40. Il primo
mesi-versario
Quella sera
avrebbero festeggiato, a costo di portare lei stessa fuori Kei.
Era questo ciò che
aveva pensato il primo momento in cui aveva aperto gli occhi quel
mattino, rendendosi conto di che giorno fosse. Era passato
esattamente un mese da quella notte in Russia. Un mese da quando la
loro storia aveva ufficialmente - e segretamente per molti - avuto
inizio. Si potrebbe tranquillamente immaginare, quindi, la sua
sorpresa quando, la prima cosa che lui le chiese appena salita in
macchina, fu se aveva impegni per cena.
Ecco perché ora
stava cercando in tutti i modi di rimediare un abbigliamento adatto
ad una serata tanto fredda quanto umida, mentre pazientemente il
dranzerblader la stava aspettando in macchina, parcheggiato a lato
strada con tanto di quattro frecce. Non era arrivato da molto,
essendo passato da casa a sua volta per cambiarsi, ma Yukiko aveva
fatto appena in tempo a pensare di annunciare a sua madre le sue
intenzioni quando la signora Natsuki l'aveva anticipata sul tempo,
rivelandole poco prima di staccare dal lavoro che aveva un impegno
per la serata e che le dispiaceva non poter cenare con lei.
La cosa aveva
sorpreso non poco la mora, ma aveva ben presto accantonato il
pensiero, trovando la cosa piuttosto fortuita. Per questo avevano
dovuto fare i turni per il bagno del primo piano e, sempre per
questo, aveva finito con il risultare in ritardo sulla propria
tabella di marcia.
– Vestiti bene,
tesoro! Il meteo ha dato 6° – le giunse la voce di sua madre dal
bagno.
– Non preoccuparti
– ribatté prontamente la ragazza, frugando fra i maglioni di lana.
“E soprattutto,
mettiti qualcosa di facile da togliere!” le disse con una nota
di divertimento il suo bitpower, sovrastando i suoi pensieri.
Voltandosi a
scoccargli un'occhiataccia, lei non ribatté nulla a voce,
arricciando il naso prima di infilarlo di nuovo nel proprio armadio.
Suo malgrado, non riuscì proprio ad evitarsi di prendere in
considerazione anche quell'ultimo suggerimento nella scelta, finendo
per tirare fuori un vestito a maglia color verde petrolio, sotto il
quale decise per un paio di leggins neri, dalla fantasia simile al
jeans, un acquisto relativamente recente che doveva ancora spianare.
– Quando torni? –
la interpellò di nuovo la voce della signora Natsuki oltre il suo
campo visivo.
– Non troppo tardi
– o almeno era quel che si augurava, le rispose, prima di rigirarle
la domanda – E tu?
– Anche io non
dovrei tardare molto – le rispose, restando a sua volta sul vago.
Quella risposta,
come il fatto che poco prima sua madre si fosse quasi rifiutata di
dirle alcunché sul suo accompagnatore, fecero inarcare un
sopracciglio alla nightblader, che finì di infilarsi i vestiti
prescelti mentre rifletteva sulla questione. Che sua madre uscisse
con qualcuno era già di per sé una novità più che incredibile:
non ricordava di averla mai vista interessata ad un uomo, dopo la
morte di suo padre. Per un istante, mentre osservava con sguardo
critico la propria immagine riflessa nello specchio, Yukiko rifletté
sul comportamento del suo unico genitore. Era senz'altro una donna
dal fascino indiscutibile, quindi non v'era nulla di strano che
qualcuno le potesse fare la corte, ma non rammentava alcuna occasione
nella quale sua madre avesse ceduto alle lusinghe dell'altro sesso.
Si chiese se la donna le stesse nascondendo deliberatamente qualcosa,
ma le sue congetture vennero interrotte dal suono di un clacson
proveniente dall'esterno.
A quel punto si
allungò verso l'interruttore, spegnendo la luce.
– Arrivo, arrivo!
– esclamò, ben consapevole di non poter comunque essere udita dal
proprio cavaliere, prima di sucire in corridoio – Mamma io vado,
divertiti!
– Anche tu cara –
le disse allegramente la signora Natsuki.
La blader si
precipitò giù dalle scale, afferrando la borsetta ed il cappotto,
prima di fermarsi nell'atrio per il tempo di infilarsi gli
stivaletti. Quando uscì l'aria fredda le riempì i polmoni,
rivitalizzandola per poi fuoriuscire in una nuvoletta di condensa
dalle labbra. Avvertendo il sapore dell'inverno sul palato, Yukiko si
ritrovò a sorridere.
Amava l'inverno.
Scesa in strada
impiegò meno di dieci secondi per salire in auto ma, una volta
richiusa la portiera, si bloccò spalancando gli occhi mentre, di
fronte a lei, comparve un'unica rosa rossa. Quando risalì con lo
sguardo di smeraldo il braccio che gliela porgeva, ancora spiazzata
da quella vista, ci mise una manciata di secondi a far qualunque
altra cosa a parte fissare il profilo del ragazzo che aveva accanto.
Questi teneva lo sguardo sulla strada, i suoi occhi scuri che
sembravano tutto men che intenzionati a voltarsi in sua direzione
nonostante la situazione e, nella penombra, Yukiko credette di
distinguere una certa tensione nella sua espressione. Quando si
schiarì la voce, la mora cadde finalmente dalle nuvole, prendendo
fra le mani quel dono e aprendo infine bocca, fin troppo consapevole
delle proprie gote già in fiamme.
– Grazie.. –
mormorò a quel punto con una nota di imbarazzo e stupore, abbassando
lo sguardo sul fiore che teneva delicatamente per lo stelo – ..è
bellissima.
Era vero. Il
bocciolo ancora parzialmente chiuso svettava rosso sangue sulla cima
di un gambo cosparso di foglie ed a cui erano state tolte
preventivamente le spine. La ragazza poté cogliere il riverbero di
alcune goccioline d'acqua quando la Camaro si mosse,
conducendo entrambi alla meta designata dall'autista stesso, sulla
quale questi mantenne per altro il più discreto riserbo. La ignorò
bellamente persino quando ella tentò di domandargli per l'ennesima
volta dove fossero diretti.
Eppure, arrendendosi
ben presto, la cosa non le diede fastidio ma contribuì soltanto ad
aumentare la sua curiosità, sentendosi talmente positiva da arrivare
a pensare di poter accettare di buon grado qualunque cosa il blader
avesse escogitato per quella la serata.
L'ultima cosa che
avrebbe creduto era che le sorprese non fossero ancora finite.
Kei ripensò
nuovamente al tempo passato da quando aveva capito di non essere
disposto a fare a meno di lei e, carezzandone i capelli sfumati di
viola, sorrise fra sé e sé. L'aria fredda della sera gli portava il
delicato odore del suo shampoo alle narici, mentre il tepore del suo
corpo gli impediva di accusare la bassa temperatura di quella notte
tersa, con l'ausilio ovviamente della coperta che si era portato
appresso per l'occorrenza.
Dopo una cena a base
di sushi da Kippei, si erano fermati sulla sommità di un belvedere e
si erano spostati entrambi sui sedili posteriori, reclinando quelli
anteriori in avanti il più possibile per restare più comodi mentre
rimanevano lì, a contemplare la volta celeste o il paesaggio
cittadino, a seconda dell'altezza a cui cadeva il loro sguardo.
Semi-sdraiato in diagonale, il dranzerblader si lasciò sfuggire uno
sbuffo divertito al sentire il tocco delle sue labbra sul collo, il
suo fiato che gli si insinuò piacevolmente tiepido sotto il colletto
della camicia. Le casse all'interno delle portiere anteriori stavano
diffondendo in quel momento il ritornello della dodicesima canzone
del CD inserito nello stereo: Away.
Un ritornello che la
mora stava canticchiando in quel preciso istante.
I
see you
'Cause
you won't get out my away
I
hear you
'Cause
you won't quit screaming my name
I
feel you
'Cause
you won't stop touching my skin
I
need you
They're
coming to take you away
La sua voce, in
contrasto con quella più roca del cantante, gli parve un
accompagnamento decisamente gradevole, un pensiero che lo sorprese in
parte, sebbene non tanto quanto ciò che era arrivato a pensare le
prime volte che l'aveva sentita cantare. Inutile, nemmeno con
l'Aquila Rossa era riuscito, ormai quasi due mesi prima, a mentire:
gli piaceva anche per quel motivo.
Stringendosela
addosso, reclinò il capo verso di lei per baciarla e, quando si
staccò, lo fece soltanto per scoccarle un'occhiata maliziosa.
– Così finirò
per farti mia un'altra volta – le disse in tono basso, affondando
in quel paio d'iridi di un lucido verde smeraldo ed accentuando il
proprio sorrisetto, per poi farle presente – ..il parabrezza non ha
ancora finito di spannarsi.
In fin dei conti si
erano rivestiti entrambi ed accomodati in quella posizione da meno di
un quarto d'ora.
La nightblader
ridacchiò un momento, sfiorandogli le labbra in un nuovo fugace
bacio, prima di rispondergli – Scusa – una pausa, durante la
quale si sistemò meglio appoggiando di nuovo il capo nell'incavo del
suo collo, prima di aggiungere in un sospiro – ..è che sto davvero
bene ora.
– Merito mio.
Lei rise di nuovo.
– Scemo.
Restarono in
silenzio per un altro poco, mentre la melodia di sottofondo cessava, il blocco di sicurezza
della batteria che entrava in funzione per evitare che si scaricasse
completamente. Nella solitudine di quella notte un fruscio lontano
mosse le fronde alte di alcuni alberi, accostando tale rumore al loro
respiro regolare finché, negli occhi la sagoma tondeggiante di una
luna calante, alle orecchie del ragazzo giunse un nuovo sospiro.
– Che c'è?
– Stavo solo
pensando ad un'antica leggenda occidentale – gli giunse la voce
pacata di lei, la quale attese una manciata di secondi prima di
esplicare – Pensavo alla storia di Endymion e Selene – la
curiosità anticipò una certa perplessità, ma non la interruppe,
lasciandola proseguire – Lei era la Dea della Luna, lui un Semi-Dio
mortale. Per coronare il loro sogno d'amore Selene chiede al Re degli
Dei di concedere all'uomo la vita eterna, ma si dimentica di
chiederne anche l'eterna giovinezza. Così fa cadere Endymion in un
sonno profondo che durerà per l'eternità, che gli impedisca di
invecchiare.
– Mh? – mugugnò
a quel punto Kei, interrogativo, prima di esprimere il proprio
pensiero – Non mi sembra ci abbiano fatto un buon affare.
– No,
probabilmente no – convenne con lui la mora, in tono fra il
divertito ed il cinico, prima di addolcirsi – ..ma credo anche che
sia molto bella. In un certo senso, Selene si mette in gioco in nome
dei suoi sentimenti per il suo uomo, tanto da affrontare il Re degli
Dei e chiedergli di esaudire il suo desiderio.
– E poi si
incasina e si dimentica il dettaglio fondamentale – concluse per
lei il blader, con un mezzo sorrisetto stampato in volto.
Gli arrivò un
pugnetto sugli addominali che lo fece sussultare e, quando incrociò
di nuovo gli occhi della sua compagna, non riuscì a trattenersi
dallo scoppiare in una breve risata sommessa. Il suo viso contornato
di ciocche scure era delineato in un'espressione corrucciata che
faticava lei stessa a mantenere seria e che, quando lui cedette, si
delineò di un ampio sorriso un po' storto.
– Può capitare di
farsi prendere dall'ansia – affermò lei, campando quella scusante.
– Eh sì – le
diede ragione seppur ancora piuttosto ironico, cosa che gli fece
guadagnare una smorfia di rimprovero che lo divertì anche di più.
Nel silenzio che
seguì, Yukiko si appoggiò di nuovo sulla sua spalla, ma poco dopo
la sentì rabbrividire, cosa che suo malgrado gli fece render conto
del freddo che stava realmente iniziando a farsi fastidioso.
– Si è fatto
tardi, è il caso che ti riporti a casa – le disse, carezzandole
ancora una volta la nuca, prima di aggiungere – Non voglio esser
costretto ad andare in azienda da solo perché hai preso freddo.
Quelle ultime parole
sortirono l'effetto sperato perché la mora, dopo uno sbuffetto a
labbra serrate, si tirò su, acconsentendo a lasciargli libertà di
movimento. Spostandosi sui sedili anteriori, il dranzerblader attese
che lei facesse altrettanto dopo averle raddrizzato il suo schienale
ed, una volta che si fu accomodata al suo fianco, ruotò le chiavi
nel quadrante, azionando il meccanismo di chiusura del tettuccio
mentre metteva in moto. Soltanto una volta che il cielo venne
oscurato sopra le loro teste il ragazzo si prese la briga di
osservare con occhio critico la condensa ancora presente sul
parabrezza, tramutatasi in uno strato opaco di piccole goccioline
traslucide.
Piegò le labbra in
una smorfia, infilando i piedi nelle scarpe e allungandosi verso il
vano porta-oggetti per tirarne fuori la spatola lava-vetri. Dopo
essersi assicurato una visuale di nuovo perfettamente libera, fece
retromarcia e si immetté finalmente in strada, dando sfogo ai
cavalli di quell'auto una volta che le ruote aderirono all'asfalto.
Non passò più di
mezz'ora prima che Kei frenasse di fronte a casa della compagna,
esattamente nello stesso punto di ogni mattina, appena fuori dal
campo visivo di chi poteva affacciarsi dalle finestre di
quell'edificio indipendente a due piani. Dopo aver tirato il freno a
mano e messo in folle, lasciò il motore libero di girare e si voltò
di nuovo verso il lato del passeggero, posando lo sguardo su quella
che, a conti fatti, era la sua ragazza.
– Grazie per
stasera – gli disse lei, donandogli un quieto sorriso che lui
ricambiò con uno dei suoi. Reggeva fra le mani la rosa che le aveva
donati ad inizio serata con la stessa grazia che si riserverebbe ad
un fiore di cristallo.
– Grazie a te –
le rispose semplicemente a mezzo tono.
Sporgendosi verso di
lei, le andò incontro sollevando la mano destra per posarla sulla
guancia d'ella poco prima di assaggiarne per l'ennesima volta le
labbra. La baciò dolcemente, senza fretta, per nulla desideroso di
vederla scendere realmente dall'auto. Non si sarebbe mai stancato di
saggiarne la morbidezza, né di avvertire il suo respiro carezzargli
la pelle del viso mentre lei ricambiava. Muovendo delicatamente la
bocca sulla sua, avvertì il familiare nodo alla bocca dello stomaco
accostato ad un'emozione struggente che gli nacque al centro del
petto, al solo pensiero di doversi separare da lei.
Quando, dopo quasi
un minuto, si decise a staccarsi, si fece indietro ma non abbassò la
mano, lasciandola posata sulla guancia accaldata della nightblader.
Incrociandone gli occhi verdi e liquidi, non riuscì in alcun modo a
non ricambiarne il sorriso in cui ella piegò quelle sue labbra
arrossate e leggermente gonfie.
– Buonanotte –
mormorò lei.
– Buonanotte –
le rispose, facendo finalmente scivolare le dita oltre la delicata
linea della mascella.
La osservò uscire
dalla macchina, ripetendosi che l'avrebbe rivista entro poche ore,
eppure gli riuscì ancora una volta incredibilmente difficile pensare
di non poterla avere con sé, abbastanza vicina da poterne respirare
il profumo nel dormiveglia. Scacciando quel pensiero ingranò la
prima, dando gas ed immettendosi nuovamente nel traffico inesistente
di quell'ora della notte; ma ancor prima di svoltare al primo
incrocio, al posto della nightblader si materializzò la figura
eterea della sua compagna di battaglie.
“Separarsi è
una pena così dolce!” commentò ironicamente l'Aquila Rossa,
rompendo il silenzio ed i pensieri del dranzerblader.
Questi inarcò un
sopracciglio, perplesso e seccato al tempo stesso – Spiritosa.
“Sono
serissima” ribatté impassibile l'altra, sorridendogli e
ignorando lo sguardo in tralice che le rivolse. Lui sbuffò
infastidito, continuando a guidare verso casa in un cocciuto
silenzio, ma la sua bitpower sembrava di tutt'altro avviso, perché
continuò “Allora, chi aveva ragione?”
– Umphf – sbottò
in tutta risposta, mantenendo la linea precedente. Eccolo, il momento
in cui la sua migliore amica avrebbe rimarcato il fatidico “te
l'avevo detto” – Cerca di non rovinarmi la serata, se non ti
dispiace.
Lei rise “Non
preoccuparti, non intendo tormentarti ancora” affermò
allegramente, prima di aggiungere “Mi basta saperti felice”
una pausa, durante la quale il blader inarcò un sopracciglio, preso
alla sprovvista da quella verità, prima che lei gli chiedesse
direttamente “Sei felice?”
Kei rimase un attimo
interdetto, ma la risposta gli salì muta e spontanea alle labbra,
delineandole di un sorriso. Non vi fu bisogno d'altro, il
collegamento con l'Aquila Rossa tanto profondo da non necessitare di
parole dette a voce alta per comunicare.. non da parte sua almeno.
Sì, era felice.
Indubbiamente.
Quando scese dalla
Camaro l'aria fredda gli scompigliò i capelli e gli si
insinuò sotto il colletto della camicia, inducendolo a muovere ampie
falcate verso il portico dell'ingresso. Per una volta non andò
nessuno ad accoglierlo, novità che il dranzerblader accettò più
che volentieri senza sorprendersi, vista l'ora tarda. Sicuramente era
l'unico ancora sveglio all'interno della tenuta. Per questo non fece
particolare attenzione quando, salite le scale, imboccò il corridoio
che allungandosi nelle due direzioni opposte conduceva alla sua
stanza ed a quella di suo padre dall'altro lato, senza far caso al
fioco bagliore che si intravedeva appena sotto l'anta lignea di una
delle porte lasciata socchiusa.
Stava per
raggiungere la sua camera quando la porta del bagno in fondo alla sua
metà-corridoio si aprì, lasciandone uscire un signor Hiwatari
ancora vestito di tutto punto. La reazione dei due componenti della
stessa famiglia fu la medesima, perché si bloccarono in ogni muscolo
appena si videro. Kei con la giacca su una spalla e la mano libera
sulla maniglia della propria porta fissò senza muovere un muscolo
suo padre, fermo sotto il vano della porta di quel bagno e recante
sul braccio destro la giacca del suo abito grigio e la cravatta
scura, entrambe ordinatamente ripiegate.
In quella manciata
di secondi di silenzio durante la quale i due Hiwatari non fecero
altro che guardarsi l'un l'altro, il silenzio avrebbe potuto lasciar
intendere che anche le loro lingue si fossero tramutate in pietra,
prima che la voce del padrone di casa smentisse la cosa.
– Oh Kei, ancora
sveglio? – gli domandò finalmente il suo unico genitore, per una
volta privo del suo solito cipiglio, cosa ancor più sorprendente,
mentre finalmente avanzava lungo il passaggio.
Per contro il blader
aprì la propria porta, ribattendo in tono piatto, del tutto
discordante con ciò che gli si agitava in mente – Sei stato da
qualche parte?
Che diavolo ci
faceva suo padre ancora sveglio?!
– Sì, infatti.
Anche tu vedo – gli rispose, soddisfatto, prima di aggiungere –
Sei uscito con una ragazza?
– Non sono affari
tuoi – affermò subito il figlio, corrucciandosi in volto per
quell'intromissione.
– No, certamente,
sei abbastanza grande da non dovermi render conto di tutte le persone
che frequenti – ammise il signor Hiwatari, piuttosto bonariamente,
passandogli accanto e superandolo. Lo spostamento d'aria creato da
quel movimento fece giungere al naso di Kei l'odore della costosa
acqua di colonia che suo padre si doveva essere spruzzato poco tempo
prima, tenue ma ancora persistente, e quella fragranza gli fece
inarcare un sopracciglio mentre ne seguiva la figura con lo sguardo.
“Che fosse..?”
Non terminò nemmeno di dar forma a quell'interrogativo nella propria
mente.
– Buonanotte
figliolo – gli augurò l'uomo.
– Umphf – sbuffò
lui di rimando, ancora infastidito per quell'incontro e stranito per
la natura dello stesso. Soltanto quando si richiuse la porta della
propria camera alle spalle, finalmente solo in un ambiente familiare,
rifletté sulle sue congetture e quell'interrogativo tornò a
comparirgli nella mente, tanto incredibile quanto probabile.
Che suo padre
fosse.. uscito con una donna?
Yukiko quel mattino
varcò la soglia della cucina con meno entusiasmo del solito,
risentendo un poco della mancanza di sonno accusata quella notte. Era
tornata all'una passata e, chissà come, era riuscita ad entrare
quatta quatta nella propria stanza senza svegliare sua madre.
E quella stessa
donna si stava ancora aggirando al piano di sopra, stranamente in
ritardo rispetto al solito, intenta a prepararsi, cosa che la
costringeva ad alzare la voce per comunicare con lei.
– Ti ho procurato
un paio di depliant di alcune concessionarie, sono lì sul tavolo! –
stava dicendo in quel momento la presidentessa, probabilmente dal
bagno.
La giovane Natsuki,
procurandosi qualcosa per la colazione, lanciò uno sguardo alla pila
di cataloghi in questione e ricordandosi della necessità di
acquistare una seconda auto, prese posto. Poco dopo, mentre stava
sfogliando ancora il primo volumetto fotografico e sgranocchiando
qualche biscotto con le gocce di cioccolato, la presidentessa della
N.C. comparve in quella stanza, appoggiando la sua borsa ed il
cellulare sul tavolo, prima di raggiungere la credenza.
– Allora, com'è
andata ieri sera?
– Bene, grazie –
le rispose, assumendo un'aria vaga – Siamo andati a cena e poi
abbiamo fatto un giro. E tu?
– Oh, tutto bene
anche io – affermò tranquillamente la signora Natsuki,
riempiendosi una tazza di latte ed accomodandosi, cambiando discorso
– Hai già deciso che auto vorresti?
– Non ancora.
– Pensaci pure,
hai tempo fino a sabato – le ricordò sua madre, prima di zittirsi
e bere il suo latte macchiato.
In quel momento il
telefono le vibrò ed il display si accese ad evidenziare l'icona di
un messaggio in arrivo. Un messaggio di cui la mora riuscì a
sbirciare il nome del mittente, prima che sua madre si affrettasse a
sollevare il telefono ed oscurarle la vista.
Inarcando un
sopracciglio allora, Yukiko sfoggiò uno dei suoi sorrisetti ironici,
non resistendo alla curiosità.
– Chi è Susumu?
La donna sembrò
farsi di cristallo in un primo istante, per poi ritrovare mobilità
in un battito di ciglia che le permise di delineare le labbra in un
sorrisetto un po' teso ma anche emozionato – Uhuhuh – rise a
basso tono, di quella sua risata costruita che di per sé era tutta
un programma.
Un risata che fece
accentuare il sorriso della figlia, che rincarò la dose – È il
tuo cavaliere di ieri?
Quando l'altra
annuì, lo fece con un malcelato riserbo che non sfuggì alla
ragazza, la quale addentò un altro biscotto, assumendo un'aria più
contenuta e impassibile – Prima o poi dovrai farmelo conoscere,
mamma, è inutile che tu faccia quella faccia – le disse senza
mezzi termini, prima di sorriderle e incitarla a sbottonarsi un po' –
Dai, raccontami qualcosa.. com'è questo Susumu? – il sorriso le si
accentuò in volto, sornione – ..è bello??
Finalmente aveva la
possibilità di ricambiare il favore a sua madre, ma non voleva
andarci troppo pesante, essendo realmente curiosa di scoprire che
tipo fosse l'uomo che l'aveva fatta uscire dal guscio creato da una
vita incentrata sul mondo degli affari.
La signora Natsuki
sotto quelle pressioni sembrò quasi a disagio, ma mantenne il suo
abituale contegno e con la schiena dritta, in una posizione ed
un'espressione che assumeva spesso durante un colloquio d'affari
sull'orlo di un fallimento, sospirò.
Yukiko inarcò un
sopracciglio. Aveva appena sospirato?!
– Sì, è
piuttosto attraente – concesse finalmente la presidentessa,
nascondendosi dietro il bordo della tazza che accostò di nuovo alla
bocca – Ed è un importante uomo d'affari.
– M-mh..
– L'ho conosciuto
qualche tempo fa invero e avevo già intuito fosse uno di quei
signori vecchio stampo, ma mi ha sorpresa quando mi ha invitata ad
uscire la prima volta.
La nightblader si
fece di nuovo perplessa – La prima volta? – ripeté.
Sua madre annuì con
un piccolo sorriso – Non ti ho detto niente perché è una
situazione nuova e non so nemmeno io come considerarla.. ma usciamo
insieme da tre settimane ormai.
Quell'ultima notizia
per poco non la fece soffocare, facendole andare il biscotto di
traverso, e si dovette dare qualche colpo sul petto, tossendo piegata
in due sul tavolo, per evitare il peggio. Quando si riprese dalla
sorpresa e dal tentato omicidio-suicidio, sollevò di nuovo lo
sguardo sino all'altro capo del tavolo, gli occhi ancora sgranati e
il viso arrossato, ripetendo con voce strozzata – Tre settimane?
– Uhuh.. suvvia,
non è così rilevante – cercò di sminuire l'altra di rimando,
muovendo la mano destra a mezz'aria dall'alto verso il basso.
Raddrizzando la
schiena in una posa più composta, la mora continuò a fissarla senza
riuscire a venire a capo dei propri pensieri. Non si era minimamente
accorta del cambiamento finché sua madre non aveva vuotato il sacco,
ma ora molte cose stavano trovando un senso, a partire da alcuni
piccoli dettagli ai quali non aveva badato perché troppo ansiosa di
nascondere a sua volta alla donna la propria relazione. Il silenzio
che seguì si protrasse per diversi minuti, mentre la signora Natsuki
si dedicava alla sua tazza di latte macchiato e biscotti e la figlia
si perdeva dietro le proprie riflessioni.
Non poteva negare,
negli ultimi giorni, di averla vista più vitale del solito ed ora
era in grado di dire con certezza che quel suo nuovo modo di fare non
era affatto dovuto soltanto al suo ritorno a casa. Era stata una
sciocca a non farci caso sino a quel momento, a non prendere in
considerazione l'idea, ma non avrebbe potuto fare altrimenti. Per lei
era strano che sua madre cercasse un qualche tipo di relazione con un
uomo diverso dall'ex presidente della N.C. ed ora, di fronte ai suoi
occhi verdi, ella le appariva non solo come sua madre ma come una
donna. E come tale era naturale che prima o poi provasse interesse
verso un altro uomo, indipendentemente da quanto questo potesse
scombussolare la sua unica figlia. Eppure lei stessa, osservando
attentamente il suo unico genitore, non poté negare l'evidenza:
chiunque fosse questo Susumu, la stava rendendo felice.. e tanto
poteva bastare.
– Va bene.
– Come, tesoro?
– Hai la mia
benedizione mamma – affermò impassibile Yukiko, alzandosi in
piedi.
La presidentessa
della N.C. sembrò rimanere interdetta, cosa che non fece altro che
far accentuare il leggero sorriso della mora.
– Aspetterò il
momento in cui sarai pronta a farmelo conoscere – le disse di
nuovo, portando al lavello il proprio piatto – Nel frattempo sappi
che non sono contraria e che non devi farti problemi: se ti rende
felice allora mi sta bene.
La donna seduta
dall'altro capo del corto tavolo rettangolare sembrò troppo
spiazzata per reagire in tempi brevi e la ragazza si lasciò sfuggire
un sorrisetto piuttosto soddisfatto, prima di avvertire il doppio
richiamo del clacson che era il suo speciale avviso per uscire. Non
lasciò quindi il tempo necessario a sua madre per riprendersi e si
avviò in tutta fretta verso la porta, afferrando al volo la propria
borsa ed il cappotto.
– Io vado! –
esclamò, uscendo quasi di corsa e cogliendo distrattamente la
risposta di rito dell'altra, prima di calcare il vialetto.
Mentre camminava
spedita verso la Camaro in attesa, il motore acceso e la
marmitta ronzante, la nightblader si ritrovò a sorridere fra sé e
sé, nonostante il cielo quasi totalmente coperto di nubi lasciasse
presagire l'arrivo del maltempo tipicamente autunnale.
Aveva la netta
impressione che la sua vita fosse nel pieno di una fiorente
primavera.
...continua.
[ANGOLO AUTRICE]
Buonasera!!
Mi ritrovo a pubblicare fin troppo speditamente per le mie previsioni XD ma non posso farci niente. Ormai la storia si scrive da sola! Anche perché non manca troppo alla conclusione ^_^ credo che arriverò ai 50 capitoli al massimo, quindi non disperate.. intanto vi lascio con il 40° capitolo, un traguardo che non ero ancora riuscita a raggiungere! Ammetto che ne sono piuttosto fiera e spero che sia venuto fuori un bel lavoro! Voi che ne pensate?! Ovviamente aspetterò con impazienza i vostri pareri e nel frattempo ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi! Vi adoro e spero davvero di non annoiare nessuno!!
Buona settimana a tutti dalla vostra profiqua
Kaiy-chan