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Autore: Degonia    27/11/2014    1 recensioni
[Terra Formars]
Marte. Il quarto pianeta del sistema solare. In modo da rendere questo pianeta glaciale abitabile per gli esseri umani, durante la metà del 21° secolo, il genere umano ha inviato due tipi di organismi... 500 anni dopo, per contrastare il nemico, l'astronave Annex I parte dal pianeta Terra!
Genere: Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: Encounter
 
-Sheila?-
Aprii gli occhi sentendo pronunciare il mio nome.
-Ca.. capitano?- dissi imbarazzata, il suo volto era molto vicino al mio.
-Scusa se ti ho svegliata, ma dovresti dirmi se senti la loro presenza nelle vicinanze- sussurrò pacato.
Feci un respiro profondo e concentrandomi, rimasi in attesa per qualche secondo... -No, non li sento- affermai -Loro non sono qui-.
Il capitano sospirò di sollievo.
Alla mia sinistra riposava ancora Marcos.
-Avete dormito un paio d’ore, non manca molto al tramonto. Dovremmo decidere se passare la notte qui oppure...- disse premendo qualche pulsante e controllando alcuni monitor funzionanti. 
Mi alzai, ero intorpidita e avevo freddo. La comodità non era il massimo, quindi mi recai nell’altra stanza a prendere la mia giacca, quando la indossai provai un leggero tepore. Presi anche quella di Marcos e la usai per coprirlo un po’, poi guardai il suo volto addormentato, in questi anni era davvero cresciuto!
In quel momento il capitano alla mie spalle, sferrò un pugno ad uno dei computer.
Mi girai verso di lui, anche lui si voltò: -I computer mi odiano!- disse sarcastico.
Feci una piccola risata, questa cosa detta da lui era davvero divertente.
-Non dovresti ridere delle disgrazie dei tuoi superiori- continuò ironico.
Mi avvicinai alla console: -No, non dovrei- ridacchiai -Ma non potete prendervela se non funzio...- in quel momento le luci si spensero.
-Era questo che volevo evitare!- ribadì scocciato.
Tirò un altro pugno, ma come prima, non funzionò.
La debole luce del tramonto illuminava l’astronave filtrando placida da alcuni fori della struttura esterna.
-Sembrate irritato- dissi sommessa.
-Non dormo da un po’ di giorni- rispose, come a sottolineare il fastidio derivante da ciò.
-Potete riposarvi, resterò io sveglia- proposi.
-Non servirebbe- ribadì serio, mettendo fine alla conversazione.
Restai in silenzio, cosa avremmo dovuto fare?
Mi sedetti, rannicchiandomi sul pavimento e stringendomi le gambe al petto con le braccia, il buio mi avvolgeva così come l'intenso odore di pioggia aleggiante tutt'intorno, ed ecco... all' improvviso lo sentii, qualcun altro poggiò la sua schiena contro la mia, il suo tepore mi raggiunse lentamente, le sue grandi spalle..
-Ho lasciato morire alcuni dei miei compagni in quest’astronave- confessò.
Mi mancò il respiro.
-Non ho potuto salvarli, non ne ho avuto la forza- la sua voce era rotta dal dolore -Li ho lasciati indietro, li ho lasciati morire alla furia di quei mostri!- sferrò un pugno al pavimento -Sono morti a causa mia!-
-Ca.. capitano- cosa dovevo fare in una situazione simile? Come mi sarei dovuta comportare? Confortarlo sarebbe servito solo a dare un’ulteriore conferma di quelle sue parole. Mi alzai di scatto e, in piedi, mi parai di fronte a lui.
-Smettila!- gli ordinai.
Ero un po’ imbarazzata, fosse stato uno degli altri ufficiali non l’avrei mai fatto, ma lui non era come gli altri: -Ca.. capitano Komachi, la smetta! I suoi compagni sarebbero fieri della persona che è diventata!- la mia voce tremava, stavo comunque alzando la voce contro una persona più grande di me -noi... noi abbiamo bisogno di lei, della sua forza e della sua lucidità- mi calmai -capitano-.
Sono certa che mi guardasse e probabilmente non si sarebbe aspettato da me questa reazione.
-Forza.. si alzi- gli tesi la mano, lui l’afferrò e si mise in piedi.
-Sei davvero un bel tipetto sai?- disse e sono sicura che stesse sorridendo in quel momento.
Indietreggiai imbarazzata: -Ehm.. io.. perdonate la mia impertinenza-
Lasciò la mia mano e posò la sua sulla mia testa.. -Grazie- sussurrò.
Ero contenta che fossimo al buio, altrimenti avrebbe visto le mie guance tingersi di rosso. 
 
-Perché è così buio?- si sentì una voce confusa poco distante -Sheila? Capitano? Dove...-
-Siamo qui Marcos- mi avvicinai a lui -purtroppo il generatore di corrente è saltato pochi minuti fa e siamo rimasti al buio-
-Di male in peggio - si lamentò.
Sentii il fruscio della sua giacca che veniva indossata.
-Quindi adesso cosa si fa? Immagino che fuori sia quasi notte-.
I giorni su Marte erano molto simili alla Terra, la loro durata era poco più di 24 ore, esattamente 24 ore, 37 minuti e 23 secondi, ci spiegarono ad uno dei corsi di preparazione. Ma grazie alla mutazione che avevamo subito, i più forti di noi potevano anche permettersi di restare svegli per più notti di seguito senza accusare la stanchezza provocata dalla mancanza di sonno.
Marcos si rivolse al capitano: -Pensa che dovremmo restare qui oppure provare a raggiungere la navetta?-
-Ci siamo distanziati parecchio- rispose lui -anche se per ora non ci sono terraformars nei dintorni, potrebbero spuntare all’improvviso.. se saranno in troppi non riusciremo solo noi tre a cavarcela-.
Mentre ascoltavo la loro conversazione, fui investita da un odore che conoscevo: -Akari!-
Li interruppi e dissi al capitano di aprire velocemente il portellone dal quale eravamo entrati... un leggero vento fresco irruppe dentro l’astronave carico dell’odore di terraformars e di sangue umano!
Mi poggiai contro la parete vicina per non cadere. Quell’odore era così intenso che mi si offuscarono gli occhi e la testa cominciò a farmi male.
-Akari è ferito! Akari… non è molto distante da noi. Sembra essere solo, ma sento dei terraformars nella stessa direzione!-
Il capitano strinse i pugni.
-Andiamo!- propose Marcos -dobbiamo andare a salvarlo, anche se ci dovesse costasse la vita! Restando qui comunque non saremmo utili a nessuno e non potremmo procedere con la nostra missione principale.
Ci guardammo e sapevamo che quella era la cosa giusta da fare.
-Sheila, riesci a dire a quanti metri è distante?-
-Devo concentrarmi e seguire il flusso delle correnti d’aria, ma posso farcela!- così mi sedetti sul suolo marziano e mi concentrai.

 
Grazie all' unione con il dna della Hymenopus coronatus, Sheila dispone di oltre 2000 recettori olfattivi cromosomici, a differenza dei soli 950 umani e questo le consente di percepire una gamma di odori nettamente superiore rispetto a molte altre specie animale. Durante l' addestramento, mentre i suoi compagni modificati per il combattimento allenavano la forza fisica e la resistenza, quelli come lei che avevano ottenuto capacità percettive furono istruiti con lezioni di fisica e chimica mirate per concedergli basi teoriche che gli permettessero di sfruttare al meglio le proprie capacità usando l' intelletto. Così Sheila, nel momento in cui chiude gli occhi e annusa l'aria attorno a se, sfrutta il soffio del vento, calcolandone approssimativamente velocità e direzione tramite la scala di Beaufort, per valutare le tipologie di molecole odorifere e la loro concentrazione volumetrica. In tal modo è in grado di ricavare importanti informazioni come la direzione e la distanza a cui un gruppo di terraformars si trova data dal tempo in cui percepisce l' odore, il loro numero e le loro intenzioni tramite le molecole odorose che il loro corpo rilascia a seconda che si stiano preparando a combattere o siano a riposo. Inoltre particolari odori rilasciati dall'ambiente le consentono di stabilire la morfologia del terreno a grandi distanze.
 
La sua capacità ha anche dei contro: necessita della presenza costante di masse d'aria in movimento per poter captare gli odori, e può individuare solo le zone sottovento. Deve prestare attenzione all'assuefazione dei neuroni olfattivi agli odori costanti e all'esposizione prolungata a particolari composti chimici che lei percepisce in maniera più intensa.


Non ci misi molto a rintracciare per bene l’odore: -E’ poco più a ovest, sono circa... 900 metri, forse anche meno- comunicai -e tutti i terraformars nelle vicinanze sono concentrati in quella zona-.
-Perfetto, andiamo!- ordinò il capitano.
 
Giunti sul luogo, vedemmo Akari che, quasi indebolito, continuava a lottare proteggendo qualcuno dietro di se: era Alex!
Komachi e Marcos si iniettarono il siero, comparendo alle spalle di Akari che, sorpreso di vederci, sbuffò: -Oh, finalmente i rinforzi!- e si buttò nella mischia; nel frattempo io soccorsi Alex, era il suo sangue quello che avevo sentito! Attorno a lui erano sparse delle piume nere, indubbiamente aveva combattuto fino allo sfinimento. Aveva una ferita sull’addome davvero profonda, cercai di premere ma continuava a sgorgare sangue... si risvegliò sputandone un po’ dalla bocca. Presi alcune di quelle piume e premetti forte sulla ferita, con il resto della sua maglia le bloccai in qualche modo; serviva urgentemente una medicazione!
Intanto gli altri avevano ucciso tutti i terraformars comparsi, ma li avvertii che ne arrivavano altri provenienti dalla direzione della Bugs2, quindi non avremmo potuto farci ritorno. Bloccati in mezzo al nulla, il capitano e Marcos aiutarono Alex a camminare fino all’altura più vicina. 
Attesi Akari che raccoglieva la sua giacca, poi li seguimmo: -Sei ferito?- domandai.
-No no, io sto bene, sono solo stanco. Era già da un po’ che li affrontavamo- rispose, poi aggiunse: -Dov’è il resto della squadra uno? Siete.. rimasti solo voi?-
-La nostra navetta si è schiantata al suolo quando siamo stati attaccati, ci siamo divisi in quell’occasione.. non so che fine hanno fatto gli altri, spero siano ancora vivi-.
-Quindi anche a voi non è andata bene.. dannazione!- continuò -anche noi siamo stati attaccati prima di toccare il suolo, io e Alex siamo stati sbalzati fuori nel tentativo di fermare quanti più scarafaggi era possibile.. ma abbiamo perso i contatti con Michelle e non sappiamo dove si trovino ora-.
Giungemmo in cima al colle e ci guardammo intorno. Il cielo diventava sempre più nero, la luce del tramonto di un sole ormai sceso, era quasi svanita. Le tenebre ci stavano avvolgendo e non avevamo nessun posto sicuro in cui stare.
Gli scarafaggi sulla Terra, sono degli animali notturni e se questi su Marte avevano continuato ad avere la stessa caratteristica, allora eravamo spacciati! Di lì a poco ne sarebbero arrivati così tanti da non avere la forza necessaria per contrastarli.
Mi sedetti ad ascoltare gli odori portati dal vento; sarei riuscita a trovare qualcosa, una grotta, una cavità in qualche roccia dove poter passare la notte. Chiusi gli occhi per accentuare la concentrazione.
Il capitano, che era andato in perlustrazione sulle sporgenze nelle vicinanze, tornò poco dopo; non aveva trovato nulla ma mi disse di provare in direzione nord. C’era qualcosa… una piccola luce ad intermittenza ‘galleggiava’ nel buio. Ci chiedemmo cosa poteva essere, escludendo la Annex che era caduta molto distante da noi e le navette che non avevano luci ad intermittenza istallate sulla struttura esterna, cosa poteva esserci di artificiale su un pianeta che assomigliava più ad un deserto fino a pochi decenni prima? Mi concentrai in quella direzione e notai un particolare.. il vento portava uno strano odore di cemento e acciaio!? Non poteva essere! Un edificio su Marte? No no, mi stavo sicuramente sbagliando!
La mia mente era confusa... e anche il mio naso. Ascoltai, sentii nuovamente le esalazioni che provenivano da nord..
-Sheila? Allora?- mi esortò Marcos.
-Sento.. sento degli strani odori. Probabilmente sono confusa e sto impazzendo, ma a nord c’è odore di cemento e acciaio- dissi inquieta guardando i miei compagni.
-Cemento?- si sorprese Marcos.
-Ma siamo su Marte?- aggiunse Akari -non ci sono strutture edili qui!-
Mi affrettai ad aggiungere: -Lo so, lo so benissimo dove siamo! Forse le varie correnti mi ingannano.. forse sono io che non...-
-Quindi era davvero un edificio come immaginavo!- ci sorprese il capitano -da una delle sporgenze lassù si vedeva qualcosa... ma in tutto questo buio non capivo.. la luce ad intermittenza indica, sulla Terra, degli edifici alti in luoghi deserti per identificarne la locazione- terminò.
Lo guardammo con riluttanza, era impazzito anche lui?
-Che c’è? Non sto scherzando!-
-Lo... lo vedo- disse Alex mentre si rimetteva in piedi a fatica -è indubbiamente un edificio!-.
-Bene, incamminiamoci allora, prima che quei bastardi ci raggiungano!-
-E se quell’edificio è pieno di terraformars?- domandò Marcos.
-Allora dovremmo fare il culo anche a loro!- si apprestò a rispondere Akari.
-Ben detto!- disse il capitano dandogli una pacca sulla spalla.
Marcos prese sulle spalle Alex: -Scusa amico-
-Ahh, ma che dici! Ne abbiamo passate di peggiori no? E poi se ti perdo chi mi obbligherà a mangiare la pizza?-
-In questo caso la prossima te la offrirò io- sorrise un po’.
-Eh? Solo una? Vedi che non sei leggero!- si lamentò.
M’intrufolai nella conversazione: -L’offrirai anche a me?-
-Ovviamente!-
-Eh!? Ma lei non sta facendo nessuno sforzo!-
-Non ha importanza- rispose l’aquila.
-Ehhhh… quindi ti fai corrompere da un paio di tette?-
Alex non risposte. E come si dice: chi tace acconsente.
-Maniaci!- protestai.
Ridacchiarono.
Davanti a noi Akari e il capitano parlavano di qualcosa, ma non riuscivo a sentirli; inoltre dovevamo essere quasi in prossimità dell’edificio o di qualunque cosa esso fosse.
La polvere veniva sollevata dai nostri frettolosi passi, mentre la luce ad intermittenza era sempre più vicina e quando fummo a circa 50 metri da essa, finalmente la grande sagoma dell’edificio si contornò di fronte a noi... la luce proveniva dalla zona centrale della costruzione che pareva abbandonata. Ci affrettammo sicuri di aver trovato in parte la salvezza, ma quando mi voltai indietro sentii l’aria essere sferzata con violenza: un terraformars si era messo tra noi e la recinsione dell’edificio! Ci bloccammo, Akari e Komachi si avventarono su di lui senza ricorrere al farmaco: le nostre scorte erano limitate e loro due erano abbastanza forti da atterrarne almeno uno senza. Gli arti volarono via velocemente e la testa staccata dal corpo rotolò vicino i miei piedi. Il suo fetore inondò le mie narici nello stesso momento in cui sentivo lo stesso olezzo alle mie spalle. Non erano tantissimi, ma noi eravamo troppo pochi!
Urlai: -Ne stanno arrivando altri!- poi con Marcos e Alex ci avvicinammo alla rete metallica che circondava l’edificio. Era molto alta e, nelle vicinanze, non riuscivamo a vedere qualcosa che sembrasse un ingresso. Eravamo spacciati! Mi avvicinai a Marcos prendendogli la mano.. tremavo. Lui la strinse forte: -Non temere!- mi confortò.
I terraformars erano fermi a pochi metri da noi... stranamente però non avanzavano!
-Che diavolo fanno? Non avanzano?- si domandò Akari -Attacchiamoli noi!-
-No, se non avanzano ci sarà un motivo...- gli risposte il capitano -Sono lì fermi da troppi minuti- dopo un attimo di silenzio aggiunse -Entriamo! Scalate la rete, veloci!-
Marcos constatò l’altezza della recinzione, doveva essere di circa 4 metri, ma il problema era che la sua trama era così fitta da non permettere di usare i suoi spazi come appigli su cui aggrapparsi.
-Akari- comandò il capitano -sali prima tu e aiuta gli altri ad arrampicarsi-
-Capitano, non vi lascio da solo, se attaccassero...-
-E’ un ordine Akari!-
Un po’ contrariato salì sulla rete e dalla cima aiutò noi tre a superare l’ostacolo grazie ai suoi fili di seta, poi scese anche lui nella parte interna.
-Capitano siamo dentro!- confermò.
-Bene, questi figli di puttana non vogliono decidersi ad attaccare... deve esserci qualcosa che li blocca... forse anche loro hanno paura di qualcosa...- così si aggrappò feroce alla rete e con un salto la superò.
-Entriamo all’interno- propose -Sheila?-
-Non sento il loro odore all’interno, o almeno non nelle prime stanze-
-Bene-
Trovammo la porta d’ingresso a due battenti ed entrammo. Il capitano lanciò loro un’ultima occhiata, prima di sbarrare la porta con delle assi trovate per terra. I terraformars erano ancora immobili, o almeno non si sentiva nessun tipo di movimento da parte loro, né emettevano i loro soliti versi.
All’ingresso vi era una panca di legno dove Marcos poggiò Alex che si teneva la ferita, sicuramente lo spostamento non gli aveva fatto bene.
-Credo di averti sporcato la giacca- disse.
-Ahh, ma non lo sai che al giorno d’oggi si è più fighi con una macchia di sangue sui vestiti?- affermò Marcos come uno che la sapeva lunga.
-Dovremmo esplorarlo e vedere cosa può offrirci, sicuramente ci sarà qualcosa per medicare Alex, sta perdendo troppo sangue- dichiarò grave il capitano.
-Dobbiamo esplorarlo tutti insieme oppure è preferibile…-
-Ho sentito un rumore!- interruppi Akari.
Si guardarono intorno, ma non si sentiva alcun rumore.
-Non sto scherzando, l’ho sentito davvero!- confermai.
Finalmente lo sentirono anche loro.
Sembravano dei passi... erano silenti e felpati, quasi impercettibili.
Il capitano si voltò verso di me come a chiedermi se erano loro, scossi la testa da destra a sinistra in segno di negazione... non erano loro. O almeno non emanavano quell’orribile odore.
I passi si fermarono poco distanti da noi, ci separava solo un muro; il mio cuore batteva forte. Pochi secondi dopo eravamo stati inondati da un’abbagliante luce gialla che ci accecava gli occhi, abbassammo la testa per coprirci mentre il capitano si scaraventò contro l’essere afferrandolo per la gola: -Adolf!- lo sentimmo pronunciare sconcertato.
Quella che era una torcia fu abbassata, il capitano continuò: -Ci hai fatto prendere un colpo!- in tutta risposta Adolf, con la sua solita calma, ammise: -Questo dovrei dirlo io!-.
-Sul serio, me la sono fatta addosso! Ho creduto che ci fosse qualche altra strana creatura…- disse mettendo un braccio sulle spalle dell’ufficiale della quinta squadra.
In quel momento da dietro al muro comparve Eva, la meraviglia quando incrociai il suo sguardo. Scattai in avanti e l’abbracciai forte, qualche lacrima cadde dai miei occhi; lei ricambiò il mio abbraccio. Prima dell’atterraggio ci eravamo promessi che noi cinque saremmo sopravvissuti e rivederla, seppur non fosse passato neanche un giorno, mi aveva rincuorato.
-Dai, ci siamo viste solo poche ore fa, non piangere- disse accarezzandomi la schiena.
-Lo so- tirai su col naso -ma avevo così paura!-
Da dietro venne una risata: -Ahah, sempre piagnucolona lei!- disse Marcos.
Mi staccai da lei asciugandomi le lacrime con i bordi delle maniche, poi ci guardammo, eravamo felici di vedere che entrambe eravamo vive!
 
   
 
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