sfida, che doveva riuscire a vincere. Per dimostrare la sua forza.

Non arrabbiarti. Il ragazzo ripeté le parole all'infinito nella sua mente, per paura di perdere le staffe per l'ennesima volta.

Fu l'ora di lasciare la stanza per Chirone e Deianira. La ragazza si trattenne un momento di più, per abbracciare il suo fidanzato e sussurrargli all'orecchio:«Lo ricordi il canto?»

Eracle annuì, sbrigativo.«Bene» disse lei, per poi lasciare un altro bacio sulle labbra di Eracle.

Quando la vide uscire, Eracle pensò che non doveva vincere solo per il suo valore.

Ma anche per lei.

 

Distretto 3

«Benvenuti agli Hunger Games del 500, e possa la fortuna essere sempre a vostro favore!» annunciò con marcato accento capitolino Amelia Pers, l'accompagnatrice del distretto 3, traboccando di entusiasmo: sicuramente non arrivava alle facce avvilite dei possibili candidati.

«Non sentite anche voi questo freddo? Be', riscaldiamo la giornata con questa magnifica mietitura!» Non si poteva dubitare del fatto che le battute di Amelia erano state preparate giorni prima, e che erano interpretate magistralmente, come se le fossero capitate in mente solo in quel momento.

L'annunciatrice si compiacque in segreto della sua bravura ed annunciò: «Conosciamo la fortunata ragazza che rappresenterà questo stupendo distretto in questa edizione!»

Con una camminata saltellante nonostante gli alti (e probabilmente anche dolorosi) tacchi, Amelia si avvicinò alla boccia che conteneva i nominativi femminili; centinaia di fogliettini ripiegati in quel contenitore trasparente, in bella vista.

Ma la presentatrice ne prese solo uno, come da regolamento. Se ci fossero stati volontari, si sarebbe scoperto dopo un minuto.

«Il nome della giovane donna è...»

Il tempo utilizzato per la suspense serviva anche ad aprire la sottile striscia di carta che conteneva il nome del tributo. Amelia svolse il suo compito senza complicazioni, e ringraziò il cielo per questo.

Alcune facce erano spaventate, altre non le volgevano gli occhi, altre ancora sembravano addirittura annoiate.

Per loro Amelia si sbrigò.

«...Emilie Levieva!»

Emilie non salì subito. Amelia la riconobbe quando vide della gente che guardava una gracile ragazza, chi con pietà, chi con egoistico sollievo.

Non vide subito i suoi occhi azzurri, fino a quando non incrociarono quelli di Amelia, quasi a chiederle, con una punta di disperazione: “Sono davvero io?”

La capitolina sorrise, un sincero sorriso d'incoraggiamento. Emilie fece lo stesso, forse perché si sentiva in dovere di ringraziarla per quell'appoggio. Ma Amelia vedeva che i suoi occhi erano lucidi, quasi persi in chissà quale ricordo.

La presentatrice osservò il nuovo tributo, mentre saliva le scale: carnagione chiara, altezza media, lunghi capelli biondi, gli occhi chiari e la corporatura, che la faceva apparire tanto fragile. Emilie si posizionò al suo fianco, ed Amelia si accorse che la stava guardando di striscio.

«Vuoi dire qualcosa, Emilie?» azzardò l'accompagnatrice, temendo seriamente che in quel momento sarebbe scoppiate le lacrime su quel palco.

Ma non successe. La ragazza annuì con un movimento cordiale, prese il microfono e cominciò a parlare, con voce calma:«Vorrei solamente dire alla mia famiglia che non deve piangere per me. Abbiamo già passato dei brutti periodi, li abbiamo superati. Ma, per favore, non piangete.»

Nel tempo in cui Emilie rendeva con calma il microfono, il silenzio cadde sulla piazza, solo interrotto dai profondi singhiozzi di una donna.«Ti prego, mamma» sentì Amelia, sussurrato dalla persona che era accanto a lei.

«Andiamo avanti!» voltò pagina la capitolina, dirigendosi verso la boccia dei ragazzi e estraendo un bigliettino.

«Chiamiamo qui, sul palco, per rappresentare il suo distretto...» iniziò Amelia, per poi lasciare la dovuta pausa.

«...Reed Fox!»

L'esile figura di un ragazzo non si fece attendere e l'annunciatrice osservò con un pizzico di disappunto quello che sembrava un dodicenne, qualcuno con scarse speranze: piuttosto basso, capelli corti color miele, i grandi occhi azzurri, la pelle candida, la schiena curva, le labbra e le mani sottili. Data la somiglianza, Amelia si chiese per un attimo se ci fosse qualche rapporto di parentela fra lui ed Emilie; ma cacciò l'ipotesi notando che nessuno dei due sembrava scosso per la chiamata dell'altro, anzi; Reed sembrava calmo in una miniera straordinaria, quasi sovrannaturale, quasi come se sapesse già della sua chiamata, quasi come se stesse mentendo. Ma la frivolezza capitolina di Amelia non le permise di notarlo.

Entrambi i tributi del distretto 3 erano saliti su quel palco con un sorriso; ma se quello di Emilie era l'ultima spiaggia per non disperarsi, quello timido di Reed appariva troppo strano, troppo poco scosso; ma non gradasso come quello di un Favorito. Tranquillo, ma forse, nel profondo, aveva qualcosa di disperato che celava alla perfezione. E quando Amelia gli chiese la sua età, lui rispose cortese: «Quindici.»

La capitolina nascose con maestria un certo stupore.«Oh! Interessante! E tu, Emilie?»

«Lo stesso» rispose, quasi sussurrando, pacificamente. Entrambi i tributi davano l'aspetto di persone calme, fragili, non disposte a combattere... Amelia sperò che avessero delle doti nascoste, e che quell'anno non fosse l'ennesima occasione sfumata.

«Perfetto! Salutiamo con un applauso i due tributi del distretto 3, Emilie Levieva e Reed Fox!»

I due ragazzi si scambiarono un'educata e rispettosa stretta di mano. Ma quale pensieri attraversano la testa dei due tributi?

Questo solo loro lo sapevano, ma mi piace pensare che stavano immagazzinando quante più immagini della piazza possibile: quelli potevano essere i loro ultimi pensieri nel loro distretto.

 

Spazio autrice

OK. So che solo distretti è poco, ma per aspettare il quattro probabilmente dovrò aspettare ancora un po' di tempo.

Sinceramente, mi dispiace troppo privare i lettori dei personaggi che hanno prenotato... lo trovo scortese. Ma vi prego chi ha prenotato di inviare le schede il prima possibile.

Per il resto... sì, lo so, è penoso. Ho cambiato molte cose mentre rileggevo il capitolo, segno che non mi soddisfa minimamente. Spero che non sia così orrido come mi sembra.

Le mietiture, come vi sarete accorti, non hanno un preciso schema: o si svolgono dal punto di vista di un tributo, o dell'altro, o dell'annunciatrice, oppure sono i saluti. Ho già scritto una mietitura (distretto 12, che purtroppo probabilmente sarà l'ultima che posterò) che si svolge nel treno vale lo stesso per il sette; e non stupitevi se ce ne sarà una con il POV di qualcuno che non c'entra quasi nulla.

Per il resto, se devo spendere qualche parolina sugli OC:
Fuyumi Albarn: Cassandra o Fuyumi? Ho voluto creare un po' questo mistero, che si dissolverà man mano che si andrà bene. Non potevo rivelare tutto di botto.

Emerald Goldspace: spero che non l'abbiate già schedato come tipico favorito e personaggio banale, perché si sa, l'apparenza inganna. Potrebbe essere così, come potrebbe non essere.

Grace Nòel: sì, lo so, lui e Gioele sono altamente shippabili. Spero solo di averla rappresentata bene.

Eracle Chentaurion: spero di aver rappresentato bene anche lui. L'accenno al canto... è qualcosa che verrà fuori più avanti, come la storia.

Emilie Levieva (che si pronuncia “Emilì”, si tenevo a specificarlo): vale quanto detto per gli altri sul rappresentare (in pratica, vale per tutti)... e, che posso dire? Non so, a volte mi accade di immaginare in un certo modo la mietitura e di scriverla proprio così.

Reed Fox: ecco, penso che sia la persona per cui vale maggiormente la speranza di aver rappresentato ecc. ecc. Come ha pensato Amelia, è molto simile alla compagna di distretto, ma vi specifico già che fra loro non c'è nessun collegamento.

Alcuni OC hanno dei prestavolto, o comunque i loro creatori hanno ispirato il volto dei personaggi a persone realmente esistenti. Per chi fosse incuriosito:

Distretto 1, Fuyumi Albarn

Distretto 1, Emerald Goldspace

Distretto 2, Grace Nòel

Distretto 3, Emilie Levieva

Alcune foto le ho cercate io, spero vadano bene.

Per il resto? Spero di poter mettere nel prossimo capitolo i distretti 4, 5, 6, 7 e 8; per recuperare. Il 5 è già pronto, il 7 è work in progress e per l'otto ho già entrambe le schede, quindi probabilmente è il prossimo che inizierò. E, per chi volesse, il ragazzo del 10 è ancora libero.

Be', alla prossima. Speriamo il prima possibile.

Bolide

P.S.= titolo orrido.

 
  
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