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Autore: SkyMe    24/11/2014    0 recensioni
Ero cosi' tanto vicina alla sua bocca che dio solo sa cosa gli avrei fatto. La voglia di urlare al mondo il mio male era troppa e vomitare tutte le mie emozioni su di lui non mi sembrava il caso. Decisi di stare seduta e guardalo scrivere, mentre io morivo dentro.
Quando troverò la mia cura, forse , tutto cambierà.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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La pazzia è l’orgasmo cerebrale più bello che ci sia.
(Oscar Wilde)

 

Le dita della mia mano destra  tamburellavano sulla custodia del cellulare in attesa della telefonata da parte di Ian. Solo stasera gli avrò lasciato 50 messaggi vocali, 100  messaggi su whats app e una 30 di squilli. Mi evitava. O era troppo impegnato. Ma a meno che non sia impegnato in opere caritatevoli, raccogliendo barboni per strada per ospitando a casa sua alle undici di sera, allora mi stava evitando.  In realtà quella che evitava sempre tutto ero io. Ero l’evitatrice per eccellenza. Evitavo i brutti voti, non andando a scuola. Evitavo di uscire con i miei fingendo un improvviso mal di testa. Evitavo di restare da sola con un ragazzo invitando quante più persone possibili ala nostra uscita. Insomma evitavo le situazioni imbarazzanti, che sapevo che prima o poi avrei affrontato. Solo le rimandavo di qualche giorno. Ma stasera non permetterò ad Ian di evitarmi. Mi ha sconvolto. Nel giro di pochi mesi da mio dottore è diventato il mio incubo. Dal momento che per dormire la notte mi serviva una botta in testa alla braccio di ferro, all’ addormentarmi e sognare lui preferisco stare sveglia e contare le pecorelle. Poche sono state le notti che ho passato insonne per colpa di un ragazzo. All’epoca però avevo poco più di 15 anni, e il tutto era giustificato dalla mia inesperienza in fatto di stronzi patentati.  Nel momento in cui mi colpì con i suoi occhioni da tigrotto strabico, Moozie si fissò nei miei pensieri.  Mi ci vollero notti insonni, urla isteriche verso mia madre, un fiume di parolacce a mia sorella e una bionda di un metro per un metro per cancellarlo dalla mia vista e dal mio cuore. Più dal mio cuore perché per cancellarlo dalla vista sarebbe servito un cecchino con armi ad alta precisione. Tutt’oggi lo vedo, e mi saluta. Sta ancora insieme alla botte, soprannome tra i più decenti per quella panda  4x4  di chioma bionda che a confronto un lottatore di sumo farebbe più bella figura con una minigonna. Non mi pento affatto  di esserci stata male, perché così ho capito che al contrario di noi donne gli uomini sono molto più lascivi, vogliono l’essere donna  docile e consenziente, che muta si siede al fianco loro e dice sempre di si, piuttosto che affrontare un discorso con annessi tutti i congiuntivi preferiscono rimpizzarsi di birra e vedere le partite. Io di uomini così non ne ho bisogno. Mi basto da sola.  Di ragionamenti ne faccio abbastanza sotto la doccia.
 Un giorno un tizio mi paragonò ad uno yogurt scaduto. La situazione fu questa: lui insieme ad un collega si reca nel bar dove io con mia sorella stavamo per prendere un caffè in santa pace per spettegolare un pò dell’ex ragazzo, ormai abbandonatosi alle canzoni tristi per via della loro rottura, e lui mi guarda dalla testa ai piedi con  nonchalance , fottendosene dei conti che gli stava facendo quel poveretto dell’amico suo. Mia sorella se ne accorse, ed io la stroncai sul colpo, prima ancora che potesse iniziare un film su una possibile ,ma alquanto improbabile, storia d’amore con figli, un cane un gatto. 

-Bellezza, ce la facciamo a farci un caffè noi due?-  Ecco allora, a questa domanda la bestia che è in me, urlava pur di uscire fuori e riempirlo di brutte parole.
-Credo che ce la faccia anche da sola.- Fù la mia risposta.
-Non ti facevo così acida.-
-Non ti facevo così poco interessante.-


Insomma me ne andai. Pur di non prenderlo a sberle, girai i tacchi e via.
Ian non lo avrebbe mai fatto. E’ troppo sofisticato. Non avvicinerebbe mai una donna in un bar solo per fare il marpione. Ne sono sicura. La sua casa si trovata in Marloe Street, quasi vicino alla boulevard principale ove si concentra la movida dei giovani che escono la sera. Questa sera fa un po’ freschetto e di persone in giro ce ne sono poche.  E’ un enorme palazzone, quasi di 20 piani, con il solito portiere vecchio che invece di lavorare se ne sta a dormire, e un ascensore a dir poco dell’epoca della guerra civile. Mi impuntai di aspettarlo sulle scale dal momento che ,quando devo sgattaiolare su per il palazzo io ,il portiere stranamente sono svegli. Seduta sul gradino più in alto osservavo la gente passare. Coppie che ridevano e si davano la mano, ragazzi con gli skate che facevano acrobazie alle undici di sera invece di stare a letto, che domani c’è scuola ,e ragazzine che con minigonne cercavano di far colpo sullo skeattaro per una lezione gratis ed uno slinguazzamento serale. Intenta a pensare altre trecento cattiverie da scrivergli lo vedo comparire da dietro l’angolo, da solo, con cellulare in mano ed un aria cupa.

-Bene , ci siamo ritirati a quanto pare.-
-Sky, io…-
-Io cosa, egocentrico del cazzo! Pensi che io sia cretina? Hai davvero così poca intelligenza? Ci siamo baciati Ian, non abbiamo firmato un contratto. Non ci siamo promessi amore eterno. Eppure tutto è cambiato.  Tu sei cambiato. Dovresti essere più maturo di me, dovresti ragionarci sulle cose prima di farle. Perché quella canzone Ian, eh perché? Volevi dirmi qualcosa? Prima sparisci per settimane, poi ti rifai vivo con una cazzo di canzone. Tu mi uccidi così. Preferirei centomila volta che mi dicessi che tra me e te non c’è nulla, che ho immaginato tutto, che mi sono illusa e che tu non provi un cazzo. Dimmelo Ian! Forza! Sono forte io,  mando giu il groppone e vado avanti, ma tu sei capace di rendermi inerme con una sola cazzo di mail. Non voglio questo, non voglio soffrire, l’ho sempre evitato e  voglio farlo anche adesso. Ian cazzo!-


Gli avevo vomitato tutto addosso, volevo che sentisse tutto prima di poter proferire parola. Il mio grillo sembrava un incitatore di boxe , “destro, e poi sinistro, mettilo ko” continuava a dire.

-Skye io c’ho provato credimi. Non ho proprio voglia di farti stare male e sono andato via. Io sono il tuo medico cazzo! Io dovrei consigliarti di liberarti delle cose che ti fanno soffrire. Ed una di queste sono io. Dovrei consigliarti di fare un bel viaggio per ritrovare te stessa, ma al mare io ho perso me stesso nei tuoi occhi. Dovrei essere in grado di prendermi cura del tuo cervello in momenti di squilibrio ed io invece ho pensato al mio cuore e ti ho offerto un cazzo di posto di lavoro pur di starti affianco. Skye io non so che diavolo sta succedendo so solo che quella canzone quando l’ho ascoltata mi ha fatto pensare a te. Sei così fragile. Potresti romperti in qualsiasi istante ed io crollerei con te, ma non voglio.-

Io non mi ero immaginata tutto. Io sapevo quello che stava succedendo. Eppure i film che ho visto l’hanno sempre descritto in maniera diversa. Non assomigliava per niente ai soliti cuori che battono all’unisono o occhi che si guardano in un atmosfera di musica strappalacrime. C’eravamo io , lui e il nulla. Ian si era fatto crescere la barba, indossava un paio di jeans ed una polo rossa. A dir la verità tutto ispirava tranne che atmosfere strappalacrime, al massimo strappacoglioni se restava ancora immobile lì senza baciarmi.

-Non è più facile romperci insieme e poi unire i pezzi, invece di scappare come un coglione?-

Mi meravigliai anche io di quella risposta. Sto solo buttando alchool sul fuoco. Prima o poi mi brucerò, io che scappo da tutto, che negli ultimi mesi non ho fatto altro che bere e combinarmi come uno straccio, io che allontanavo tutti come un cane rabbioso, mi ero addestrata per non picchiarlo, per restare a guardarlo mentre dice assurdità invece di abbracciarmi e ripararmi dal freddo con uno di quei baci pieni di fuoco. Quel fuoco di passione, quello che arde ma non ti scotta.
Mi avvinghiai al suo collo, come se dovessi scappare da qualcosa, in preda al panico di perderlo. Desideravo quel bacio, desideravo divorargli quella bocca e succhiare tutto l’ossigeno disponibile. Volevo lasciarlo senza fiato per rispondere, senza la forza di staccarsi prima di esserci gustati al meglio. Io volevo entrargli dentro, e non solo con la lingua, o con le unghie. Volevo che le labbra mi diventassero violacee, e le guance rosse. Non volevo assolutamente staccarmi e ritornare sulla terra.
Mi sollevò ed io incrocia le gambe dietro la sua schiena, sembravo una piuma nella sua braccia. Mi sentivo forte nelle sue braccia.

-Non farlo mai più Ian. Non ridurmi così. Non farmi desiderare di scappare pur di non rivederti. –
-Ci stiamo complicando Skye, tu non ne hai bisogno.-
-Complichiamoci Ian, che si fottano tutti. Io , te e questo bacio.-


Io, te e la consapevolezza che il mondo non finisce oggi e che domani è un altro giorno. Io , te e il desiderio di restare attaccati per sempre invece di alzarci da quel letto che con tanto affanno ha saziato i nostri desideri. Io, te e i marchi che ci siamo lasciati sulla pelle. Io e te questa mattina, in questo letto, in questo momento di lucidità dobbiamo pensare come  andare avanti per non farci del male.
Abbiamo fatto l’amore in un modo che neanche credevo fosse possibile. Mi ha esplorato ogni centimetro del corpo. Mi ha insegnato ad esplorarlo. Le mie relazioni sessuali fin allora era ridotte ad una notte di sesso, alcune volte addirittura con sconosciuti. Lui mi rendeva così esposta che ogni micro particella del mio povero corpo implorava di averne ancora. Non so quanto tempo durammo prima di crollare, ma so che fù quasi impossibile staccarci. Le mie urla erano unite con i suoi movimenti,  le mie mani si lasciavano guidare su ogni muscolo. Bruciavo di passione ad ogni bacio, ad ogni stoccata di ventre, in ogni posizione conosciuta e non. I suoi occhi si incrociavano con i miei e iniziavano lunghe conversazioni in silenzio, quasi come non riuscissimo più a parlare tanto dal piacere e loro lo facessero per noi. Ho goduto come mai prima, e non me ne vergogno affatto. Anzi godremo ogni volta di più.

 Io e me stessa quando apro gli occhi. Di Ian neanche l’ombra di nuovo. Panico.

-Piccola, che ne dici di un caffè?-
-Che ne dici invece di un po’ di me e te e queste lenzuola, invece?-


Piccola spudorata. Insaziabile. Chiudi gli occhi Vir.
  

  
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