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Autore: Alechan Black Helsing    28/10/2008    2 recensioni
Capire. C’era sempre qualcosa da capire per me. Dovevo capire cos’ero, dovevo capire cosa facevo, dovevo capire perché ero diversa, dovevo capire perché mi era capitato Jacob Black, dovevo capire perché non potevo scegliere, dovevo capire come sarebbe stato vedere, o meglio rivedere, Bella Swan dopo sei mesi. Fanfiction a proposito di Jacob Black e qualcun'altro...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Don't you dare.
Epilogue

«Credi che starà bene?» la voce di Jacob mi arrivava rauca e bassa da oltre la porta, ero sdraiata su di un letto sfatto; il materasso era in certi punti bitorzoluto e scomodo, ma riconobbi immediatamente l’odore che impregnava i cuscini, rimasi li in silenzio con gli occhi semichiusi ed udii una ancor più flebile risposta
«Siamo certi di si. Carlisle suppone che sia stato lo shock della prima uccisione, ho sentito i suoi pensieri ieri mentre affrontava Irina, non l’aveva mai fatto prima» la voce di Edward Cullen era vellutata e dolce, sembrava davvero volesse confortare Jacob
«Sono sicura che si sveglierà presto Jake» questa volta fu Bella a parlare; non potendo rimanere coricata oltre mi tirai in piedi e raggiunsi la porta in due passi, l’aprii e vidi sorrisi di sollievo
«Ciao» dissi ai presenti con voce roca ed allo stesso tempo sottile; Bella si avvicinò e mi abbraccio, un gesto che mi colse completamente di sorpresa, vidi il collo di Edward tendersi nervoso per la vicinanza del collo di Bella alla mia bocca, feci finta di nulla e ricambiai l’abbraccio amichevole; Edward si rilassò e parlò con voce serena e calma
«Siamo felici che ti sia ripresa»
«Quanto sono stata KO?»
«Due giorni interi… Ero spaventato a morte» Jacob non stava osservandomi se non in tralice, non mi guardava in faccia, ma solo il collo, le mani, i piedi scalzi, piegai la testa di lato e mi scostai da Bella, mi avvicinai lentamente a Jacob e lo guardai negli occhi bassi
«A morte eh?» chiesi sorridendo ironicamente; mi sentivo bene anche se ero terribilmente affamata, e Jacob doveva averlo immaginato perché si sentivano dei rumori provenienti dal piccolo cortile di Billy Black, voltai appena lo sguardo e vidi Edward che indicava l’esterno
«Non sapevamo se avresti preferito fare da te, questo è quello che abbiamo pensato potesse piacerti»
Camminai nel corridoio fino alla porta sul retro e quando uscii ci trovai un alce che scalpitava avanti ed indietro, era maestosa, bellissima ed aveva anche un ottimo profumo. L’idea di mettermi a mangiare davanti ad un pubblico a dir la verità non mi piaceva, la mia natura era quella si, di bere sangue, ma era comunque una cosa che non facevo mai davanti agli altri. Nemmeno Jacob mi aveva mai vista nutrirmi. Scesi i due gradini del portico e mossi qualche passo in direzione dell’alce che si volse a guardarmi
«Ehm, grazie ma… Io…»
«Preferisci che ti lasciamo?» chiese Bella cortese ed io annuii, sia lei che Edward rientrarono in casa, mentre Jacob mi scrutava ancora torvo, continuai a guardarlo con i piedi nudi appoggiati sul terreno fangoso, doveva aver piovuto molto
«Non rientri?» gli domandai affondando il piede nel terreno e sistemandomi i capelli nervosamente
«Voglio vedere»
«Jacob, io… Non credo sia una buona idea» gli dissi guardando nuovamente l’alce.
Il suo atteggiamento mi metteva a disagio, non era mai stato testardo su questa cosa, ogni volta che io dovevo cacciare, si faceva sempre da parte rispettando il mio desiderio mentre ora, faceva di tutto per restare.
«Che cosa pensi che succederà?» chiesi ancora con le spalle rivolte alla sua figura. Non potevo permettergli di guardarmi uccidere un essere vivente, di vederlo mentre mi nutrivo di sangue altrui, di vedermi così, preda dei più terribili e profondi istinti che avevo avuto in eredità.
«Penso che finalmente ti vedrò per come sei davvero»
«E come sono davvero?»
«Sei una vampira. Cinquanta per cento di fibre vampire»
«Beh, ma questo già lo sapevi, non è una novità» risposi senza pensarci, in un angolo remoto della mia mente qualcosa parve prendere forma.
Il fatto che volesse essere partecipe del mio modo di nutrirmi, il fatto che mi aveva raccolta quando ero stata sul punto di spezzarmi, il suo chiedermi di non morire. Forse Jacob Black aveva fatto una scelta. Forse aveva deciso quale parte del suo essere ascoltare.

Forse, aveva scelto me.
Quando Jacob non rispose io mi avvicinai all’alce, le sfiorai il muso e le corna, osservai la sua struttura muscolare, la osservai guardarmi come una preda che scruta il suo cacciatore, avvicinai il mio volto a quello dell’animale e sfiorai con le labbra il suo pelo ispido; poi, senza mai guardare Jacob Black sciolsi il nodo alla catena che tratteneva l’animale e con un buffetto la spinsi a riprendersi la libertà.
«Vieni con me» dissi finalmente guardando il giovane licantropo negli occhi. Dal suo sguardo sgomento capii che non si aspettava quel gesto da parte mia; mi avvicinai lentamente e gli presi la mano tra le mie, lo trascinai al limitare della foresta, dove gli alberi si facevano più fitti e poi gli chiesi di trasformarsi, lui lo vece e corremmo a lungo nella foresta. Raggiungemmo il fiume Sol Duc dove di solito gli animali venivano a bere e ci fermammo, iniziai ad osservarmi intorno ed a lasciare che ogni odore raggiungesse il mio cervello, dovevo trovare cibo, avevo fame e dovevo mangiare. Mi lasciai guidare dai miei sensi fino ad un cervo morto mi avvicinai e vidi che era morto da poco. Mi accovacciai vicino al collo dell’animale e lo morsi.
Jacob alle mie spalle osservò la scena senza muoversi, senza parlare e con espressione seria. Quando ebbi finito, sollevai la carcassa e la posai in uno spiazzo poco distante, di certo qualche cacciatore ci sarebbe finito dentro, quando tornai da Jacob lo trovai ancora immobile nella stessa posizione
«Ebbene?» gli domandai mentre mi lasciavo cadere mollemente sul terreno asciutto in quel punto del piccolo spiazzo riparato dalle alte cime degli alberi; sentii Jacob avvicinarsi e stendersi accanto a me, le sue braccia piegate dietro la testa e le lunghe ed agili gambe piegate leggermente
«Cacci animali già morti?»
«O comunque morenti, si. Qualche volta ammetto che mi è capitato di rubare prede ai cacciatori»
«Perché lo fai?»
«Perché non dovrei? Il fatto che io debba cibarmi in questo modo, non vuol dire che debba uccidere a mio piacimento ogni creatura che incontro»
«Ha una certa logica»
«Certo che ce l’ha!» risposi stizzita della sua affermazione. Ma cosa credeva? Che mi divertissi a sgozzare poveri animali senza il minimo riguardo? Non ero certo un mostro.
Rimanemmo a lungo in silenzio lasciando che il luogo ci coccolasse con i suoi rumori tipici; il vento che frusciava tra le foglie, il cinguettio lontano di uccelli in volo, il rumore del fiume che scivolava via. Chiusi gli occhi e smisi di pensare, in quel momento sentii la testa di Jacob posarsi sul mio petto coperto ancora dalla t-shirt di Bella, avvertii le sue mani posarsi sui miei fianchi ed il suo calore trasmettersi al mio corpo sempre tiepido. Lo senti respirare lento ed in modo costante, non sapevo cosa fare perciò rimasi ferma ad aspettare che parlasse, ci volle un po’ prima che proferisse qualche parola per farsi capire
«Sai… Credo che potrei abituarmi a questo» disse senza sollevare il capo dal mio torace
«A che cosa?»
«A non sentire battere il tuo cuore. Voglio dire, è strano, questo si, ma… Non so. Mi piace» un sorriso m’increspò le labbra e non potei trattenermi dar fargli la domanda che già da qualche tempo pensavo di porgli
«Jake, perché non volevi che morissi?»
«Ti sembra strano?»
«Un po’ si, voglio dire. So che, insomma, so che tu sei… Ok, sto incartandomi con le parole, io non so come… Insomma» sbuffai della mia incapacità di chiedergli se mi amava, se mi aveva voluta in vita per scegliermi e lui di tutta sorpresa si alzò dal mio petto e mi tirò su di se in un unico e rapido gesto, i nostri volti erano così vicini che potevo sentire il profumo del suo alito su ogni cellula del mio viso, il suo sguardo era completamente diverso da quelli che mi aveva rivolto. Era lo sguardo di qualcuno che ha scelto.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò, questa volta c’era solo tenerezza nel suo bacio ed amore. Non fece nulla che potesse urtarmi ne che potesse fraintendermi, era un bacio che lui desiderava tanto quanto io l’avevo aspettato. Quando le nostre labbra si staccarono lui avvicinò le sue al mio orecchio e sussurrò quello che io volevo sapere
«Quando sei piombata nella radura, sola, coi vestiti di Bella ho creduto d’avere una visione. Non sapevo chi fossi delle due e quando mi hai sfiorato il braccio ho capito Laney che non posso scappare da te. Che non devo scappare da te. Tu sei quello che il destino mi ha riservato ed io sono contento… No anzi, sono completamente estasiato da questo. Destino o meno, tu hai combattuto per me ed eri pronta a morire per me, ed io che ancora stavo li a pensare a quale parte del mio cuore dovevo dar retta. Non c’erano scelte per me! C’eri solo tu. Ci sei solo tu Laney. Amerò sempre Bella, ma solo come una sorella. La proteggerò e le starò accanto se ancora mi vorrà dopo che lui l’avrà cambiata ma, io vivrò per te Laney Call. A costo di non dover invecchiare mai»
«Ne sei… Sicuro? Voglio dire… Io non sono Bella, non… » Non che cosa? Non ero perfetta? Umana? Non ero ne carne ne pesce? Lui lo sapeva. L’aveva capito ed allora perché mi preoccupavo?
«Certo che ne sono sicuro, anzi, non sono mai stato più certo di qualcosa»
«D’accordo ma. Non provare a cambiare idea»
«Non succederà»

Note dell'autrice: Ecco l'ultimo capitolo, scusate se li ho sparati tutti, ma sappiate che c'è un seguito! Spero di pubblicarlo presto e spero che "Don't You Dare" vi sia piaciuta quasi quanto è piaciuto a me scriverla.

  
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