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Autore: Marra Superwholocked    18/11/2014    3 recensioni
A volte si ha la sensazione che qualcosa di oscuro aleggi intorno a noi. E, credetemi, è tutto vero.
Da bambini pensiamo ai mostri sotto al letto, ai fantasmi nell'armadio o alla strega cattiva che gira per le strade buie imprecando e lanciando incantesimi. Ma poi cresciamo e ci rendiamo conto che faceva tutto parte di un film, di una storia raccontataci dai nostri fratelli maggiori o di un libro che avevamo letto pochi giorni prima e che nulla di tutto ciò poteva succedere. Be', è lì ci sbagliavamo: tutto può succedere, basta solo avere la mente aperta.
E un TARDIS.
Genere: Avventura, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Pond, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 5
Ai piani alti

 


Tutti tenevano gli occhi puntati su quei tre fantasmi. O non erano fantasmi? Ormai si erano abituati alle stramberie. A partire da quella professoressa un po' particolare di storia dell'arte che, quando spiegava, guardava tutto meno che i suoi studenti, ma sembrava vedere e sentire ogni cosa all'interno di una classe.
«È lui!» disse piano Catherine. «È l'uomo stropicciato
«Ragazzi, ma cosa c'è nel cibo della scuola? Allucinogeni?» esclamò un ragazzo. «Giuro che non mangerò mai più qui!» disse un altro. La povera Rebecca, invece, pose su un banco ben intagliato e con graffiti degni di una mostra d'arte una merendina acquistata poco prima alle macchinette quando vi era ancora l'elettricità.
«Non è cibo avariato! Catherine...» Silvia cercò di far riprendere il controllo ai più disperati, richiedendo anche l'aiuto dell'amica.
«Non sono fantasmi né ologrammi. Sono persone reali come noi. Umani. Be', tranne uno.» Catherine sapeva che c'era dell'altro, ma preferì tenerselo per sé. Sua madre le aveva insegnato che, molte volte, le persone si spaventano per poco e lei aveva già detto troppo.
La faccia di Diego fu più una smorfia di terrore che altro. Alieni in una scuola?! Quel giorno aveva anche qualche linea di febbre e si maledisse per non aver ascoltato i saggi consigli di Marco: «Stai a casa» gli aveva detto, «tanto tu sei l'Uomo della telecamera e prima di registrare ne passerà di tempo...»
«Sono sorpreso!» applaudì il Dottore, che ora aveva occhi solo per quella strana ragazzina con la maglia dei Guns'n'Roses e la pelle olivastra che non riusciva comunque a nascondere il suo imbarazzo. «Fammi indovinare... Sei di origini filippine, quindi – stando a quel che sai su di noi e a quel che io so sulle Filippine – credo che tu ti sia fatta aprire il Terzo Occhio.» Si strofinò le mani in segno di soddisfazione e con un pizzico di preoccupazione negli occhi: si era accorto che, lasciando da parte l'adulto, quei ragazzi dovevano avere tra i quindici ed i vent'anni.
«Sì» fu la risposta di Catherine.
«Bene!» Il Dottore fece una piroetta agitando la giacca in tweed e le grandi mani che non stavano mai ferme. «Amy, Rory, siamo in Italia. In una scuola, per la precisione. Ragazzi» disse poi rivolto agli studenti, «loro sono i miei amici, Bellegambe e Nasone l'Infermiere, mentre io, be'... Io sono il Dottore!» disse, aspettandosi il domandone.
Crunch, crunch, crunch... Rebecca si sentì le guance in fiamme: la fissavano tutti. «Che c'è?! Ho fame!» esclamò con del cioccolato sull'angolo della bocca.
«Ed è...alieno?» Rachele andò al fianco delle uniche due persone che conosceva davvero bene – Silvia e Catherine – e notò il ridicolo farfallino verde al collo del Dottore.
«Ovvio! Hai sentito la tua amica, no?»
«Ma falla finita... Si vede lontano un miglio che sei solo un attore da quattro soldi! Non mi fregate, tu e i tuoi amici registi. Dico bene, Diego?» Lorenzo il Polemico rivolse uno sguardo ammiccante all'uomo, somigliante a Cesare, peraltro, che però era sorpreso come tutti gli altri.
Silvia era altrettanto sorpresa e anche un po' affascinata da tutto quanto. In realtà, lei aveva sempre avuto paura ogni qualvolta sentiva parlare di alieni, abductions e roba simile, ma mai più avrebbe immaginato di incontrare un alieno così simile alla razza umana. Magari stava sognando. O forse l'alieno aveva semplicemente svuotato un corpo umano e ci si era nascosto dentro. Rabbrividì a quel pensiero e cercò di scacciarlo via, lontano da lei, agitando anche un po' la mano come per scrollarsi di dosso la fastidiosa immagine di un uomo, un ragazzo, a cui venivano tolti organi, muscoli, tendini e ossa mentre un essere informe e gelatinoso ne indossava il corpo come fosse stato il costume di una mascotte.
«Bene! Ora ditemi cosa sta succedendo qui. Perché il TARDIS non atterra mai in qualche posto sconosciuto se non per un motivo preciso. E, in più di novecento anni, tutti i motivi precisi per cui il TARDIS è atterrato in un luogo sconosciuto erano perché c'era un motivo preciso! No, un momento. Ho perso il filo del discorso. Di solito non mi capita! Maledetta Nebbia...»
«Dottore?»
«Sì, Amy?» rispose con un sorriso tanto largo da procurargli due fossette sulle guance. Cosa che Silvia notò senza sforzi e, per questo motivo, le sembrò di avere un infarto, ma uno di quelli piacevoli.
«Credo che siano già abbastanza terrorizzati anche senza le tue spiegazioni...terrorizzanti.»
«Amy, non posso fargli pensare che qui sia tutto in regola! Insomma, una cosa aliena sta correndo per i corridoi della loro scuola – piuttosto malandata, direi anche – e fa qualcosa ai loro amici! Non posso nascondergli nemmeno che la Nebbia ha disseminato morte su milioni e milioni di pianeti in tutto l'Universo!»
«Ecco, appunto» disse ironica Amy coprendosi gli occhi con la mano. «Dicci solo cosa dobbiamo fare e non farli andare nel panico.»
Gli ordini di Amy, al Dottore, parvero molto strani. Solitamente, lei era una tipetta tosta, sì, ma che voleva sapere cosa stava succedendo sotto i suoi occhi, ogni istante. Lui, d'altra parte, amava spiegarle i processi fisici di questo e la tecnologia di quell'altro e, anche se la vedeva un po' intontita dai suoi paroloni, lei se ne stava lì ad ascoltarlo come una bambina. Ed era proprio così che la vedeva ogni volta: come una bambina; come Amelia, non come Amy. Quella dolce bambina che lo aveva accolto in casa sua, che lo aveva “chiamato” per aiutarla, che lo aveva aspettato sotto le stelle.
«D'accordo... Dunque...» il Dottore guardò tutti coloro che erano presenti nella stanza, analizzò una seconda volta l'aria, infine tirò fuori la lingua. «Siamo al piano terra.»
«E allora?» chiese Lorenzo.
«E allora, stupido testone che non sei altro, siamo facile preda» gli rispose il Dottore.
«Ehi, calmati, bell'alieno... Chi pensi di essere, il Re della galassia?» Lorenzo, con le sue gambe lunghe e mollicce, si avvicinò al Signore del Tempo e lo guardò dai suoi centottanta e più centimetri d'altezza.
«No» rispose lui sistemandosi il cravattino. «Sono solo il suo Guardiano» gli rispose da sotto in su.
Lorenzo non afferrò bene la questione e si allontanò, infastidito da quell'essere così troppo all'inglese da fargli venire la nausea.
«Come stavo dicendo prima di essere interrotto, siamo al piano terra. Chi sa dirmi come si comporta, di norma, la nebbia?» domandò agli studenti.
Rebecca, mollò giù il pacchetto di patatine – ma quante caspita di merendine si era comprata?! - e alzò la mano, imitando Hermione Granger.
«D-dimmi...» disse il Dottore.
Rebecca abbassò il braccio. «Rimane giù!» rispose felice.
«Ding! Esatto, la nebbia rimane giù. E rimane giù anche questo tipo di nebbia. Quindi, a meno che non siate dei Dalek e abbiate difficoltà a salire le scale... Tutti su!»
Amy e Rory, seguendo a ruota il Dottore, cominciarono a correre verso la porta, ma Catherine li bloccò con un secco «No!» Tutti si voltarono nella sua direzione, stupefatti per ciò che aveva appena fatto: Catherine di solito era molto taciturna, ma ora sembrava vibrarle dentro una strana energia alimentata da qualcosa di più dell'adrenalina.
«Non possiamo andarcene di sopra senza prima controllare che nessun altro sia qui nei paraggi!» urlò Catherine, in fiamme.
«Ha ragione» Lele si fece largo tra la folla di ragazzi. «Là fuori ci saranno almeno una decina se non di più di persone che non hanno idea di cosa stia accadendo qui. Non possiamo lasciarli soli.»
«Giusto.» Il Dottore tirò fuori il suo cacciavite sonico e, con diplomazia, indicò Diego, Raffaele e Catherine (età, cervello e portento). «Voi tre verrete con me e Rory. Tu, Amy, vai con gli altri, portali di sopra.» Aprì la porta e assaporò l'aria fresca del corridoio. «Via libera. Andiamo.»
«Aspetta! Dove va Catherine, vado pure io.» Silvia prese sottobraccio la sua amica e assunse l'espressione di chi non ammette repliche.
Il Dottore capì di non poter fare altrimenti se non di portarsi dietro anche lei, nonostante sapesse che, molto probabilmente, gli avrebbe ostacolato un po' il lavoro. «Allora andiamo.» Aprì la porta, ma mentre loro sei proseguivano per il corridoio al piano terra, gli altri, capitanati da Amy, salivano le scale più vicine. La rossa si voltò un'ultima volta per lanciare un bacio silenzioso a suo marito, ormai lontano nell'ombra.

   
 
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