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Autore: Elwing Lamath    17/11/2014    3 recensioni
Pillole di vita, pillole di quotidianità ordinaria, ma non troppo. Perché con due come loro nulla può essere scontato o prevedibile, ma è sorprendente quanto il quotidiano assuma il sapore della felicità. Perché ora Arthur e Merlin sono finalmente a casa.
"Tu ed io abbiamo ricordi più lunghi della strada che si perde davanti a noi."
"Andiamo a casa"
[Questa raccolta partecipa alla Challenge “Slice of Life” indetta da areon sul Forum di EFP]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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· • ♦ TWO OF US ♦ • ·

 

 

slice of life 

Questa raccolta partecipa alla Challenge “Slice of Life” indetta da areon sul Forum di EFP


NOTE SUL BAGNO: Nell’augurarvi buona serata, chiedo umilmente perdono. Sì, è vero, all’inizio di questa raccolta avevo fatto proclami sui miei cosiddetti propositi di mantenermi puntuale con la pubblicazione dei capitoli, postando settimanalmente, e… Ovviamente non ce l’ho fatta nemmeno stavolta. Non cerco più di tanto di discolparmi, sono stata una brutta persona, e basta. Beh, in realtà ho iniziato una nuova long (una Modern Merthur, della quale vi lascio in link, nel caso vi interessasse: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2907488&i=1 ), che mi ha portato via parecchio tempo, e poi l’università che incombe tipo nuvola di Fantozzi.

Un ringraziamento particolare ancora a chi ha recensito i precedenti capitoli e ha inserito la storia tra le seguite, e grazie anche a tutti i lettori silenziosi, perché è grazie a voi che quelli che altrimenti sarebbero solo miei scleri, assumono un vero significato. Grazie.

Ho parlato anche troppo, per cui la smetto di annoiarvi, questo vorrebbe essere un capitolo abbastanza divertente, se mi metto io a fare i pistolotti, finisce che smonto tutta la cosa. Adieu.

Al solito, sarei felice di sentire cosa ne pensate. Un bacio,

Elwing…


bagno

5

Il bagno del re


“Per la novantesima volta, no Arthur!” esclamò Merlin in tono perentorio.

Il biondo in tutta risposta incrociò le braccia sul petto, mettendogli il broncio. “Uffa, ma che problemi hai!?” sbuffò.

“Sei tu ad avere dei problemi, non io di certo!” lo guardò allibito.

“Ma insomma, l’hai fatto centinaia di volte! Non mi sembra questa gran questione! Prometto che non ci vorrà molto!” argomentò Arthur.

“No. Primo, perché devo uscire. Secondo, perché è ora che impari a sbrigartela da solo.”

“Dai, Merlin!” si lamentò.

“No. No, e ancora no. Non ho intenzione di farti il bagno questa volta! Siamo nel ventunesimo secolo, la vasca ha tutti i confort necessari affinché una persona possa farcela perfettamente da sola e in tutta comodità. È ora che il re impari a lavarsi da solo, come un vero bimbo grande.”

Le punte delle orecchie di Arthur si colorarono di rosso, insieme alle sue gote. Afferrò il primo cuscino che vide a portata di mano e lo scagliò contro Merlin. Stava diventando un’abitudine irritante quella di tirargli dietro oggetti di vario peso e natura. O forse, era un vizio che semplicemente non aveva mai perso.

“Brutto scemo!” gli sbraitò dietro il biondo re.

Merlin ridacchiò. “Prendila come una delle tue missioni da cavaliere senza macchia e senza paura, e vedrai che non risulterà un’impresa così titanica!”

“Io sono perfettamente in grado di farmi il bagno da solo, Merlin” disse scandendo il suo nome attentamente, come una sorta di minaccia, “Tuttavia, non vedo perché dovrei farlo, dal momento che ci sei tu!” rispose come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Perché lo fanno tutte le persone normali!” esclamò il mago, esasperato. “E visto che ormai vivi in questo secolo, è bene che inizi a perdere alcune delle tue abitudini da principino medievale e ti rimbocchi le maniche.”

Arthur si studiò le braccia lasciate scoperte dalla t-shirt a maniche corte che indossava, come se si aspettasse di veder concretizzata la metafora usata dall’altro.

Merlin scosse la testa, e con un sorriso ironico lo pungolò: “Sì, ecco, studiati per bene. Quelle sono braccia rubate all’agricoltura, altroché!”

Arthur gli rivolse la migliore delle sue occhiate indignate, con tanto di grugnito: “Domando scusa!? Io non ho nessuna intenzione di diventare agricoltore!”

Il mago sollevò gli occhi al cielo, sospirando, più che esasperato, sfinito, dalle resistenze che il suo re opponeva quando si metteva in testa qualcosa. Arthur si era piantato davanti all’armadio della camera da letto, ostacolandogli il passaggio. Senza aggiungere altro, Merlin provò a spingerlo, con l’intenzione di farlo spostare e condurlo, anche poco gentilmente se necessario, fuori dalla stanza, nel bagno oltre il corridoio. Ma il re, come il mago aveva previsto, oppose resistenza caricandolo con tutto il suo regale peso, costituito in gran parte da muscoli, purtroppo per Merlin.

“Ti dispiacerebbe levarti dai piedi?” gli disse mentre cercava di farlo spostare con tutte le sue forze.

“Neanche per sogno.” Rispose l’altro, visibilmente divertito.

“Molto bene!” esclamò Merlin. Fece vibrare l’oro le sue iridi, mormorando due parole nella lingua magica, e in un batter d’occhio Arthur si ritrovò nel bagno di fronte alla camera da letto, con un’impagabile espressione disorientata in volto.

“Così non vale!” piagnucolò allargando le braccia.

“Oh sì che vale invece, soprattutto se io sono di fretta e tu continui a fare tutte queste storie! Dietro di te c’è la vasca da bagno, non far finta di non sapere come funziona…” Disse non appena vide che Arthur stava già aprendo bocca per ribattere, poi aggiunse: “Buon divertimento, Vostra Maestà!” E con una altro sguardo dorato fece chiudere la porta del bagno, quasi sul naso di Arthur.

“E va bene! Hai vinto!” Lo sentì borbottare da dentro il bagno, seguito da una serie di altre parole incomprensibili, probabilmente insulti, mugugnati a mezza voce.

Lo scrosciare attutito di un rubinetto che si apriva, Merlin sorrise tra sé e sé, aprendo l’anta del guardaroba  e tirando fuori un maglione beige, un paio di jeans scuri e la sua amata sciarpa blu. Quella che si era appena aggiudicato era una piccola, grande vittoria. Non che gli fosse mai dispiaciuto fare il bagno ad Arthur, neanche da quando era tornato, anzi, soprattutto da quando aveva fatto ritorno. Quello che era sempre stato un semplice compito da servitore era diventato un gioco, un momento deliziosamente intimo da condividere. Il più delle volte finivano per farlo insieme, con Merlin che lavava entrambi, perché no, neanche allora il principino si scomodava. Non che fosse un problema per il mago, dal momento che Arthur ricambiava in modo anche più piacevole.

Ma non era quello il giorno per perdersi nelle dolci bolle della vasca da bagno. Inoltre, Merlin si era deciso sempre di più a far adattare il suo re alla vita moderna, per cui era di basilare importanza che Arthur la smettesse di pensare che fosse inconcepibile farsi un bagno senza avere qualcuno che gli massaggiasse la schiena o gli lavasse i capelli.

Arthur brandì il flacone del bagnoschiuma allo zenzero, che Merlin aveva scoperto essere la sua fragranza preferita. “A noi due.” Gli disse con un sospiro, agitandolo e versandone una dose copiosa nella vasca che si stava velocemente riempiendo d’acqua quasi fumante. Troppo copiosa, poiché quando il livello continuò ad aumentare, una minacciosa muraglia di schiuma iniziò a montare, rischiando pericolosamente di strabordare. Immediatamente chiuse i rubinetti, tirando un sospiro di sollievo per esser riuscito a scampare la tragedia. Lasciò cadere distrattamente tutti i vestiti sul tappetino, ed entrò nella vasca, rischiando nuovamente di sollevare uno tsunami di schiuma. Tutti i muscoli si rilassarono a contatto col calore dell’acqua, ed Arthur chiuse gli occhi lasciandosi scivolare indietro, fino a che la nuca non arrivò a contatto col bordo della vasca. Per qualche istante di incantevole quiete si perse nel profumo speziato, ricco e frizzante dello zenzero. Riaprì le palpebre solo per smarrirsi di nuovo a contemplare i movimenti delle bolle di bagnoschiuma e i riflessi colorati della luce che vi si rifletteva sopra. Pensò che forse sì, avrebbe anche potuto abituarsi alla vita moderna e alle sue diavolerie.

Quando dieci minuti dopo Merlin aprì la porta del bagno, venendo investito dal vapore speziato, Arthur si stava passando la spugna sulla schiena. Un sorriso, o forse più un ghigno compiaciuto, si dipinse sul volt del mago.

Il biondo sollevò gli occhi e li strinse a fessure, puntandogli contro la spugna con fare minaccioso: “Non una parola! Non ti ho di certo perdonato!” gli intimò.

Merlin sollevò i palmi delle mani in aria e si strinse nelle spalle: “Vengo in pace. Sono entrato solo per prendere i miei occhiali e avvisarti che esco.” Disse sulla difensiva.

Non attese una risposta, e con due passi raggiunse la mensola dello specchio sulla quale vi erano gli occhiali. Mentre li riponeva nella tasca del giaccone, udì un rumore d’acqua alle sue spalle, e sollevando lo sguardo, vide Arthur riflesso nello specchio risorgere dalla vasca come un dio greco ricoperto di schiuma bianca. Si voltò di scatto.

“Arthur! Che cosa pensi di fare!? Non puoi mica uscire così!... Stai attento! Stai bagnando ovunque!” Lo rimproverò.

“Oh, io non mi preoccuperei più di tanto di questo.” rispose il re.

Quando Merlin spostò il suo sguardo su quello azzurro di Arthur inorridì, perché conosceva esattamente quel particolare ghigno e quella luce perversa che gli brillava negli occhi, e sapeva che non ne sarebbe venuto nulla di buono. Ma il biondo fu più pronto di lui, e prima che il mago riuscisse a difendersi in alcun modo, lo aveva già afferrato per la vita e trascinato con sé nelle profondità della vaca da bagno. Un’ondata di bianca schiuma e acqua profumata fuoriuscì irrimediabilmente dai bordi, con conseguenze devastanti per il tappeto ed il pavimento. Tuttavia, la sorte peggiore toccò al povero mago ed ai suoi vestiti, completamente zuppi d’acqua e bagnoschiuma.

Riemersero entrambi tossicchiando e con gli occhi che bruciavano per il sapone. Arthur rise sonoramente, mentre Merlin gli urlò contro, nonostante i loro nasi fossero a meno di cinque centimetri di distanza.

“Arthur! Brutto asino!.. Sei tutto scemo! Guarda qui! Ma ti sembra normale…!?”

Arthur non gli lasciò terminare la frase, perché lo strinse a sé, o meglio, avvolse col suo corpo caldo i numerosi strati di lana bagnata sotto i quali era sepolto Merlin, e fece schiantare le loro labbra in un bacio meravigliosamente caldo e umido, reso appena più amaro dal sapore del bagnoschiuma.

 



  
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