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Autore: Minako_86    28/10/2008    8 recensioni
Gabrielle ha ventidue anni ed è decisamente bassa per la sua età. Vive a Parigi ed ascolta solo musica classica. In che modo una ragazza così potrebbe entrare a far parte del magico universo della boyband per ragazzi più conosciuta d'America?
E se fosse il destino a "recapitarle" i fratelli Jonas a domicilio perchè lei possa aiutarli a tirar fuori la loro anima, quella vera?
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Innanzitutto, scusate per il ritardo nell'aggiornamento, ma ho avuto parecchio da fare per l'università

Innanzitutto, scusate per il ritardo nell'aggiornamento, ma ho avuto parecchio da fare per l'università!=p Eccovi finalmente il nuovo capitolo, forse un po' di transizione, in cui si scopre qualcosa in più sulla nostra Coco e, dopo Kevin che è stato quasi-protagonista la scorsa volta, abbiamo una sovraddose di Joe!x3

 

Un grazie grande alle mie affezionate lettrici, vi adoro!<3

 

Tempe: Joe forse frivolo lo è un po', ma più che altro io lo vedo come quello più impulsivo, istintivo. Per me lui è il Jonas più passionale e che quindi si lascia più trasportare dai sentimenti, la testa calda, insomma. Kevin invece è il maggiore e per forza di cose, deve essere più controllato e razionale, quindi anche un po' più sensibile... E sono adorabili entrambi!<3

 

agatha: sono sempre felicissima dell'arrivo di nuove lettrici. Felicissima che la fic ti piaccia tanto e ancor più di sapere che si riescono a percepire i sentimenti che io "nascondo" nelle parole scritte. E' fondamentale per me.^^

 

Potterina: Come sopra!x3 Benvenuta nel club delle lettrici, spero ci resterai mooolto a lungo!

 

sbrodolina: Eh sì, povera Coco, brutta esperienza... Ma in un certo senso le sarà utile per avvicinarsi di più ai nostri tre Jonas, come vedrai! E Joe, beh... leggi, leggi!=P

 

Jollina: storia letta&commentata! Per quanto riguarda Gabrielle e Kevin... eeeeh, chi lo sa? Ne devono succedere ancora di cose!x3

 

beautiful_disaster: adoro le tue recensioni, mi danno la carica e mi riempiono sempre di voglia di scrivere ancora!<3 E per quanto sia una cosa che si sente spesso, mi fa sempre contenta sapere che il mio modo di scrivere riesce a coinvolgere i lettori in questo modo!x3 La ragazza del fotomontaggio è un'attrice (magari fossi io!=P), si chiama Amber Tamblyn!=)

 

fefy88: altra mia adorata fedelissima!x3 Per fortuna Coco sta bene e se Kevin ha fatto la sua parte... vedrai Joe!x3

 

dollyvally: quanti nuovi arrivi! *me felice* Spero che anche tu diventi mia fissa lettrice&commentatrice. Kev... Kev per me è la quintessenza della dolcezza. Lo adoro e... chi non vorrebbe essere al posto di Coco?!<3

 

Sempre più gente, mamma mia!*_* Adesso non vi trattengo oltre, vi lascio al capitolo. Ah, ovviamente, la canzone che canta Joe è "Gotta Find You" dei nostri Jonas.

 

  

 

 

 

- Capitolo 4° -

 

 

 

{ This time. This place.
Misused. Mistakes. }
Far Away - Nickelback

 

 

 

 

- In difesa di Kevin posso dire che sono stato io a costringerlo. Ho dovuto tirarglielo fuori con la forza, lui non voleva... - Rispose Joe, senza sorridere. - Però avrei preferito saperlo da te. - Lo sguardo gli cadde inevitabilmente sul polso che lei si stringeva al petto, in un gesto probabilmente inconsapevole.

 

- Io invece avrei preferito che tu non lo sapessi affatto, Joe. Per non doverti vedere così. - Sospirò Coco, sedendosi sul divano, senza pensare di accendere la luce. Lo vide avvicinarsi nella penombra e fermarsi in piedi di fronte a lei.

 

- Ma perchè non me lo hai detto? - Si fissarono negli occhi per qualche secondo, abbastanza perchè Gabrielle si rendesse conto che non sarebbe tornato sui suoi passi, prima di aver ottenuto una risposta convincente.

 

- L'ho già spiegato a tuo fratello. A questo punto, ero convinta che ti avesse raccontato proprio tutto. - Sbuffò. - E' stata una bambinata, niente di più. - Per quante volte ancora sarebbe stata costretta a ripeterlo?

 

- Una bambinata? - Ripetè lui, sillabando l'ultima parola. - Coco, potevi farti male sul serio... A causa mia. -

 

- NO. - Sbottò lei. - Non voglio sentirtelo dire. - Poi chinò la testa, piantando lo sguardo sul pavimento. Joe si avvicinò ancora e le si inginocchiò davanti, così, quando Gabrielle alzò gli occhi, rimase incastrata in quelli di lui, pericolosamente vicini.

 

- Ascolta... - Lo fermò immediatamente, scuotendo leggermente la testa.

 

- Ti ho detto che non voglio. - Sussurrò, senza smettere di guardarlo. Lui sospirò e si appoggiò ai cuscini del divano, tenendo le mani ai lati delle gambe di Coco. - Sono testarda, lo sai. - Si lasciò scappare un sorriso,

 

- Non ti sopporto. - Sorrise anche lui, abbracciandola stretta. Nascose la testa contro la spalla di lei, mentre le cingeva i fianchi.

 

Rimasero abbracciati in silenzio per dei secondi che sembravano interminabili. L'ombra di quell'unico sorriso svanì in fretta, così come era venuta. Entrambi sapevano bene che non sarebbero riusciti a far desistere l'altro tanto facilmente. Per lui era il senso di colpa, per lei una profonda preoccupazione. E niente che potesse far pendere l'ago della bilancia in favore di uno dei due.

Gabrielle sospirò profondamente, prima di allontanarsi.

 

- Joe. - La sua voce sottile squarciò il silenzio che si era creato. - Non è colpa tua. - Era dannatamente seria. E lo guardava con quella dannata espressione.

 

- Coco... - Tentò nuovamente di ribattere qualcosa, ma a quegli occhi non sarebbe mai riuscito a resistere.

 

- Non devi nemmeno pensare di sentirti responsabile per quello che è successo. - Joe non provò più nemmeno a risponderle. Sospirò, distogliendo lo sguardo dal viso di lei, nella speranza di non sentirsi più con le spalle al muro. Si sentiva stupido e probabilmente avrebbe finito per sembrare solo un ragazzino cocciuto agli occhi di Gabrielle, eppure non ci riusciva.

 

Maledetto quel suo carattere impulsivo. Se fosse stato semplicemente un po' più simile a Kevin, che sapeva sempre fare la cosa giusta, forse avrebbe avuto vita più facile.

 

Lasciò scivolare le mani lungo i fianchi, lasciandola andare, ma Coco gli impedì di allontanarsi.

 

- Non mi piace quell'aria da cane bastonato. - Gli passò una mano fra i capelli e, prima che potesse tirarsi indietro, fu il turno di Joe di trattenerla. Sembrava avessero intavolato una strana sorta di "tira e molla". Le accarezzò il polso fasciato, rimanendo a testa bassa, senza guardarla negli occhi.

 

- Coco... - Ricominciò e questa volta del tutto deciso ad arrivare fino in fondo. - E' perchè ti voglio davvero, davvero bene. E mi manda in bestia pensare a cosa sono potute arrivare delle stupide ragazzine, solo per gelosia nei miei confronti. Solo perchè ti ho abbracciata... Adesso considererai anche me un ragazzino, se ti dico che ora mi sento come se ti lanciassi in pasto a gente come quella, ogni volta che ti sfioro, al di fuori di queste quattro mura... - Sollevò lo sguardo, piantando gli occhi nell'azzurro di quelli di lei.

 

- Razza di stupido... - Gabrielle si alzò di scatto dal divano, gettandogli le braccia al collo. Cera così poco spazio fra loro, che Joe quasi rischiò di cadere, quando le ginocchia di lei si scontrarono con le sue.

 

- Stupido e basta? - Domandò, con una punta di sollievo. - Quindi non mi consideri un ragazzino? Un diciottenne sbarbatello dalla testa calda? - Si rilassò, sedendosi sul pavimento, mentre lei gli si accucciava fra le braccia e di nuovo un sorriso si fece strada sulle sue labbra.

 

- Sbarbatello sempre... - Rispose Coco, con voce leggermente soffocata. - Ma non riesco ad essere più cattiva di così. Perchè ti voglio bene anche io, scemo. E te ne voglio troppo... Considerando il soggetto che sei. Joe... Non posso vederti così. - Si allontano da lui quanto bastava per riuscire a guardarlo negli occhi, lasciando le braccia saldamente ancorate intorno al suo collo. -  E non voglio che nè tu, Kevin e Nick, nè tantomeno io viviamo nel terrore costante di chi ci sta intorno. Questa volta è successo, la prossima volta potrebbe essere diverso. Quindi, non arrabbiarti, ti prego, smettiamola qui. Accantoniamo questa storia una volta per tutte. - Joe sorrise e si avvicinò di nuovo, posandole un bacio leggero sulla fronte. - Altrimenti dovrò seguire il suggerimento che mi hanno dato le vostre fans... e stare molto, moooolto lontana da voi. - Concluse lei, in tono divertito.

 

- Neanche per sogno. - La strinse con fare scherzosamente possessivo. - Tu non vai da nessuna parte! -

 

Non si capacitava nemmeno lui, di quanto l'avesse sollevato sapere che Gabrielle non lo considerava un ragazzino. Nonostante quei maledetti quattro anni che lo dividevano da lei. Forse il motivo di tanto sollievo era lo stesso per cui, quando la vedeva insieme a Kevin, non riusciva a non guardarli con una punta di invidia... Loro due avevano praticamente la stessa età. Con suo fratello Coco gli sembrava diversa. Si comportava e parlava in modo diverso...

 

Come con un suo pari. Lui invece si sentiva sempre, in un certo qual modo, piccolo.

Inferiore...

 

O, forse, erano solo stupide paranoie...

 

Strinse Coco un po' più forte, nascondendo il viso nei suoi lunghi capelli scuri. Poi accostò la schiena al tavolino basso che gli stava alle spalle, permettendole di appoggiarsi completamente a lui. Avrebbe voluto parlarle chiaro e tondo, ma, proprio quando credeva di aver trovato il coraggio ed il momento giusto per farlo, la porta della cucina si aprì e la luce si accese improvvisamente.

 

Appena si accorse di Nick e Kevin, sulla soglia della stanza, Gabrielle si scostò, scivolando fuori dal suo abbraccio, per correre verso il fratello minore.

 

- E passata? - Domandò semplicemente lui, guardandola con fare indagatore. Coco non gli rispose, ma a Nick fu sufficiente il suo sorriso luminoso. La abbracciò, così come avevano fatto i suoi fratelli, sancendo che tutto era tornato a posto. - Allora non ti chiedo più niente. -

 

- Io invece voglio chiaccherare di una cosa importante, con tutti e tre. - Riprese lei, prendendo per mano anche Kevin e trascinando lui e Nick fino al divano, davanti a cui era ancora seduto Joe, poi si sistemò in mezzo a loro. - Parlando con Kevin, prima, mi sono resa conto che, per quanto tempo abbiamo passato insieme, da un mese a questa parte, voi sapete pochissimo di me... Di quello che ero prima di incontrarvi. - Abbassò lo sguardo, prendendo a giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli. - Me l'ha detto lui, in realtà - Continuò, cercando di arginare il batticuore. Era sempre stato difficile per lei, parlare di sè... Aveva paura di mettersi in gioco. Una paura piuttosto insensata, a dire il vero... ma al contempo quasi soffocante. Paura di lasciarsi andare troppo e poi venire ferita. Ed era solo per quell'incredibile legame che aveva sviluppato con loro, che adesso si stava facendo violenza per raccontare la sua storia. - E mi sono resa conto di quanto fosse vero... e ingiusto. Voi mi avete permesso di conoscere un sacco di cose della vostra vita, della vostra famiglia e del vostro straordinario mondo... E' ora che anche io faccia altrettanto. - Si rannicchiò contro lo schienale, stringendosi le ginocchia al petto e prendendo un respiro profondo, iniziò a raccontare.

 

Dall'inizio... Da quando sua madre, una promettente musicista francese, aveva deciso di scappare al di là dell'oceano... A soli vent'anni aveva lasciato Parigi per New York e lì, oltre che un posto in una delle orchestre più importanti della città, aveva trovato Michael, un'affascinante primo violino con dei meravigliosi occhi azzurri.

 

Lui era più vecchio di lei. Di anni ne aveva poco meno di quaranta, ma si sa, l'amore non ha età.

 

Monique era nata tre anni dopo, quando il successo per la neo-mamma era ancora agli inizi. Annabelle e Michael avevano cresciuto la bimba con tutto l'affetto possibile e per un po' le cose erano filate lisce, così come era sempre stato.

Fino al giorno in cui la giovane pianista aveva scoperto di essere rimasta nuovamente incinta, proprio quando la prima orchestra di Parigi, le aveva proposto un contratto per tre intere stagioni all'Operà... Era un'occasione troppo, troppo preziosa e l'ambizione della donna aveva avuto facilmente la meglio... perfino sull'amore materno.

Annabelle aveva firmato immediatamente il contratto e, dopo aver partorito la piccola Gabrielle, aveva preso armi e bagagli ed era tornata in Francia, portandosi dietro solamente la figlia più grande.

Forse avventata, sicuramente troppo giovane per rendersi conto di quello che una scelta del genere poteva comportare.

 

Coco era rimasta con suo padre, che, nonostante il dolore per quello che la musica gli aveva portato via, aveva continuato a suonare. Ecco come lei aveva imparato ad amare le sinfonie classiche e le grandi opere. Era cresciuta in teatro, seguendo suo padre in tutti i suoi tour in giro per gli Stati Uniti, fino all'età di sedici anni.

Poi Michael aveva definitivamente dimenticato la sua giovane Annabelle, rapito dagli occhi verdi di una giovane donna di Seattle. Si era risposato e, nel giro di pochi mesi, si era creato una nuova famiglia ed una nuova vita... di cui la piccola Gabrielle sentiva che non avrebbe mai fatto parte.

L'ultima cosa che suo padre aveva fatto per lei era stata metterla sul primo aereo per Parigi, con una grossa valigia ed una lettera per Annabelle.

 

Lettera che la diretta interessata non avrebbe mai letto e che giaceva tutt'ora in un cassetto della vecchia scrivania bianca che stava in un angolo di quella stanza.

 

Sì, perchè, una volta arrivata a Parigi, all'indirizzo che Michael le aveva dato, Gabrielle aveva trovato solamente quella sorella che non aveva mai saputo di avere e che si sarebbe pressa cura di lei, da lì in poi.     

 

Annabelle? Lei aveva ricevuto un'altra, succosissima offerta ed era scappata di nuovo, lasciando indietro anche Monique, alla fine. Scrollandosi di dosso quell'unica, microscopica parte della famiglia a cui ancora era legata.

 

Nessuna delle due ragazze avrebbe più avuto notizie dei genitori. Così dannatamente sole entrambe. sarebbero semplicemente diventate l'una la famiglia dell'altra...  

 

Monique, appena diciottenne, avrebbe presto conosciuto il fantomatico padre di Lulù e, solo qualche mese dopo, il suo Geràrd.

 

- Che poi è l'uomo che vi ha fatti arrivare qui. - Concluse Coco, con un piccolo sorriso che si spense quasi subito. I tre Jonas la guardavano in silenzio, mentre ancora cercavano di metabolizzare tutta la storia. Quando Kevin allungò la mano per stringere quella di lei, si accorse che Gabrielle stava tremando.

 

- Ehi... - Le sorrise e quando lei si voltò per guardarlo, una lacrima le scese lungo la guancia.

 

- Scusa... - Si asciugò frettolosamente gli occhi, cercando di nascondere quell'attimo di debolezza. - E' che raccontare questa storia... mi fa un brutto effetto. - Altre lacrime seguirono la prima, senza che lei potesse fare nulla per frenarle. - Accidenti...! - Soffiò, sfregandosi nervosamente gli occhi. E dire che si era imposta di non piangere più per certe cose. - Volevo che voi lo sapeste... ma... non avevo intenzione di finire in questo modo pietoso! - L'ultima, ultimissima cosa che voleva era suscitare compassione.

 

- Sai... - Cominciò Nick, accarezzandole una spalla. - Se quello che hai passato è servito a farti diventare quella che sei, Coco, non è solamente un male. E, credimi, io di storie pietose me ne intendo. - Gabrielle sgranò impercettibilmente gli occhi, rendendosene improvvisamente conto... Con che diritto poteva lamentarsi in quei termini, davanti a lui?

 

- Dio, Nick, scusami... Io... - Lui sorrise, scuotendo lievemente la testa.

 

- Oh no, non ricominciare. - Allungò un braccio e le cinse i fianchi, facendola sbilanciare nella sua direzione. - Zitta. No, zitta. - Ridacchiò e le tappò la bocca con una mano, impedendole di scusarsi di nuovo. Non l'avrebbe lasciata fino a che non  avesse smesso di agitarsi. Coco, sconfitta, gettò la spugna e sollevò lo sguardo, sorridendogli da dietro le dita serrate contro le sue labbra. - Ecco, brava. -

 

- Ora sapete qualche cosa in più. - Sorrise di nuovo, rivolgendosi anche agli altri due fratelli. - Sapete perchè parlo anche americano e perchè dormo su un divano letto in casa di mia sorella... Perchè amo con tutta me stessa la musica classica e perchè, nonostante ne abbia uno bellissimo, non suono il pianoforte da quando avevo sedici anni. - Lasciò indugiare lo sguardo sul meraviglioso piano di legno sbiancato addossato alla parete davanti a lei. - Quello era di mia madre. -

 

- Peccato. Mi sarebbe piaciuto fare qualcosa a quattro mani con te. - Sorrise Joe, continuando ad osservare lo strumento. - Sei sicura di non voler ricominciare? - Questa volta i suoi occhi erano saldamente fissi in quelli di lei. Gabrielle scosse lentamente la testa, distogliendo lo sguardo.

 

- Per ora no, Joe. Magari col tempo... - Si sistemò i capelli dietro le orecchie, cercando di ignorare il groppo che si sentiva in gola. - Intanto, adesso è tardi e sarà il caso di andare a letto... - Sorrise, cercando di fare finta di nulla, ma i tre ragazzi l'avevano capita perfettamente. Si alzarono e, a turno, si avvicinarono per augurarle la buonanotte, rispettosi del suo naturale desiderio di stare un po' da sola. - Voi, comunque, potete suonare quando volete. - Aggiunse, mentre abbracciava Kevin, poi Nick ed infine Joe.    

 

Quest'ultimo le sfiorò la guancia con un bacio, prima di sparire oltre la porta, insieme ai suoi fratelli.

 

Mentre spostava i cuscini ed apriva il vecchio meccanismo del divano letto, lottando contro il velo di lacrime che rendeva tutto dannatamente sfocato, Gabrielle già sapeva che avrebbe faticato ad addormentarsi.

 

E, nella migliore delle ipotesi, avrebbe avuto solo incubi.

 

 

***

 

 

Quando Coco aprì gli occhi, per la terza volta in due ore, il display del suo cellulare segnava le tre e un quarto di notte.

Sbuffò, lasciando cadere il telefono a terra... Aveva dormito continuativamente si e no un'ora. E sicuramente non sarebbe riuscita a farlo più a lungo.

 

Non quella notte.

 

La sua disastrata famiglia riusciva a tormentarla perfino in sogno.

Quando era piccola aveva guardato in fotografia il viso di Annabelle, così simile al suo, per tante di quelle volte, che ne aveva memorizzato ogni microscopico particolare pur non avendola mai incontrata di persona... Ed ora quello stesso viso era protagonista dei suoi sogni peggiori.

 

Si ritrovava di nuovo bambina... e di nuovo sola, nel disperato tentativo di inseguire sua madre.

 

Sbuffò, scostando le coperte con un gesto scocciato, prima di scattare in piedi. Sapeva che non sarebbe riuscita a rilassarsi abbastanza da riprendere sonno, senza liberarsi di quell'opprimente senso d'angoscia.

Tanto per cominciare, una delle sue tisane avrebbe potuto aiutarla a distendersi... Si infilò una felpa sopra il pigiama e scivolò oltre la porta a vetri, cercando di fare il minimo rumore possibile.

 

Prese a frugare in uno dei cassetti sotto al bancone, senza accendere la luce per paura di svegliare i ragazzi. Tirò fuori tre o quattro scatole colorate, prima di riuscire a trovare quella che cercava. Menta e zucchero di canna, il suo infuso preferito... Stava per sfilare una bustina, quando sentì qualcuno posarle improvvisamente una mano sulla spalla. Si voltò di scatto, lasciando cadere a terra l'intero contenuto della scatola, con il cuore che le batteva furiosamente.

 

- Ehi, calma, sono solo io. -

 

- Joe! - Sibilò, riconoscendolo. - Mi hai fatto prendere un colpo... - Si portò una mano al petto, aspettando che il suo battito cardiaco tornasse normale.

 

- Ops. - Sollevò entrambe le mani in segno di resa, facendole una tenera linguaccia. Coco gli rispose con un affettuoso scappellotto sul braccio.

 

- Piantala, scemo. -  Ridacchiò. - Piuttosto, ne vuoi anche tu? - Raccolse le bustine che si erano sparpagliate sul pavimento e riempì d'acqua un piccolo bollitore.

 

Joe annuì e si sedette al tavolo, mentre lei armeggiava con un vassoio ed il vasetto del miele. La osservò in silenzio per i pochi minuti che impiegò a riempire le tazze e mettere in infusione le bustine.

 

- Cos'è? - Domandò, afferrando il manico della ciotola che lei gli stava porgendo.

 

- Una tisana. - Gabrielle lo imitò e si sedette al tavolo, sulla sedia più vicina a quella occupata da lui.

 

- Non riesci a dormire? - Il tono di Joe si era fatto improvvisamente serio. Rimase in silenziosa attesa di una risposta, bevendo un lungo sorso.

 

- Brutti sogni... - Si mantenne sul vago, abbassando lo sguardo sul liquido ambrato che stava metodicamente mescolando da qualche minuto. - E tu? -

 

- Un po' d'ansia, forse... - Altrettanto confuso.

 

- Non sarà ancora la storia del the? Guarda che... - Cominciò Coco, ma lui la fermò immediatamente.

 

- No, tranquilla. E' per... qualcos'altro. - Bevve un altro po' di tisana, nascondendosi dietro la tazza.

 

- Bene, perchè, se così non fosse, ti uccido. - Scrollò il cucchiaino, prima di appoggiarlo sul tavolo. - Ma... non vuoi provare a dirmi che cosa ti preoccupa? -

 

- Solo se tu mi spieghi di questi tuoi... "brutti sogni". - Sorrise malizioso, inarcando un sopracciglio. Lei sospirò profondamente e prese a picchiettare con le dita sul bordo del tavolo.

 

- E' un unico incubo, in realtà... - Cominciò a maneggiare nervosamente la sua tazza. - Io da bambina... e mia madre che mi lascia in qualche luogo imprecisato. Tento di correrle dietro, grido per richiamare la sua attenzione, ma  sembra non accorgersi nemmeno di me... E questo fino a che lei non scompare definitivamente. E io mi sveglio. - Si appoggiò allo schienale della sedia, incrociando le braccia. - Patetica, eh? - Si alzò di scatto, prima che Joe potesse avvicinarsi, usando la scusa di dover appoggiare la tazza vuota nel lavandino. Senza dire nulla, lui la seguì e l'abbracciò, rimanendo alle sue spalle.

 

- E tu? - Sorrise, ringraziandolo silenziosamente con lo sguardo.

 

- Lasciamo perdere... - Sempre più evasivo.

 

- No, che non lasciamo perdere. - Si voltò verso di lui, piantandogli addosso uno sguardo profondamente indagatore. Joe sospirò, lasciandola andare per tentare di fuggire in salotto.

 

- Joe!- Lo rincorse, fermandolo quasi al centro della stanza.

 

- E va bene. - Si avvicinò, guardandola intensamente negli occhi. - Rispondimi sinceramente, Coco... Mi consideri troppo piccolo, per te? -

 

- Eh? - Si accigliò lei, senza capire.

 

- Quando stai con Kevin sei diversa. Non parli con me... come parli con lui. Hai un atteggiamento diverso... E' perchè io sono più piccolo? - Coco lo fissò, sgranando gli occhi.

 

- Tu... E' questo che ti preoccupa? - Si lasciò sfuggire una mezza risata. - Ma ti sei bevuto il cervello, per caso? - Gli prese il viso fra le mani, costringendolo a fissarla. - Guardami. - Cominciò, improvvisamente seria. - Non me ne frega un beneamato cavolo, se hai quattro anni in meno di me. Sono diversa, perchè tu e tuo fratello siete diversi. Lui è lui... e tu sei tu. E' solo per questo... Dio. - Lo lasciò andare, mulinando nervosamente le braccia nell'aria. - Sei mio amico, Joe e questa è l'unica cosa che conta... Dell'età, sinceramente, proprio non mi interessa. Davvero eri in ansia per questo? - Domandò, a metà tra il divertito e l'esasperato. Lui annuì impercettibilmente. - Ma sai che sei veramente un cretino, a volte? - Ridacchiò, dandogli una sonora spinta. Joe le afferrò le mani al volo, trascinandola con sè nella rovinosa caduta sul divano letto. Atterrarono ridendo sul materasso, con un tonfo sordo.

 

- Quindi mi consideri al pari di Kevin? Siamo tutti e due tuoi amici e gli anni non sono un problema. - Ripetè, guardandola negli occhi. Lei annuì, sollevandosi su un gomito. - E se fossimo qualcosa in più che amici... quattro anni non sarebbero comunque un problema? - Le parole gli sfuggirono letteralmente di bocca, tanto che si pentì di averle pronunciate, ancora prima di terminare la domanda. Ammutolirono entrambi, guardandosi in silenzio per un lunghissimo secondo. - Ah, lascia perdere. - Si alzò di scatto, rimettendosi velocemente in piedi.

 

- Penso sia ora che torni a letto... - Si passò nervosamente una mano fra i capelli e fece per andarsene. Mosse qualche passo verso il corridoio, prima di bloccarsi e voltarsi nuovamente verso di lei. Incrociò immediatamente lo sguardo di Coco, che si era girata nello stesso momento.

 

- Sai, non credo proprio di riuscire ad addormentarmi così... - Bisbigliò lei, con aria innocente, mentre già sentiva l'angoscia tornare a serrarle la gola. Joe si lasciò scappare un sorriso e tornò indietro.

 

- D'accordo. - Spostò le coperte e recuperò un cuscino dal pavimento, prima di sdraiarsi sul lato sinistro del letto. - Ma possiamo evitare di dirlo a Nick e Kevin? -

 

- Tanto, domani mattina lo scopriranno lo stesso. - Ridacchiò Gabrielle, saltellando sul materasso per tornare al suo posto. Si sistemò sotto le coperte, accoccolandosi contro di lui.

 

- Mi alzerò per primo. - Ribattè Joe, passandole un braccio intorno alle spalle.

 

- Sì, certo. Comincia a pensare ad una scusa plausibile... -

 

- Spiritosa. Sei un po' più tranquilla, adesso? - Chiese, accarezzandole i capelli. Coco respirò profondamente. In effetti, sì. La sola presenza di Joe riusciva a calmarla in una maniera impressionante... Nonostante tutti i pensieri che le frullavano in testa. La sua vicinanza riusciva a sciogliere perfino la morsa che il terrore di quel dannato incubo aveva su di lei. Sorrise e Joe sentì le spalle e le braccia di lei rilassarsi, sotto il tocco leggero delle sue mani.

 

- Joe... - Sussurrò, con voce già quasi assonnata. - Mi canti una delle vostre canzoni? -

 

- Eh...? - Gli si avvicinò un po' di più, ridacchiando sommessamente.

 

- Perfavore... Fingiamo che sia una ninna nanna. - Lui sorrise e si mosse lentamente, puntellandosi su un braccio.

 

- Va bene, va bene. - Prese un respiro profondo e cominciò a cantare sommessamente, mentre lei chiudeva gli occhi.

 

"... You're the voice I hear inside my head, the reason that I'm singing.
I need to find you,
I gotta find you.
You're the missing piece I need, the song inside of me.
I need to find you.
I gotta find you..."

 

Cantava piano, rallentando continuamente il ritmo, quasi volesse sondare le parole una per una, nonostante le conoscesse perfettamente a memoria.

Coco respirava lentamente, seguendo l'andare della mano di lui che non aveva smesso di passarle dolcemente le dita fra i capelli.

 

"Been feeling lost, can't find the words to say...
Spending all my time stuck in yesterday.
"

 

Non sapeva nemmeno spiegarsi perchè, tra tante canzoni, avesse scelto per lei proprio quella. Aveva semplicemente iniziato a cantare, così, nel modo più naturale del mondo...

Osservò l'espressione completamente rilassata e il respiro regolare di Gabrielle. Si era già addormentata, un sorriso appena accennato le increspava le labbra.

 

"Where you are is where I want to be.

Next to you...

And you next to me."
                

Concluse, quasi in un soffio. Poi si abbassò per sfiorarle la fronte con un bacio e chiuse gli occhi, sistemandosi contro il cuscino.

 

Vicino a lei.

  
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