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Autore: _Miokie    22/11/2014    4 recensioni
"Uccido i demoni sulla terra perché quelli nella mia mente non possono morire".
In città è arrivata una ragazza avvolta da un mantello e dai lunghi capelli vermigli.
[Avvertimento per coloro che leggono, la storia che vi accingerete a leggere si rifà agli avvenimenti presenti nell' anime ispirato dalla saga dei videogiochi di Devil May Cry ]
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: Violenza
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La mattina dopo ci siamo svegliati come in una di quelle scene da film scontati.
Nudi, abbracciati sotto le coperte, con due sorrisi ebeti stampati in faccia e nessuna voglia di alzarsi.
La voglia, però, ce la siamo dovuta far venire perché avevamo in programma di partire in mattinata, così da tornare a casa nel pomeriggio sul presto.
Una cosa strana del "mattino dopo" è che non è stato per nulla imbarazzante trovarsi in quella situazione, era come se stessimo già insieme da mesi e mesi.
Abbiamo risistemato le valigie velocemente per poi scendere a fare colazione con mia zia che ci stava aspettando.
Alla chiacchierata sulla festa della sera prima non siamo potuti sfuggire e l'ho trovata così entusiasta che non ho potuto far altro che ascoltarla e commentare insieme a lei a riguardo.
-Tante persone mi hanno fatto i complimenti per come sei cresciuta bene. Dicono che l'aria universitaria ti faccia bene- ha detto con un sorrisetto nascosto dal fazzoletto di tessuto mentre si ripuliva le labbra bagnate di tè.
Dante mi ha guardato dubbioso:-Aria universitaria?-
-Non potevamo certo giustificare la mia assenza dicendo che ho vagato di città in città alla caccia di demoni senza una dimora fissa. Tutta la gente che hai visto ieri sera pensa che io stia studiando per la seconda laurea e vista la mancanza di parenti stretti che richiedono le foto della prima, ho un alibi di ferro.-
-Mi sembra giusto.-
Dopo la colazione sono andata a sbrigarmi in modo abbastanza veloce, mettendo a posto le ultime cose.
Dante mi ha aspettato all'uscita sul retro ed io sono appena tornata dal giardino con un mazzo di fiori appena colti.
Una volta posato davanti alla lapide quell'ultimo saluto ai miei genitori, senza un attimo di esitazione mi abbracci circondandomi la vita da dietro -Somigli davvero tanto a tua madre- dici osservando bene la foto rappresentante entrambi che sta sopra l'incisione dei nomi.
-Il naso e gli occhi li ho presi da papà.- rispondo con un sorriso accennato.
-Lo sai che non intendo quello, stupida.- ridi anche tu, pizzicandomi un fianco -Al di là dei tratti fisici, avete lo stesso sguardo. Un po' assente, ma determinato. Non guardate il presente, ma solo quello che è davanti a voi.- e mi stringi un po' più forte.
-Forse è per questo che mi faccio paranoie.- e ridiamo insieme un'altra volta.


Non lasciare mai la presa su di me, Dante.


L'intero viaggio del ritorno è stato uguale a quello dell'andata, ma anche completamente diverso.
Il silenzio ha regnato nella vettura, ma stavolta è un silenzio intimo, non tensione.
Anche se l'imbarazzo, almeno da parte mia, è tangibile e pare che lui ci provi gusto a colorarmi le guance di un lieve rossore.
Ogni tanto mi sfiora la spalla col dorso delle dita, mi passa la mano tra i capelli, oppure mi accarezza la coscia.
Vorrei riempire quel silenzio in qualche modo, ma quella paura di sgretolare l'atmosfera tranquilla non mi lascia parlare, eppure di cose da dire ne avrei.
Gli lancio qualche sguardo sottecchi, cercando di non farmi notare, giusto per scrutare la sua espressione totalmente rilassata. Raramente l'ho visto in questo stato di quiete assoluta.


Quiete finita quando, mentre ero in uno stato di dormiveglia con la testa poggiata sul finestrino, il suo pugno ha sbattuto sul volante, facendomi sussultare.
-Che succede?- gli ho domandato un po' stordita.
-Traffico.-
-Che pretendi dall'autorstrada di sabato all'ora di pranzo? E poi perché dovresti agitarti?-
-Ho solo voglia di rientrare al più presto.-
-E perché?-
E lo sguardo che mi hai lanciato, unito a quel mezzo sorriso, mi hanno fatto letteralmente balzar fuori il cuore dal petto.
Un'autentica faccia di bronzo, giusto per usare termini eleganti.
Alla fine si rassegna e, avendo constatato che il blocco stradale durerà parecchio, spegne l'auto.
Mi volto verso di lui e poggio pigramente la mano sulla sua spalla.
-Cosa vuoi fare quando arriviamo a casa?-
Anche lui si volta e ci guardiamo dritti negli occhi.
-Ho intenzione di rimettermi immediatamente al lavoro.-
-Perché la parola "lavoro" pronunciata da te somiglia più al concetto di "oziare sulla scrivania con un giornale sulla faccia"-
-Perché mi conosci abbastanza bene da sapere che in realtà è così- e mi ruba un bacio prima di rimettersi seduto dritto, ad osservare la fila di automobili davanti a noi, tante da non vedere neanche dove inizia la coda.
Anche io mi volto a guardare davanti a me, cominciando a pensare a mia volta cosa fare una volta rientrati.
Innanzitutto disfare i bagagli e preparare una cena sostanziosa, perché per quanto "le feste della gente con i soldi" siano eleganti e fastose, si mangia ben poco, innanzitutto perché per la maggiore si è costretti ad intrattenere discorsi riguardanti il mercato e la politica con gente vecchia e tirata a lucido, inoltre non si consiglia di ingozzarsi di cibo quando si indossa un vestito pericolosamente stretto in vita.
-Ah tra l'altro devo restituire il vestito a Lady.- ho pensato, accorgendomi solo dopo di averlo fatto ad alta voce.
-Ricordami di ringraziarla quando passerà a prenderlo.- commenti con un mezzo ghigno -Eri stupenda ieri sera- e quel ghigno è scomparso, stendendosi in un sorriso più luminoso e sincero. -Anche se senza eri decisamente meglio.- ed ecco che ritorna il ghigno.
Gli do una botta sul braccio -Dante!-
Intrappoli la mano con cui ti ho colpito nella tua, intrecciando le dita. -Non ti facevo così pudica.-
-Non ti facevo così idiota.- ed ho tirato via la mano dalla tua, incrociando le braccia sul petto.


Dopo qualche momento di silenzio, passato a rimuginare sull'immagine di Lady che mi asfissia di domande riguardo il viaggio, sempre però col suo modo di fare tranquillo e pacato, volto appena lo sguardo verso di lui.
-Cosa pensi che diranno gli altri quando sapranno?-
Fa spallucce:-Suppongo che Lady sarà contenta, Morrison invece credo che inizierà a farmi la predica sul fatto che ho quasi il doppio dei tuoi anni.-
-Quasi.- puntualizzo, come se facesse qualche differenza.
-Già, però a parte la perplessità e la preoccupazione iniziali, ne sarà felice.-
A fatica mando giù un nodo in gola prima di continuare il discorso:-E Trish?-
-Allora non deliravo quando ti dissi che eri gelosa di lei.- allunghi una mano per pizzicarmi il fianco. -Comunque non ne ho idea, persino io alle volte faccio fatica a capire quella là. Di certo non inizierà a strapparsi i capelli accusandoti di averle rubato l'uomo.-
-Allora ammetti di averci avuto una relazione!- esclamo puntandogli un dito contro, però la risata che mi scappa tra le labbra mi tradisce.
-Mi sembrava di essere stato chiaro su questo punto.- risponde serio, ma con l'ombra di un sorriso.
-C'è una certa differenza tra l'essere "l'uomo" di qualcuna ed essere "un po' più amici"- contesto io citando le sue stesse parole. -Preferisci il termine "amici con privilegi"? Anche se così non si spiegherebbe comunque una sua probabile reazione drammatica.-
Ride sommessamente:-Credo che dopo i quarant'anni non sia più permesso dire una cosa tipo "amici con privilegi".-
-Definiamola una cosa complicata e basta allora.-
-In realtà è stato tutto, meno che complicata...- ammetti tamburellando le dita sulla mia gamba.
-Allora non capisco...-
-Non è necessario che tu capisca.- ed afferri di nuovo la mia mano. -Piuttosto, a proposito di come reagirebbe Morrison.- e fai una pausa, voltandoti nella mia direzione. Lo sguardo è più serio e leggermente teso. Mi giro anche io.
-Per quanto possa essere esagerato un eventuale discorso riguardo l'età da parte sua. Tu... insomma, non ti mette neanche un po' a disagio la situazione?-
Inclino la testa da un lato perplessa:-No, dovrebbe?-
Sospiri:-Bea, potrei essere tuo padre.-
-Dante, credo che questa sia una delle nostre ultime preoccupazioni.-
-No, sono serio invece. Pensaci bene: se in futuro vorrai avere dei figli non sarà così facile, perché io sarò già abbastanza vecchio che le possibilità diminuiranno parecchio.-
-Stiamo davvero parlando di figli dopo neanche un giorno che siamo andati a letto insieme?- alzo un sopracciglio.
-Beatrix.- mi ammonisci notando che non ho intenzione di prendere il discorso sul serio.
-Dante.- ti imito, copiando lo sguardo accigliato che mi rivolgi.
-Cerca di pensare in modo sensato, per favore.-
-Senti, per come sono andate le cose, potremmo aver anche averlo concepito questa notte un figlio.- gli ribadisco, portandogli alla mente della mancanza di protezioni di cui ci siamo infischiati presi dall'intensità del momento. -Dante, davvero, se è proprio questo che ti preoccupa allora potrei anche avere un figlio adesso. Una casa c'è, i soldi non mancano di certo. Avere un bambino a venticinque anni non credo mi traumatizzerà la vita, mia madre ne aveva ventuno quando sono nata...-
Avrei voluto continuare il discorso, ma mi sono fermata a scrutare la tua espressione: seria, pensierosa, anche combattuta in parte.
-Comunque ci tengo a ricordarti che parlare di avere figli dopo neanche ventiquattr'ore che si è stati con una ragazza, non è il modo migliore per iniziare una relazione.- concludo volgendo un occhio alla strada, dove ho iniziato a notare un certo movimento. Anche lui se ne è accorto ed ha rimesso in moto.


-Comunque era solo a titolo informativo.- hai precisato poco dopo.
-Infatti, non penso che tu sia uno di quelli che si fanno di questi problemi.-
-Non più di tanto, mi preoccupo solo di quello che pensi tu riguardo questo.- ed hai stretto saldamente la mia mano. -Dalla notte in cui avesti quell'incubo e ti ritrovai sul pavimento bianca come un cadavere non ho pensato ad altro che a come cercare di proteggerti e mantenerti al sicuro, ammetto di aver esagerato delle volte, non volevo risultare rompipalle, volevo solo farti capire che per me stavi iniziando a diventare importante.-
-Quindi per te sono importante?-
Sollevi le nostre mani unite, e posi un bacio sul dorso:-Più della vita stessa.-


Il viaggio è continuato tranquillo, con lui che sfrecciava a tavoletta sulla strada ed io che mi addormentavo di tanto in tanto cullata dalla musica proveniente dalla radio.


Ad un certo punto punto però mi hai guardato ed io, senza avere la minima idea di cosa ti stesse frullando per la testa, ho ricambiato lo sguardo e ti ho sorriso.
Ho iniziato a preoccuparmi però, quando sul tuo viso è comparso l'ennesimo sorrisetto e contro ogni mia aspettativa, hai svoltato prendendo l'uscita dall'autostrada.
-Dante, non è questa la nostra uscita.- gli ho fatto notare, mancavano ancora diverse ore prima di arrivare.
-Lo so.- hai risposto semplicemente.
Il silenzio che ha seguito mi ha fatto riflettere di più sul dove stesse andando. E quel "dove" era una stazione di servizio, vicino alla quale era situato un piccolo motel.
Quando ci siamo fermati nel parcheggio, mi sono voltata con uno sguardo interdetto tra l'esasperato e il rassegnato:-Sei serio?-
Con un non so quale scatto felino sei uscito dalla macchina, hai fatto il giro e mi hai letteralmente tirato fuori intrappolandomi nel tuo abbraccio rendendomi del tutto incapace di reagire con un bacio a sfiorare le labbra.


Siamo entrati nella stanza di corsa e non abbiamo neanche fatto in tempo a chiudere la porta che già eravamo incollati uno all'altro. Uno scambio intenso e disordinato di baci, tanti da non separarci fino a che non mi è mancata l'aria.
Hai disegnato una scia con le labbra umide dall'orecchio fino alla spalla, poi al ritorno ti sei soffermato un po' di più sulla clavicola, dove alla fine è comparso un segno livido che difficilmente sarei riuscita a nascondere successivamente.
Senza indugiare un solo attimo ti sfilo la maglia per poi buttarla a terra, subito dopo anche la mia canottiera raggiunge il pavimento. Mi aggrappo alle tue spalle per finire poi completamente avvinghiata a te, le gambe attorcigliate intorno alla tua vita, le tue mani che mi sorreggono e il tuo corpo che mi preme contro il muro.
Ben presto sentiamo il bisogno fisico di maggiore vicinanza, mi abbandoni sul letto per poi fiondarti su di me, famelico. Mi spogli frettolosamente e butti i vestiti all'aria noncurante del caos che si sta creando sul pavimento.
Noncurante di tutto il resto.


È in quel momento che ho capito che la mia vita con Dante sarebbe dovuta continuare in quel modo, in mezzo al casino, dell'unione di due vite totalmente sbagliate, ma che insieme hanno potuto trovare armonia.
Non è importante se io ho venticinque anni e lui più di quaranta.
Non è importante se lui è un mezzo demone ed io solo un'umana.
Niente è importante se non noi, in questo momento, in ogni momento della nostra vita.


Solo noi, le mie dita intrecciate dietro la tua nuca.
E le tue mani che affondano nei miei capelli vermigli.






L'angolo di Lilith! (che ha cambiato nome in Miokie, ma okay, mi volete bene lo stesso vero? :3 )
Prima di disperarvi sappiate che questo NON E' l'ultimo capitolo, lo sarà il prossimo, ovvero l'Epilogo.
Quindi sì, effettivamente la vicenda principale è finita, però farò uscire un capitolo "speciale" per Natale (si spera) :3
Ebbene, ora più che mai sono curiosa di sapere cosa ne pensate di tutto questo popo di roba che ho partorito dalla mia mente malata *^* voglio tante tante recensioni e tanti tanti pareri su questi 14 intensi capitoli, come al solito non ho avuto molta voglia di ricontrollare, perciò in caso di errori di battitura/grammaticali/ecosìviadicendo chiedo umilmente scusa >A<
I ringraziamenti li farò nel finale, dunque non è ancora il momento di commuoversi gente!
Piuttosto, ho appena iniziato una raccolta di One Shot nella sezione degli EXO e abreve spero di poter iniziare una nuova Long che sto progettando da diverso tempo u.u

baci,
Lilith


  
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