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Autore: breath    19/11/2014    3 recensioni
°Seguito di Ride°
E' facile buttarsi a capofitto nel vortice della vita di cinque rockstar, farsi trascinare dalla corrente dell'alcool, delle droghe, del sesso e della musica dimenticandosi di piantare le proprie radici su un terreno solido.
Per Bonnie, l'aver conosciuto Slash e i Guns N' Roses equivaleva al muoversi a ritmo di musica su un palcoscenico illuminato da un milione di luci scintillanti. Ma se le luci si spengono e la musica cambia, quel palcoscenico manterrà il suo splendore? Bonnie dovrà camminare al buio in cerca del suo interruttore, senza sapere se la mano che sta stringendo la guiderà o la spingerà lontano facendola cadere.
"Bite the hand that feeds
Tap the vein that bleeds
Down on my bended knees
I break the back of love for you."
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sweeter than Heaven, hotter than Hell'
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"We'll rise above this
 We'll cry about this
 As we live and learn
 A broken promise
 I was not honest
 Now I watch as tables turn
 And you’re singing

 I’ll wait my turn
 To tear inside you
 Watch you burn
 I’ll wait my turn
 I’ll wait my turn

 I’ll cry about this
 And hide my cuckold eyes
 As you come off all concerned
 I’ll find no solace
 In your poor apology
 In your regret that sounds absurd."
|Placebo - Broken Promise|


- Dove stai andando?-
Quella domanda la raggiunse quando uscì dal bagno dopo essersi fatta la doccia, un asciugamano intorno al corpo e i capelli scompostamente legati in alto sulla testa.
- Devo andare alla Geffen, Goug ieri mi ha chiamata per dirmi che dovevamo parlare di lavoro- rispose dirigendosi in camera da letto per vestirsi, seguita a ruota da uno Slash, ancora mezzo addormentato, che stava facendo colazione con un drink e una sigaretta.
- Tu ne sai niente?- gli chiese poi interrompendo la ricerca di un paio di pantaloni per girarsi verso di lui, ora stravaccato sul letto ancora disfatto. Il riccio scosse la testa continuando a fumare guardandola con gli occhi socchiusi.
- Non sarà niente di che, forse dovete solo mettervi d'accordo per le nuove foto promozionali e per quanto ti pagheranno d'ora in poi, penso che avresti diritto a un aumento- disse poi appoggiando il bicchiere ormai vuoto sul comodino.
- Hmm lo spero...- rispose lei pensierosa; dal giorno prima, da quella chiamata, aveva uno strano presentimento e non sapeva spiegarsi il perché. Ancora sovrappensiero si tolse l'asciugamano e si riscosse solo quando sentì la presenza di Slash dietro di lei.
- Piccola, se ti spogli davanti a me però io non resisto...- le sussurrò mettendole le mani sui fianchi e chinandosi per baciarle il collo. 
Bonnie sorrise godendosi quelle attenzioni che nell'ultimo periodo erano mancate fra di loro, quella graduale riconquista di intimità che pensava fosse ormai andata perduta nel turbinio dei conflitti. Non poteva non sentirsi sollevata nell'accorgersi che le cose stavano pian piano tornando alla normalità, a partire da quell'aspetto della loro relazione.
- Devo andare!- disse con voce lamentosa, riluttante a interrompere quel contatto.
- Lo so - le rispose Slash con una mezza risata mettendole poi una mano sulla guancia per farle voltare il viso in modo da poterla baciare.
- Se arrivo in ritardo Doug mi ammazza- riprese Bonnie con voce affannata quando fu finalmente libera di parlare di nuovo.
- Se ritardi a causa mia non può dirti niente, lo faccio licenziare- continuò lui mettendosi di fronte a lei e cominciando a indietreggiare, con le mani sui suoi fianchi, fino al letto. Bonnie rise e lo lo spinse leggermente indietro in modo che vi si sedesse sopra per poi salirgli a cavalcioni.
- In fondo non c'è niente di meglio del sesso mattutino per distendere i nervi- affermò poi prima di abbandonarsi del tutto al piacere. 

Più tardi, dopo un'altra doccia, uscì di casa vergognosamente in ritardo ma di sicuro più tranquilla. 
Il brutto presentimento che l'aveva assillata nelle ultime ore se n'era andato e ora lei rideva delle sue paranoie che ormai pensava essere causate solo da quell'ultimo periodo non proprio sereno. 
Mentre si avviava verso la sede della casa discografica si disse che le cose alla fine si sarebbero risolte.

- Non puoi più essere la fotografa dei Guns N' Roses.- 
Bonnie guardò confusa Doug che, seduto dall'altra parte di un lunghissimo tavolo di legno scuro, la guardava agitato muovendo continuamente alcuni fogli davanti a lui. 
Il suo cervello stava facendo fatica a realizzare quanto il manager le aveva appena detto.
- Cosa scusa?-
- Sì, è così, mi dispiace molto ma il tuo lavoro finisce adesso.-
- Ma come? Cioè perché? Quale è la motivazione? Ho sbagliato qualcosa? Mi siete sempre sembrati soddisfatti del mio lavoro!- rispose lei sempre più basita. 
Tutta quella situazione non le sembrava neanche reale, mentre un'altra certezza della sua vita si sgretolava sotto il suo sguardo si ritrovò a sperare di stare dormendo o che quello fosse uno scherzo di pessimo gusto.
- Infatti ma, sai, ci sono alcune variabili che non possiamo più ignorare- disse l'uomo a disagio cercando di districarsi al meglio in quella conversazione o, avrebbe detto Bonnie, cercando di arrampicarsi sugli specchi.
- E quali sarebbero queste dannate variabili?- chiese senza mascherare il sarcasmo della sua voce.
- Beh, ecco... c'è il fatto che hai anche il lavoro alla rivista...-
- Era un contratto a tempo determinato che è finito, adesso sono completamente disponibile e tu lo sai perché te lo avevo detto. E comunque questo non mi ha mai impedito di fare il mio lavoro per i Guns, ero presente a tutte le loro esibizioni!- replicò lei ponendolo davanti ai fatti nudi e crudi. 
Lo vide agitarsi a disagio sulla sedia e sfuggire il suo sguardo.
- E poi c'è la questione dell'aumento sai, abbiamo un po' di problemi di budget...- disse rovistando fra i fogli.
- Doug non ho chiesto un aumento così esorbitante. Mi sembrava una cosa ragionevole e più che giusta visto che non sono più una novellina, prima prendevo il minimo sindacale ed ora ho chiesto di essere pagata come qualsiasi altro fotografo, non di meno, tutti gli altri vi avrebbero chiesto di più e tu lo sai come lo so io. Ma se è questo il problema posso anche rinunciare a questo cazzo di aumento!- 
L'uomo rimase in silenzio senza sapere più cosa dire, cercando freneticamente nella sua testa una giusta motivazione per smontare le affermazioni della ragazza.
- Non è solo per questo...-
- E allora quale è il problema? Doug, voglio solo capire perché mi volete licenziare, mi sembra una richiesta legittima.-
- Ehm, sai, anche questa cosa di Slash non ti mette proprio in buona luce...- 
Bonnie aggrottò le sopracciglia confusa.
- Quale cosa di Slash?-
- Non è una cosa molto professionale il fatto che stiate insieme, sai non dimostra la giusta serietà e mette tutti noi e la band in una cattiva luce.- 
Bonnie non credeva alle sue orecchie, quella situazione era troppo assurda perché non fosse uno scherzo.
- Professionale? Lavoro con voi da quasi tre anni e questa questione non mi è mai stata fatta presente, non pensavo fosse un problema, soprattutto perché questa cosa non ha condizionato in nessun modo il mio lavoro. Scusa Doug ma questa mi sembra una motivazione un po' del cazzo. E poi in che modo metterebbe in cattiva luce la band? Stiamo parlando dei fottuti Guns N' Roses!- disse non riuscendo più a trattenere la rabbia che stava aumentando a dismisura dentro di lei. 
Quella era un'ingiustizia bella e buona, era quella la cosa che la faceva arrabbiare di più.
- Senti Bonnie, tu sei una brava ragazza e sai fare il tuo lavoro ma non puoi più fare questo lavoro in particolare!-
- Ma perché? Dammi una sola buona motivazione. Quelle di prima non lo erano e lo sappiamo entrambi.-
- Devi parlare con Axl, ok? Io non so più cosa dire, abbiamo già adocchiato un nuovo fotografo e non penso che cambieremo idea. Mi dispiace- concluse. 
Quelle parole, il nome di Axl in particolare, furono incredibilmente più chiarificatrici di tutte quelle che l'uomo aveva detto fino a quel momento. 
Ecco perché Doug era così vago e a disagio, probabilmente Axl gli aveva detto che non la voleva più e aveva delegato a lui il compito di sbarazzarsi di lei in un modo o nell'altro. Questo era tipico di Axl. 
Ultimamente, con le pressioni da parte della Geffen per iniziare a registrare, il casino con Steven e soprattutto quelli con Erin, che aveva sposato un paio di mesi prima a Las Vegas, il rosso era diventato molto più sensibile e allo stesso tempo lunatico, se non isterico in certi momenti. 
Bonnie pensò con rabbia che si sarebbe dovuta aspettare una cosa del genere da lui, non l'aveva mai sopportata molto, specialmente da quando lei e Slash si erano messi insieme. 
Si alzò dalla sedia con un unico scopo in mente, quello di chiedere spiegazioni al cantante e dirgliene quattro, e lasciò lì un Doug esterrefatto che stava tentando di dirle che doveva firmare dei documenti.

Uscì dalla sede della Geffen come una furia, tutto quello che in quel momento attraversava la sua testa erano insulti diretti al rosso, parole e discorsi che non vedeva l'ora di fargli. 
Salì in macchina sbattendo con violenza la portiera e solo a quel punto si rese conto che non aveva la più pallida idea di dove fosse Axl. Poteva essere nella villa a Malibu, nel suo appartamento in centro o in giro da qualche parte. 
Decise di sfidare la sorte e iniziare la ricerca dallo studio di registrazione che si trovava in quel momento più vicino a dove era lei. Quasi sicuramente Axl non era lì perché lui andava a registrare le parti vocali la notte ma valeva la pena tentare.
Quando arrivò lì chiese se c'era Axl e sorprendentemente la risposta fu affermativa. 
Un ragazzo la guidò verso una saletta senza fare troppe storie perché l'aveva riconosciuta, essendo passata a trovare i ragazzi altre volte, e sapeva che la sua presenza non avrebbe creato problemi. Naturalmente non sapeva che Bonnie era sul piede di guerra.
Quando la ragazza entrò nella sala di registrazione si bloccò trovandosi davanti i Guns al completo, Dizzy compreso. 
- Ehi piccola, che ci fai qui?- le chiese subito Slash piacevolmente sorpreso. Poi notò l'espressione furiosa della ragazza.
- Tutto bene?- le chiese ma Bonnie non rispose, la sua attenzione era focalizzata su Axl che la guardava curioso ma anche in qualche modo consapevole. 
Lui sapeva perché era arrivata lì come una furia.
- Axl, possiamo parlare?- gli chiese cercando di mostrarsi calma. 
Non voleva fare una scenata davanti a tutti, soprattutto visto che in quel momento tutti la stavano guardando. 
- Perché? Possiamo benissimo parlare qui, non c'è problema.- 
Bonnie rivolse un'occhiata ai ragazzi e poi incrociò le braccia guardando torva il cantante.
- Bene, parliamo qui. Spiegami qui, davanti a tutti, perché cazzo mi hai fatta licenziare.- Sentì un sottofondo di esclamazioni sorprese accompagnare le sue parole ma le ignorò, troppo concentrata su Axl che sedeva su una sedia minimamente scomposto.
- Doug te l'ha detto no? Abbiamo un nuovo fotografo, non ci servi più, pensavo che non ci fosse altro da dire.-
- Altro da dire? Ci sono altre milioni di cose da dire visto che non c'è una vera motivazione per farlo o comunque se c'è Doug non me l'ha detta quindi sono veramente curiosa di sentire cosa hai da dire.-
- Senti non è niente di personale ma non ti vogliamo più come fotografa, fine.-
- Non mi volete o non mi vuoi?- gli chiese lei provocatoria, alludendo al fatto che ormai molte decisioni riguardanti la band erano compiute da un unico componente, a partire dall'aggiunta di un nuovo membro che, guarda caso, era amico di Axl
- Beh non mi sembra che gli altri si stiano opponendo no?- disse lui allargando le braccia per indicare i suoi compagni che in silenzio stavano assistendo alla scena. Bonnie incrociò gli occhi sorpresi di Slash, ricevendo di nuovo una conferma silenziosa del fatto che lui non ne sapesse niente, e poi guardò di sfuggita gli altri che erano senza parole.
- Axl, che cazzo stai dicendo? Come cazzo puoi pensare che ci vada bene se non ce l'hai neanche chiesto?- 
Finalmente Slash aprì bocca e, stranito, rivolse quella domanda ad Axl, il cui sorriso, prima così sicuro, si incrinò.
- Non ci hai detto niente- disse anche Duff debolmente guardando confuso il cantante. 
Izzy invece rimase murato nel suo silenzio, come al solito sembrava che in realtà non fosse lì insieme a loro ma da qualche altra parte. 
Matt e Dizzy d'altro canto non osarono aprire bocca, erano ancora quelli nuovi e non conoscevano ancora bene le dinamiche del gruppo, non avevano avuto il tempo di arrivare a considerare Bonnie come parte inscindibile del loro gruppo. 
Ma a quanto pareva, proprio come Steven, anche lei poteva essere sostituita come se niente fosse, come se il legame che li univa non esistesse e non fossero una famiglia ma colleghi di lavoro. 
La mora cercò di ignorare l'amarezza nata in lei di fronte a quell'ennesima pugnalata alle spalle, al silenzio di Izzy, e fermò con un gesto della mano nella sua direzione Slash che stava per aprir bocca di nuovo.
- No Slash, lascia stare.- 
Focalizzò l'attenzione su Axl, era lui il responsabile di quella decisione ed era lui l'unico con cui doveva confrontarsi, non aveva bisogno che Slash la difendesse, che parlasse al posto suo, la sua rabbia le imponeva un confronto diretto con il rosso che non fosse mitigato da altri intermediari, le era bastato sapere che il riccio e gli altri non avevano preso parte a quella decisione.  
- Senti, capisco che hai i tuoi problemi, i tuoi schizzi mentali, che hai un palo costantemente infilato su per il culo, che mi odi per non so quale ragione e che la tua relazione con Erin fa abbastanza merda ma questo non ti da il diritto di prendertela con me senza alcun motivo, di decidere di licenziarmi così, di punto in bianco, senza una reale motivazione. Io non ti ho fatto un cazzo e non accetto di essere trattata in questo modo!- 
A quelle parole, a quei riferimenti ai problemi che il rosso stava affrontando in quel periodo anche con Erin, alla quale aveva chiesto di sposarlo minacciandola che altrimenti si sarebbe suicidato salvo poi pentirsi di quel gesto dopo due giorni, l'atteggiamento di Axl tramutò completamente. Perse la calma snervante che aveva assunto fino a quel momento e una rabbia cieca prese possesso del suo corpo. Si alzò dalla sedia e le si parò davanti.
- Cosa hai detto brutta stronzetta? Come ti permetti di parlare della mia vita quando non sai un cazzo di me? Chi ti credi di essere eh? Pensi di essere tanto migliore di me, di poter giudicare il mio matrimonio quando la tua merdosissima relazione si basa solo un cumulo di bugie e ipocrisia? Credi di potermi giudicare ma non sai che la montagna sulla quale ti ergi è fatta di merda!- 
Bonnie si aspettava una reazione del genere, si era scontrata altre volte con Axl ed era preparata. 
Quello che non era preparata a sentire erano quelle parole riguardanti il suo rapporto con Slash. 
Di cosa diavolo stava parlando Axl? 
Il rosso sapeva essere crudele e meschino ma non diceva mai il falso e soprattutto non sprecava parole tanto per aprir bocca, con il tempo lo aveva imparato. 
Cercò di nuovo, stavolta stupita, lo sguardo di Slash. I suoi occhi erano spalancati per la sorpresa e... spaventati?
- Cosa vuoi dire?- chiese allora a fior di labbra tornando a rivolgere la sua attenzione ad Axl, un bruttissimo nodo allo stomaco glielo strinse in una morsa mentre tratteneva il respiro, in attesa di sentire il seguito di quelle parole che preludevano ad altro, a qualcosa di molto peggio di qualche parola offensiva.
- Voglio dire che dici tanto che io sono una persona di merda ma non sai che neanche il tuo caro Slash è così innocente come credi- rispose lui con un ghigno sulle labbra guardandola soddisfatto, come se stesse pregustando quel momento, di nuovo padrone della situazione davanti al dubbio che leggeva sul viso della ragazza.
- Axl...- il richiamo allarmato di Slash ricadde nel vuoto e si spense sulle sue labbra.
- Credi davvero che Slash sia il ragazzo modello? Pensaci Bonnie, rifletti con quella tua testolina, un mese intero tutto solo a Chicago, senza la sua ragazza a tenerlo sotto controllo... con uno strip club dall'altra parte della strada...- 
Si fermò facendo una pausa  ad effetto e poi si avvicinò ulteriormente al suo viso mentre il suo sorriso si allargava e i suoi occhi la studiavano attenti, pronti a catturare ogni sua singola emozione. 
- Ho sentito dire che se le scopava direttamente là.- 

In un imprecisato momento di quel discorso, quando l'intuizione di ciò che Axl le stava dicendo raggiunse il suo cervello, Bonnie pensò di essere sul punto di morire. Ne era certa. Le sembrò che l'intero contenuto del suo corpo, i suoi organi, i suoi muscoli, tutte le sue cellule, stessero collassando tutti insieme, come se avessero perso il collante che li teneva tutti uniti e permetteva loro di comporre il suo corpo. 
Erano tutti ai suoi piedi e lei era convinta che avrebbe smesso di respirare e si sarebbe accasciata lì per terra, ai piedi di Axl. 
Sentiva il suo corpo vuoto, privo di qualsiasi emozione mai provata, il nulla. 
E poi una nuova sensazione la invase pian piano, riempiendo con subdola minuziosità ogni singola parte di lei che prima era vuota. Non sapeva darle un nome perché non aveva mai provato niente di simile ma, se avesse proprio dovuto cercare di definirla in qualche modo, l'avrebbe chiamata tristezza. 
Ma la parola tristezza non andava bene, era così piccola e innocua in confronto a ciò che era nato nel suo corpo all'altezza del cuore, sì, quello era rimasto. Era da lì che partiva quella immensa, infinita, ancestrale tristezza, un buco nero che si allargava e si mangiava tutto di lei lasciando spazio solo a un'altra cosa. Un dolore assordante, penetrante e vivo. Sentiva chiaramente come i suoi artigli stavano facendo il suo cuore in un miliardo di pezzettini, salvo poi ricomporli e ricominciare da capo in un processo che non sembrava destinato a trovare mai la sua fine. 
Tristezza e Dolore. 
Avevano sostituito tutto ciò che avesse mai provato, tutto ciò che fosse mai stata. 
Perché sapeva, sapeva che era vero quello che Axl le aveva rivelato e se mai avesse avuto dei dubbi lesse la verità negli occhi di Slash. 
L'ultima bugia era stata svelata, l'ultimo appiglio distrutto, la mano che le era stata tesa l'aveva afferrata ingannatrice per poi lasciarla e ora lei era in caduta libera. 
Con una fatica titanica raccolse tutti i suoi cocci cercando di tenerli insieme come meglio riusciva mentre Tristezza e Dolore accoglievano l'ultima compagna mancante per completare il trio: Furia.
- Bonnie...- 
La voce di Slash, che aveva sempre identificato con una morbida carezza, raggiunse le sue orecchie provocandole la stessa sensazione del suono stridulo delle unghie su una lavagna. Bonnie ci mise un po' a ricordarsi esattamente come si facesse a parlare, a ritrovare la sua voce in tutto quel nero dentro di lei.
- E' vero?- 
Anche se sapeva che lo era sentiva la necessità di chiederglielo, di ricevere anche la pugnalata della conferma che usciva dalla sua bocca.
- Ero fattissimo ed è stata solo una volta!- 
La sua voce bassa fu solo altro dolore, la sua giustificazione vuota. Chiuse gli occhi, come se avesse voluto allontanarsi da lì con quel semplice movimento, e con un gesto istintivo si portò una mano al cuore stringendo tra le dita la leggera camicetta. Poi le sue braccia caddero lungo i suoi fianchi, due pesi morti di cui non ricordava l'esatta funzione, e i suoi occhi si aprirono ritrovandosi davanti la moquette bordò del pavimento. 
I suoi piedi a quel punto girarono su loro stessi e cominciarono a portarla velocemente fuori da quel posto in cerca di aria, in cerca di un posto in cui potesse cadere di nuovo in infiniti pezzi ma lontano dalla vista di qualcuno. 

Stava camminando come un'automa diretta verso l'uscita quando il richiamo di Slash la raggiunse e sentì le sue dita stringersi salde intorno al suo braccio per trattenerla. 
- Bonnie! Aspetta, ascoltami!- 
La ragazza si liberò con violenza dalla sua presa ma si fermò e si girò per affrontarlo con una rinnovata ferocia, le sorelle di Furia le stavano lasciando spazio per crescere a dismisura.
- Cosa c'è? Che altre bugie mi devi dire?- 
Sputò quelle parole, come se fossero tossiche, a un passo dal suo viso, premendo con forza i palmi contro il suo petto e spingendolo all'indietro con rabbia.
- Mi dispiace, questo voglio dirti. Sai che quello a Chicago è stato un brutto periodo per me, tu non c'eri e mi sentivo così frustrato! Ero fuori di testa per la maggior parte del tempo, non mi ricordo la stragrande maggioranza delle cose che ho fatto. E poi Steve e Duff volevano sempre andare in quel locale a rimorchiare e io alla fine rimanevo solo...-
- Ah rimanevi solo. E naturalmente non ti è passato per la testa di andartene a dormire o fare qualsiasi altra dannata cosa che non fosse scoparti qualcuna, no?-
- Ero fatto come una merda e neanche mi ricordo di essermela scopata, ok? L'ho scoperto solo perché Duff me l'ha detto e mi sono sentito una merda. Per questo non ti ho detto niente, non me la ricordo neanche e di sicuro non ha significato un cazzo, è come se non fosse mai successo.-
- Come osi dire che è come se non fosse mai successo? Vaffanculo! Invece è successo e non importa quanto fossi fatto o quanto ti ricordi, non mi interessano le tue motivazioni del cazzo perché è successo e non è una cosa che io possa dimenticare!- disse con gli occhi ardenti, illuminati da una nuova, sinistra scintilla, prima di riprendere il suo cammino verso l'uscita. 
Il sole accecante di fine estate la colpì in pieno facendole chiudere con fastidio gli occhi per un momento, ricordandole che il mondo era rimasto esattamente quello di prima, non era stato inghiottito dal buio che l'aveva divorata. 
Li riaprì e si diresse verso la macchina ma Slash la raggiunse di nuovo.
- Piccola, non andartene così!- 
Bonnie lo fronteggiò nuovamente puntandogli l'indice contro il petto.
- Non chiamarmi in quel modo- scandì con ira.
- Non volevo tradirti! E' stata solo una volta, solo una cazzo di volta!-
- Non mi importa lo capisci? Non mi importa quante scuse troverai per giustificarti perché niente di quello che farai cambierà mai il fatto che mi hai tradita! Io ti ho dato tutta me stessa, mi sono fidata completamente di te, sempre, anche quando gli altri mi mettevano in guardia, anche quando mi dicevano che la monogamia non si adattava a uno come te io pensavo che non mi avresti mai fatto una cosa del genere. Io ti ho amato e tu hai rovinato tutto questo! Avrei potuto accettare tutto, ho sopportato le pene dell'inferno per rimanerti accanto, ero accanto a te anche quando nessun altro lo avrebbe fatto, anche quando mi stava distruggendo dentro, l'ho fatto perché ti amavo, perché pensavo che anche tu mi amassi e perché pensavo che ne valesse la pena ma questo è veramente troppo. Di tutte le cose che potevi farmi questa è la peggiore! Per una cazzo di scopata poi!-
- Non ha avuto alcun significato per me, lo capisci? Ho sbagliato, ok, e non ne vado fiero ma questo non cambia quello che provo per te, non cambia il fatto che ti amo!-
- Non farlo Slash, non dirmi che mi ami perché non è vero, non può esserlo dopo quello che mi hai fatto.- 
Si fermò per prendere fiato e lo guardò scuotendo la testa. 
- Questo non è amore - disse infine velenosa prima di voltargli di nuovo le spalle.
- Bonnie, aspetta, non andartene.- 
Slash provò a richiamarla ma lei si stava già allontanando e non si fermò, non si girò.
- Bonnie...- quell'ultimo, debole ed arrendevole richiamo, non giunse neanche alle orecchie della ragazza che entrò finalmente in macchina lasciandolo lì, attonito in mezzo alla strada, troppo stupito dalla piega che aveva preso quella giornata per pensare di fare altro che non fosse rimanere lì, in quel punto esatto del marciapiede, ad osservare quella macchina gialla allontanarsi da lui. 
Solo poche ore prima aveva pensato di poter essere felice di nuovo.

Bonnie guidava distratta, senza una meta precisa. Le mani sul volante le tremavano e sembrava che la sua testa stesse per esplodere a causa della miriade di pensieri che la riempivano. 
Ripercorreva nei suoi ricordi il periodo passato a Chicago e ogni cosa assumeva un nuovo, distorto significato. La tensione fra i ragazzi, lo sguardo sfuggente di Slash e il modo in cui si aggrappava a lei, come se temesse di vederla sfuggire. 
Una parte di lei rifiutava ancora di credere che fosse tutto vero mentre l'altra la derideva e con alterigia le diceva che doveva aspettarselo da uno come Slash che era sempre circondato da mille ragazze che avrebbero fatto di tutto per lui. 
Perché accontentarsi di una sola? Probabilmente l'aveva tradita più volte, divertendosi alle sue spalle.
Ma questa immagine di Slash, che quella parte di lei le dipingeva, le era estranea ed entrava in conflitto con la persona che lei aveva conosciuto e di cui si era innamorata, lasciandola confusa, come quando a scuola ti rivelano che in realtà le rette parallele si intersecano, dopo anni che ti hanno fatto credere il contrario. 
Si sentiva spossata fisicamente ma continuava a guidare senza guardare veramente dove stava andando. 
Per tutto il tempo in cui lei e Slash erano stati insieme i problemi erano stati numerosi e i periodi neri anche, più volte aveva riflettuto sul fatto di continuare o meno quella relazione ma alla fine si convinceva sempre che sarebbero riusciti ad affrontare qualsiasi cosa fintanto che quella cosa che li aveva fatti avvicinare sarebbe rimasta intatta. Quell'insieme di attrazione fisica, sintonia spirituale, intimità e qualcos'altro che non sapeva definire che costituiva le fondamenta della loro casa. 
Finché quelle fondamenta fossero rimaste intatte e il desiderio di iniziare un nuovo giorno solo l'uno accanto all'altra non fosse svanito, tutto si sarebbe risolto. 
Ma il tradimento distruggeva tutto ciò, le fondamenta erano bruciate e della costruzione perfetta rimaneva solo un cumulo polveroso di detriti.
All'improvviso non ce la fece più, accostò la macchina sul lato della strada e spense il motore. Le sue mani stringevano ancora il volante e la sua testa si chinò su di esse in un bizzarro inchino all'indirizzo del nulla. 
Le lacrime invasero i suoi occhi e i suoi singhiozzi riempirono l'abitacolo della macchina mentre lei si abbandonava totalmente al dolore.


In realtà non so neanche come iniziare. So che lo sapevate anche voi che questo momento prima o poi sarebbe arrivato, l'avevo già tirata troppo per le lunghe, avevo già forzato troppo la loro storia e mi sarebbe sembrato troppo fittizio far tornare le cose come prima. Fin dall'inizio questo era il loro destino ma non sapevo scegliere la causa della loro rottura poi mi sono ricordata che tutta questa cosa è iniziata, l'avevo già scritto nella risposta a una recensione di nala91, perché ho provato ad immaginarmi cosa sarebbe successo se Slash avesse incontrato una ragazza per lui sufficientemente interessante da potercisi addirittura innamorare e allo stesso tempo sufficientemente paziente da rimanergli accanto anche nei periodi più bui. Ho pensato che l'unica cosa che forse avrebbe definitivamente compiuto un taglio netto sarebbe stato solo il tradimento, motivo per altro che mi sembra piuttosto verosimile considerando il soggetto di cui stiamo parlando. Penso che Bonnie avrebbe affrontato di tutto finché fosse stata sicura dell'amore di Slash e il tradimento, beh, distrugge davvero tutto. Fino ad adesso mi sono sentita dire più volte che maltratto la povera Bonnie... non oso immaginare cosa penserete dopo questo capitolo, mi sono sentita male pure io ma, ripeto, era una cosa necessaria. Per il resto non penso ci sia altro da dire, spero di non essermi dimenticata di segnalare vari errori o sviste e ci vediamo nel weekend con il penultimo capitolo!
Breath
PS: nel remoto caso in cui siate curiosi di sapere come è stato per me il concerto di Slash, fate un salto sulla mia pagina autore :)
  
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