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Autore: tartaruga_dt    21/11/2014    3 recensioni
No figliolo, siamo nemici. E uno di noi due deve morire.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Haytham Kenway
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'padre e figlio'
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nemici

- No. Tu vuoi saperlo.  Tu vuoi che sia vero. Anche una parte di me l’avrebbe voluto. Ma è un sogno impossibile. –

- Noi siamo simili. Per favore… –
- No figliolo, siamo nemici. E uno di noi due deve morire. –



Nemici
come padre e figlio



Uno di noi due.
O te o me.
Spiacente figliolo ma o tu continui la tua caccia e distruggi quello per cui ho lavorato e lottato, oppure io ti seppellisco qui e metto definitivamente al sicuro la mia eredità di Templare. Mi dispiace. Davvero. Ma tu sei pericoloso Connor, tu hai quella cosa che a Lee piace tanto, la convinzione, e ne hai da vendere perciò devo fermarti.
Qui.
Ora.
Avrei dovuto farlo prima. Avrei dovuto lasciarti penzolare dalla forca quel giorno di qualche anno fa, a New York, ma sono stato debole e tu, tu avevi capelli così neri, occhi così scuri e l’espressione così determinata, così fiera, così feroce
Eri pericoloso già allora – pericoloso come Ziio, forte come Ziio, indomabile come Ziio, bello come Ziio, dannatamente testardo come Ziio e mio, mio come neanche Ziio era stata mai. No, non potevo lasciarti al boia, se dovevi morire allora dovevi morire per mano mia.
Poi sono stato debole. Sentimentale. Ho rimandato e rimandato e rimandato…
Ma ora quel momento è arrivato figliolo. O te o me. Uno vive, l’altro muore e quello che muore devi essere tu. Devi. Perché non posso permetterti di uccidere Charles. Proprio non posso, lo capisci?
Charles rappresenta la mia eredità. Tutto quello per cui ho combattuto, per cui ho sofferto, per cui ho inghiottito solitudine e dolore, tutto quello per cui mi sono rialzato: ho messo tutto nelle mani di Charles, nelle mani di un ragazzo che è diventato uomo sotto il mio comando, le mani razionali e sapienti di un templare. Le stesse mani che quel giorno ti hanno colpito, sì.
Oh, lo so, Charles è un uomo senza pietà ma porterà ordine nel mondo e con l’ordine, vedrai, arriverà anche la pace. La libertà no, quella non posso e non voglio promettertela ma la pace sì: non ci saranno mai più villaggi incendiati, mai più madri morte tra le fiamme, mai più padri assassinati davanti ai figli e mai – mai! – più padri che non conoscono il figlio, costretti a guardarlo crescere e diventare uomo lontano da loro, sotto la guida di qualcun altro. Mai più Connor, te lo prometto.
Io credo in questo mondo, un mondo che forse non è libero, che è sottomesso e piegato a un ordine ma che certo è in pace. Tu invece credi alla libertà. Ma gli uomini figliolo non sono pronti per la libertà, non sanno essere liberi e in pace, non ne sono capaci.
Come vedi sono posizioni inconciliabili le nostre. Se ci pensi Connor tutto in noi è inconciliabile: la giovinezza e la maturità, la speranza e l’amarezza, l’ardore e la cautela, la fede e l’ordine. Niente di nuovo sotto al sole ragazzo mio, siamo solo gli ultimi di una lunga fila di padri e figli che si guardano dalle sponde di due generazioni contigue ma avverse: non si capiscono, non sanno parlarsi, non sanno toccarsi e allora si combattono. No Connor, non venirmi a dire che siamo simili, perché non lo siamo. Tu sei giovane e vuoi la libertà, io sono vecchio e voglio l’ordine; tu sei giovane e speri e ardi e hai fede, io sono vecchio e conosco l’amarezza delle cose che non vanno come avevamo sperato, dell’ardore spento nell’acqua torbida dell’intrigo, della buona fede ingannata, usata e, alla fine, corrotta.
No Connor, guardami: io sono fatto di sangue e acciaio.
L’uomo che ti sta davanti, il padre che a cui ora tendi la mano dicendogli che siete simili, guardalo bene. Non è nato quando l’ha partorito sua madre, no, è nato a dieci anni nel sangue ancora caldo di suo padre, nel sangue vischioso e sporco di assalitori mascherati, ed è nato con la spada in mano.
Guardami Connor. Sono sangue e acciaio.
Tu no.
Tu sei nato da Ziio che era libera e indomabile, e sei nato una seconda volta nel fuoco che te l’ha portata via. Tu sei fatto di fuoco figlio mio, e ardi come un incendio. Ti consumerai Connor, ti avverto, ti consumerai nella lotta, nel sacrificio e nella fede mal riposta come l' idealista che sei, ma te lo concedo, fai una luce accecante e poterla guardare… ah Connor, poterla guardare è stato un privilegio.
Ma ecco, è finito il tempo in cui potevo permettermi di essere sentimentale, ora è la resa dei conti e io non voglio perdere. Puoi capirlo?
Non siamo simili Connor, siamo nemici, e uno di noi due deve morire. E quello, figlio mio, devi essere tu.



Avrei dovuto ucciderti tanto tempo fa.








Le parti in corsivo, all'inizio e alla fine, sono tratte da Forsaken di O. Bowden.
Per il resto che dire?
Di nuovo Haytham e i suoi pensieri, qualche riga senza altra pretesa se non quella di calmare la nostalgia che ho per questo personaggio e per quello di Connor.
Se siete come me, se questo padre e questo figlio che non si capiscono vi mancano, fatevi un favore e andate a leggervi Night Trial di cartacciabianca, che è in assoluto la più bella della sezione secondo me. Oppure, se volete qualcosa di più breve (ma intenso!), spulciate nell'account di Nocturnia: ci troverete un paio di fanfictions che vi sorprenderanno. (eh sì, ho fatto pubblicità ma non conosco le autrici, lo faccio solo perché... beh, perché è tutto vero! E magari come autrice non sono un granché ma come lettrice ho un ottimo gusto, fidatevi!).
E fine. Grazie di tutto, se leggete, se recensite, se seguite o se addirittura preferite.
Credo che ci rivedremo sotto Natale più o meno: sto lavorando a qualcosa su Charles Lee ma sono leeeeeeeenta... =P
   
 
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