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Autore: OfeliaMontgomery    27/11/2014    2 recensioni
Prima storia della serie "La Clessidra della Morte".
Katie Stokes muore in un incidente d'auto (almeno così sembra) mentre la madre e un'amica rimangono illese. La ragazza si risveglia bloccata dentro ad una clessidra. Scopre di essere nel limbo della Morte e di non avere più l’anima. La morte le spiega che per poter riavere indietro la sua anima ed essere libera, deve uccidere 100 vittime entro il giorno di Halloween. La ragazza accetta senza esitazione. Rimane qualche giorno nel castello della Morte per poi tornare sulla terra per cercare la sua prima vittima. Dopo 49 vittime incontra Lucas e se ne innamora. La morte lo vede ma alla fine decide di lasciar passare. Ma alla fine Katie dovrà scegliere fra la sua vita e quella di Lucas. Quale sceglierà? La sua o quella di Lucas?
Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=ULgKS-tIEO0&list=PLmk4hgCzbLEDseKJwiGcTc78gbWuixooo&index=2
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Clessidra Della Morte'
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«Quando arriveremo all’ospedale vedi di starmi vicina, capito?» disse Hergar, facendo così voltare la bionda verso di lui, «Perché?» domandò lei.
«Perché i pazienti degli ospedali possono vederci, quelli con malattie o in fin di vita» rispose il corvo appoggiando la testa contro il sedile dell’auto di Samantha. Katie annuì, muovendo appena la testa, facendo così scendere una ciocca di capelli che le andò davanti al viso. Se la portò svelta dietro all’orecchio poi appoggiò anche lei la testa contro al sedile dell’auto.
Hergar sbuffò rumorosamente «Quanto diamine ci mettono ad arrivare?» domandò seccato, beccandosi così una gomitata nello stomaco da parte di Katie.
«Guarda, arrivano» esclamò Katie tirandosi su e indicando un punto davanti a sé, dove si trovavano Sammy e la madre.
«Alla buonora» ribatté il corvo, facendo un sorriso sghembo all’amica.
Samantha e la madre entrarono di fretta in macchina. La madre della ragazza fece partire la macchina, mentre Sammy sceglieva un disco d’ascoltare.
«Sei agitata?» domandò la madre alla figlia, incurante delle due persone sedute sui sedili posteriori. Sammy scosse la testa poi finalmente scelse il disco d’ascoltare, lo infilò nella radio e fece partire la prima canzone. Marina and the Diamonds iniziò a cantare sulla base di Bubblegum Bitch e la musica echeggiò nell’auto.
«Oh Marina» dissero in coro Katie e Sammy. Ovviamente Samantha non sentì la voce di Katie, ma Katie, lei sentì la malinconia con cui la sua amica aveva pronunciato quel nome. Marina era la loro cantante preferita; tutta l’estate scorsa l’avevano passata ad ascoltarla fino allo sfinimento. A Sammy mancava Katie, come a Katie mancava Sammy.
«Quanto vorrei abbracciarla e dirle che sono qui» disse tristemente la bionda ossigenata. Hergar appoggiò la sua testa sulla spalla dell’amica e poi le diede un bacio sul collo «Lo so, ma non puoi. Lei sentirebbe solamente delle grandissime scosse d’elettricità e di certo questo al bambino non farebbe bene» le disse il corvo, dandole un altro bacio sul collo per poi tornare al suo posto. Katie annuì rattristata poi appoggiò lentamente la testa contro al finestrino e guardò il cielo che stava pian piano diventando sereno. Le nuvole che passeggiavano indisturbate sopra di loro, sembravano essere sul punto di scomparire per lasciare spazio alla luce del sole di splendere nel cielo.
 
«Ora stiamo dietro di loro, okay?» disse Hergar appena furono fuori dall’auto di Sammy. Katie annuì legandosi i capelli in una coda disordinata.
Le due donne iniziarono a salire i grandi e lunghi gradini bianchi dell’ospedale. Passo dopo passo i due iniziarono a seguirle. Nell’ascensore, per i corridoi, fino a fermarsi davanti allo studio del ginecologo di Sammy. Le due donne si sedettero su due sedie di legno mentre Katie si guardò in giro. L’ospedale era bianco, ogni cosa era bianca. Forse l’unica stanza colorata era quella per i bambini che stavano in ospedale per un lungo periodo.
«Odio gli ospedali» sussurrò Katie camminando avanti e indietro per il corridoio. Hergar era sparito, dopo che le due donne si erano sedute, lui era come scomparso nel nulla. Katie si stava annoiando e non sapeva cosa fare, quindi decise di fare un giro andando contro a quello che gli aveva detto il corvo, cioè stare buona e non farsi vedere.
Nelle narici aveva l'odore penetrante dei disinfettanti e dei medicinali. Nelle orecchie il suono ritmico del monitor che controllava il battito di una signora anziana che giaceva su un letto bianco, in una stanza altrettanto bianca, composta da quattro letti e una grande e unica finestra.
Katie avrebbe voluto entrare in quella stanza, ma qualcuno o meglio qualcosa la fece bloccare immediatamente. Nella stanza della signora era apparsa una sagoma dalle sembianze umane, ma guardandola meglio si potevano notare delle grandi e possenti ali nere. Era un angelo dalle ali nere, dalla pelle bianca e lucente e dal corpo scolpito. La donna allungò una mano verso l’angelo che l’afferrò delicatamente e ci lasciò sopra un leggero bacio. Katie stette a guardare tutta la scena. L’angelo si avvicinò ancora di più all’anziana e le domandò qualcosa, qualcosa che Katie non riuscì a sentire, nemmeno percepire. La donna disse qualcosa poi chiuse gli occhi e aspettò che l’angelo finisse il suo lavoro. L’angelo nero fece sfiorare appena le sue labbra con quelle dell’anziana poi si ritrò indietro e aspettò che al suo fianco apparisse l’anima della donna.
La macchina che controllava il battito cardiaco della donna, smise di emettere i ‘bip’ per poi venir sostituito da un lungo e unico sonoro ‘biiip’. Gli infermieri iniziarono a correre verso la stanza dell’anziana, chiamarono i dottori che portarono un defibrillatore per riuscire a risvegliare la donna, ma inutilmente. Ora la donna si trovava al fianco dell’angelo e guardava il suo corpo senza vita, giacere su quel letto d’ospedale. Diede un’ultima occhiata alla stanza poi insieme all’angelo sparì nel nulla. Katie trattene allungo il respiro poi lasciò che i suoi polmoni si riempissero d’aria. Sbatté un paio di volte le ciglia come per chiedersi se quello che aveva fosse stato reale. Sì, era tutto reale. La donna era deceduta e lei non aveva fatto nulla se non guardare.
«Katie, dannazione! Ti ho cercata dappertutto. Che diamine ci fai qui?» domandò Hergar tirandola verso di sé per un braccio. Katie scosse la testa «Nulla, mi stava annoiando e ho fatto un giro. Tu eri sparito. Dove dannazione eri?» domandò a sua volta lei mettendo le mani sui fianchi.
«Ero andato a controllare una cosa e a te aveva detto di non muoverti. Forza andiamo» rispose il corvo, trascinandola via da lì.
«Samantha e sua madre sono già entrate nello studio. Vuoi andare dentro anche tu o aspetti fuori?» domandò Hergar quando furono arrivati al punto di partenza.
Katie scosse la testa, «Voglio tornare a casa, ora» disse con voce esile mentre si accasciava a terra. Si sentiva debole, senza forze e non riusciva a capirne il motivo. Perché era rimasta tanto sconvolta da quello che aveva visto? Lei non faceva lo stesso? Non prendeva le anime delle persone? Ma perché quell’angelo aveva preso l’anima di una persona buona?
«Okay. Katie alzati e andiamocene» Hergar l’aiutò ad alzarsi poi aspettò che si sistemasse, quando ebbe finito uscirono da lì insieme. «Poi mi spiegherai cos’è successo» concluse il corvo, prima di prendere per una mano Katie e scomparire nel nulla.
  
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