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Autore: SwanFangirl    20/11/2014    5 recensioni
Cosa accadrebbe se Henry decidesse di dare un lieto fine alle sue mamme mettendo in piedi una nuova operazione, più complicata e difficile delle precedenti?
Dal primo capitolo:
“Scusa, Emma.” disse Regina.
Emma proprio non se l’aspettava. In effetti erano le due parole più inaspettate che Regina potesse pronunciare.
Perché Regina non chiedeva mai scusa.
Perché Regina non la chiamava mai per nome.
Perché Regina non le dava mai del ‘tu’.
Perché Regina non le avrebbe mai chiesto scusa dandole del ‘tu’ e chiamandola ‘Emma’!
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo strano caso della famiglia Swan Mills.'
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Per riunire la propria famiglia dopo quel momento imbarazzante tra le due donne, Henry propose un viaggio a New York, la città in cui una volta era stato con Emma, ma in cui Regina non aveva mai messo piede. C’erano state delle proteste da parte di Emma e Regina, che sostenevano fosse ancora pericoloso uscire da Storybrooke, ma Henry dichiarò che sarebbero partiti, ed era una decisione irrevocabile.

Ovviamente, nella persuasione delle madri, coinvolse anche TinkerBell e SnowWhite. E così alla fine le due accettarono di trascorrere qualche giorno nella Grande Mela, nome che piaceva molto a Regina.

“Hai preso tutto?” chiese quest’ultima, spaventata, anche se non voleva darlo a vedere.

“Sì, tranquilla. So che è il tuo primo viaggio e che non sei mai uscita da Storybrooke in questo mondo, ma non devi essere ansiosa. Andrà tutto bene.” la rassicurò Emma, sorridendole dopo ormai giorni che non riusciva a guardarla negli occhi.

Regina sorrise a sua volta, incantata dal movimento delle labbra della bionda mentre parlava. Poi si schiaffeggiò mentalmente. Non poteva prendersi una cotta per Emma Swan. Okay, forse era un po’ tardi per autoimporsi dei limiti, ma in teoria non era possibile che accadesse qualcosa. Era una situazione troppo incasinata. Per esempio, se ci pensava bene, lei era la… nonna acquisita di Emma.
Rabbrividì al solo pensiero.

“Mamma!” chiamò Henry.

“Sì?” risposero entrambe all’unisono.

“Non riesco a chiudere la mia valigia.” sbuffò egli.

Regina ed Emma andarono nella camera del ragazzino e, mentre Regina stava per ricorrere alla magia, Emma la frenò, prendendole il polso.

“No, Regina. Questa è una di quelle cose che si possono risolvere anche senza la magia.” disse. “Quando saremo a New York non avrai più i tuoi poteri, quindi è meglio che ti abitui.”

Poi, scostando il tredicenne, si sedette sulla valigia che si chiuse, come per magia. E Regina annuì, convenendo che ciò non era poi tanto difficile.


 
Arrivò il giorno della partenza.

SnowWhite li aveva riempiti di snack per il viaggio, così come Ruby, che li aveva astutamente presi in prestito dal locale della nonna. Prima che se ne andassero, le due donne dell’Operazione Famiglia dissero ad Henry di trovarsi degli amici in albergo, così che le sue mamme potessero restare da sole. Il che, secondo entrambe, era un buon piano, ma non tanto come l’altro che aveva avuto TinkerBell, cioè di farle dormire insieme. Infatti si erano occupati loro della prenotazione e le avevano sistemate in un unico letto matrimoniale. Loro, ovviamente, non lo sapevano.

I tre si misero in macchina, pronti a partire con molta emozione, specialmente per Regina che, tra l’altro, era l’unica ad essere a rischio di perdere la memoria. Infatti aveva portato con sé l’oggetto a cui, inspiegabilmente, teneva di più: una copertina simile a quella che aveva Emma da piccola, bianca con sopra ricamata una mela rossa. Forse era destino, aveva sempre pensato.

“Era tua?” le aveva chiesto Emma non appena l’aveva vista.

“No… Non riesco a ricordare di chi fosse, ma so di averla trovata nel mio palazzo esattamente un anno dopo la morte di Daniel. E la stringevo ogni giorno, chiedendomi a chi appartenesse. Alla fine è diventata un po’ mia.”

Emma aveva annuito, e non ne avevano più parlato. Henry conosceva già quella storia e quindi non fece domande, anche perché in quella copertina era stato avvolto anche lui quando era molto piccolo.

Avevano preso la macchina di Regina perché, per quanto il maggiolino giallo fosse simpatico e tutto il resto, la mora era ancora convinta che non fosse abbastanza sicuro. Ma Emma era così felice di quella piccola vacanza che non le importò molto del mezzo che avrebbero utilizzato.

“Allacciate le cinture!” ordinò Regina, per poi farlo lei stessa con la magia.

“Cos’avevamo detto, Regina?” la rimproverò Emma.

“Beh, era l’ultimo incantesimo per salutare la mia magia… Ciao amica mia, mi mancherai tremendamente!” disse drammaticamente, facendo finta di piangere.

“Ma smettila!” rise Emma, accompagnata da Henry.

Regina non scherzava spesso –e di solito, quando lo faceva, era per lo più sarcastica-, ma quando scherzava era veramente divertente e a volte Emma ed Henry si trovavano a ridere a crepapelle, come quella volta che Regina aveva improvvisato un rap su quanto facesse schifo la musica che ascoltava Henry.

“Okay, si parte!” annunciò il Sindaco.

Tutti e tre gridarono: “Arrivederci, Storybrooke!”


 
Dopo un viaggio fatto di turni di guida (ovviamente solo tra Emma e Regina), soste alle aree di servizio e tante patatine, la famiglia arrivò a New York.

La bocca di Regina pareva paralizzata in una ‘o’ di stupore, vedendo tutti quei grattacieli di passaggio.

“Non potremmo fermarci?” chiese, rallentando di fronte ad un chiosco di hot dog.

“No! Adesso andiamo in albergo e poi avremo tempo per mangiare di tutto!” disse Emma, categorica. “Ho bisogno di un letto, o un cuscino, o un sedile posteriore della macchina… insomma, qualcosa su cui dormire.”

Regina annuì e fece come aveva detto Emma.

L’hotel era grande, la hall era elegante e ricca di poltrone e divani su cui stavano sedute tante persone, persone normali, che vivevano una vita senza magia, senza cattivi da combattere, senza sortilegi.

Regina sospirò. Forse le sarebbe piaciuta una vita così. Solo lei, Henry… ed Emma. Una vita perfetta, con le persone che più amava. Sarebbe stato un sogno, o meglio… una favola.

“Stanza 108.” disse il concierge, consegnando loro la chiave e sorridendo, ospitale.

“Credi sia una coincidenza?” domandò la mora, alzando un sopracciglio.

“Non lo so e non voglio pensarci. Voglio solo godermi tutto questo con voi.” rispose Emma con serenità, baciandole una guancia e correndo a prendere le valigie, mentre Regina era rimasta lì, sorpresa, con una mano sulla guancia baciata poco prima dalla bionda.

“Mamma, andiamo!” la richiamò Henry.

La loro stanza era meglio di quanto si aspettassero. Era spaziosa, con un bel bagno completo di una doccia che non vedevano l’ora di utilizzare, con una piccola scrivania, due armadi e due letti, uno singolo ed uno matrimoniale. Quest’ultimo dettaglio suscitò subito imbarazzo nelle due donne.

“Mh, credo che dovrei andare a parlare con qualcuno, perché qui dev’esserci un errore.” notò Emma.

Henry, per evitare che ciò accadesse, disse l’unica cosa che le avrebbe convinte: “E se di notte avessi un incubo con Peter Pan che vuole il mio cuore? Sarei costretto a scegliere con chi dormire, e poi i letti singoli sono piccoli… invece così potrei dormire con tutte e due.”

Emma e Regina si rivolsero un’occhiata colma di vergogna, ed annuirono, non potendo fare altro.

Ovviamente Henry non voleva di certo andare a dormire con le sue mamme, aveva tredici anni ormai! Ma era per una buona causa, e quindi aveva sfoggiato le sue doti da attore/bugiardo. Era proprio un degno nipote di Rumplestiltskin.


 
“Io non capisco perché Henry debba uscire da solo.” ribatté Regina.

“Perché ha tredici anni, non sei. E poi possiamo fidarci di lui.” rispose la bionda.

“Ma non degli altri! E se lo rapissero?” fece la mora, spaventata.

“E’ solo andato in piscina, Regina! Devi rilassarti.” le consigliò Emma.

Allora le venne un’idea e spinse l’altra a sedersi sul letto, per poi mettersi in ginocchio sul materasso, proprio dietro di lei.

“C-che fai?” domandò Regina, nervosa.

“Ti aiuto a scioglierti.” soffiò nel suo orecchio lo sceriffo.

La mora stava per chiederle come, quando sentì le dita di Emma sulle proprie spalle. Sospirò lievemente, rilassandosi all’istante al tocco delle sue mani. Esse si muovevano con ritmicità, avvolgendo la sua pelle in un massaggio lento e dolce. Regina chiuse gli occhi, rovesciando la testa all’indietro fino a poggiarla sul petto di Emma.

“Eri davvero tesa.” constatò quest’ultima.

“Mh…” mugugnò Regina, persa nella pace dei sensi.

Emma sorrise a quella non-risposta. Cercò di resistere alla tentazione, ma la pelle di Regina era così morbida e vellutata che non ce la fece. Fermò il massaggio e poggiò le labbra sulla sua spalla, facendo sussultare la mora per la sorpresa di quel contatto. Allora la bionda si rese conto di ciò che aveva fatto, e cercò di tirarsi indietro, ma la mano di Regina sul suo collo la fermò.

I cuori di entrambe battevano all’impazzata. Sentivano che qualcosa stava irrimediabilmente per cambiare, che l’equilibrio che tanto si erano premurate di preservare stava per spezzarsi, così da liberarle da quella bolla da cui si erano rifiutate di uscire per così tanto tempo.

Regina si voltò, inginocchiandosi anche lei sul letto, e trovandosi a pochi centimetri da Emma. La quale, confusa ed emozionata (fin troppo) non si muoveva.

La mano che Regina aveva lasciato sulla nuca della bionda si mosse, come dotata di vita propria, spingendo il suo viso verso il proprio. I loro nasi ormai si toccavano, le loro dita libere si erano intrecciate, e le loro labbra si sfioravano.

“Baciami.” sussurrò Regina su di esse. “Baciami, ti prego.”

Emma spalancò gli occhi, stupita da quella preghiera, e dimenticò l’incertezza, poggiando con fermezza le labbra su quelle di Regina.

Le labbra della mora erano soffici e carnose, tutte da mordere, proprio come le aveva immaginate. Sì, perché lei le aveva immaginate… spesso.

Le baciò con delicatezza, ma con passione, accarezzandole con le proprie, mentre Regina stringeva le ciocche bionde dei suoi capelli, aggrappandosi a lei come se quel vento di passione potesse trascinarla via in qualche modo. Fu proprio lei ad approfondire quel bacio, leccando il labbro superiore di Emma, che catturò la sua lingua nella propria bocca, invitandola a giocare con la sua. La mora, presa dal desiderio, spinse Emma a stendersi sul letto, sovrastandola e spostando i propri baci verso la sua mascella contratta per il piacere che quella bocca le provocava.

“Regina…” sospirò, ammaliata.

I suoi occhi neri e famelici si rivolsero a lei, ancora più scuri del solito.

“Oh, Dio… Non guardarmi così.” disse ancora.

“Così come?” chiese Regina.

“Come se volessi divorarmi.”

“E’ proprio ciò che voglio fare.” rise Regina, baciandola di nuovo.

Allora sentirono la serratura della porta scattare ed anche loro scattarono come molle, sedendosi sul letto come se niente fosse. Henry entrò nella stanza, con il costume addosso ed i capelli bagnati.

“Hey, che fate?” chiese.

“Niente!” risposero le due all’unisono.

Il ragazzino aggrottò le sopracciglia, vedendo i capelli di entrambe più… movimentati del solito. Poi sorrise e disse solo: “Vado a farmi una doccia.”

Le due annuirono, sorridendo un po’ troppo forzatamente per i loro standard. Non appena la porta del bagno si chiuse, Regina ed Emma tirarono un sospiro di sollievo.

“Ci è mancato poco.”





Buonasera a tutti!
Non farò uno dei miei commenti lunghi, grazie al mio migliore amico che mi ha puntato una pistola alla testa perché non gli piace Emma e non gli piacciono le Swan Queen, è cattivo :C
Coooomunque, grazie a tutti per le recensioni e per chi segue questa storia con tanta passione! Spero che vi sia piaciuto anche questo capitolo (first kiss uuuuh :D) e vi avviso che il prossimo capitolo sarà un po' di passaggio, e il tema sarà il trasloco... Sapete tutti cosa ciò voglia dire!
Okay then, alla prossima!

 
  
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