Serie TV > Merlin
Segui la storia  |       
Autore: Samidare    23/11/2014    3 recensioni
L'Artiglio Rosso è un fiore dalle mille proprietà: da esso si può perfino ricavare una potentissima pozione d'amore. Cosa succede, però, quando questa pozione viene assunta da un certo principe di Camelot? Un certo valletto sta per scoprirlo a sue spese.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Drago, Gaius, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Atto decimo


Wine of Love



ATTO DECIMO, del veleno che mangia la felicità.


Il rimorso assalì Merlin, soffocandolo nei sensi di colpa, mentre osservava il profilo attraente – che senso poteva avere a quel punto mentire a se stessi? – che giaceva addormentato contro il suo petto. Il ragazzo che si era portato a letto non era affatto in condizione di intendere e di volere, quando era successo... Beh, quello che era successo. Che etica c'era in quell'atto che avevano consumato? Il vero Arthur non era stato tra quelle lenzuola, il vero Arthur era perduto in un luogo lontano... Solo l'antidoto avrebbe avuto il potere di richiamarlo lì con lui.

Ma c'era realmente un vero Arthur? O quei due Arthur erano solamente due differenti versioni della stessa persona? Il mago strinse i pugni nervoso: desiderava riavere indietro il suo vecchio amico, ma non aveva il coraggio di spegnere quella creatura che respirava contro il suo stomaco. Continuava a tormentarsi, ripensando alle parole del principe: terrorizzato all'idea di morire, di scomparire insieme all'amore che provava per il suo servitore.

Amore fittizio, dovette sforzarsi di ricordare il mago. Merlin si agitò nel letto, voltandosi a dare le spalle all'altro e raggomitolandosi su se stesso.

Le braccia di quell'Arthur innamorato lo seguirono nel sonno, attratte da una forza superiore, avvolgendolo in un abbraccio bollente che ancora profumava di sesso... Ma che ancor di più era la promessa di un cuore devoto.

Il mago deglutì lentamente, ricacciando indietro delle lacrime insubordinate, mentre realizzava che non avrebbe potuto lasciare Arthur schiavo di quella maledizione. Non sarebbe stato giusto, per nessuno di loro! Quali altre opzioni avrebbero avuto? Una fuga romantica? Uther avrebbe dispiegato l'intero esercito pur di ritrovare l'amato figlio, e nell'improbabile caso che questi sforzi non avessero dato frutto.... Certo il re, noto per la sua indole calda, avrebbe scelto un capro espiatorio dando inizio a nuove ingiustizie. Non poteva prendersi una responsabilità come quella. E non poteva prendersi un Arthur al quale era stata negata ogni possibilità di scegliere.

Fu così che Merlin si ritrovò di fronte alla decisione più importante della sua vita, e dovette ammettere di non avere scelta.

Si voltò verso il principe e ne accarezzò il volto addormentato, poi si accoccolò contro di lui e si concesse di dormire per un'unica volta tra le sue braccia, conscio di ciò che lo attendeva il mattino successivo.



Le dita di Merlin si inseguivano pigramente tra i capelli di Arthur, tracciando piccole spirali e disegni privi di significato. Merlin deputava a quei movimenti una cura religiosa, come convinto del fatto che potessero avere il potere di incantare il tempo e incastonare quel momento nell'eternità. Temeva il momento in cui quella creatura perfetta che giaceva addormentata si sarebbe risvegliata, costringendolo a mantenere la promessa fatta a Kilgharrah.

I respiri di Arthur si fecero mano a mano meno pesanti, annunciando che quel sonno dolce andava dissolvendosi lasciando il posto ai primi attimi mattutini di coscienza. Conscio dell'imminente risveglio dell'amante, Merlin depositò un bacio leggero sulla sua guancia calda. « Buongiorno. » gli sussurrò poi, con un soffio, nell'orecchio.

Arthur rispose con un mugolio gutturale e lasciò passare alcuni secondi prima di aprire le palpebre e accogliere il mondo e la vita, con la quale sapeva di doversi confrontare. Quando il momento venne li aprì di scatto, permettendo alla luce del mattino di ferirli. « 'giorno. » balbettò, voltandosi verso Merlin e stampandogli un bacio sulle labbra. Fu strano: Merlin aveva temuto che l'intimità fisica e mentale che i due avevano raggiunto fosse una cosa relegata a quella notte, in un mondo distante e immaginario; ma non c'era niente di immaginario nella naturalezza con la quale le labbra di Merlin erano state la prima cosa che il principe aveva cercato al suo risveglio.

Quando le due paia di labbra si furono trovate, i ragazzi si cercarono anche con lo sguardo. Merlin trovò consapevolezza in quello di Arthur, rassegnazione alla fine che si avvicinava, intesa come morte di lui e di loro.

« È il grande giorno. » mormorò Arthur cercando di spazzare via il clima di tensione che si era depositato tra loro come cenere, ricevendo in risposta un mugolio distante.

« Già. E pensavo che dovremmo renderlo speciale. » considerò Merlin, ottenendo l'immediata attenzione dell'altro. « Deve essere indimenticabile. »

Ritirò la mano e si trascinò sul bordo opposto del letto, dove si tirò a sedere: mentre frugava a terra in cerca dei propri abiti, aggiunse « Voglio trovare un posto che sia solo nostro, voglio portarti lì e baciarti finché avrò fiato. Voglio che gli alberi ci facciano da testimoni e che la foresta conservi la memoria di noi per sempre. » saltellò in modo ridicolo per aiutare i pantaloni a calzare e li fermò con una cintura di cuoio. « Possiamo prendere i cavalli, posso sellarli io. Tu devi solo cercare di essere il vecchio te stesso per non insospettire le guardie... E trattarmi male, se ce ne dovesse essere bisogno. » dovette interrompersi per infilare la testa nella maglia « Non voglio che tu abbia da pensare a quella storia almeno fino a stasera, okay? Dubito che l'antidoto sarà pronto prima di allora, conoscendo Gaius... Come guaritore è certamente molto preparato, ma in quanto a velocità... Da quando ha cominciato ad avere quei problemi di vista, beh... »

Anche Arthur si tirò fuori dal letto, ma rimase seduto e non accennò a vestirsi né a condividere quel manifesto entusiasmo di Merlin.

« Merlin, non credo che questo abbia senso. Voglio dire, prima o poi dovrò comunque-- » Le sue labbra dovettero arrestarsi contro quelle serrate di Merlin: gonfie e carnose, tentatrici, riuscirono nell'intento di distrarre Arthur per qualche secondo. Il mago sfruttò quel piccolo vantaggio propriamente: « Devi avere fiducia in me, » sussurrò a fior di labbra « sarà un giorno perfetto. » promise. Gli stampò un ulteriore bacio in fronte e fece per uscire, ma una volta sulla porta si arrestò e si voltò a guardare il principe, ancora seduto su quel materasso che era stato complice di una notte imprevista.

« Faccio un salto di sotto alle stalle, giusto un'occhiata per scegliere i cavalli. Intanto puoi prepararti, ti faccio portare la colazione dalle cucine. »

Ad Arthur sfuggì un tenero sorriso, così ingenuo che Merlin sentì la pelle pizzicare e uno strano sentimento invaderlo senza consenso. « A tra poco. »



Il mago caracollava giù per le scale a passo sostenuto, saltando i gradini a coppie di due. Non si stava dirigendo alle stalle o alle cucine, e il peso della meta lo soffocava.

Era stato onesto nel promettere ad Arthur quell'ultimo giorno insieme, ma non sarebbe mai potuto partire senza conoscere l'effettivo stato di completamento dell'antidoto: e se Gaius l'avesse davvero ultimato entro quella sera? In tal caso avrebbe dovuto essere mentalmente preparato a perdere Arthur – uno degli Arthur, pur sempre un Arthur – nell'esatto momento in cui avrebbero rimesso piede al castello.

Sospirò. Aveva bisogno di ricordare con attenzione ognuna delle ragioni per le quali non era giusto fuggire di lì per sempre insieme ad Arthur, accettare il futuro stava diventando sempre più difficile.

C'era da dire che l'intera situazione si era generata a causa del suo essere maldestro, e non c'era nessun Arthur innamorato di lui, nel mondo reale.

Superò una coppia di giovani innamorati appiattita contro il muro, in un angolo del corridoio. Non gli era mai capitato di imbattersi in coppiette prima di allora, o forse non aveva mai prestato attenzione a quelle manifestazioni prima di sapere cosa si provasse a desiderare tanto un'altra persona.

La ragazza ridacchiava, mentre cercava di scacciare senza convinzione il giovane di fronte a lei, un bellimbusto coperto di riccioli castani. Aveva le guance arrossate e un segno scuro alla base del collo. Merlin mandò a mente di controllare in seguito se anche ad Arthur fossero rimaste simili tracce dalla notte precedente, con la magia sarebbe stato semplice eliminarle. Certo, quella costituiva una delle minori tra le preoccupazioni del momento.

Aveva deciso che avrebbe portato Arthur nel punto in cui aveva raccolto l'Artiglio, vero colpevole di quella situazione: il panorama che si osservava dall'ingresso della grotta che custodiva il fiore avrebbe lasciato senza fiato persino un asino come il principe di Camelot. Se davvero quello era il loro ultimo giorno insieme, era suo dovere renderlo perfetto.

Si trovò di nuovo all'origine di quel circo di pensieri: doveva sapere se Gaius era in procinto di terminare l'antidoto e doveva saperlo il prima possibile. Imboccò il corridoio che portava allo studio del medico e sentì crescere in lui un'agitazione che in rare altre occasioni si era impossessato di lui, e mai così repentinamente. Forse in occasione di qualche battaglia, negli attimi che la precedevano. Quel giorno Merlin si trovava di fronte l'unica battaglia che sentiva davvero la necessità di combattere, ma senza frecce alla sua faretra.

La porta si dischiuse cigolando al suo tocco.

« Gaius? » chiamò.



« Gaius? »

« Merlin! » fece eco lui. « Eccoti, finalmente. In realtà speravo fossero quelli delle cucine, ho una gran fame. Sai, sarebbero già dovuti essere qui, ho chiesto a Gwen di chiamarli diverso tempo fa, ormai. » l'anziano medico era visibilmente provato, ricurvo su una seggiola. Tuttavia pareva di ottimo umore. « Ho passato una notte tremenda, senza chiudere occhio. Certo non puoi saperlo, naturale, vorrei sapere dove sei finito per tutto questo tempo! Ho passato la notte sveglio per te, per ultimare quell'antidoto il prima possibile... Il tuo aiuto sarebbe stato determinante, le tue capacità... Ma ora non ha importanza. » sbuffò. « E dire che mi sono affaticato tanto solo per te, volevo sistemare questa situazione il prima possibile. Sai, questa cosa dell'Artiglio Rosso mi ha fatto pensare. È un fiore estremamente raro, non può essere una coincidenza, giusto? Intendo dire... Che io ti mandi a cercarlo, e che proprio lo stesso fiore sia la causa di questo disastro... »

Merlin iniziò ad avvertire un certo nervosismo. Non sapeva ricondurlo ad una ragione specifica: stava per essere smascherato?, l'antidoto era forse già pronto? Quelle sensazioni avevano però un'origine più profonda, erano una percezione viscerale. C'era qualcosa di sbagliato, Merlin lo sentiva allo stesso livello in cui poteva sentire la sua magia, quella involontaria, quella che aveva dalla nascita.

« Insomma, mi sento responsabile. Chiunque abbia ordito questo malvagio piano ai danni di Arthur, senza dubbio ti ha seguito fino alla grotta. Ero l'unico a conoscere la posizione di quel fiore, ne sono certo. Ed è impossibile che ve ne sia un altro all'interno del regno, le probabilità sono troppo misere... Sono il colpevole di quello che è capitato a te e Arthur, avrei dovuto considerare la possibilità che qualcuno potesse spiarti e agire di conseguenza. Sono stato uno sciocco. Lavorare tutta la notte era certamente l'unico modo, e ben poco a dirla tutta, l'unico che avevo per farmi perdonare... »

Merlin continuava a sudare freddo, senza capirne razionalmente il perché. Stava arrivando, qualcosa stava arrivando. Lo sentiva, era lì, dietro le parole confuse di Gaius.

« Ma non ha importanza ora, come ti dicevo, nessuna importanza. L'antidoto è pronto, terminato. Ho superato me stesso questa volta, dovresti congratularti ragazzo. »

Gaius sorrise, come se davvero si aspettasse affettuose pacche sulle spalle, ma il mago di fronte a lui era una statua di marmo e non poté trovare in lui la soddisfazione che cercava. Aggrottò le sopracciglia di fronte a quell'allievo ingrato, ma non gli permise di rovinargli il buon umore.

« Tu non c'eri, chiaramente, stavo per salire a portarlo ad Arthur personalmente, poco fa. Morgana ha avuto la gentilezza di passare a trovarmi questa mattina. Mi ha permesso di mandare Gwen nelle cucine a chiedere qualcosa da mangiare, è stata una fortuna, alla mia età fare tutte quelle scale non è esattamente consigliabile. Poi, non avendo toccato cibo, non mi sento di dire che sarei sicuramente arrivato a destinazione. E se io dovessi svenire – capisci Merlin, il medico di corte sono io – se sono io a svenire, chi mi soccorrerebbe? »

A Merlin sembrò che quei momenti si dilatassero in un tempo infinito. Il terrore lo attanagliava da profondità che non conosceva, creando un profondo contrasto con la tranquilla soddisfazione di Gaius; che ridacchiava di fronte a lui al rallentatore, dando luogo ad uno spettacolo di cui solo il mago poteva cogliere l'aspetto grottesco.

Merlin sapeva esattamente cosa stava arrivando per lui. Ma non poteva preparasi ad accettarlo, perciò fu come non averlo saputo affatto: « Ho dato l'antidoto a Morgana, si è offerta di portartelo. »

Il mondo intorno a lui cominciò a girare.

« Non l'hai... »

Inghiottito da una buia voragine.

« ...incrociata... »

Non mosse neanche un muscolo.

« ...mentre scendevi? »

Qualcosa si ruppe con un suono fragoroso, insopportabile. Perché Gaius non si copriva le orecchie? Non lo sentiva? Non sentiva la paura? Il terrore folle e cieco di aver salutato Arthur, quell'Arthur, solo pochi minuti prima... Facendo delle promesse che avrebbe potuto non mantenere mai?

L'idea che lui si trovasse ad affrontare da solo la propria fine, senza il sostegno di Merlin: questo lo uccideva. Aveva immaginato quel momento in molti modi, ma questo...

Non si era nemmeno accorto di aver lasciato le stanze di Gaius, e non aveva percezione della velocità a cui correva a ritroso verso Arthur. Quanti minuti erano passati? Aveva perso tempo a parlare con Lance, che aveva incontrato nell'andare dal guaritore. Quanto a lungo si era trattenuto con quest'ultimo? Quanto tempo aveva avuto a disposizione Morgana per far bere la pozione ad Arthur? Lei era già lì, con lui? O poteva raggiungerla prima che entrasse? O ancora, era possibile che avesse preso la pozione ma avesse deciso di aspettare che Gwen rientrasse dalle cucine? Che un qualsiasi, benedetto, miracolo potesse averla fermata?

Tutti i bei discorsi su quanto riavere il vecchio Arthur fosse la cosa giusta vennero ricacciati in un antro del suo cervello, insieme alla ragione. Le scarpe di Merlin divorarono voraci il pavimento, pietra dopo pietra, portandolo a destinazione: una stupenda porta di legno massello, cambiata di recente e lucidata a dovere; l'unica cosa a separarlo dalla verità. Si gettò sulla porta di peso, spingendola. La oltrepassò. Poi un solo attimo, raccolse il coraggio e finalmente guardò giù, nel vuoto assoluto che la porta celava.

C'era Arthur nella stanza.

Era solo.


   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Merlin / Vai alla pagina dell'autore: Samidare