Innanzitutto, scusate
per il ritardo nell'aggiornamento, ma ho avuto parecchio da fare per
l'università!=p Eccovi finalmente il nuovo capitolo, forse un po' di transizione,
in cui si scopre qualcosa in più sulla nostra Coco e, dopo Kevin che è stato
quasi-protagonista la scorsa volta, abbiamo una sovraddose di Joe!x3
Un grazie grande alle
mie affezionate lettrici, vi adoro!<3
Tempe: Joe forse frivolo lo
è un po', ma più che altro io lo vedo come quello più impulsivo, istintivo. Per
me lui è il Jonas più passionale e che quindi si lascia più trasportare dai
sentimenti, la testa calda, insomma. Kevin invece è il maggiore e per forza di
cose, deve essere più controllato e razionale, quindi anche un po' più
sensibile... E sono adorabili entrambi!<3
agatha: sono sempre
felicissima dell'arrivo di nuove lettrici. Felicissima che la fic ti piaccia tanto
e ancor più di sapere che si riescono a percepire i sentimenti che io
"nascondo" nelle parole scritte. E' fondamentale per me.^^
Potterina: Come sopra!x3
Benvenuta nel club delle lettrici, spero ci resterai mooolto a lungo!
sbrodolina: Eh sì, povera Coco,
brutta esperienza... Ma in un certo senso le sarà utile per avvicinarsi di più
ai nostri tre Jonas, come vedrai! E Joe, beh... leggi, leggi!=P
Jollina: storia
letta&commentata! Per quanto riguarda Gabrielle e Kevin... eeeeh, chi lo
sa? Ne devono succedere ancora di cose!x3
beautiful_disaster: adoro le tue
recensioni, mi danno la carica e mi riempiono sempre di voglia di scrivere
ancora!<3 E per quanto sia una cosa che si sente spesso, mi fa sempre
contenta sapere che il mio modo di scrivere riesce a coinvolgere i lettori in
questo modo!x3 La ragazza del fotomontaggio è un'attrice (magari fossi io!=P),
si chiama Amber Tamblyn!=)
fefy88: altra mia adorata
fedelissima!x3 Per fortuna Coco sta bene e se Kevin ha fatto la sua parte...
vedrai Joe!x3
dollyvally: quanti nuovi arrivi!
*me felice* Spero che anche tu diventi mia fissa lettrice&commentatrice.
Kev... Kev per me è la quintessenza della dolcezza. Lo adoro e... chi non
vorrebbe essere al posto di Coco?!<3
Sempre più gente, mamma
mia!*_* Adesso non vi trattengo oltre, vi lascio al capitolo. Ah, ovviamente,
la canzone che canta Joe è "Gotta Find You" dei nostri Jonas.
- Capitolo 4° -
{ This time. This place.
Misused.
Mistakes. }
Far Away - Nickelback
- In difesa di Kevin
posso dire che sono stato io a costringerlo. Ho dovuto tirarglielo fuori con la
forza, lui non voleva... - Rispose Joe, senza sorridere. - Però avrei preferito
saperlo da te. - Lo sguardo gli cadde inevitabilmente sul polso che lei si stringeva
al petto, in un gesto probabilmente inconsapevole.
- Io invece avrei
preferito che tu non lo sapessi affatto, Joe. Per non doverti vedere così. -
Sospirò Coco, sedendosi sul divano, senza pensare di accendere la luce. Lo vide
avvicinarsi nella penombra e fermarsi in piedi di fronte a lei.
- Ma perchè non me lo
hai detto? - Si fissarono negli occhi per qualche secondo, abbastanza perchè
Gabrielle si rendesse conto che non sarebbe tornato sui suoi passi, prima di
aver ottenuto una risposta convincente.
- L'ho già spiegato a
tuo fratello. A questo punto, ero convinta che ti avesse raccontato proprio tutto.
- Sbuffò. - E' stata una bambinata, niente di più. - Per quante volte ancora
sarebbe stata costretta a ripeterlo?
- Una bambinata?
- Ripetè lui, sillabando l'ultima parola. - Coco, potevi farti male sul
serio... A causa mia. -
- NO. - Sbottò lei. -
Non voglio sentirtelo dire. - Poi chinò la testa, piantando lo sguardo sul
pavimento. Joe si avvicinò ancora e le si inginocchiò davanti, così, quando
Gabrielle alzò gli occhi, rimase incastrata in quelli di lui, pericolosamente
vicini.
- Ascolta... - Lo fermò
immediatamente, scuotendo leggermente la testa.
- Ti ho detto che non
voglio. - Sussurrò, senza smettere di guardarlo. Lui sospirò e si appoggiò ai
cuscini del divano, tenendo le mani ai lati delle gambe di Coco. - Sono
testarda, lo sai. - Si lasciò scappare un sorriso,
- Non ti sopporto. -
Sorrise anche lui, abbracciandola stretta. Nascose la testa contro la spalla di
lei, mentre le cingeva i fianchi.
Rimasero abbracciati in
silenzio per dei secondi che sembravano interminabili. L'ombra di quell'unico
sorriso svanì in fretta, così come era venuta. Entrambi sapevano bene che non
sarebbero riusciti a far desistere l'altro tanto facilmente. Per lui era il
senso di colpa, per lei una profonda preoccupazione. E niente che potesse far
pendere l'ago della bilancia in favore di uno dei due.
Gabrielle sospirò
profondamente, prima di allontanarsi.
- Joe. - La sua voce
sottile squarciò il silenzio che si era creato. - Non è colpa tua. - Era
dannatamente seria. E lo guardava con quella dannata espressione.
- Coco... - Tentò
nuovamente di ribattere qualcosa, ma a quegli occhi non sarebbe mai riuscito a
resistere.
- Non devi nemmeno
pensare di sentirti responsabile per quello che è successo. - Joe non provò più
nemmeno a risponderle. Sospirò, distogliendo lo sguardo dal viso di lei, nella
speranza di non sentirsi più con le spalle al muro. Si sentiva stupido e
probabilmente avrebbe finito per sembrare solo un ragazzino cocciuto agli occhi
di Gabrielle, eppure non ci riusciva.
Maledetto quel suo
carattere impulsivo. Se fosse stato semplicemente un po' più simile a
Kevin, che sapeva sempre fare la cosa giusta, forse avrebbe avuto vita più
facile.
Lasciò scivolare le
mani lungo i fianchi, lasciandola andare, ma Coco gli impedì di allontanarsi.
- Non mi piace
quell'aria da cane bastonato. - Gli passò una mano fra i capelli e, prima che potesse
tirarsi indietro, fu il turno di Joe di trattenerla. Sembrava avessero
intavolato una strana sorta di "tira e molla". Le accarezzò il polso
fasciato, rimanendo a testa bassa, senza guardarla negli occhi.
- Coco... - Ricominciò
e questa volta del tutto deciso ad arrivare fino in fondo. - E' perchè ti
voglio davvero, davvero bene. E mi manda in bestia pensare a cosa sono
potute arrivare delle stupide ragazzine, solo per gelosia nei miei confronti.
Solo perchè ti ho abbracciata... Adesso considererai anche me un ragazzino, se
ti dico che ora mi sento come se ti lanciassi in pasto a gente come quella,
ogni volta che ti sfioro, al di fuori di queste quattro mura... - Sollevò lo
sguardo, piantando gli occhi nell'azzurro di quelli di lei.
- Razza di stupido... -
Gabrielle si alzò di scatto dal divano, gettandogli le braccia al collo. Cera
così poco spazio fra loro, che Joe quasi rischiò di cadere, quando le ginocchia
di lei si scontrarono con le sue.
- Stupido e
basta? - Domandò, con una punta di sollievo. - Quindi non mi consideri un
ragazzino? Un diciottenne sbarbatello dalla testa calda? - Si rilassò,
sedendosi sul pavimento, mentre lei gli si accucciava fra le braccia e di nuovo
un sorriso si fece strada sulle sue labbra.
- Sbarbatello sempre...
- Rispose Coco, con voce leggermente soffocata. - Ma non riesco ad essere più
cattiva di così. Perchè ti voglio bene anche io, scemo. E te ne voglio
troppo... Considerando il soggetto che sei. Joe... Non posso vederti così. - Si
allontano da lui quanto bastava per riuscire a guardarlo negli occhi, lasciando
le braccia saldamente ancorate intorno al suo collo. - E non voglio che
nè tu, Kevin e Nick, nè tantomeno io viviamo nel terrore costante di chi ci sta
intorno. Questa volta è successo, la prossima volta potrebbe essere diverso.
Quindi, non arrabbiarti, ti prego, smettiamola qui. Accantoniamo questa storia
una volta per tutte. - Joe sorrise e si avvicinò di nuovo, posandole un bacio
leggero sulla fronte. - Altrimenti dovrò seguire il suggerimento che mi hanno
dato le vostre fans... e stare molto, moooolto lontana da voi. - Concluse lei,
in tono divertito.
- Neanche per sogno. -
La strinse con fare scherzosamente possessivo. - Tu non vai da nessuna parte! -
Non si capacitava nemmeno
lui, di quanto l'avesse sollevato sapere che Gabrielle non lo considerava un
ragazzino. Nonostante quei maledetti quattro anni che lo dividevano da lei.
Forse il motivo di tanto sollievo era lo stesso per cui, quando la vedeva
insieme a Kevin, non riusciva a non guardarli con una punta di invidia... Loro
due avevano praticamente la stessa età. Con suo fratello Coco gli sembrava
diversa. Si comportava e parlava in modo diverso...
Come con un suo pari.
Lui invece si sentiva sempre, in un certo qual modo, piccolo.
Inferiore...
O, forse, erano solo
stupide paranoie...
Strinse Coco un po' più
forte, nascondendo il viso nei suoi lunghi capelli scuri. Poi accostò la
schiena al tavolino basso che gli stava alle spalle, permettendole di
appoggiarsi completamente a lui. Avrebbe voluto parlarle chiaro e tondo, ma,
proprio quando credeva di aver trovato il coraggio ed il momento giusto per
farlo, la porta della cucina si aprì e la luce si accese improvvisamente.
Appena si accorse di
Nick e Kevin, sulla soglia della stanza, Gabrielle si scostò, scivolando fuori
dal suo abbraccio, per correre verso il fratello minore.
- E passata? - Domandò
semplicemente lui, guardandola con fare indagatore. Coco non gli rispose, ma a
Nick fu sufficiente il suo sorriso luminoso. La abbracciò, così come avevano
fatto i suoi fratelli, sancendo che tutto era tornato a posto. - Allora non ti
chiedo più niente. -
- Io invece voglio
chiaccherare di una cosa importante, con tutti e tre. - Riprese lei, prendendo
per mano anche Kevin e trascinando lui e Nick fino al divano, davanti a cui era
ancora seduto Joe, poi si sistemò in mezzo a loro. - Parlando con Kevin, prima,
mi sono resa conto che, per quanto tempo abbiamo passato insieme, da un mese a
questa parte, voi sapete pochissimo di me... Di quello che ero prima di
incontrarvi. - Abbassò lo sguardo, prendendo a giocherellare nervosamente con
una ciocca di capelli. - Me l'ha detto lui, in realtà - Continuò, cercando di
arginare il batticuore. Era sempre stato difficile per lei, parlare di sè...
Aveva paura di mettersi in gioco. Una paura piuttosto insensata, a dire il
vero... ma al contempo quasi soffocante. Paura di lasciarsi andare troppo e poi
venire ferita. Ed era solo per quell'incredibile legame che aveva sviluppato
con loro, che adesso si stava facendo violenza per raccontare la sua storia. -
E mi sono resa conto di quanto fosse vero... e ingiusto. Voi mi avete permesso
di conoscere un sacco di cose della vostra vita, della vostra famiglia e del
vostro straordinario mondo... E' ora che anche io faccia altrettanto. - Si
rannicchiò contro lo schienale, stringendosi le ginocchia al petto e prendendo
un respiro profondo, iniziò a raccontare.
Dall'inizio... Da
quando sua madre, una promettente musicista francese, aveva deciso di scappare
al di là dell'oceano... A soli vent'anni aveva lasciato Parigi per New York e
lì, oltre che un posto in una delle orchestre più importanti della città, aveva
trovato Michael, un'affascinante primo violino con dei meravigliosi occhi
azzurri.
Lui era più vecchio di
lei. Di anni ne aveva poco meno di quaranta, ma si sa, l'amore non ha età.
Monique era nata tre
anni dopo, quando il successo per la neo-mamma era ancora agli inizi. Annabelle
e Michael avevano cresciuto la bimba con tutto l'affetto possibile e per un po'
le cose erano filate lisce, così come era sempre stato.
Fino al giorno in cui
la giovane pianista aveva scoperto di essere rimasta nuovamente incinta,
proprio quando la prima orchestra di Parigi, le aveva proposto un contratto per
tre intere stagioni all'Operà... Era un'occasione troppo, troppo preziosa e
l'ambizione della donna aveva avuto facilmente la meglio... perfino sull'amore
materno.
Annabelle aveva firmato
immediatamente il contratto e, dopo aver partorito la piccola Gabrielle, aveva
preso armi e bagagli ed era tornata in Francia, portandosi dietro solamente la
figlia più grande.
Forse avventata,
sicuramente troppo giovane per rendersi conto di quello che una scelta del
genere poteva comportare.
Coco era rimasta con suo
padre, che, nonostante il dolore per quello che la musica gli aveva portato
via, aveva continuato a suonare. Ecco come lei aveva imparato ad amare le
sinfonie classiche e le grandi opere. Era cresciuta in teatro, seguendo suo
padre in tutti i suoi tour in giro per gli Stati Uniti, fino all'età di sedici
anni.
Poi Michael aveva
definitivamente dimenticato la sua giovane Annabelle, rapito dagli occhi verdi
di una giovane donna di Seattle. Si era risposato e, nel giro di pochi mesi, si
era creato una nuova famiglia ed una nuova vita... di cui la piccola Gabrielle
sentiva che non avrebbe mai fatto parte.
L'ultima cosa che suo
padre aveva fatto per lei era stata metterla sul primo aereo per Parigi, con
una grossa valigia ed una lettera per Annabelle.
Lettera che la diretta
interessata non avrebbe mai letto e che giaceva tutt'ora in un cassetto della
vecchia scrivania bianca che stava in un angolo di quella stanza.
Sì, perchè, una volta
arrivata a Parigi, all'indirizzo che Michael le aveva dato, Gabrielle aveva
trovato solamente quella sorella che non aveva mai saputo di avere e che si
sarebbe pressa cura di lei, da lì in poi.
Annabelle? Lei aveva
ricevuto un'altra, succosissima offerta ed era scappata di nuovo, lasciando
indietro anche Monique, alla fine. Scrollandosi di dosso quell'unica,
microscopica parte della famiglia a cui ancora era legata.
Nessuna delle due
ragazze avrebbe più avuto notizie dei genitori. Così dannatamente sole
entrambe. sarebbero semplicemente diventate l'una la famiglia dell'altra...
Monique, appena
diciottenne, avrebbe presto conosciuto il fantomatico padre di Lulù e, solo
qualche mese dopo, il suo Geràrd.
- Che poi è l'uomo che
vi ha fatti arrivare qui. - Concluse Coco, con un piccolo sorriso che si spense
quasi subito. I tre Jonas la guardavano in silenzio, mentre ancora cercavano di
metabolizzare tutta la storia. Quando Kevin allungò la mano per stringere
quella di lei, si accorse che Gabrielle stava tremando.
- Ehi... - Le sorrise e
quando lei si voltò per guardarlo, una lacrima le scese lungo la guancia.
- Scusa... - Si asciugò
frettolosamente gli occhi, cercando di nascondere quell'attimo di debolezza. -
E' che raccontare questa storia... mi fa un brutto effetto. - Altre lacrime
seguirono la prima, senza che lei potesse fare nulla per frenarle. -
Accidenti...! - Soffiò, sfregandosi nervosamente gli occhi. E dire che si era
imposta di non piangere più per certe cose. - Volevo che voi lo sapeste...
ma... non avevo intenzione di finire in questo modo pietoso! - L'ultima,
ultimissima cosa che voleva era suscitare compassione.
- Sai... - Cominciò
Nick, accarezzandole una spalla. - Se quello che hai passato è servito a farti
diventare quella che sei, Coco, non è solamente un male. E, credimi, io di
storie pietose me ne intendo. - Gabrielle sgranò impercettibilmente gli
occhi, rendendosene improvvisamente conto... Con che diritto poteva lamentarsi
in quei termini, davanti a lui?
- Dio, Nick, scusami...
Io... - Lui sorrise, scuotendo lievemente la testa.
- Oh no, non
ricominciare. - Allungò un braccio e le cinse i fianchi, facendola sbilanciare
nella sua direzione. - Zitta. No, zitta. - Ridacchiò e le tappò la bocca
con una mano, impedendole di scusarsi di nuovo. Non l'avrebbe lasciata fino a
che non avesse smesso di agitarsi. Coco, sconfitta, gettò la spugna e
sollevò lo sguardo, sorridendogli da dietro le dita serrate contro le sue
labbra. - Ecco, brava. -
- Ora sapete qualche
cosa in più. - Sorrise di nuovo, rivolgendosi anche agli altri due fratelli. -
Sapete perchè parlo anche americano e perchè dormo su un divano letto in casa
di mia sorella... Perchè amo con tutta me stessa la musica classica e perchè,
nonostante ne abbia uno bellissimo, non suono il pianoforte da quando avevo
sedici anni. - Lasciò indugiare lo sguardo sul meraviglioso piano di legno
sbiancato addossato alla parete davanti a lei. - Quello era di mia madre. -
- Peccato. Mi sarebbe
piaciuto fare qualcosa a quattro mani con te. - Sorrise Joe, continuando ad
osservare lo strumento. - Sei sicura di non voler ricominciare? - Questa volta
i suoi occhi erano saldamente fissi in quelli di lei. Gabrielle scosse
lentamente la testa, distogliendo lo sguardo.
- Per ora no, Joe.
Magari col tempo... - Si sistemò i capelli dietro le orecchie, cercando di
ignorare il groppo che si sentiva in gola. - Intanto, adesso è tardi e sarà il
caso di andare a letto... - Sorrise, cercando di fare finta di nulla, ma i tre
ragazzi l'avevano capita perfettamente. Si alzarono e, a turno, si avvicinarono
per augurarle la buonanotte, rispettosi del suo naturale desiderio di stare un
po' da sola. - Voi, comunque, potete suonare quando volete. - Aggiunse, mentre
abbracciava Kevin, poi Nick ed infine Joe.
Quest'ultimo le sfiorò la
guancia con un bacio, prima di sparire oltre la porta, insieme ai suoi
fratelli.
Mentre spostava i cuscini ed apriva il vecchio
meccanismo del divano letto, lottando contro il velo di lacrime che rendeva
tutto dannatamente sfocato, Gabrielle già sapeva che avrebbe faticato ad
addormentarsi.
E, nella migliore delle ipotesi, avrebbe avuto
solo incubi.
***
Quando Coco aprì gli
occhi, per la terza volta in due ore, il display del suo cellulare segnava le
tre e un quarto di notte.
Sbuffò, lasciando
cadere il telefono a terra... Aveva dormito continuativamente si e no un'ora. E
sicuramente non sarebbe riuscita a farlo più a lungo.
Non quella notte.
La sua disastrata
famiglia riusciva a tormentarla perfino in sogno.
Quando era piccola
aveva guardato in fotografia il viso di Annabelle, così simile al suo, per
tante di quelle volte, che ne aveva memorizzato ogni microscopico particolare
pur non avendola mai incontrata di persona... Ed ora quello stesso viso era
protagonista dei suoi sogni peggiori.
Si ritrovava di nuovo
bambina... e di nuovo sola, nel disperato tentativo di inseguire sua madre.
Sbuffò, scostando le
coperte con un gesto scocciato, prima di scattare in piedi. Sapeva che non
sarebbe riuscita a rilassarsi abbastanza da riprendere sonno, senza liberarsi
di quell'opprimente senso d'angoscia.
Tanto per cominciare,
una delle sue tisane avrebbe potuto aiutarla a distendersi... Si infilò una
felpa sopra il pigiama e scivolò oltre la porta a vetri, cercando di fare il
minimo rumore possibile.
Prese a frugare in uno
dei cassetti sotto al bancone, senza accendere la luce per paura di svegliare i
ragazzi. Tirò fuori tre o quattro scatole colorate, prima di riuscire a trovare
quella che cercava. Menta e zucchero di canna, il suo infuso preferito... Stava
per sfilare una bustina, quando sentì qualcuno posarle improvvisamente una mano
sulla spalla. Si voltò di scatto, lasciando cadere a terra l'intero contenuto
della scatola, con il cuore che le batteva furiosamente.
- Ehi, calma, sono solo
io. -
- Joe! - Sibilò,
riconoscendolo. - Mi hai fatto prendere un colpo... - Si portò una mano al
petto, aspettando che il suo battito cardiaco tornasse normale.
- Ops. - Sollevò
entrambe le mani in segno di resa, facendole una tenera linguaccia. Coco gli
rispose con un affettuoso scappellotto sul braccio.
- Piantala, scemo.
- Ridacchiò. - Piuttosto, ne vuoi anche tu? - Raccolse le bustine che si
erano sparpagliate sul pavimento e riempì d'acqua un piccolo bollitore.
Joe annuì e si sedette
al tavolo, mentre lei armeggiava con un vassoio ed il vasetto del miele. La
osservò in silenzio per i pochi minuti che impiegò a riempire le tazze e
mettere in infusione le bustine.
- Cos'è? - Domandò,
afferrando il manico della ciotola che lei gli stava porgendo.
- Una tisana. -
Gabrielle lo imitò e si sedette al tavolo, sulla sedia più vicina a quella
occupata da lui.
- Non riesci a dormire?
- Il tono di Joe si era fatto improvvisamente serio. Rimase in silenziosa
attesa di una risposta, bevendo un lungo sorso.
- Brutti sogni... - Si
mantenne sul vago, abbassando lo sguardo sul liquido ambrato che stava
metodicamente mescolando da qualche minuto. - E tu? -
- Un po' d'ansia,
forse... - Altrettanto confuso.
- Non sarà ancora la storia
del the? Guarda che... - Cominciò Coco, ma lui la fermò immediatamente.
- No, tranquilla. E'
per... qualcos'altro. - Bevve un altro po' di tisana, nascondendosi dietro la
tazza.
- Bene, perchè, se così
non fosse, ti uccido. - Scrollò il cucchiaino, prima di appoggiarlo sul tavolo.
- Ma... non vuoi provare a dirmi che cosa ti preoccupa? -
- Solo se tu mi spieghi
di questi tuoi... "brutti sogni". - Sorrise malizioso,
inarcando un sopracciglio. Lei sospirò profondamente e prese a picchiettare con
le dita sul bordo del tavolo.
- E' un unico incubo,
in realtà... - Cominciò a maneggiare nervosamente la sua tazza. - Io da
bambina... e mia madre che mi lascia in qualche luogo imprecisato. Tento di correrle
dietro, grido per richiamare la sua attenzione, ma sembra non accorgersi
nemmeno di me... E questo fino a che lei non scompare definitivamente. E io mi
sveglio. - Si appoggiò allo schienale della sedia, incrociando le braccia. -
Patetica, eh? - Si alzò di scatto, prima che Joe potesse avvicinarsi, usando la
scusa di dover appoggiare la tazza vuota nel lavandino. Senza dire nulla, lui
la seguì e l'abbracciò, rimanendo alle sue spalle.
- E tu? - Sorrise,
ringraziandolo silenziosamente con lo sguardo.
- Lasciamo perdere... -
Sempre più evasivo.
- No, che non lasciamo
perdere. - Si voltò verso di lui, piantandogli addosso uno sguardo
profondamente indagatore. Joe sospirò, lasciandola andare per tentare di
fuggire in salotto.
- Joe!- Lo rincorse,
fermandolo quasi al centro della stanza.
- E va bene. - Si
avvicinò, guardandola intensamente negli occhi. - Rispondimi sinceramente,
Coco... Mi consideri troppo piccolo, per te? -
- Eh? - Si accigliò
lei, senza capire.
- Quando stai con Kevin
sei diversa. Non parli con me... come parli con lui. Hai un
atteggiamento diverso... E' perchè io sono più piccolo? - Coco lo fissò,
sgranando gli occhi.
- Tu... E' questo che
ti preoccupa? - Si lasciò sfuggire una mezza risata. - Ma ti sei bevuto il
cervello, per caso? - Gli prese il viso fra le mani, costringendolo a fissarla.
- Guardami. - Cominciò, improvvisamente seria. - Non me ne frega un beneamato cavolo,
se hai quattro anni in meno di me. Sono diversa, perchè tu e tuo fratello siete
diversi. Lui è lui... e tu sei tu. E' solo per questo... Dio. - Lo lasciò
andare, mulinando nervosamente le braccia nell'aria. - Sei mio amico, Joe e
questa è l'unica cosa che conta... Dell'età, sinceramente, proprio non mi
interessa. Davvero eri in ansia per questo? - Domandò, a metà tra il
divertito e l'esasperato. Lui annuì impercettibilmente. - Ma sai che sei
veramente un cretino, a volte? - Ridacchiò, dandogli una sonora spinta. Joe le
afferrò le mani al volo, trascinandola con sè nella rovinosa caduta sul divano
letto. Atterrarono ridendo sul materasso, con un tonfo sordo.
- Quindi mi consideri
al pari di Kevin? Siamo tutti e due tuoi amici e gli anni non sono un problema.
- Ripetè, guardandola negli occhi. Lei annuì, sollevandosi su un gomito. - E se
fossimo qualcosa in più che amici... quattro anni non sarebbero comunque
un problema? - Le parole gli sfuggirono letteralmente di bocca, tanto che si
pentì di averle pronunciate, ancora prima di terminare la domanda. Ammutolirono
entrambi, guardandosi in silenzio per un lunghissimo secondo. - Ah, lascia
perdere. - Si alzò di scatto, rimettendosi velocemente in piedi.
- Penso sia ora che
torni a letto... - Si passò nervosamente una mano fra i capelli e fece per
andarsene. Mosse qualche passo verso il corridoio, prima di bloccarsi e
voltarsi nuovamente verso di lei. Incrociò immediatamente lo sguardo di Coco,
che si era girata nello stesso momento.
- Sai, non credo
proprio di riuscire ad addormentarmi così... - Bisbigliò lei, con aria
innocente, mentre già sentiva l'angoscia tornare a serrarle la gola. Joe si
lasciò scappare un sorriso e tornò indietro.
- D'accordo. - Spostò
le coperte e recuperò un cuscino dal pavimento, prima di sdraiarsi sul lato
sinistro del letto. - Ma possiamo evitare di dirlo a Nick e Kevin? -
- Tanto, domani mattina
lo scopriranno lo stesso. - Ridacchiò Gabrielle, saltellando sul materasso per
tornare al suo posto. Si sistemò sotto le coperte, accoccolandosi contro di
lui.
- Mi alzerò per primo. -
Ribattè Joe, passandole un braccio intorno alle spalle.
- Sì, certo. Comincia a
pensare ad una scusa plausibile... -
- Spiritosa. Sei un po'
più tranquilla, adesso? - Chiese, accarezzandole i capelli. Coco respirò
profondamente. In effetti, sì. La sola presenza di Joe riusciva a calmarla in
una maniera impressionante... Nonostante tutti i pensieri che le frullavano in
testa. La sua vicinanza riusciva a sciogliere perfino la morsa che il terrore
di quel dannato incubo aveva su di lei. Sorrise e Joe sentì le spalle e le
braccia di lei rilassarsi, sotto il tocco leggero delle sue mani.
- Joe... - Sussurrò,
con voce già quasi assonnata. - Mi canti una delle vostre canzoni? -
- Eh...? - Gli si
avvicinò un po' di più, ridacchiando sommessamente.
- Perfavore... Fingiamo
che sia una ninna nanna. - Lui sorrise e si mosse lentamente, puntellandosi su
un braccio.
- Va bene, va bene. -
Prese un respiro profondo e cominciò a cantare sommessamente, mentre lei
chiudeva gli occhi.
"...
You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing.
I need to find you,
I gotta find you.
You're the missing piece I need, the song inside of me.
I
need to find you.
I gotta find you..."
Cantava piano,
rallentando continuamente il ritmo, quasi volesse sondare le parole una per
una, nonostante le conoscesse perfettamente a memoria.
Coco respirava
lentamente, seguendo l'andare della mano di lui che non aveva smesso di
passarle dolcemente le dita fra i capelli.
"Been
feeling lost, can't find the words to say...
Spending all my time stuck in yesterday."
Non sapeva nemmeno
spiegarsi perchè, tra tante canzoni, avesse scelto per lei proprio quella.
Aveva semplicemente iniziato a cantare, così, nel modo più naturale del
mondo...
Osservò l'espressione
completamente rilassata e il respiro regolare di Gabrielle. Si era già
addormentata, un sorriso appena accennato le increspava le labbra.
"Where
you are is where I want to be.
Next
to you...
And
you next to me."
Concluse, quasi in un
soffio. Poi si abbassò per sfiorarle la fronte con un bacio e chiuse gli occhi,
sistemandosi contro il cuscino.
Vicino a lei.