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Autore: ___Page    22/11/2014    2 recensioni
-Sai…- riprese dopo qualche attimo la rivoluzionaria -…è da stamattina che opera incessantemente. Non so come faccia ma immagino che quando un legame è forte come il loro puoi continuare tranquillo perché tanto se dovesse succedere qualcosa a uno dei due l’altro lo sentirebbe. Eppure la ammiro così tanto-
*One Shot facente parte della serie "Back to life"*
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo, personaggio, Rivoluzionari
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Back to life'
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IF YOU'RE SAFE MY HEART WILL KNOW IT


 


Era distrutto, stanco, ferito e dolorante ma non poteva fermarsi.
Le loro navi erano in vista ormai, doveva solo continuare a spingere sui piedi, ignorando la fatica, i muscoli che urlavano e il peso di quel corpo in fin di vita sulle spalle.
Glielo avevo chiesto lui, con le lacrime agli occhi.
Glielo aveva chiesto Rufy, un attimo prima di perdere i sensi.
Gli aveva chiesto di salvarlo.
E no, lui non avrebbe deluso suo fratello, non dopo che si erano ritrovati dopo tanti anni, non dopo che non era stato capace di evitargli il dolore della morte di Ace.
Chopper si sarebbe occupato del proprio capitano ma lui aveva bisogno di un’operazione, un’operazioni ai limiti del miracolo, un’operazione che solo una persona poteva portare a termine.
Un’operazione che sarebbe stata un gioco da ragazzi per il pirata che portava sulle spalle e che non poteva salvarsi da solo.
Si era concesso un solo istante per preoccuparsi di Koala e poi l’urgenza di realizzare il desiderio di  suo fratello lo aveva travolto.
E ora finalmente vedeva la polena a forma di drago e aveva accelerato il passo, consapevole che sarebbe crollato non appena si sarebbe fermato.
Un cappello familiare a forma di canguro entrò nel suo campo visivo, donandogli nuova forza e rigenerandolo.
-Terry!-
Il rivoluzionario si voltò, riconoscendo all’istante la voce del proprio vicecomandante e si avvicinò svelto al biondo.
-Dov’è Natsuki?!-
-Sono qui!-
Con immenso sollievo, l’ufficiale in seconda della terza Armata nonché capo dell’unità medica, si avvicinò rapida, corrucciata e pronta a intervenire.
Non ci fu bisogno di parole, bastò uno sguardo e subito  la dottoressa si voltò, incitando Sabo a seguirla.
-Cosa gli è successo?!- domandò con urgenza, mentre si avvicinavano all’ospedale da campo allestito vicino all’attracco delle navi.
-Ha avuto uno scontro con Doflamingo! Sembra si sia fatto colpire per riuscire a sconfiggerlo!-
-Razza d’idiota- non riuscì a trattenersi dal mormorare Natsuki, scrutando preoccupata il volto pesto ed esanime del ragazzo, che pareva un fagotto  caricato com’era sulle spalle di Sabo.
Chiunque fosse era irriconoscibile.
-Ce l’ha fatta!- la informò il biondo, lasciandola senza parole.
-Lo conosci?!- domandò ancora entrando veloce nelle tenda e avvicinandosi a una barella ancora vuota.
Nell’improvvisata infermeria non sembrava esserci nessuno di grave e solo un paio di persone giacevano prive di sensi con una flebo attaccata.
Sabo setacciò la stanza alla sua ricerca, rimanendo però deluso nelle proprie attese.
-Sabo!-
La voce di Natsuki lo riportò alla realtà, facendolo riconcentrare su di lei.
-Scusa Natsuki! Cos’hai detto?!-
-Ti ho chiesto se lo conosci!- disse e Sabo si girò un istante verso il volto del moro, appoggiato alla sua spalla sinistra.
Ormai non lo percepiva nemmeno più, segno che le braccia stavano perdendo sensibilità e si domandò come facesse a riuscire a sorreggerlo ancora.
-Tutti lo conoscono! È Trafalgar Law!-
Il cuore di Natsuki perse svariati battiti a quelle parole.
Deglutì pesantemente, mentre puntava le iridi sgranate sul ragazzo moribondo, mentre un’improvvisa sensazione di gelo prendeva a scorrerle nelle vene.
-Come hai detto?!- mormorò a fior di labbra, facendolo accigliare.
-Natsuki stai bene?!-
-Io… sì, certo! Ragazzi datevi una mossa, dobbiamo portarlo sulla nave, devo operarlo urgentemente!!!- si riscosse, prendendo subito a dare direttive all’unità medica che in pochi secondi aveva liberato Sabo dal peso del pirata e lo aveva trasferito con attenzione sulla barella per trasportarlo sull’imbarcazione.
I muscoli di Sabo si distesero e l’improvviso sollievo dallo sforzo fisico a cui era stato sottoposto gli provocarono un lieve capogiro che non sfuggì allo sguardo attento, sebbene preoccupato, del chirurgo.
-Sabo!- lo chiamò preoccupata.
-Io… sto bene, Natsuki! Pensa a Law!- le disse, appoggiandosi allo schienale di una sedia.
-Devi farti medicare!- gli intimò, seria e grave.
Conosceva bene la tendenza di Sabo a mettersi sempre in secondo piano rispetto agli altri, una tendenza che aveva già rischiato di pagare cara in alcune precedenti missioni.
-Non preoccuparti ti dico!-
-Sabo…-
-Ci penso io!- intervenne una voce alle spalle del biondo, facendolo voltare immediatamente.
Si sentì come se avesse appena ricominciato a respirare dopo giorni di apnea nel mettere a fuoco Koala e constatare che, almeno a un’occhiata superficiale, era perfettamente in salute.
A un certo punto, nella loro scalata al Royal Plateau, si erano separati e Sabo l’aveva persa di vista, senza poi nemmeno riuscire a mettersi in contatto con lei e, da quel momento in avanti, aveva proseguito per portare a termine la sua missione prima e la richiesta di Rufy poi con un macigno al posto del cuore.
Ora, trovarsela di fronte viva e concreta, lo aveva rimesso al mondo.
-Mi occupo io delle sue ferite! Tu vai!- ripeté convinta la ragazza rivolta a Natsuki.
La mora annuì avviandosi decisa fuori dall’ospedale da campo, diretta alla nave.
-Natsuki!- la richiamò Sabo, la voce intrisa di preoccupazione, facendola voltare verso di sé –Salvalo ti prego! Rufy… lui…-
-Sabo- lo interruppe  lei -Lo salverò! Contaci!- affermò determinata, riuscendo a fargli abbozzare un sorriso.
 

 
***
 

Non voleva crederci.
Voleva che fosse tutto un brutto sogno e nient’altro.
Com’era possibile che una notizia di quella portata non fosse giunta alle sue orecchie?!
Come?!
Ne erano successe di tutti i colori da quella mattina, era vero.
Lei impegnata a medicare, rattoppare e salvare chiunque fosse capitato nei paraggi, rivoluzionari, pirati o cittadini di Dressrosa che fossero, era stata meno attenta agli sviluppi della rivolta ma pensava che una notizia del genere qualcuno si sarebbe preoccupato di comunicargliela.
Furente e determinata si avviò verso l’infermeria della sua nave, i suoi sottoposti che scartavano per evitarla nel corridoio non molto ampio.
Spalancò la porta, e si diresse al lavabo senza guardare il corpo più morto che vivo che giaceva sul suo lettino operatorio e che le aveva il compito di riportare indietro.
-Perché nessuno mi ha informato della presenza di Trafalgar Law a Dressrosa?- domandò con terribile calma, facendoli ammutolire tutti attorno a sé.
I rivoluzionari presenti si guardarono tra loro, preoccupati e perplessi.
Natsuki si girò verso la propria unità medica, osservandoli uno ad uno, consapevole che erano stati tutti presi quanto lei.
-D’accordo- annuì, avvicinandosi per farsi infilare i guanti sterili -Non ha importanza. Ora vediamo di salvarlo-
Prese un profondo respiro prima di avvicinarsi al lettino e osservare per un attimo il volto emaciato e sporco del figlio che non aveva mai avuto.
 Non poteva permettere che morisse.
Non ora che erano a un passo dal ritrovarsi.
-Law, mi senti?- mormorò, piegandosi appena verso di lui -Ascolta io farò tutto il possibile per riportarti qui ma tu devi aiutarmi. Dimostrami che sei come lui-
Si risollevò senza smettere di osservarlo, consapevole del coinvolgimento emotivo di cui rischiava di cadere vittima e imponendosi la calma e freddezza necessarie per strapparlo alla morte.
Lo aveva fatto con Roci.
Poteva farlo con lui.
-Bene. Iniziamo-
 

 
***
 

Sabo osservava le sue mani che, attente ed esperte, avvolgevano la benda intorno al taglio che aveva sul braccio sinistro.
Lo aveva medicato attentamente, senza una sola parola e lui aveva approfittato per recuperare un po’ di energie.
Il modo in cui Koala lo fasciava lo faceva rilassare e sentire bene, quasi come se lo stesse accarezzando più che medicando.
Lo vedeva che ci metteva una gran cura e sapeva bene che non era un caso.
Forse avrebbe potuto avere il dubbio che si trattasse solo di una sua impressione se non avessero avuto quella discussione, fuori dal Colosseo, dopo che Fujitora lo aveva lasciato andare.
Non riusciva nemmeno a rievocare com’era andata, lo scambio di battute, il crescendo nel tono delle loro voci, quale spunto l’aveva portata a pronunciare quelle parole.
Era la stanchezza certo, era che in quella folle situazione di tempo per memorizzare certe cose non ce n’era ma era anche, e lo sapeva bene, che ciò che gli aveva detto lo aveva talmente sconvolto che era tutto ciò che era riuscito a rimanergli impresso.
Koala si era dichiarata così, urlando più forte degli abitanti di Dressrosa sotto attacco, infischiandosene delle macerie che li circondavano, riuscendo a insonorizzare le esplosioni intorno a loro con quelle due semplici parole.
Era stato sconvolgente, devastante, sbagliato.
Sbagliato il momento, il luogo, lo stato d’animo.
Sbagliata la sua reazione.
L’aveva guardata con durezza, ricordandole che nell’Armata non c’era spazio per quello, ordinandole di proseguire con la missione.
Non aveva più avuto tempo per pensarci e solo adesso, quando il sollievo nel vederla viva lo aveva travolto, adesso, mentre realizzava che gli sembrava di essere già guarito solo perché erano le sue mani a medicarlo, solo adesso si stava rendendo conto di cosa lo avesse spinto a comportarsi in modo tanto meschino.
Paura.
Sacrosanta paura di ammettere ciò che Koala aveva accettato da chissà quanto.
Paura che, permettendo a quella consapevolezza di farsi strada in lui, sarebbe stato ancora peggio se per caso l’avesse persa in quella pericolosa missione.
Paura di vivere qualcosa per cui poteva anche non esserci spazio sulla carta ma che non si poteva soggiogare a regole e norme, neppure se si faceva parte dell’Armata, neppure se si era uno dei vicecomandanti.
Paura di viverlo per paura di poterlo vivere per un tempo troppo breve.
La guardò, leggendo una tristezza e una preoccupazione infinite nei suoi occhi.
Leggendo la voglia, che ora condivideva improvvisamente anche lui, di chinarsi e baciarlo dove i nemici avevano osato ferirlo.
E non riuscendo a tollerare oltre il silenzio che sembrava separarli peggio di un fossato.
-Dragon e gli altri…- cominciò, mentre Koala continuava ad avvolgere il tessuto bianco ed elastico intorno al suo bicipite.
-Pare che Kaido si stesse avvicinando alla costa- mormorò senza verve e sottovoce –Il governo ha paura che vengano a galla i traffici illegali in cui è coinvolto e sembrava intenzionato a lasciare il via libera per fargli radere al suolo Dressrosa. Dragon è voluto intervenire per riuscire almeno ad allontanarlo-
-Sono andati tutti?-
Koala annuì, mentre fermava le bende.
-Anche lui?-
-Tutti i comandanti- ripeté, con sguardo grave.
Rimasero in silenzio per un po’, Koala a fissare fuori dalla tenda e Sabo a fissare lei.
-Sai…- riprese dopo qualche attimo la rivoluzionaria -…è da stamattina che opera incessantemente. Non so come faccia ma immagino che quando un legame è forte come il loro puoi continuare tranquillo perché tanto se dovesse succedere qualcosa a uno dei due l’altro lo sentirebbe. Eppure la ammiro così tanto-
Sospirò, mettendo su il miglior sorriso, per quanto tirato, che fosse in grado di tirare fuori, pronta a girarsi verso di lui per smorzare un po’ la tensione che aleggiava tra loro ma prima ancora di essere riuscita a voltare completamente il capo, Sabo l’afferrò per un polso e se la trascinò addosso, unendo deciso le loro labbra.
Portò rapido le mani a circondarle il viso, per paura che potesse allontanarsi e scappare e approfondì il contatto con più decisione quando percepì le mani di Koala passare dal fare una leggera pressione sul suo torace per sostenersi ad aggrapparsi a lui, spostandosi sulle sue spalle.
Si separò da lei, stordito ed euforico, gli occhi lucidi e lievemente appannati di piacere per quel breve ma intenso contatto, trovandola che lo osservava confusa.
-Sabo ma cosa ti è preso?!- soffiò a corto di fiato, senza diminuire la presa sulle sue spalle né allontanarsi dal suo viso.
Sorridendo, il vicecomandante prese ad accarezzarle la mandibola con i pollici.
-Sono un’idiota Koala, perdonami! Non so cosa mi sia preso oggi, credo di essermi spaventato ma ti prego, ti prego, puoi dimenticare quello che ho detto?!- la implorò, facendole sgranare gli occhi sorpresa –Non è vero che non c’è spazio per queste cose nell’Armata, Roci e Natsuki ne sono la prova! E anche noi due!-
Sentì un’ondata di calore pervaderlo dal centro del petto in tutto il corpo quando la vide aprirsi in un sorriso, mentre una lacrima di gioia sfuggiva al suo controllo correndo giù per la sua guancia.
Spostò la presa sulla sua vita, tirandosela più vicina e facendola appoggiare a sé, seduto su uno dei tavoli dell’infermeria.
Koala infossò il capo nell’incavo del suo collo, stringendolo per le  spalle e inalando il suo odore a pieni polmoni, mentre lui le accarezzava i capelli.
Ora lo sapeva, non era stata solo una sua folle idea, un modo per autoconvincersi che tutto andava bene.
Se era riuscito ad arrivare fino in fondo alla sua missione era solo perché per tutto il tempo, da quando si erano separati fino a quel momento, il suo cuore aveva sentito chiaramente che Koala era ancora viva.
 

 
§
 

Non sapeva da quanto fossero fermi così in quel perfetto incastro.
Sapeva solo che con il profumo di Koala a riempirgli i polmoni stava divinamente.
La stanchezza e il dolore erano solo un lontano ricordo, come se la semplice vicinanza della rivoluzionaria avesse il potere di dissolvere quelle sensazioni nel nulla.
Ma neppure lo splendido senso di quiete e pace che riusciva a trasmettergli riuscirono a contrastare l’agitazione che si impadronì di lui quando vide Natsuki rientrare nella tenda dell’ospedale da campo e avvicinarsi a loro.
Avevi i capelli ancora raccolti in una piccola coda, l’aria stanca e tirata e occhiaie profonde ma era impossibile evincere qualcosa dalla sua espressione.
Sentì Koala separarsi da lui, rimettersi dritta e afferrargli saldamente una mano, in attesa.
Se Law non ce l’avesse fatta, Sabo non avrebbe più avuto la forza di incontrare suo fratello, lo aveva capito parlandoci durante quell’incalcolabile attesa che pure era stata un piccolo assaggio di paradiso dopo l’inferno per loro due.
Per questo il sollievo che li pervase entrambi fu immenso, quando Natsuki si aprì in un radioso sorriso.
-Ce l’ha fatta- mormorò con gli occhi lucidi, facendo sorridere anche loro -Temo dormirà per qualche giorno, ma ce l’ha fatta-
Koala si girò verso Sabo, i cui occhi blu lasciavano trasparire tutta la sua gratitudine e si accostò per baciarlo.
Un rumore improvviso li obbligò a separarsi facendo al contempo voltare Natsuki.
Sembrava un’ovazione, come se qualcuno stesse esultando fuori dalla tenda.
Si guardarono tra loro prima di precipitarsi fuori.
I rivoluzionari festeggiavano e si abbracciavano felice ed euforici mentre i comandanti delle quattro armate tornavano dalla loro pericolosa e difficile missione, tutti sani e salvi.
C’era qualcun altro con loro, un gruppo di gente che non riuscirono ad identificare, sopraffatti com’erano dalla gioia e il sollievo.
Koala e Sabo si voltarono verso Natsuki, che al limite della commozione, senza però cedere alle lacrime, frutto della tensione di quella lunga giornata, osservava Rocinante camminare con lo sguardo puntato su di lei.
Resistette solo pochi secondi prima di scattare in avanti.
Non vedeva l’ora di riabbracciarlo.
Ma soprattutto c’era una notizia che non vedeva l’ora di dargli. 
  
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