Don't you dare.
Epilogue
«Credi che starà bene?» la voce di Jacob mi
arrivava rauca e bassa da oltre la porta, ero sdraiata su di un letto sfatto; il
materasso era in certi punti bitorzoluto e scomodo, ma riconobbi immediatamente
l’odore che impregnava i cuscini, rimasi li in silenzio con gli occhi semichiusi
ed udii una ancor più flebile risposta
«Siamo certi di si. Carlisle suppone che sia stato lo shock della prima
uccisione, ho sentito i suoi pensieri ieri mentre affrontava Irina, non l’aveva
mai fatto prima» la voce di Edward Cullen era vellutata e dolce, sembrava
davvero volesse confortare Jacob
«Sono sicura che si sveglierà presto Jake» questa volta fu Bella a parlare; non
potendo rimanere coricata oltre mi tirai in piedi e raggiunsi la porta in due
passi, l’aprii e vidi sorrisi di sollievo
«Ciao» dissi ai presenti con voce roca ed allo stesso tempo sottile; Bella si
avvicinò e mi abbraccio, un gesto che mi colse completamente di sorpresa, vidi
il collo di Edward tendersi nervoso per la vicinanza del collo di Bella alla mia
bocca, feci finta di nulla e ricambiai l’abbraccio amichevole; Edward si rilassò
e parlò con voce serena e calma
«Siamo felici che ti sia ripresa»
«Quanto sono stata KO?»
«Due giorni interi… Ero spaventato a morte» Jacob non stava osservandomi se non
in tralice, non mi guardava in faccia, ma solo il collo, le mani, i piedi
scalzi, piegai la testa di lato e mi scostai da Bella, mi avvicinai lentamente a
Jacob e lo guardai negli occhi bassi
«A morte eh?» chiesi sorridendo ironicamente; mi sentivo bene anche se ero
terribilmente affamata, e Jacob doveva averlo immaginato perché si sentivano dei
rumori provenienti dal piccolo cortile di Billy Black, voltai appena lo sguardo
e vidi Edward che indicava l’esterno
«Non sapevamo se avresti preferito fare da te, questo è quello che abbiamo
pensato potesse piacerti»
Camminai nel corridoio fino alla porta sul retro e quando uscii ci trovai un
alce che scalpitava avanti ed indietro, era maestosa, bellissima ed aveva anche
un ottimo profumo. L’idea di mettermi a mangiare davanti ad un pubblico a dir la
verità non mi piaceva, la mia natura era quella si, di bere sangue, ma era
comunque una cosa che non facevo mai davanti agli altri. Nemmeno Jacob mi aveva
mai vista nutrirmi. Scesi i due gradini del portico e mossi qualche passo in
direzione dell’alce che si volse a guardarmi
«Ehm, grazie ma… Io…»
«Preferisci che ti lasciamo?» chiese Bella cortese ed io annuii, sia lei che
Edward rientrarono in casa, mentre Jacob mi scrutava ancora torvo, continuai a
guardarlo con i piedi nudi appoggiati sul terreno fangoso, doveva aver piovuto
molto
«Non rientri?» gli domandai affondando il piede nel terreno e sistemandomi i
capelli nervosamente
«Voglio vedere»
«Jacob, io… Non credo sia una buona idea» gli dissi guardando nuovamente l’alce.
Il suo atteggiamento mi metteva a disagio, non era mai stato testardo su questa
cosa, ogni volta che io dovevo cacciare, si faceva sempre da parte rispettando
il mio desiderio mentre ora, faceva di tutto per restare.
«Che cosa pensi che succederà?» chiesi ancora con le spalle rivolte alla sua
figura. Non potevo permettergli di guardarmi uccidere un essere vivente, di
vederlo mentre mi nutrivo di sangue altrui, di vedermi così, preda dei più
terribili e profondi istinti che avevo avuto in eredità.
«Penso che finalmente ti vedrò per come sei davvero»
«E come sono davvero?»
«Sei una vampira. Cinquanta per cento di fibre vampire»
«Beh, ma questo già lo sapevi, non è una novità» risposi senza pensarci, in un
angolo remoto della mia mente qualcosa parve prendere forma.
Il fatto che volesse essere partecipe del mio modo di nutrirmi, il fatto che mi
aveva raccolta quando ero stata sul punto di spezzarmi, il suo chiedermi di non
morire. Forse Jacob Black aveva fatto una scelta. Forse aveva deciso quale parte
del suo essere ascoltare.
Forse, aveva scelto me.
Quando Jacob non rispose io mi avvicinai all’alce, le sfiorai il muso e le
corna, osservai la sua struttura muscolare, la osservai guardarmi come una preda
che scruta il suo cacciatore, avvicinai il mio volto a quello dell’animale e
sfiorai con le labbra il suo pelo ispido; poi, senza mai guardare Jacob Black
sciolsi il nodo alla catena che tratteneva l’animale e con un buffetto la spinsi
a riprendersi la libertà.
«Vieni con me» dissi finalmente guardando il giovane licantropo negli occhi. Dal
suo sguardo sgomento capii che non si aspettava quel gesto da parte mia; mi
avvicinai lentamente e gli presi la mano tra le mie, lo trascinai al limitare
della foresta, dove gli alberi si facevano più fitti e poi gli chiesi di
trasformarsi, lui lo vece e corremmo a lungo nella foresta. Raggiungemmo il
fiume Sol Duc dove di solito gli animali venivano a bere e ci fermammo, iniziai
ad osservarmi intorno ed a lasciare che ogni odore raggiungesse il mio cervello,
dovevo trovare cibo, avevo fame e dovevo mangiare. Mi lasciai guidare dai miei
sensi fino ad un cervo morto mi avvicinai e vidi che era morto da poco. Mi
accovacciai vicino al collo dell’animale e lo morsi.
Jacob alle mie spalle osservò la scena senza muoversi, senza parlare e con
espressione seria. Quando ebbi finito, sollevai la carcassa e la posai in uno
spiazzo poco distante, di certo qualche cacciatore ci sarebbe finito dentro,
quando tornai da Jacob lo trovai ancora immobile nella stessa posizione
«Ebbene?» gli domandai mentre mi lasciavo cadere mollemente sul terreno asciutto
in quel punto del piccolo spiazzo riparato dalle alte cime degli alberi; sentii
Jacob avvicinarsi e stendersi accanto a me, le sue braccia piegate dietro la
testa e le lunghe ed agili gambe piegate leggermente
«Cacci animali già morti?»
«O comunque morenti, si. Qualche volta ammetto che mi è capitato di rubare prede
ai cacciatori»
«Perché lo fai?»
«Perché non dovrei? Il fatto che io debba cibarmi in questo modo, non vuol dire
che debba uccidere a mio piacimento ogni creatura che incontro»
«Ha una certa logica»
«Certo che ce l’ha!» risposi stizzita della sua affermazione. Ma cosa credeva?
Che mi divertissi a sgozzare poveri animali senza il minimo riguardo? Non ero
certo un mostro.
Rimanemmo a lungo in silenzio lasciando che il luogo ci coccolasse con i suoi
rumori tipici; il vento che frusciava tra le foglie, il cinguettio lontano di
uccelli in volo, il rumore del fiume che scivolava via. Chiusi gli occhi e smisi
di pensare, in quel momento sentii la testa di Jacob posarsi sul mio petto
coperto ancora dalla t-shirt di Bella, avvertii le sue mani posarsi sui miei
fianchi ed il suo calore trasmettersi al mio corpo sempre tiepido. Lo senti
respirare lento ed in modo costante, non sapevo cosa fare perciò rimasi ferma ad
aspettare che parlasse, ci volle un po’ prima che proferisse qualche parola per
farsi capire
«Sai… Credo che potrei abituarmi a questo» disse senza sollevare il capo dal mio
torace
«A che cosa?»
«A non sentire battere il tuo cuore. Voglio dire, è strano, questo si, ma… Non
so. Mi piace» un sorriso m’increspò le labbra e non potei trattenermi dar fargli
la domanda che già da qualche tempo pensavo di porgli
«Jake, perché non volevi che morissi?»
«Ti sembra strano?»
«Un po’ si, voglio dire. So che, insomma, so che tu sei… Ok, sto incartandomi
con le parole, io non so come… Insomma» sbuffai della mia incapacità di
chiedergli se mi amava, se mi aveva voluta in vita per scegliermi e lui di tutta
sorpresa si alzò dal mio petto e mi tirò su di se in un unico e rapido gesto, i
nostri volti erano così vicini che potevo sentire il profumo del suo alito su
ogni cellula del mio viso, il suo sguardo era completamente diverso da quelli
che mi aveva rivolto. Era lo sguardo di qualcuno che ha scelto.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò, questa volta c’era solo tenerezza nel
suo bacio ed amore. Non fece nulla che potesse urtarmi ne che potesse
fraintendermi, era un bacio che lui desiderava tanto quanto io l’avevo
aspettato. Quando le nostre labbra si staccarono lui avvicinò le sue al mio
orecchio e sussurrò quello che io volevo sapere
«Quando sei piombata nella radura, sola, coi vestiti di Bella ho creduto d’avere
una visione. Non sapevo chi fossi delle due e quando mi hai sfiorato il braccio
ho capito Laney che non posso scappare da te. Che non devo scappare da te. Tu
sei quello che il destino mi ha riservato ed io sono contento… No anzi, sono
completamente estasiato da questo. Destino o meno, tu hai combattuto per me ed
eri pronta a morire per me, ed io che ancora stavo li a pensare a quale parte
del mio cuore dovevo dar retta. Non c’erano scelte per me! C’eri solo tu. Ci sei
solo tu Laney. Amerò sempre Bella, ma solo come una sorella. La proteggerò e le
starò accanto se ancora mi vorrà dopo che lui l’avrà cambiata ma, io vivrò per
te Laney Call. A costo di non dover invecchiare mai»
«Ne sei… Sicuro? Voglio dire… Io non sono Bella, non… » Non che cosa? Non ero
perfetta? Umana? Non ero ne carne ne pesce? Lui lo sapeva. L’aveva capito ed
allora perché mi preoccupavo?
«Certo che ne sono sicuro, anzi, non sono mai stato più certo di qualcosa»
«D’accordo ma. Non provare a cambiare idea»
«Non succederà»
Note dell'autrice: Ecco l'ultimo capitolo, scusate se li ho sparati tutti, ma sappiate che c'è un seguito! Spero di pubblicarlo presto e spero che "Don't You Dare" vi sia piaciuta quasi quanto è piaciuto a me scriverla.