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Autore: Damon_Hopeless    17/11/2014    0 recensioni
Questa è la storia di un bambino, Damon.
Damon diventerà grande, ma nell'attesa della sua crescita, la sua vita, non gli ha sempre riservato cose belle, ma tutt'altro.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quello fu uno dei tanti episodi di violenza che visse Damon. Da quel primo atto di violenza, Damon, cominciò a chiedersi cosa avesse fatto di male, cominciò a chiedersi ''Perché?'', ma a quelle domande un bambino della sua età non sapeva dare alcuna risposta. Probabilmente l'unica cosa che poteva fare era parlare con qualcuno, ma quanti avrebbero creduto ad un bimbo così piccolo? In quanti si sarebbero fermati a pensare che quelle non erano solo le fantasie di un bambino? In quanti gli sarebbero stati accanto conoscendo Trevor? Nessuno. Nessuno, era la risposta per la quale Damon decise di non dire nulla e soffrire in silenzio. Ogni giorno, al ritorno da scuola, lo zio Trevor attendeva ansioso il suo piccolo Damon. Lo attendeva ubriaco sulla sua poltrona. Ogni giorno aveva una scusa in più per picchiarlo. Una volta perché non aveva piegato il pigiama prima di uscire o non aveva rifatto il letto, non aveva sistemato i suoi giochi o non aveva finito di fare colazione per paura di perdere il bus che lo avrebbe accompagnato a scuola. Ogni volta le percosse diventavano sempre più violente e pesanti che una volta tornò a scuola con un evidente ematoma sul collo e brutti tagli sulle braccia. Damon sapeva il perché di quei segni. Damon sapeva che il giorno prima lo zio lo aveva picchiato perché aveva lasciato una delle sue macchinine in cucina, poi gli aveva tirato un vaso perché diceva che non aveva cambiato l'acqua ai fiori e per proteggersi il viso si era coperto con le braccia, dove il vaso si era infranto procurandogli tagli anche molto profondi. La maestra dunque gli chiese cosa fosse successo. Lui negò l'evidenza dicendo di essere caduto dalla bici. Convocarono Trevor per chiedergli spiegazioni, lui si stupì del fatto che Damon avesse mentito, ma non ostante ciò, confermò la versione del piccolo. Tornò a casa e trovò Damon raggomitolato in un angolino del salotto, con lo sguardo di chi sa già cosa l'aspetti. Si sedette sulla poltrona, lo guardò e poi mettendosi più comodo disse: << Perché hai mentito? Perché non hai detto la verità? >>. Damon: << Perché è colpa mia. Sono io che faccio casino, che lascio le mie cose in giro per la tua casa. Sono io che non finisco il cibo che prepari per me. Sono io che non cambio l'acqua ai tuoi fiori ed è colpa mia se loro muoiono >> Rispose così alle sue domande. Trevor: << Vuoi capirlo che tu non c'entri un cazzo con tutto questo? Vuoi capirlo che io sono sempre rimasto solo in questo cazzo di posto? Vuoi capirlo che tutti mi stimano, mi amano e portano alto il mio nome senza sapere come sono veramente? Vuoi capirlo che io sono solamente un sudicio alcolista che beve perché non sa più cosa cazzo fare della sua vita dopo la morte della propria moglie? Vuoi capirlo che nella mia mente non c'è rimasto più nulla se non le fantasie perverse relative a ragazzini come te? Lo capisci questo o no? >> Urlò Trevor con tutto il fiato che aveva in gola, con la rabbia, con le lacrime agli occhi. Prese con forza Damon, lo portò nella sua camera, lo lanciò sul letto e abusò violentemente di lui. Il piccolo urlava. Più urlava più Trevor affondava in lui tutta la sua rabbia. Non gli rimaneva che soffrire in silenzio, che per quanto facile a dirsi, non fu affatto così. Dopo aver elegantemente scaricato tutta la rabbia, la solitudine e il dolore nel piccolo, Trevor si rivestì e poi uscì per andare a bere in uno dei pub scuallidi vicino il suo rance. Damon era stremato, sconvolto, sconfitto e benché fosse inevitabilmente molto debole, trovò la forza di rialzarsi, vestirsi e andarsi a chiudere nella sua cameretta e piangere su quello per cui si sentiva colpevole, ma del quale era solo una povera vittima. Quella purtroppo non fu l'unica volta in cui Trevor, lo ''Zio Perfetto'' del quale tutti andavano fieri, abusò di lui. Continuò a sfogare la sua solitudine fin quando...
   
 
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