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Autore: verystrange_pennylane    26/11/2014    4 recensioni
John Lennon, giovane sognatore, punta a conquistare il cuore della bella Cynthia. Si trova dunque, in una notte d'estate, ad esprimere un desiderio ad una stella cadente.
Ma cosa succede se, quella stella, in realtà si rivela essere un ragazzo di nome Paul?
Storia ispirata a "Stardust" di Neil Gaiman.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, George Harrison, John Lennon, Paul McCartney, Ringo Starr
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Mr. Moonlight
 
Capitolo 2


John camminava canticchiando da un paio di ore, un po’ per tenersi compagnia, un po’ per stemperare il nervosismo. Non era il massimo camminare da solo in un bosco fitto, in piena notte, illuminato solamente da una piccola lanterna. Non che fosse un codardo, sia chiaro, aveva affrontato quella parte di Liverpool parecchi anni fa, ma sempre da ubriaco per vincere prove di coraggio contro i suoi compagni di bevute. Inoltre, dopo aver perso adrenalina ed entusiasmo durante la camminata, aveva realizzato che non aveva la più pallida idea di cosa si sarebbe trovato davanti.
E se la stella fosse stata di fuoco? Come avrebbe potuto spegnerla? E se fosse stata più grande della sua sacca? Si fermò, quasi ridendo dei suoi stessi pensieri.
Che sciocchezze, le stelle erano dei puntini in cielo, non poteva essere più grande della sua testa!
In ogni caso camminava da quasi tutta la notte e sapeva che ormai doveva essere vicino al punto in cui era caduta. Cominciò infatti a notare che gli alberi si facevano sempre più radi e alcuni avevano i tronchi rovinati, forse dall’impatto.
Proseguì per altri metri, fin quando non trovò un gigantesco cratere: la terra era tutta bruciata e spianata, mentre la vegetazione era completamente ridotta in cenere.
Ne faceva di confusione, una piccola stella!
Fortuna volle che il cielo cominciasse a schiarirsi e ad albeggiare, già le altre stelle e la luna si stavano nascondendo per lasciare spazio al giorno, permettendo così a John di cercare meglio.
Al primo raggio di sole che curioso, filtrò nel bosco, John vide una cosa che non si sarebbe mai aspettato: un ragazzo vestito con un lungo cappotto bianco. Era rannicchiato al centro del cratere, completamente immobile.
E se fosse morto? La stella poteva averlo colpito e ferito!
Corse immediatamente a controllare da vicino cos’era successo, e a verificare che non fosse semplicemente troppo tardi. Il giovanotto davanti a lui sembrava avere una bellezza straordinaria, per essere un maschio.
Scostò le mani che si coprivano il viso come protezione e vide la bocca del ragazzo, delicata e rosa come una pesca, contratta a causa dei pesanti respiri affannati. Stava chiaramente soffrendo!
Non che ne capisse qualcosa di medicina, sia chiaro, ma sentiva il bisogno di aiutarlo e aveva imparato le nozioni basi di pronto soccorso qualche anno prima, quando lo zio George si ammalò.
Scosse la testa violentemente, non aveva bisogno dei brutti ricordi, non in quel momento.
Come per distrarsi, John cominciò a muovere il corpo gracile del ragazzo per posizionarlo in modo migliore e per poter analizzare le ferite.
Questi si lamentò rumorosamente mentre veniva sdraiato a pancia in su e finalmente, dopo tutti quei movimenti, aprì gli occhi, trovandosi John a pochi centimetri dal suo volto.
Gridò disperato, liberandosi dalla presa e alzandosi in piedi, mettendo qualche metro tra lui e John, che invece stava ancora seduto a terra, completamente sconvolto.
“Ma che cazzo stavi facendo?! Chi cazzo sei?! Cazzo.”  Esclamò il trovatello, tappandosi poi la bocca con entrambe le mani. Il suo petto si muoveva velocemente seguendo il respiro accelerato e il battito violento del suo cuore.
John a sua volta appoggiò una mano sulla sua fronte, come per calmarsi. Temeva di morire di spavento.
“Credevo che stessi male, stavo controllando che non fossi ferito.. pensavo ti avesse colpito la stella.”
“E tu controlli che uno stia morendo così? Chi te l’ha insegnato?”
“Scusi, signor dottore, se non sono uno studioso di medicina! Ma che ingrato, Cristo! Dovevo solo continuare a cercare la mia stella lasciandoti morire qui?”
“Non stavo morendo, stavo dormendo! E’ pieno giorno, quando dovrei dormire sennò?!” gli domandò con un tono saccente, incrociando le braccia e guardandolo con superiorità.
“Scusa?! Beh senti, non ho tempo per te e le tue stupidaggini, ho da fare. ” disse infine John, scuotendo il capo sconsolato e si alzò a fatica in piedi, sempre tenendo una buona distanza tra lui e lo psicopatico sconosciuto.
Aspettò per qualche istante che il tizio si scusasse o che almeno se ne andasse a dormire da un’altra parte, ma questo non lo faceva. Stava fermo lì, e lo fissava.
Che volesse anche lui la stella? Ma certo, che sciocco era stato! Era lì per il suo stesso motivo.
All’improvviso il suo stato d’animo cambiò.
“Vattene, ragazzino.” John aveva alzato il tono della voce per intimorirlo, in fondo l’altro era sì più alto, ma era smilzo, mentre lui aveva due braccia forti e una corporatura più robusta, grazie al lavoro in drogheria.
“E perché dovrei? Vattene tu.” Rispose l’altro, con un tono molto poco autoritario e lo sguardo basso.
“Senti, coso, so che vuoi anche tu la mia stella, ma l’ho vista prima io, ok? E mi serve. E’ mia.”
“La tua cos-?” il ragazzino alzò lo sguardo da terra, sgranando gli occhi.
La mia stella.”
Non poteva permettere che l’unica sua occasione di essere qualcuno, di dimostrare qualcosa alla gente di Liverpool svanisse per colpa di un pappamolle che dormiva nei boschi.
La risposta dell’altro lo lasciò perplesso, perché scoppiò a ridere e non sembrava nemmeno riuscire a smettere.
“Cercala pure la tua stella, caro mio! Non la troverai sai? E soprattutto, dove pensi di metterla? Nel tuo zainetto?” disse, continuando a ridere, ormai piegato in due.
“Ce l’hai tu? L’hai già presa?” John sentiva la rabbia montare dentro di lui, e in due passi coprì la distanza che lo separava dal ragazzino, andandogli vicino e facendogli passare la voglia di ridere, all’improvviso.
Aveva ottenuto l’effetto sperato, ma la risposta che l’altro gli diede non era quella che si aspettava.
“Non l’ho presa, sono io, la tua dannatissima stella.”

John sgranò gli occhi, incerto se picchiare il tizio, ridergli in faccia, insultarlo o semplicemente ignorarlo e proseguire nella sua ricerca della stella. Alla fine, optò per l’ultima opzione.
“Seh, e io sono la regina Vittoria.”
“Oh piacere! No aspetta, io sono davvero la tua stella! Tu invece non sei affatto la regina, mi prendevi in giro! Questo non è affatto simpatico da parte tua!”
“Perché prendermi per il culo per rubarmi la stella invece cos’è?”
“Io non ti prendevo affatto per il cul- oh cielo devo smetterla di dire tutte queste brutte parole così tipiche di voi umani. Non mi sono mai piaciute.” Disse, appoggiando le mani sui fianchi e gonfiando leggermente le guance, già rosse a causa della discussione.
“Senti, coso, io mi sono davvero rotto di avere a che fare con te. Lasciami in pace.”
“No devi ascoltarmi! Non ti mentivo, è vero, mi hanno fatto cadere dal cielo per.. per un motivo che al momento non ricordo, ma sono io la tua stella. Quella che cerchi.”
John sospirò, strofinandosi gli occhi in preda alla frustrazione. Era così stanco di quello psicopatico, che decise di liberarsene una volta per tutte. Avrebbe potuto ricorrere alla violenza, ma diciamocelo, non avrebbe mai fatto del male ad una mosca.
“Allora, mettiamo che per un istante io consideri davvero  che tu possa essere la mia stella.. dimostramelo. Ho bisogno di una prova.”
Il ragazzino aggrottò le sopracciglia e si rabbuiò per un secondo, come se non sapesse come poterlo dimostrare. Fu una piccola vittoria per John, perché era certo che sarebbe finita così. E invece, dopo pochi istanti, il giovane parlò.
“Ma sì, ora ricordo! Sono caduto per colpa tua, perché ti abbiamo visto guardare il cielo sospirando così tante volte, in cerca di un miracolo, con il tuo blocco da disegno sempre in mano. E alla fine ieri sera hai espresso un desiderio, un desiderio  che chiedeva di rendere possibile il vero amore..”
Ecco, questa fu una risposta che John non si aspettava minimamente. Come diavolo faceva a conoscere le sue abitudini? Certo, il suo poteva essere un desiderio banale, ma aveva usato le sue stesse precise parole, parole che prima non aveva mai detto a nessuno.
“Ma.. che diavolo.”
“Convinto ora? Sono la tua stella!” esclamò, aprendo le braccia e sorridendogli speranzoso.
“Ok, ok, ragazzino.”
“Non mi chiamo ragazzino, sono Paul. Dovremo presentarci!” 
Oh questo era il colmo. Il tizio-stella aveva un nome e voleva pure sapere il suo.
“Sì va beh.. Paul, sono John, John Lennon. E mettiamo che ti creda, per il momento. Cosa me ne faccio di uno smilzo come te? Io avevo bisogno della mia pietra per conquistare Cynthia.”
“Ah questo non lo so, Joe. Io sono solo qui per te. Di più non so!”
“Non è Joe, è John.”
“Stessa cosa.”
No, avrebbe voluto rispondere John, non era la stessa cosa, ma preferì scuotere le spalle, sorvolando sulla faccenda del nome.
Si trovava in una fase di stallo e non sapeva come uscirne. Lui pensava di essere già sulla strada del ritorno, con la sua stella tra le mani, pronto a conquistare il cuore di Cynthia. E invece era ancora nel bel mezzo del bosco, con una stella umana (Dio, questo era assurdo anche solo a pensarlo) che doveva aiutarlo e non sapeva nemmeno cosa fare.
Fantastico.
Sospirò pesantemente, e alla fine accettò la realtà dei fatti. John Lennon era destinato a non saper fare niente e a restare un fallito, tanto valeva tornare a casa e dimenticarsi di tutto. Non che fosse tipo da arrendersi facilmente, ma quella situazione era davvero troppo, avrebbe ucciso la motivazione di chiunque. Figuriamoci di uno che da diciotto anni viene bollato come inetto.
Avrebbe potuto continuare a vedere Cynthia comunque, mentre passava dal negozio e..
“Ehi, Jules! Che stai facendo?”
Al richiamo di Paul si svegliò dalla trance in cui era caduto, e si rese conto che aveva già percorso parecchi metri senza rendersene conto.
“E’ John, ragazzino, John. Non è difficile, cazzo. E comunque torno a casa, cosa vuoi che faccia?”
Paul lo raggiunse in fretta, facendo lunghi passi. Aveva davvero delle gambe longilinee ed eleganti, che ricordavano proprio la scia di una.. stella.
“Non ci pensare nemmeno cocco, sono sceso giù dal cielo per te, non mi mollerai qui in mezzo al nulla dopo che ho fatto tutta quella strada! Sai quanto è doloroso cadere?! Beh, tanto!” John non si era reso davvero conto di aver smesso di ascoltarlo, ma lo vedeva parlare al vento senza davvero percepire tutte quelle parole che gli vomitava addosso senza tregua.
Alla fine decise di interromperlo.
“Ma le stelle sono tutte rompicoglioni come te?”
Paul arrossì e batté gli occhioni per qualche istante.
“No. Più o meno. Ecco, sono solo molto molto molto appassionato, io. Ma insomma, sono sceso dal cielo per te.”
“E questo l’hai già ripetuto parecchie volte. Forse troppe.”
Il rossore sulle guance della stella si fece ancora più intenso.
“Beh, senti, basta parlare di me. Pensiamo a cosa fare, ma insieme.”
Ecco, questa gli sembrava una buona idea. Si sedettero su un grande masso, e stettero in silenzio per qualche istante. Iniziò a pensare di chiedere consiglio ad alcuni amici di Liverpool, ma a chi? C’era Stu, forse gli avrebbe creduto, Pete invece l’avrebbe mandato ai pazzi. Il suo lungo pensiero fu interrotto all’improvviso da un rumoroso brontolio.
Si girò verso Paul, che si guardava i piedi in evidente imbarazzo.
“Scusa, ho fame. Non mangio della polvere di meteorite da troppo tempo!”
Questa affermazione fece sorridere John. Prese dalla sacca un sandwich al formaggio e lo divise in due parti uguali.
“Toh, stellina, non so cosa sia quella polvere che ti mangi, io ho solo il top della cucina di Liverpool e Manchester.”
E proprio mentre masticava controvoglia quel pezzo di pane raffermo, evidentemente molto diverso dal cibo a cui era abituato, a Paul venne un’illuminazione.
“Senti, mi hai appena fatto ricordare di una cosa! Qualche anno fa, quando ero una stella minore, un mio compagno si innamorò di un’umana e si fece spedire giù sulla terra. Vivono a Man..manch..mancaster? Mangiastor? Quella lì! Possiamo andare a cercarli e chiedere a loro, è qua vicino, no?”
“A Manchester? C’è un’altra cazzo di stella a Manchester? Mi stai pigliando per il culo!” quasi gli andò di traverso il sandwich. L’altro scosse il capo, e gli confermò che era così, e che anzi, parecchie stelle erano scese dal cielo e vivevano sulla terra.
Non era possibile, era solo un sogno. Anzi, era chiaramente un incubo. Si sarebbe svegliato, Mimi l’avrebbe rimproverato perché era in ritardo per il lavoro e tutto sarebbe stato banale e scontato come al solito.
Di scatto si pizzicò la faccia, le mani, le braccia, per svegliarsi. Ma niente, era sempre lì, sempre con i due occhioni di Paul che lo fissavano. 
Se non fossero stati nocciola, John avrebbe giurato di averli visti brillare.
E incredibile, gli dicevano di fidarsi, di credere al fatto che avesse davvero una cavolo di stella davanti a sé.
Doveva essere andato fuori di testa, ma sentì di voler essere fiducioso, per una volta nella sua vita.
“Ho capito, ho capito. Andiamo a Manchester. Intanto usciamo da questo bosco, o impazzisco.”
“Evviva, torno a casa! Cielo, aspettami! Paul torna presto!” esclamò, con le mani protese verso l’alto e lo sguardo luminoso rivolto verso il sole.
E, davanti quell’immagine, per la prima volta dopo troppe ore, John rise.






Angolo dell'autrice:

Buonasera a tutti.
Come promesso, questo capitolo si è fatto attendere poco, solo tre giorni!
La storia a grandi linee è già scritta, in totale saranno otto capitoli, pagina più, pagina meno; il prossimo capitolo sarà pubblicato tra una settimana, circa.
Volevo approfittarne per ringraziare i lettori che hanno seguito il primo capitolo, chi ha recensito e Santa Kia85 da Liverpool che ha betato queste pagine e mi ha supportato nelle mie serate di scarsa autostima!
Ora che finalmente è apparso Paulie, mi piacerebbe avere qualche parere in più riguardo la storia, quindi recensite, o contattatemi in privato, o mandatemi piccioni viaggiatori.. ma fatemi sapere! <3 
Grazie dell'attenzione, alla prossima
Penny
   
 
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