Fanfic su attori > Tom Hiddleston
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Autore: CinderNella    20/11/2014    5 recensioni
Inizialmente si sentiva un po’ strana per il fatto che avrebbe condiviso una casa con un uomo.
Insomma, Colette aveva detto che quel Tom era simpatico e a modo, ma lei, Colette ed Elspeth erano sempre state con delle ragazze in casa… Tranne il modello. Ma lui non stava mai a casa. Laire era l’ultima aggiunta, una matricola alla loro stessa università e si trovavano benissimo, ma erano sempre state solo ragazze.
E ora Colette le mollava per tornare al suo paese natio e le lasciava in balìa di un tipo che nemmeno conoscevano. Era un po’ ingiusto.
"Ma se Colette lo conosce in qualche modo e dice che è alla mano, gentile e ha viaggiato molto, ci si potrà fidare..." pensò lei, rincuorata.
[...] Tom uscì dal portone, tirando un sospiro di sollievo: quell’Aneira era una tipa stramba. In positivo, ma lo era.
L’aveva convinto a prendere la camera sebbene non fosse la migliore opzione, ma nel suo essere strana gli aveva già fatto sentire la casa come sua, come se ne volesse fare parte.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guten Abend! Il banner è sempre stato fatto da _Lith_, lo stile del titolo è sempre ispirato a FRIENDS e la foto non è mia ma è stata modificata da me. Buona lettura!









 

The Guy Who Turned Her Down

12. The One With The Not Needed Pyjama Party



 


In tre giorni ce l’aveva fatta a procurarsi senza destare alcun sospetto in casa le cose che Lara aveva chiesto che ci fossero: ogni volta che rientrava con buste e bustoni salutava urlando sulla porta del salotto e sgattaiolava via in camera per nascondere velocemente tutto in uno dei due armadi, e fino a quel momento Tom non aveva sospettato nulla.
Certo, ogni tanto si chiedeva come mai ogni volta che lei tornava c’erano tutti quegli strani rumori: gruccette che si spostavano, tonfi e bestemmie varie – dovuti alla mancanza di coordinazione di Aneira nel correre a nascondere tutto più che a qualche effettiva difficoltà per la specie umana nel compiere quelle semplici azioni – ma nulla di diverso dal solito. Insomma, quella ragazza andava a sbattere contro porte e muri un giorno sì e l’altro pure, quindi non era niente di fuori dal comune.
«Sei viva? Non rientri a casa da stamattina…»
«Nemmeno mia madre me l’avrebbe chiesto a fine giornata» rispose la ragazza, lasciando cappotto e borsa su una sedia e sedendosi ai piedi del letto per liberarsi degli stivaloni invernali.
«Beh, sei uscita stamattina prima di me, sei stata tutto il giorno fuori e sei tornata anche dopo che io tornassi da teatro…»
«Dovevo sbrigare delle faccende, frequentare le lezioni, collaborare con il mio fantastico e stronzissimo gruppo improvvisato per un progetto e riorganizzare gli appunti presi a lezione… è già tanto che sia viva e sia riuscita a fare la spesa.» terminò di raccontare la sua rocambolesca giornata lasciandosi cadere a braccia spalancate sul letto, inspirando profondamente.
Subito dopo si ritrovò il piccolo Mycroft che le annusava il viso e le faceva il solletico leccandole i capelli, e in quel momento non poté proprio non scoppiare a ridere.
«A quanto pare qualcuno ha sentito parecchio la tua mancanza»
«Beh, è bello essere accolta così, tutto sommato. Soprattutto dopo questa giornata.»
«Non pensi sarebbe strano se io, Elspeth e Laire ti aspettassimo tutte le sere sulla porta per leccarti i capelli?»
«Buon Dio no, non vorrei un’accoglienza del genere da voi!» esclamò inorridita «Mycroft basta e avanza!» gli grattò la testolina e lui parve apprezzare.
«L’avrei immaginato» Tom rimase sulla porta, come se dovesse dire qualcosa: Aneira si alzò tutta d’un tratto, tanto da infastidire Mycroft; al che lo prese in braccio e passò a Tom, superandoli entrambi e dirigendosi in cucina «Avete mangiato?»
«Hai intenzione di cucinare anche per Mycroft?»
«Spero che tu gli abbia riempito la ciotola quando sei tornato da teatro o ti picchio.»
«L’ho fatto, ovviamente.»
«Hai cenato anche tu?»
«Sì, stavo morendo di fame!» Tom e Mycroft la seguirono e si piazzarono accoccolati su una poltrona ad osservarla saltare da una parte all’altra della cucina mentre spaccava uova sulla padella e le versava malamente lì dentro.
«Cosa stai preparando esattamente?»
«Qualsiasi cosa esca dagli ingredienti in procinto di scadenza che sono in frigo e in credenza.»
«All’altezza di Gordon Ramsay!»
«E Masterchef, anche!»
«Chiaramente.» terminò l’attore con entrambe le sopracciglia alzate e le braccia attorno a Mycroft, che si dilettava a mordicchiargli le dita.
Aneira tirò fuori dal frigo uno yoghurt, mentre le uova sembravano quasi star friggendo nella padella, allora aggiunse un po’ di formaggio già grattugiato.
«Sei consapevole di aver messo lì dentro almeno sessanta grammi di parmigiano, sì?»
«Fa nulla, s’insaporisce.»
«Sta per scadere anche quello?»
«Perché, scade?» si voltò per guardarlo, interdetta.
«Oh mio dio, me lo stai chiedendo sul serio!»
«Eh sì!»
«Certo che scade! Non velocemente quanto delle uova, ma scade!»
«Beh ma non è che sia qui da più di un anno…»
L’unico suono che sentirono dopo fu quello della mano di Tom che sbatteva di proposito contro la sua stessa fronte, a evidenziare quanto quello scambio di battute l’avesse lasciato basito – e anche un po’ senza speranze.
Quando Aneira si sedette al tavolo con il suo piatto pieno di tante cose non meglio identificate, la bottiglia di Pepsi accanto al bicchiere e lo yoghurt accanto alla banana all’altro lato del piatto, Tom sapeva già cosa avrebbe fatto dopo: come tutte le routine di ogni pasto – o altre singole cose che si ripetevano spesso, come quando doveva pulire la lettiera o dare da bere e mangiare a Mycroft, o semplicemente occupare il bagno di mattina – prima di mettersi a mangiare, soprattutto di sera, doveva accendere il fuoco sotto al bollitore pieno di acqua.
Così lo liberò dell’acqua rimasta – era certa che Laire l’avesse lasciata lì dal pomeriggio, era ormai fredda e leggermente putrida – lo lavò e riempì nuovamente di acqua prima di metterlo sul fuoco.
«‘Nei?»
«Mh?» rispose distrattamente, tornando a dargli la sua completa attenzione solo dopo essersi seduta al tavolo «Cosa c’è?»
Doveva farle il discorso di Toronto, non perché non lo sapesse, ma perché davvero sarebbe tornato tardi. Ma non voleva farglielo in quel momento, erano lontani, e aveva paura che avesse una reazione come quella della domenica prima ma non davanti a lui, lontano, come fanno i gatti quando vanno a soffrire in un angolo lontano da tutti per non farsi vedere e muoiono lì: scosse la testa, inorridito al pensiero che Mycroft potesse fare così…
«C’è da cambiare l’acqua di Mycroft.»
L’occhiataccia che Aneira indirizzò dritto verso di lui gli fece capire che non solo aveva sbagliato a ripiegare su quella frase invece di fare il discorso, ma aveva sbagliato proprio a farle notare una cosa del genere: aveva fame, era stanca e si era appena ri-seduta; toccava a lui riempire di nuovo la ciotola dell’acqua del micio.
Così si alzò e versò l’acqua nella ciotola – rigorosamente dalla bottiglia, perché loro potevano bere il tè infuso nell’acqua del rubinetto, ma Mycroft avrebbe bevuto l’acqua dalla bottiglia! – per poi tornare a sedersi ma non sulla poltrona. Occupò la sedia sbilenca di fronte ad Aneira, che alzò un sopracciglio perplessa non appena lo vide sbilanciarsi mentre intrecciava le mani.
«Cosa c’è?»
«Ehm…»
«Sembra che devi dirmi che sei incinto e sono il padre! Che c’è, sputa il rospo! Mycroft sta male?» lo sommerse di parole – non che fosse una cosa insolita, ma così non avrebbe mai trovato le parole giuste per dirglielo.
«No, Mycroft sta bene. Ho richiamato il veterinario dopo la seconda visita e si è accertato di tutto… mi ha di nuovo chiamato mamma apprensiva, ma sta bene!»
«Oh, bene.»
Il problema gli si ripresentava nuovamente, perché c’era quel trillo persistente nella sua mente che gli ricordava costantemente che doveva farlo, soprattutto ora che il weekend era così vicino, ma non riusciva a trovare né il tempo, né l’occasione, né le parole e a dirla tutta nemmeno la voglia.
«Bonsoir a tout le monde
Aneira tossì, riuscendo a mandare giù l’ultimo boccone di uova solo dopo essersi aiutata con una generosa dose di Pepsi: Eddie Redmayne occupava il centro della cucina come se fosse un palcoscenico, e accanto a lui un meglio-riconosciuto-a-tutto-il-mondo-come-Sherlock non era da meno.
«Non conoscerò tutto il cast di Sherlock scazzata nella vita di tutti i giorni, no!» dichiarò solennemente Aneira, rinforzando quell’affermazione posando poco gentilmente il piatto e gli utensili nel lavandino «E non ti abbiamo neanche aperto la porta!»
«Lo ha fatto Laire» spiegò brevemente Ed, con un’impertinente faccia da schiaffi accompagnata da un sorrisino altrettanto sbeffeggiante.
«Oggi le sarebbe potuto servire il mio martello» ribatté l’altra, sorridendo malefica.
«Sta’ buona, Thorneira
«‘Mpf.» rispose quella, guardandolo in cagnesco mentre occupava con grazia ed eleganza l’intero divanetto.
«Perché si odiano?» chiese sinceramente l’alticcio Benedict, rimanendo interdetto.
«In realtà è il loro intimo e privato modo di dimostrarsi affetto l’un l’altra. Si sentono anche più di quanto ci sentiamo ormai io ed Eddie.» spiegò Tom, abbracciandolo con Mycroft che gli si aggrappava sulla spalla.
«Ma chi è questo tenero cucciolo?!»
«Oh, è tuo fratello, si chiama Mycroft!» rispose con un sorriso non necessariamente libero da qualche motivazione leggermente maligna Aneira.
«‘Nei, dovresti sinceramente smetterla di stordire così gli inglesi brilli. Potrebbero sentirsi male e credere che tu li odi.»
«Ma se la sera che ci siamo conosciuti per poco non finivi schiacciato dal mio martello – non per colpa mia – e ti sei quasi soffocato col mio curry – per colpa decisamente tua!»
«Ma tu mi hai stordito, come stai facendo ora con il caro Ben.»
«Oh, la mia prima Cumberbitch!» esclamò il caro Ben interessato, aprendo le braccia in direzione di Eddie, che gli rispondeva con un sorriso tutto per lui.
«C’è troppa gaiezza nell’aria. E troppo poco testosterone.»
«E quando dormo dalla tua amica mi vuoi uccidere, quando mi lascio andare a dolci effusioni con un mio caro amico sono gay…»
«Il giusto mezzo, Eddie, il giusto mezzo.» lo riprese la ragazza, facendo a pezzetti la banana e lasciandola cadere nello yoghurt, mentre dal canto suo Tom faceva gli onori di casa e prendeva il cappotto di Ben, che si dilettava a coccolare Mycroft come se l’avesse sempre conosciuto sulla poltrona.
«Ignorali.» aggiunse dopo all’amico che non vedeva da tanto, sedendoglisi accanto «Allora, cosa ti porta da queste parti?»
«Il pub qua vicino. Mi ci ha trascinato Ed.»
«Perché non vuole ancora affrontare la sua ragazza.» completò per Ben Aneira, annuendo certa.
«Non è vero! Abbiamo parlato, io e Hannah!» ribatté lui, come se ne fosse particolarmente fiero.
«E?» incerta sul credergli, Aneira guardò attentamente tutti gli altri presenti nella stanza, come se loro potessero farsi sfuggire qualcosa di fondamentale: cosa che effettivamente accadde, quando Benedict eruppe letteralmente in una risata «E l’ha cacciato di casa minacciandolo di versargli addosso del tè bollente!»
Tom ebbe il buonsenso di trattenere la risata e limitarsi a sorridere dispiaciuto guardando l’amico, che, stoico, accettava le risate degli altri due presenti nella stanza, che non avevano decisamente lo stesso suo criterio – o semplicemente erano troppo disinibiti, chi dall’alcol chi per l’evidente faccia tosta che stava dimostrando in quell’occasione, per comportarsi in maniera socialmente accettabile.
«Scusa» disse sinceramente Aneira, ma solo dopo che ebbe finito di ridere «Ma è la tua casa. Non dovrebbe andarsene lei?»
«Aneira cara, tu sei una donna, più di tutti dovresti capire: cosa si fa se c’è una donna arrabbiata con tè bollente in casa tua che ti vuole fuori di lì subito?» pose il quesito Eddie, sorridendo amaramente e continuando ad annuire ritmicamente con il capo e senza avere la più pallida intenzione di smetterla con quel movimento fastidioso.
«Sì scappa. Ma solo per salvarti la pelle!» rispose quella, costretta a dargli ragione.
«Ma ha ragione. Insomma, ho dormito da Jules…»
«Ma sa che l’hai solo baciata?»
«Gliel’ho detto. Del tè è caduto per terra.»
Aneira si portò una mano alla fronte, mentre con l’altra continuava a immergere il cucchiaino nello yoghurt.
«Ma se la facessi sfrattare su ordinanza giudiziaria?» propose dopo un po’ di silenzio l’unica ragazza della stanza, facendo scuotere la testa a tutti e tre gli interlocutori nello stesso istante.
Contemporaneamente Ben indirizzava un pensiero molto carino a Tom «La tua coinquilina sa proprio come conquistare qualcuno!» mentre Eddie rientrava nella fase riflessiva, in cui dimostrava di pensare effettivamente alla sua ancora per qualche assurdo motivo fidanzata, alternando quei pensieri saggi ai più frivoli “però mi piace Jules”.
«E comunque non se lo merita, di finire per strada per colpa mia…»
«Posso convenire che sia poco ortodosso cacciarla di casa con un’ordinanza giudiziaria» Tom rivolse un’occhiata perforante – “Ti sto giudicando!” – ad Aneira «Ma non è che Hannah sia proprio povera, insomma...»
«Ma non se lo merita…» continuò Eddie, facendo spallucce.
«Ma è casa tua!» ribatté Aneira, infervorata come se dovesse essere lei stessa a difendere il suo territorio «Insomma, potrai anche essere stato uno stronzo di fidanzato, ma non le puoi cedere un soggiorno no-limits a casa tua solo perché ti senti in colpa!»
«Beh…» iniziò lui, distogliendo lo sguardo.
«La ragazza esprime dei concetti giusti!» esclamò Ben, con la stessa intonazione di uno che avrebbe chiesto un altro bicchiere di Rhum.
«Beh… si vedrà.» concluse il rosso, passandosi una mano tra i capelli «Per stasera rimango comunque a dormire da voi!» concluse con un sorriso a trentadue denti.
«E anche io, se posso. Sono un po’ troppo brillo per tornare a casa vivo.» ne approfittò Benedict, continuando a coccolare senza sosta Mycroft, che sembrava preso così tanto dalle coccole da ignorare bellamente tutti gli altri presenti nella cucina.
«Redmayne, dormi con me: non ho voglia di farti il letto in salotto e soprattutto di dover lavare altre lenzuola nuove per te»
«Ma l’unica volta che ci ho dormito ero dalla tua parte!»
«Non ti darò il mio cuscino e nemmeno il mio lato. Ti accontenti di stare con la faccia contro l’armadio e sul ciglio del lato sinistro: o preferisci tornare a dividere il letto con Hannah?»
Il negare categorico del ragazzo – e il suo scappare dritto in camera di Aneira – le fece capire che avrebbe potuto usare la carta “Hannah” per farlo stare buono per un bel po’.
«Signori, buonanotte. Non che muoia dalla voglia di condividere il letto con il mio caro confidato Redmayne, ma oggi sono davvero stanca.» tagliò corto lei, buttando il cucchiaino nel lavabo e il contenitore dello yoghurt nella pattumiera, salutando con la mano il coinquilino e il suo ospite, che sembrava essersi innamorato di Mycroft: subito dopo che Aneira ebbe lasciato la cucina iniziò a parlare con il micino come di norma le donne parlavano ai bebè.
Tom ritenne che fosse il caso di mettere Ben a letto, anche perché iniziava a diventare imbarazzante: avrebbe anche potuto fargli un video che si sarebbero ricordati a vita, ma optò per lasciargliela passare e soprattutto non sprecare eccessive forze per umiliarlo pubblicamente – o privatamente, sarebbe stato in entrambi i modi divertente – così lo trascinò in camera e lo fece sedere sul divano «Ben, ti serve un pigiama, no?»
«Ho solo bisogno di questo piccolino… Oh, e comunque sono venuto a dirti che ho deciso di chiedere la mano di Sophie.»
«Per favore, dimmi che stiamo parlando di matrimonio e che non ti è venuta quest’idea stasera...»
«No, è stata ben ponderata.» rispose candidamente Ben, grattando la testolina del micino «L’ho già deciso da un po’ e beh... volevo dirtelo.»
«Allora mi sa che le congratulazioni sono d’obblig...» fece per andare ad abbracciarlo, ma lui scosse la testa vigorosamente: «Non ha ancora accettato! Ma sei matto?!»
Tom lo guardò perplesso e lo abbracciò comunque – sembrava averne bisogno, avendo raggiunto la sua fase dell’iperattività post-pub – e poi gli sottrasse Mycroft per portarlo in camera di Aneira, dove la coinquilina ed Eddie stavano visibilmente litigando – e quando mai… – per il cellulare di lei «Cosa sta succedendo qui?»
«Voglio sapere cosa dice Jules di me!» in quel preciso momento di distrazione, Aneira si riappropriò del suo telefono, colpendo il rosso con uno scappellotto che di tutta risposta la guardò in cagnesco, mentre quella andava a prendere il piccolo Mycroft e se lo avvicinava al viso «Vieni da mamma, lontano dai pazzi inglesi ubriachi!»
Tom si passò una mano sulla fronte, scuotendo la testa: poi si limitò ad osservare la scena che gli si parò davanti – Eddie che piegava il cuscino per stare un po’ più comodo e usava il computer di Aneira come se fosse suo e lei che non sbatteva un ciglio a riguardo e glielo lasciava clementemente fare – sorrise e fece per chiudere la porta «Buonanotte, non strappatevi vicendevolmente i capelli!»
«‘Notte Tom!» gli rispose il rosso, continuando a scrivere sul computer, mentre Aneira lo raggiungeva alla porta con Mycroft in braccio salutandolo muovendo la zampina del micino «Newotte Tom!»
«La pazzia non è stata raggiunta solo dai pazzi uomini inglesi ubriachi…» iniziò lui, ma Aneira gli chiuse la porta in faccia con un sorriso sornione «Non importa, notte!»
E poi andò a piazzare Mycroft tra lei ed Eddie, e il piccolo micino sembrava davvero interessato a cosa stesse facendo il ragazzo a quell’ora della notte su Facebook.
«Eddie! Cosa combini?»
«Potrei star stalkerando Jules. E nel mentre chatto con Luke.»
Perlomeno ebbe la decenza di adottare un tono vergognato, perlomeno.










Vi è piaciuto? Io l'ho trovato particolarmente ilare da scrivere :P
Alla prossima, dearies! (No, vi prego, non scambiatemi per Rumplestiltskin, anche se lo sto sfortunatamente citando)
  
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