Film > Il Corvo
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Autore: S_a_r_a    26/11/2014    1 recensioni
Una notte qualunque, in una città qualunque, su una strada qualunque il buio si estende come una macchia d'olio. Solo una luce brilla nell'oscurità: un sorriso a 32 denti. Eterno. Immutabile. È il sorriso della morte.
La leggenda narra che quando una persona muore, un corvo trasporta la sua anima nell'aldilà. Però, se le circostanze della morte sono brutali e l'anima non ha pace, a volte capita che il corvo la riporti indietro a regolare i conti.
Al diavolo le leggende, il corvo è obsoleto. Questa partita se la gioca il quokka, il marsupiale più feroce e coccoloso che ci sia. Insieme a una versione quasi femminile di Eric Draven, molto più bionda e logorroica.
Una rivisitazione un po' particolare – forse molto particolare - del film ispirato all'opera di James O'Barr.
Genere: Comico, Demenziale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: Gender Bender
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Nel posto giusto, al momento giusto

 

 

 

Regina e Norman si trovarono in un luogo buio e stretto. Ma proprio molto buio e molto stretto. Le braccia di lei non riuscivano a stendersi da nessun lato, aveva un quadrato di pareti ad imprigionarla e un fortino di manici di scopa. Sentiva Norman muoversi ai suoi piedi, più altri oggetti indefiniti a bloccarle le gambe.

“Ma Norman, perché siamo finiti in questo posto? Fa parte del piano?”

“Non proprio, bionda. Non so come funzionasse l'incantesimo o come decidere la meta. Non ho avuto abbastanza tempo di studiarlo” aggiunse Norman frettolosamente, a mo di scusa, “ma intanto abbiamo guadagnato tempo”.

“E quel poliziotto? Sicuro sia stata una buona idea dirgli tutto?

“Accidenti, ce la siamo vista brutta! Non ho avuto altra scelta. Devi migliorare un po' sulla prontezza di spirito Regina. Mica puoi resuscitare una seconda volta se falliamo!”. Norman la rimbeccò a dovere. Teneva molto alla missione. E anche a non farsi più strizzare le guance da sconosciuti amanti del suo aspetto...morbido.

“Mi dispiace, ma non me lo aspettavo! Tu dovresti stare più attento a dove vai! Sai, la mia mamma lo diceva sempre: guarda bene la strada davanti a te, per il passato non c'è tempo! Infatti poi ho passato l'esame della patente in modo esemplare. Dopo essere stata bocciata una volta perché mi sono distratta a guardare un bel ragazzo e son passata col rosso. E una seconda perché ho sfondato il finestrino di una macchina in doppia fila. Ma non ci passavo! Ho provato a spiegare che non era colpa mia, ma delle persone scorrette che non rispettano le regole...”, ma Norman già non la ascoltava più, perché aveva una strana sensazione. Quella di aver dimenticato qualcosa.

Dannazione! Non ho lasciato il marchio sulla seconda vittima! Così non si capirà mai che è stata opera nostra!, pensò con rabbia. Era molto grave. Si era scordato proprio ciò che avrebbe potuto renderlo più orgoglioso di tutta quella avventura: ricordare al mondo che i quokka si battevano per i diritti animali. Era lo stemma di famiglia ideato generazioni antecedenti la sua, all'epoca della grande guerra di indipendenza dei quokka dai canguri nel 1532. E così avrebbe anche potuto provare al Comitato dei Corvi Regali di aver portato brillantemente la missione a termine al posto di quello sfigato che aveva atterrato facilmente. Probabilmente ci sarebbero stati un po' di screzi e proteste per l'insubordinazione – erano degli uccellacci troppo orgogliosi -, ma poi avrebbero riconosciuto il suo valore e magari appeso un suo ritratto nel grande salone delle onorificenze. Il primo quokka tra i corvi. Ah sì, la mamma sarebbe tanto fiera di me..

“...però poi alla fine è andato tutto bene. Ma mi stai ascoltando?”. Regina aveva interpretato il silenzio di Norman come rapimento verso le sue storie, ma non era troppo convinta. “Sì sì certo, ma parliamone fuori da qui.”

Regina allungò la mano cercando a tastoni qualcosa che assomigliasse a una maniglia. Non lo trovò, ma c'era una serratura nel buio davanti a lei. Allora spinse per aprire la porta. Niente. Provò a fare scorrere da entrambi i lati.

“Ehm Norman, credo abbiamo un problema..”

“Che genere di problema?”,

“Siamo bloccati qui dentro”, disse Regina in un soffio di voce.

“Come sarebbe a dire bloccati?”.

“Probabilmente hanno chiuso a chiave da fuori. Prova a riutilizzare il teletrasporto”.

Norman provò una fitta in un punto da qualche parte nelle budella. “Non si può”.

“Ma come no? Con tutto quello che hai fatto finora è assurdo dire non si può”, concluse logicamente Regina. Accidenti, non si ricordava di essere così sveglia a volte.

“Ripetere lo stesso incantesimo entro un'ora ha conseguenze terribili! Una volta mio padre l'ha provato sulla sua pelle. Per una settimana al posto di parlare cantava e non poteva muoversi senza fare un passo di casatchok suonando la balalaika. Il tutto 24 ore su 24. Però si è fatto un fisico pazzesco”, ammise Norman con nostalgia e un po' di invidia.

“Quindi dobbiamo aspettare qui? Io ho paura del buio”, piagnucolò Regina, persa anche l'ultima speranza. “Qualcuno ci tiri fuori di qui!” e perse il controllo in un pianto isterico. Norman non aveva mezzi di consolazione e si vide costretto a passare all'artiglieria pesante: dolcezza e premura. Odiava farlo, ma doveva. "C'è un gran silenzio qui, non so nemmeno se qualcuno possa sentirti. Ma intanto parliamo, così ti dai una calmata, va bene?”

“Ok”, soffiò Regina asciugandosi gli occhi e sparpagliando il trucco.

 

Intanto Fitzroy scorreva il breve fascicolo di un caso di apparente suicidio risalente all'anno precedente. Ricordava bene. Per lui era ancora un mistero irrisolto, ma non si era trovata alcuna prova a sostegno di un omicidio. Alla fine era stato archiviato come incidente perché dall'autopsia avevano trovato un pezzo di pane incastrato nella gola della vittima, un certo Christopher Morrins – che aveva molto poco del Christopher e molto di tettona bionda. Il sergente teneva in una mano un foglietto stropicciato con una poesia scritta sopra, quello che aveva trovato sul luogo del reato, e una foto di Christopher. E come dimenticare il piccolo pappagallino bianco come la neve che giaceva sopra di lui? Qualcosa non quadrava. Le cose più distanti spesso sono collegate nel modo più semplice. Aveva avuto da poco la prova che tutto poteva accadere quella notte. E il resoconto di quell'animaletto aveva un senso logico. Come sapeva che Regina e il trans dell'incidente erano la stessa persona? Infatti non lo sapeva.

Un breve moto delle sue viscere lo fece piegare in due, riportandolo alla realtà. Non adesso, dannazione! Erano tutti nei loro uffici, la notte del diavolo c'era sempre lavoro extra con tutti i disastri che succedevano. Doveva andare in bagno assolutamente. Si alzò dalla scrivania e si diresse agli orinatoi, ma c'era troppa gente! Gli serviva un luogo tranquillo dove rifugiarsi per espellere la bestia di gas. Voleva ancora cercare di salvare la reputazione, stando lontano dai pettegoli che l'avrebbero messo in ridicolo con tutto il distretto. Ma certo! Gli archivi nel sotterraneo! Corse giù per le scale con l'intestino in fiamme, le trombe di guerra stavano per suonare. Purtroppo per lui fu notata la sua fuga improvvisa, e si sparse la voce all'istante che Sergente Scoreggia stava andando in missione. Entrò, chiuse la porta dietro di sé e, verificato di essere solo, si liberò sonoramente. Ah, che sollievo!

“Chiunque l'abbia tirata, per piacere, ci faccia uscire!”. Ma che diavolo? Era sicuro di aver sentito una voce ovattata invocare aiuto. Ma non c'era nessuno. Continuava a sentire rumori e una coppia di voci provenire..dallo sgabuzzino! Si avvicinò circospetto, estraendo la pistola dalla cintola. Allora non era infondata la diceria sul mostro della rimessa delle scope! Molto piano, tese la mano verso la maniglia e aprì di scatto puntando l'arma contro...due individui dall'aria familiare.






Rieccomi qua! In un tempo incredibile rispetto agli standard ecco che l'avventura di Regina e Norman continua. Cosa succederà ora? Ehhh, si vedrà! Un saluto a tutti, cari efpiani, come sempre aspetto pareri cui rispondo più che volentieri (beccatevi questa rima baciata involontaria)

  
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