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Autore: Kaiyoko Hyorin    17/11/2014    4 recensioni
[Estratto dal primo capitolo]
Non fece in tempo a realizzare quell'unico fugace pensiero che ella si accorse di avere i suoi occhi scuri puntati addosso, cosa che ne aumentò drasticamente la soggezione che provava nei suoi confronti ed a stento riuscì a impedirsi di sussultare nuovamente, preda di un imbarazzo senza pari.
“P-perché mi fissa in quel modo?!”
[Fine Estratto]
Era iniziato come un lavoretto di revisione e invece mi sono ritrovata a stravolgere completamente la trama, creando qualcosa di nuovo ed inaspettato! Ad oggi è l'opera più lunga che abbia scritto e spero che il risultato sia valso lo sforzo, augurandomi che risulti comunque una lettura gradevole, a prescindere! Vi auguro una buona lettura!
Attenzione: aggiunto OOC per il cambiamento caratteriale a cui i personaggi vanno incontro nel corso dell'intera storia, in accordo con la trama, senza comunque arrivare ad uno "stravolgimento" nel vero senso della parola; quindi non spaventatevi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Unione d'affari'
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40. Il primo mesi-versario


Quella sera avrebbero festeggiato, a costo di portare lei stessa fuori Kei.
Era questo ciò che aveva pensato il primo momento in cui aveva aperto gli occhi quel mattino, rendendosi conto di che giorno fosse. Era passato esattamente un mese da quella notte in Russia. Un mese da quando la loro storia aveva ufficialmente - e segretamente per molti - avuto inizio. Si potrebbe tranquillamente immaginare, quindi, la sua sorpresa quando, la prima cosa che lui le chiese appena salita in macchina, fu se aveva impegni per cena.
Ecco perché ora stava cercando in tutti i modi di rimediare un abbigliamento adatto ad una serata tanto fredda quanto umida, mentre pazientemente il dranzerblader la stava aspettando in macchina, parcheggiato a lato strada con tanto di quattro frecce. Non era arrivato da molto, essendo passato da casa a sua volta per cambiarsi, ma Yukiko aveva fatto appena in tempo a pensare di annunciare a sua madre le sue intenzioni quando la signora Natsuki l'aveva anticipata sul tempo, rivelandole poco prima di staccare dal lavoro che aveva un impegno per la serata e che le dispiaceva non poter cenare con lei.
La cosa aveva sorpreso non poco la mora, ma aveva ben presto accantonato il pensiero, trovando la cosa piuttosto fortuita. Per questo avevano dovuto fare i turni per il bagno del primo piano e, sempre per questo, aveva finito con il risultare in ritardo sulla propria tabella di marcia.
– Vestiti bene, tesoro! Il meteo ha dato 6° – le giunse la voce di sua madre dal bagno.
– Non preoccuparti – ribatté prontamente la ragazza, frugando fra i maglioni di lana.
E soprattutto, mettiti qualcosa di facile da togliere!” le disse con una nota di divertimento il suo bitpower, sovrastando i suoi pensieri.
Voltandosi a scoccargli un'occhiataccia, lei non ribatté nulla a voce, arricciando il naso prima di infilarlo di nuovo nel proprio armadio. Suo malgrado, non riuscì proprio ad evitarsi di prendere in considerazione anche quell'ultimo suggerimento nella scelta, finendo per tirare fuori un vestito a maglia color verde petrolio, sotto il quale decise per un paio di leggins neri, dalla fantasia simile al jeans, un acquisto relativamente recente che doveva ancora spianare.
– Quando torni? – la interpellò di nuovo la voce della signora Natsuki oltre il suo campo visivo.
– Non troppo tardi – o almeno era quel che si augurava, le rispose, prima di rigirarle la domanda – E tu?
– Anche io non dovrei tardare molto – le rispose, restando a sua volta sul vago.
Quella risposta, come il fatto che poco prima sua madre si fosse quasi rifiutata di dirle alcunché sul suo accompagnatore, fecero inarcare un sopracciglio alla nightblader, che finì di infilarsi i vestiti prescelti mentre rifletteva sulla questione. Che sua madre uscisse con qualcuno era già di per sé una novità più che incredibile: non ricordava di averla mai vista interessata ad un uomo, dopo la morte di suo padre. Per un istante, mentre osservava con sguardo critico la propria immagine riflessa nello specchio, Yukiko rifletté sul comportamento del suo unico genitore. Era senz'altro una donna dal fascino indiscutibile, quindi non v'era nulla di strano che qualcuno le potesse fare la corte, ma non rammentava alcuna occasione nella quale sua madre avesse ceduto alle lusinghe dell'altro sesso. Si chiese se la donna le stesse nascondendo deliberatamente qualcosa, ma le sue congetture vennero interrotte dal suono di un clacson proveniente dall'esterno.
A quel punto si allungò verso l'interruttore, spegnendo la luce.
– Arrivo, arrivo! – esclamò, ben consapevole di non poter comunque essere udita dal proprio cavaliere, prima di sucire in corridoio – Mamma io vado, divertiti!
– Anche tu cara – le disse allegramente la signora Natsuki.
La blader si precipitò giù dalle scale, afferrando la borsetta ed il cappotto, prima di fermarsi nell'atrio per il tempo di infilarsi gli stivaletti. Quando uscì l'aria fredda le riempì i polmoni, rivitalizzandola per poi fuoriuscire in una nuvoletta di condensa dalle labbra. Avvertendo il sapore dell'inverno sul palato, Yukiko si ritrovò a sorridere.
Amava l'inverno.
Scesa in strada impiegò meno di dieci secondi per salire in auto ma, una volta richiusa la portiera, si bloccò spalancando gli occhi mentre, di fronte a lei, comparve un'unica rosa rossa. Quando risalì con lo sguardo di smeraldo il braccio che gliela porgeva, ancora spiazzata da quella vista, ci mise una manciata di secondi a far qualunque altra cosa a parte fissare il profilo del ragazzo che aveva accanto. Questi teneva lo sguardo sulla strada, i suoi occhi scuri che sembravano tutto men che intenzionati a voltarsi in sua direzione nonostante la situazione e, nella penombra, Yukiko credette di distinguere una certa tensione nella sua espressione. Quando si schiarì la voce, la mora cadde finalmente dalle nuvole, prendendo fra le mani quel dono e aprendo infine bocca, fin troppo consapevole delle proprie gote già in fiamme.
– Grazie.. – mormorò a quel punto con una nota di imbarazzo e stupore, abbassando lo sguardo sul fiore che teneva delicatamente per lo stelo – ..è bellissima.
Era vero. Il bocciolo ancora parzialmente chiuso svettava rosso sangue sulla cima di un gambo cosparso di foglie ed a cui erano state tolte preventivamente le spine. La ragazza poté cogliere il riverbero di alcune goccioline d'acqua quando la Camaro si mosse, conducendo entrambi alla meta designata dall'autista stesso, sulla quale questi mantenne per altro il più discreto riserbo. La ignorò bellamente persino quando ella tentò di domandargli per l'ennesima volta dove fossero diretti.
Eppure, arrendendosi ben presto, la cosa non le diede fastidio ma contribuì soltanto ad aumentare la sua curiosità, sentendosi talmente positiva da arrivare a pensare di poter accettare di buon grado qualunque cosa il blader avesse escogitato per quella la serata.
L'ultima cosa che avrebbe creduto era che le sorprese non fossero ancora finite.


Kei ripensò nuovamente al tempo passato da quando aveva capito di non essere disposto a fare a meno di lei e, carezzandone i capelli sfumati di viola, sorrise fra sé e sé. L'aria fredda della sera gli portava il delicato odore del suo shampoo alle narici, mentre il tepore del suo corpo gli impediva di accusare la bassa temperatura di quella notte tersa, con l'ausilio ovviamente della coperta che si era portato appresso per l'occorrenza.
Dopo una cena a base di sushi da Kippei, si erano fermati sulla sommità di un belvedere e si erano spostati entrambi sui sedili posteriori, reclinando quelli anteriori in avanti il più possibile per restare più comodi mentre rimanevano lì, a contemplare la volta celeste o il paesaggio cittadino, a seconda dell'altezza a cui cadeva il loro sguardo. Semi-sdraiato in diagonale, il dranzerblader si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito al sentire il tocco delle sue labbra sul collo, il suo fiato che gli si insinuò piacevolmente tiepido sotto il colletto della camicia. Le casse all'interno delle portiere anteriori stavano diffondendo in quel momento il ritornello della dodicesima canzone del CD inserito nello stereo: Away.
Un ritornello che la mora stava canticchiando in quel preciso istante.

I see you
'Cause you won't get out my away
I hear you
'Cause you won't quit screaming my name
I feel you
'Cause you won't stop touching my skin
I need you
They're coming to take you away

La sua voce, in contrasto con quella più roca del cantante, gli parve un accompagnamento decisamente gradevole, un pensiero che lo sorprese in parte, sebbene non tanto quanto ciò che era arrivato a pensare le prime volte che l'aveva sentita cantare. Inutile, nemmeno con l'Aquila Rossa era riuscito, ormai quasi due mesi prima, a mentire: gli piaceva anche per quel motivo.
Stringendosela addosso, reclinò il capo verso di lei per baciarla e, quando si staccò, lo fece soltanto per scoccarle un'occhiata maliziosa.
– Così finirò per farti mia un'altra volta – le disse in tono basso, affondando in quel paio d'iridi di un lucido verde smeraldo ed accentuando il proprio sorrisetto, per poi farle presente – ..il parabrezza non ha ancora finito di spannarsi.
In fin dei conti si erano rivestiti entrambi ed accomodati in quella posizione da meno di un quarto d'ora.
La nightblader ridacchiò un momento, sfiorandogli le labbra in un nuovo fugace bacio, prima di rispondergli – Scusa – una pausa, durante la quale si sistemò meglio appoggiando di nuovo il capo nell'incavo del suo collo, prima di aggiungere in un sospiro – ..è che sto davvero bene ora.
– Merito mio.
Lei rise di nuovo.
– Scemo.
Restarono in silenzio per un altro poco, mentre la melodia di sottofondo cessava, il blocco di sicurezza della batteria che entrava in funzione per evitare che si scaricasse completamente. Nella solitudine di quella notte un fruscio lontano mosse le fronde alte di alcuni alberi, accostando tale rumore al loro respiro regolare finché, negli occhi la sagoma tondeggiante di una luna calante, alle orecchie del ragazzo giunse un nuovo sospiro.
– Che c'è?
– Stavo solo pensando ad un'antica leggenda occidentale – gli giunse la voce pacata di lei, la quale attese una manciata di secondi prima di esplicare – Pensavo alla storia di Endymion e Selene – la curiosità anticipò una certa perplessità, ma non la interruppe, lasciandola proseguire – Lei era la Dea della Luna, lui un Semi-Dio mortale. Per coronare il loro sogno d'amore Selene chiede al Re degli Dei di concedere all'uomo la vita eterna, ma si dimentica di chiederne anche l'eterna giovinezza. Così fa cadere Endymion in un sonno profondo che durerà per l'eternità, che gli impedisca di invecchiare.
– Mh? – mugugnò a quel punto Kei, interrogativo, prima di esprimere il proprio pensiero – Non mi sembra ci abbiano fatto un buon affare.
– No, probabilmente no – convenne con lui la mora, in tono fra il divertito ed il cinico, prima di addolcirsi – ..ma credo anche che sia molto bella. In un certo senso, Selene si mette in gioco in nome dei suoi sentimenti per il suo uomo, tanto da affrontare il Re degli Dei e chiedergli di esaudire il suo desiderio.
– E poi si incasina e si dimentica il dettaglio fondamentale – concluse per lei il blader, con un mezzo sorrisetto stampato in volto.
Gli arrivò un pugnetto sugli addominali che lo fece sussultare e, quando incrociò di nuovo gli occhi della sua compagna, non riuscì a trattenersi dallo scoppiare in una breve risata sommessa. Il suo viso contornato di ciocche scure era delineato in un'espressione corrucciata che faticava lei stessa a mantenere seria e che, quando lui cedette, si delineò di un ampio sorriso un po' storto.
– Può capitare di farsi prendere dall'ansia – affermò lei, campando quella scusante.
– Eh sì – le diede ragione seppur ancora piuttosto ironico, cosa che gli fece guadagnare una smorfia di rimprovero che lo divertì anche di più.
Nel silenzio che seguì, Yukiko si appoggiò di nuovo sulla sua spalla, ma poco dopo la sentì rabbrividire, cosa che suo malgrado gli fece render conto del freddo che stava realmente iniziando a farsi fastidioso.
– Si è fatto tardi, è il caso che ti riporti a casa – le disse, carezzandole ancora una volta la nuca, prima di aggiungere – Non voglio esser costretto ad andare in azienda da solo perché hai preso freddo.
Quelle ultime parole sortirono l'effetto sperato perché la mora, dopo uno sbuffetto a labbra serrate, si tirò su, acconsentendo a lasciargli libertà di movimento. Spostandosi sui sedili anteriori, il dranzerblader attese che lei facesse altrettanto dopo averle raddrizzato il suo schienale ed, una volta che si fu accomodata al suo fianco, ruotò le chiavi nel quadrante, azionando il meccanismo di chiusura del tettuccio mentre metteva in moto. Soltanto una volta che il cielo venne oscurato sopra le loro teste il ragazzo si prese la briga di osservare con occhio critico la condensa ancora presente sul parabrezza, tramutatasi in uno strato opaco di piccole goccioline traslucide.
Piegò le labbra in una smorfia, infilando i piedi nelle scarpe e allungandosi verso il vano porta-oggetti per tirarne fuori la spatola lava-vetri. Dopo essersi assicurato una visuale di nuovo perfettamente libera, fece retromarcia e si immetté finalmente in strada, dando sfogo ai cavalli di quell'auto una volta che le ruote aderirono all'asfalto.
Non passò più di mezz'ora prima che Kei frenasse di fronte a casa della compagna, esattamente nello stesso punto di ogni mattina, appena fuori dal campo visivo di chi poteva affacciarsi dalle finestre di quell'edificio indipendente a due piani. Dopo aver tirato il freno a mano e messo in folle, lasciò il motore libero di girare e si voltò di nuovo verso il lato del passeggero, posando lo sguardo su quella che, a conti fatti, era la sua ragazza.
– Grazie per stasera – gli disse lei, donandogli un quieto sorriso che lui ricambiò con uno dei suoi. Reggeva fra le mani la rosa che le aveva donati ad inizio serata con la stessa grazia che si riserverebbe ad un fiore di cristallo.
– Grazie a te – le rispose semplicemente a mezzo tono.
Sporgendosi verso di lei, le andò incontro sollevando la mano destra per posarla sulla guancia d'ella poco prima di assaggiarne per l'ennesima volta le labbra. La baciò dolcemente, senza fretta, per nulla desideroso di vederla scendere realmente dall'auto. Non si sarebbe mai stancato di saggiarne la morbidezza, né di avvertire il suo respiro carezzargli la pelle del viso mentre lei ricambiava. Muovendo delicatamente la bocca sulla sua, avvertì il familiare nodo alla bocca dello stomaco accostato ad un'emozione struggente che gli nacque al centro del petto, al solo pensiero di doversi separare da lei.
Quando, dopo quasi un minuto, si decise a staccarsi, si fece indietro ma non abbassò la mano, lasciandola posata sulla guancia accaldata della nightblader. Incrociandone gli occhi verdi e liquidi, non riuscì in alcun modo a non ricambiarne il sorriso in cui ella piegò quelle sue labbra arrossate e leggermente gonfie.
– Buonanotte – mormorò lei.
– Buonanotte – le rispose, facendo finalmente scivolare le dita oltre la delicata linea della mascella.
La osservò uscire dalla macchina, ripetendosi che l'avrebbe rivista entro poche ore, eppure gli riuscì ancora una volta incredibilmente difficile pensare di non poterla avere con sé, abbastanza vicina da poterne respirare il profumo nel dormiveglia. Scacciando quel pensiero ingranò la prima, dando gas ed immettendosi nuovamente nel traffico inesistente di quell'ora della notte; ma ancor prima di svoltare al primo incrocio, al posto della nightblader si materializzò la figura eterea della sua compagna di battaglie.
Separarsi è una pena così dolce!” commentò ironicamente l'Aquila Rossa, rompendo il silenzio ed i pensieri del dranzerblader.
Questi inarcò un sopracciglio, perplesso e seccato al tempo stesso – Spiritosa.
Sono serissima” ribatté impassibile l'altra, sorridendogli e ignorando lo sguardo in tralice che le rivolse. Lui sbuffò infastidito, continuando a guidare verso casa in un cocciuto silenzio, ma la sua bitpower sembrava di tutt'altro avviso, perché continuò “Allora, chi aveva ragione?
– Umphf – sbottò in tutta risposta, mantenendo la linea precedente. Eccolo, il momento in cui la sua migliore amica avrebbe rimarcato il fatidico “te l'avevo detto” – Cerca di non rovinarmi la serata, se non ti dispiace.
Lei rise “Non preoccuparti, non intendo tormentarti ancora” affermò allegramente, prima di aggiungere “Mi basta saperti felice” una pausa, durante la quale il blader inarcò un sopracciglio, preso alla sprovvista da quella verità, prima che lei gli chiedesse direttamente “Sei felice?
Kei rimase un attimo interdetto, ma la risposta gli salì muta e spontanea alle labbra, delineandole di un sorriso. Non vi fu bisogno d'altro, il collegamento con l'Aquila Rossa tanto profondo da non necessitare di parole dette a voce alta per comunicare.. non da parte sua almeno.
Sì, era felice. Indubbiamente.
Quando scese dalla Camaro l'aria fredda gli scompigliò i capelli e gli si insinuò sotto il colletto della camicia, inducendolo a muovere ampie falcate verso il portico dell'ingresso. Per una volta non andò nessuno ad accoglierlo, novità che il dranzerblader accettò più che volentieri senza sorprendersi, vista l'ora tarda. Sicuramente era l'unico ancora sveglio all'interno della tenuta. Per questo non fece particolare attenzione quando, salite le scale, imboccò il corridoio che allungandosi nelle due direzioni opposte conduceva alla sua stanza ed a quella di suo padre dall'altro lato, senza far caso al fioco bagliore che si intravedeva appena sotto l'anta lignea di una delle porte lasciata socchiusa.
Stava per raggiungere la sua camera quando la porta del bagno in fondo alla sua metà-corridoio si aprì, lasciandone uscire un signor Hiwatari ancora vestito di tutto punto. La reazione dei due componenti della stessa famiglia fu la medesima, perché si bloccarono in ogni muscolo appena si videro. Kei con la giacca su una spalla e la mano libera sulla maniglia della propria porta fissò senza muovere un muscolo suo padre, fermo sotto il vano della porta di quel bagno e recante sul braccio destro la giacca del suo abito grigio e la cravatta scura, entrambe ordinatamente ripiegate.
In quella manciata di secondi di silenzio durante la quale i due Hiwatari non fecero altro che guardarsi l'un l'altro, il silenzio avrebbe potuto lasciar intendere che anche le loro lingue si fossero tramutate in pietra, prima che la voce del padrone di casa smentisse la cosa.
– Oh Kei, ancora sveglio? – gli domandò finalmente il suo unico genitore, per una volta privo del suo solito cipiglio, cosa ancor più sorprendente, mentre finalmente avanzava lungo il passaggio.
Per contro il blader aprì la propria porta, ribattendo in tono piatto, del tutto discordante con ciò che gli si agitava in mente – Sei stato da qualche parte?
Che diavolo ci faceva suo padre ancora sveglio?!
– Sì, infatti. Anche tu vedo – gli rispose, soddisfatto, prima di aggiungere – Sei uscito con una ragazza?
– Non sono affari tuoi – affermò subito il figlio, corrucciandosi in volto per quell'intromissione.
– No, certamente, sei abbastanza grande da non dovermi render conto di tutte le persone che frequenti – ammise il signor Hiwatari, piuttosto bonariamente, passandogli accanto e superandolo. Lo spostamento d'aria creato da quel movimento fece giungere al naso di Kei l'odore della costosa acqua di colonia che suo padre si doveva essere spruzzato poco tempo prima, tenue ma ancora persistente, e quella fragranza gli fece inarcare un sopracciglio mentre ne seguiva la figura con lo sguardo.
Che fosse..?” Non terminò nemmeno di dar forma a quell'interrogativo nella propria mente.
– Buonanotte figliolo – gli augurò l'uomo.
– Umphf – sbuffò lui di rimando, ancora infastidito per quell'incontro e stranito per la natura dello stesso. Soltanto quando si richiuse la porta della propria camera alle spalle, finalmente solo in un ambiente familiare, rifletté sulle sue congetture e quell'interrogativo tornò a comparirgli nella mente, tanto incredibile quanto probabile.
Che suo padre fosse.. uscito con una donna?


Yukiko quel mattino varcò la soglia della cucina con meno entusiasmo del solito, risentendo un poco della mancanza di sonno accusata quella notte. Era tornata all'una passata e, chissà come, era riuscita ad entrare quatta quatta nella propria stanza senza svegliare sua madre.
E quella stessa donna si stava ancora aggirando al piano di sopra, stranamente in ritardo rispetto al solito, intenta a prepararsi, cosa che la costringeva ad alzare la voce per comunicare con lei.
– Ti ho procurato un paio di depliant di alcune concessionarie, sono lì sul tavolo! – stava dicendo in quel momento la presidentessa, probabilmente dal bagno.
La giovane Natsuki, procurandosi qualcosa per la colazione, lanciò uno sguardo alla pila di cataloghi in questione e ricordandosi della necessità di acquistare una seconda auto, prese posto. Poco dopo, mentre stava sfogliando ancora il primo volumetto fotografico e sgranocchiando qualche biscotto con le gocce di cioccolato, la presidentessa della N.C. comparve in quella stanza, appoggiando la sua borsa ed il cellulare sul tavolo, prima di raggiungere la credenza.
– Allora, com'è andata ieri sera?
– Bene, grazie – le rispose, assumendo un'aria vaga – Siamo andati a cena e poi abbiamo fatto un giro. E tu?
– Oh, tutto bene anche io – affermò tranquillamente la signora Natsuki, riempiendosi una tazza di latte ed accomodandosi, cambiando discorso – Hai già deciso che auto vorresti?
– Non ancora.
– Pensaci pure, hai tempo fino a sabato – le ricordò sua madre, prima di zittirsi e bere il suo latte macchiato.
In quel momento il telefono le vibrò ed il display si accese ad evidenziare l'icona di un messaggio in arrivo. Un messaggio di cui la mora riuscì a sbirciare il nome del mittente, prima che sua madre si affrettasse a sollevare il telefono ed oscurarle la vista.
Inarcando un sopracciglio allora, Yukiko sfoggiò uno dei suoi sorrisetti ironici, non resistendo alla curiosità.
– Chi è Susumu?
La donna sembrò farsi di cristallo in un primo istante, per poi ritrovare mobilità in un battito di ciglia che le permise di delineare le labbra in un sorrisetto un po' teso ma anche emozionato – Uhuhuh – rise a basso tono, di quella sua risata costruita che di per sé era tutta un programma.
Un risata che fece accentuare il sorriso della figlia, che rincarò la dose – È il tuo cavaliere di ieri?
Quando l'altra annuì, lo fece con un malcelato riserbo che non sfuggì alla ragazza, la quale addentò un altro biscotto, assumendo un'aria più contenuta e impassibile – Prima o poi dovrai farmelo conoscere, mamma, è inutile che tu faccia quella faccia – le disse senza mezzi termini, prima di sorriderle e incitarla a sbottonarsi un po' – Dai, raccontami qualcosa.. com'è questo Susumu? – il sorriso le si accentuò in volto, sornione – ..è bello??
Finalmente aveva la possibilità di ricambiare il favore a sua madre, ma non voleva andarci troppo pesante, essendo realmente curiosa di scoprire che tipo fosse l'uomo che l'aveva fatta uscire dal guscio creato da una vita incentrata sul mondo degli affari.
La signora Natsuki sotto quelle pressioni sembrò quasi a disagio, ma mantenne il suo abituale contegno e con la schiena dritta, in una posizione ed un'espressione che assumeva spesso durante un colloquio d'affari sull'orlo di un fallimento, sospirò.
Yukiko inarcò un sopracciglio. Aveva appena sospirato?!
– Sì, è piuttosto attraente – concesse finalmente la presidentessa, nascondendosi dietro il bordo della tazza che accostò di nuovo alla bocca – Ed è un importante uomo d'affari.
– M-mh..
– L'ho conosciuto qualche tempo fa invero e avevo già intuito fosse uno di quei signori vecchio stampo, ma mi ha sorpresa quando mi ha invitata ad uscire la prima volta.
La nightblader si fece di nuovo perplessa – La prima volta? – ripeté.
Sua madre annuì con un piccolo sorriso – Non ti ho detto niente perché è una situazione nuova e non so nemmeno io come considerarla.. ma usciamo insieme da tre settimane ormai.
Quell'ultima notizia per poco non la fece soffocare, facendole andare il biscotto di traverso, e si dovette dare qualche colpo sul petto, tossendo piegata in due sul tavolo, per evitare il peggio. Quando si riprese dalla sorpresa e dal tentato omicidio-suicidio, sollevò di nuovo lo sguardo sino all'altro capo del tavolo, gli occhi ancora sgranati e il viso arrossato, ripetendo con voce strozzata – Tre settimane?
– Uhuh.. suvvia, non è così rilevante – cercò di sminuire l'altra di rimando, muovendo la mano destra a mezz'aria dall'alto verso il basso.
Raddrizzando la schiena in una posa più composta, la mora continuò a fissarla senza riuscire a venire a capo dei propri pensieri. Non si era minimamente accorta del cambiamento finché sua madre non aveva vuotato il sacco, ma ora molte cose stavano trovando un senso, a partire da alcuni piccoli dettagli ai quali non aveva badato perché troppo ansiosa di nascondere a sua volta alla donna la propria relazione. Il silenzio che seguì si protrasse per diversi minuti, mentre la signora Natsuki si dedicava alla sua tazza di latte macchiato e biscotti e la figlia si perdeva dietro le proprie riflessioni.
Non poteva negare, negli ultimi giorni, di averla vista più vitale del solito ed ora era in grado di dire con certezza che quel suo nuovo modo di fare non era affatto dovuto soltanto al suo ritorno a casa. Era stata una sciocca a non farci caso sino a quel momento, a non prendere in considerazione l'idea, ma non avrebbe potuto fare altrimenti. Per lei era strano che sua madre cercasse un qualche tipo di relazione con un uomo diverso dall'ex presidente della N.C. ed ora, di fronte ai suoi occhi verdi, ella le appariva non solo come sua madre ma come una donna. E come tale era naturale che prima o poi provasse interesse verso un altro uomo, indipendentemente da quanto questo potesse scombussolare la sua unica figlia. Eppure lei stessa, osservando attentamente il suo unico genitore, non poté negare l'evidenza: chiunque fosse questo Susumu, la stava rendendo felice.. e tanto poteva bastare.
– Va bene.
– Come, tesoro?
– Hai la mia benedizione mamma – affermò impassibile Yukiko, alzandosi in piedi.
La presidentessa della N.C. sembrò rimanere interdetta, cosa che non fece altro che far accentuare il leggero sorriso della mora.
– Aspetterò il momento in cui sarai pronta a farmelo conoscere – le disse di nuovo, portando al lavello il proprio piatto – Nel frattempo sappi che non sono contraria e che non devi farti problemi: se ti rende felice allora mi sta bene.
La donna seduta dall'altro capo del corto tavolo rettangolare sembrò troppo spiazzata per reagire in tempi brevi e la ragazza si lasciò sfuggire un sorrisetto piuttosto soddisfatto, prima di avvertire il doppio richiamo del clacson che era il suo speciale avviso per uscire. Non lasciò quindi il tempo necessario a sua madre per riprendersi e si avviò in tutta fretta verso la porta, afferrando al volo la propria borsa ed il cappotto.
– Io vado! – esclamò, uscendo quasi di corsa e cogliendo distrattamente la risposta di rito dell'altra, prima di calcare il vialetto.
Mentre camminava spedita verso la Camaro in attesa, il motore acceso e la marmitta ronzante, la nightblader si ritrovò a sorridere fra sé e sé, nonostante il cielo quasi totalmente coperto di nubi lasciasse presagire l'arrivo del maltempo tipicamente autunnale.
Aveva la netta impressione che la sua vita fosse nel pieno di una fiorente primavera.


...continua.

[ANGOLO AUTRICE]
Buonasera!!
Mi ritrovo a pubblicare fin troppo speditamente per le mie previsioni XD ma non posso farci niente. Ormai la storia si scrive da sola! Anche perché non manca troppo alla conclusione ^_^ credo che arriverò ai 50 capitoli al massimo, quindi non disperate.. intanto vi lascio con il 40° capitolo, un traguardo che non ero ancora riuscita a raggiungere! Ammetto che ne sono piuttosto fiera e spero che sia venuto fuori un bel lavoro! Voi che ne pensate?! Ovviamente aspetterò con impazienza i vostri pareri e nel frattempo ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi! Vi adoro e spero davvero di non annoiare nessuno!!
Buona settimana a tutti dalla vostra profiqua
Kaiy-chan
   
 
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