You're my end and my beginning
« Cause all of me
Loves
all of you
Love
your curves and all your edges
All
your perfect imperfections
Give
your all to me
I'll
give my all to you. »
Quindicesimo
capitolo:
La
mattina del mercoledì si era svegliato con un
sorriso sulle labbra e quel ragazzino stretto a lui, le loro gambe
intrecciate
e il suo respiro che gli solleticava la pelle del collo, facendolo
ridacchiare
appena e rafforzare la presa, sporgendosi con il viso per premere le
labbra
contro la sua tempia e sentirlo stiracchiarsi e grugnire. Erano
entrambi nudi
sotto le coperte, il pensiero che Aileen potesse entrare
all’improvviso nella
stanza era sempre presente, ma non riusciva ad allontanarsi dal suo
corpo
caldo, non si impegnava nemmeno per svegliarlo completamente e farlo
vestire.
Solo dopo qualche altro minuto si decise a far qualcosa, più
passare le dita
lungo la sua schiena, e lo osservò in silenzio mentre
sbuffava e si stringeva
maggiormente a lui per poggiare la fronte contro la propria spalla.
-
Ieri son venuto via prima da lavoro per stare con
te.- lo informò con la voce impastata dal sonno, facendogli
aggrottare la
fronte per seguire quel discorso dal principio, e concluse con un
borbottio: -
Quindi oggi dovrò fare il doppio turno.- che lo fece
intenerire e passare le
dita tra le sue ciocche nere, scoppiando a ridere al suo lamentarsi
con: - E mi
fa male tutta la schiena, sarò bloccato in questo letto per
sempre.- e facendo
poi un versetto sorpreso al pugno contro il braccio.
-
Non esagerare, Zay.- borbottò dopo qualche minuto,
massaggiandosi la parte colpita con un broncio sulle labbra, per poi
puntare un
gomito contro i cuscini e potersi sollevare appena con il busto,
sporgendosi
verso di lui e sovrastandolo col proprio corpo. - Sei bellissimo anche
con il
sederino dolorante.- lo prese in giro con un tono divertito della voce,
vedendolo sbuffare e aggrapparsi alle proprie ciocche, riducendo le
distanze
tra i loro visi e stringendo i denti sul proprio labbro inferiore,
dando vita a
una serie di morsi e assalti alla propria bocca. E più lo
obbligava a sdraiarsi
sopra di lui, più ci metteva forza e “La
prossima volta sarà il tuo, Payne”,
mentre passava una mano lungo la
schiena e risaliva con le unghie ad incidere nella pelle. Liam era
rimasto in
silenzio durante quell’attacco del moretto, bisbigliando
solamente dopo qualche
minuto: - Come fai a sapere che ci sarà una prossima volta?-
per poi
riprendersi e istigarlo: - Non puoi esser così sicuro di
farmi il culo, sei
tante parole e nessun gesto.-, facendosi attento al verso gutturale e
al
trovarsi sotto il suo corpo, gli occhi del più piccolo
ridotti a due fessure e
una strana scintilla ad attraversarli.
Si
trattenne dal lasciarsi andare ad una risatina,
nel sentirlo sibilare “Prova a
ripeterlo”,
e si mosse appena sotto di lui, sistemandosi contro il materasso e
rivolgendogli un sorriso, più simile ad un ghigno divertito.
La risposta di
Zayn, a quel suo comportamento, fu uno stringere i polsi e
bloccarglieli sopra
la testa, sedendosi sul bacino e mordendogli una spalla, per poi
grugnire: -
Non sono solo parole.- ed obbligarlo a trattenere l’ennesima
risata della
giornata. Era appena iniziato quel mercoledì e
già gli sembrava di non essere
mai stato più felice, si sentiva leggero, più
giovane per la sua età e Zayn
sembrava averlo percepito, perché improvvisamente gli aveva
rivolto un sorriso
dolce e si era sporto verso di lui, premendo le loro labbra assieme e
biasciando un: - Buongiorno, bellezza.- che gli scaldò il
petto. Gli ci vollero
almeno due minuti per sussurrare: - Buongiorno a te, piccolo.- e
spostare le
mani, lasciate finalmente libere dalla presa, tra i suoi capelli,
passando le
dita tra le sue ciocche e mugolando appena al pizzicotto contro il
fianco. Zayn
sembrava intenzionato a fargliela pagare, per quanto detto
precedentemente, e
aveva quindi ripreso a punzecchiarlo con le dita, alternando del
solletico che
l’aveva fatto agitare tra le coperte e ridere fino ad avere
le lacrime negli
occhi.
Si
erano poi fermati per qualche secondo, per
riprendere il fiato, e Liam stava sdraiato su un fianco, la schiena
contro il
petto del ragazzino e le sue dita a scorrere lungo l’addome,
mentre osservava
lo squarcio di cielo azzurro dalla finestra e si mordicchiava il labbro
inferiore per trattenere il sorriso a tutti quei baci lungo la spalla e
il
collo. Fu un “Ripetilo ancora”
a
lasciarlo sorpreso, facendogli inclinare appena il viso e osservare il
più
piccolo, l’affetto evidente nei suoi occhi e il suo insistere
con: - Dimmi
ancora quella cosa, quel che mi hai detto l’altro giorno.-,
per poi chiedergli
in un bisbiglio: - Ripetimelo, come ti faccio sentire?- e premere un
palmo
contro la guancia del castano; quest’ultimo sentiva il cuore
battere sempre più
forte, per come Zayn lo stava guardando ed accarezzando con i suoi
polpastrelli, e sussurrò: - Mi.. mi fai sentire.. sto
così bene con te e mi fai
sentire vivo.-, trovandosi a specchiarsi nel suo sorriso luminoso e
pieno di
gioia.
Non
sapeva quanto tempo avevano passato tra le
coperte, con le dita del più grande tra quei capelli neri e
il corpo del
moretto sopra, le sue labbra a lasciargli una serie di baci sul viso,
fino a
quando non sentirono una serie di colpi di tosse provenire
dall’altra stanza.
Liam stava per alzarsi dal letto, correre dalla bambina per vedere se
stesse
bene, ma Zayn lo bloccò con entrambe le mani a premere
contro le spalle,
dandogli poi un buffetto contro la guancia e “Tu
resta qui, vado io”. Non l’aveva tuttavia
ascoltato e, non
appena si era chiuso la porta del bagno alle spalle, si era liberato
delle
lenzuola, infilato un paio boxer e poi si era bloccato sulla soglia
della
stanza, la mano attorno alla maniglia e la fronte aggrottata per quel
“Possibile che non mi ascolti? Vuoi
essere
legato al letto?”
-
Ho promesso ad Aileen una cosa.- gli spiegò poi il
moretto, obbligandolo a voltarsi e spingendolo nuovamente a sdraiarsi
sul
letto, per poi schioccargli un bacio contro la guancia e sussurrare: -
Non ti
muovere di qui, fai il bravo e aspetta.-, facendolo sbuffare e
nascondere il viso
tra i cuscini. Aveva ascoltato la sua risatina e “Non fare il bambino, dottor Payne”,
sollevando un braccio solo per
mostrargli il medio e sentire ancora una volta la sua risata divertita,
rigirandosi poi nel letto e appoggiando le mani sul ventre,
picchiettando
appena le dita sulla pelle per avere un qualche tipo di distrazione.
Non che ce
ne fosse bisogno, non appena i pensieri puntavano in una certa
direzione si
trovava a sorridere come un idiota, a coprirsi il viso con
l’avambraccio e
muoversi tra le lenzuola impregnate dell’odore di Zayn.
Quando si trovò quel
ragazzino nuovamente addosso, si rigirò nel letto, avvolse
le braccia attorno
alla sua vita e premette un bacio contro il suo mento, arrossendo
appena al “Oggi il dottorino
è proprio felice” a
cui rispose con un cenno e un flebile: - Solo grazie a te. Se son
così felice,
è solo per merito tuo.-
Sì,
il cuore gli sarebbe esploso nel petto e la
mandibola gli si sarebbe bloccata, per come non riusciva a smettere di
sorridere, e quella voglia improvvisa di stringerlo forte, chiedergli
di non
lasciarlo e assicurargli di potergli offrire il mondo, tutto quello che
avrebbe
voluto. E lui era già così dipendente da ogni suo
gesto, da ogni sua parola e
ogni suo sguardo. Come aveva fatto a passare dall’odiarlo
senza ragione a tutto
quello? Quando aveva iniziato a vederlo in modo diverso? E il sorriso
che gli
stava rivolgendo, le sue guance rosse per l’imbarazzo di
quell’ennesima
dichiarazione, lo portava a desiderare di tenerlo per sempre tra le
braccia, al
sicuro e lontano da tutti. Avrebbe fatto follie per quel sorriso, o
forse le
stava già facendo. Tutta quella situazione era
un’enorme follia e lui non se ne
sarebbe tirato fuori. Non finché avesse avuto la
possibilità di svegliarsi
accanto a lui, di sentire il suo calore, la sua risata e tutto
quell’amore.
-
Smettila di essere così dolce.- lo sentì dire con
un tono serio nella voce, mentre lo vedeva concentrarsi per mantenere
un’espressione neutra, e restò sdraiato sotto di
lui, muovendo una mano lungo
tutta la sua schiena, da sotto la maglietta che doveva avergli rubato,
per poi
ascoltarlo continuare: - Altrimenti dovrò mangiare te e non
la colazione.- e
aprirsi in un sorriso enorme, con le rughette attorno agli occhi per
come li
stava chiudendo nello sforzo di trattenere la risata stupida. Ed era
un’impresa
impossibile, perché Zayn aveva ripreso a muovere le dita sui
suoi fianchi e
premere baci lungo la mandibola, rivestita dallo strato di barba,
mentre se ne
stava seduto sopra di lui e “Sei
adorabile, come puoi essere così adorabile?”
Prese
un grosso respiro, quando finalmente il
moretto decise di mettere fine a quella tortura, e sospirò,
allungando le
braccia verso il soffitto, sentendo le ossa sgranchirsi e
l’occhiata pensierosa
di Zayn, che strinse le dita attorno ai propri polsi e lo
obbligò ad alzarsi
dal letto velocemente. Non riuscì nemmeno a chiedere
spiegazione, perché quello
poggiò le mani alla base della propria schiena e lo spinse
fuori dalla stanza e
lungo il corridoio, fermandolo poi con un abbraccio da dietro e
“Ora chiudi gli occhi”,
sussurrato contro
il proprio collo. E tutti quei brividi, che aveva sentito passare lungo
la
spina dorsale, gli facevano venir voglia di ignorare quel che il
moretto gli
aveva chiesto e riportarlo al punto di partenza, poi spingerlo contro
il
materasso e riprendere l’esercizio della sera precedente.
Solo
all’insistere di Zayn, al suo “C’è
una sorpresa per te, chiudi gli occhi”,
si decise a fidarsi di lui, chiudere gli occhi e lasciarsi guidare
lungo il
corridoio, tenendo le mani di fronte a sé, per evitare ogni
possibile
intralcio, e camminando in modo goffo con le risatine di Zayn alle
spalle, le
sue mani a premere contro la schiena e la sua sola presenza che
riusciva a
farlo sorridere come non faceva da fin troppi anni, o come non aveva
mai fatto.
Non gli sembrava di essere mai stato così felice, neppure
con Kaylyn si era
sentito così, come se potesse far qualsiasi cosa e non
fermarsi mai.
-
Ora puoi aprirli, siamo arrivati.- sentì
sussurrare dal ragazzino, che aveva spostato i palmi a stringergli i
fianchi e
camuffava la risata contro il proprio collo, premendovi contro qualche
bacio.
Solo quando sentì la voce della bambina - “Zee,
diventa tutto freddo” - si decise ad aprire gli
occhi, aggrottando la
fronte nel trovarsi di fronte il tavolo preparato per la colazione e il
sorriso
soddisfatto di Aileen, che gli indicava i piatti ricolmi di pancakes e
“Mi ha aiutato Zee, ma li ho fatti
tutti io”.
-
Avete preparato tutto questo assieme?- domandò
dopo qualche minuto, riprendendosi dalla sorpresa e avvicinandosi al
tavolo,
appoggiando un palmo sulla nuca della piccola per poter premere le
labbra
contro la sua fronte ed assicurarsi che la febbre fosse scesa. - Senza
nemmeno
bruciare la cucina?- domandò poi, rivolgendosi al ragazzino
e voltandosi verso
di lui, vedendolo incrociare le braccia con una smorfia e: - Son
più bravo di
te a cucinare.-
Non
riuscì proprio a resistere dal chiedere: -
C’è
qualcosa che tu non sappia fare?-, fissandolo con una mano contro il
legno del
tavolo, per scaricare il nervosismo con le dita a picchiettare contro
la
superficie, e lo osservò attentamente, mentre riduceva le
distanze tra i loro
corpi, si alzava appena sulle punte e bisbigliava: - Non sono
così bravo nelle
relazioni, o a farmi piacere dalla gente che mi piace. Penso di essere
una
frana a far innamorare di me la persona che voglio.- E il brivido che
seguì a
quella frase poteva essere dovuto da almeno tre fattori: il respiro di
Zayn
contro la pelle, le dita a sfiorargli l’addome o il
significato nascosto dietro
quelle parole. Liam prese quindi un respiro, cercando di farsi
coraggio, e
sussurrò: - Mi innamoro sempre delle persone sbagliate.-,
sentendo quel tipico
calore sulle guance e costringendosi a ricambiare lo sguardo del
più piccolo,
torturandosi il labbro inferiore con i denti nell’aspettare
una sua qualsiasi
risposta. Gli sembrava di essere solo in quella stanza, che il tempo si
fosse
fermato ed esistessero solamente loro due, solo Zayn e quel suo
rispecchiare il
proprio imbarazzato, quel torturarsi le mani e tenere lo sguardo basso
mentre
domandava in un sussurro: - Perché non potrebbe essere
diverso?-
Riuscì
a fargli sollevare il viso, quando allungò un
braccio per stringere la stoffa della maglia tra le dita, e
inarcò un
sopracciglio come a chiedergli di continuare, di non fermarsi proprio
in quel
momento, di concludere quel discorso e non lasciarlo incompleto come
tutto il
resto, di dare un qualsiasi nome a quello che c’era tra loro,
che non sapeva se
sarebbe riuscito a durare più di qualche giorno in quella
posizione in stallo.
Aveva bisogno di definire quel che c’era tra loro, prima che
ricominciasse a
chiedersi se fosse davvero la cosa giusta da fare, prima che potesse
pentirsi
di quel che c’era stato tra loro.
-
Solo questa volta..- lo sentì bisbigliare con un
tono di voce teso, facendogli intendere di essere esattamente come lui
ed in
quella posizione scomoda. Come se una sola parola sbagliata potesse
rovinare
ogni cosa, come se il peso di ogni parola lo stesse torturando. - Quel
che
voglio dire.. potrebbe essere irresponsabile, arrogante ed
insopportabile. Potrebbe
essere tutto quello che odi e molto di più. Ma
perché non potrebbe essere
giusto, in tutto questo sbaglio?-
Mosse
il capo in un cenno a quella domanda,
sporgendosi quasi verso di lui e chiedendo: - Quindi suggerisci di
dargli una
possibilità?- mentre sentiva il cuore battere nella gola nel
vederlo così
piccolo in quella maglietta, con quei suoi occhi grandi e quel suo
annuire e “Potresti scoprire di aver
fatto la cosa
giusta ad andare contro l’apparenza”.
Ma fu quel suo dire con decisione “Non
voglio una possibilità, Lee, io voglio te”
a farlo restare di stucco,
puntare gli occhi nei suoi e cercare di tenere a bada tutti quei
sentimenti
contrastanti, quell’ansia di un futuro incerto,
quell’affetto che lo portava a
ridurre le distanza tra le loro labbra e
sussurrare: - Tu sei la persona sbagliata, hai tutte le
caratteristiche
per esserlo.-
-
Proprio per questo potrei essere giusto.-
insistette il moretto, restando sulle punte dei piedi e appoggiando le
dita
sulle spalle del maggiore, cercando di mantenere l’equilibrio
e restare fermo
di fronte a lui. - Altrimenti perché avresti così
paura di me? Perché cerchi
sempre di frenare, di metterti in salvo e di creare una barriera?-
continuò
poi, sommergendolo di domande e incastrando i loro occhi. -
Perché tu hai
paura, Liam. E sai che potrei essere migliore di tutti gli altri, che
potrei
essere la tua persona, anche se completamente sbagliata, che riuscirei
a farti
stare così bene. E tu hai paura, pensi a quando tutto questo
sarà finito e al
fatto che ripenserai a me, ti renderai conto di quanto io sia stato
importante
e vorrai solamente riavvolgere tutto quanto e tornare a questo momento.
Perché
vorresti riascoltare per ore le mie parole, vorresti sentirmi ripetere
quanto
mi piaci e quanto vorrei stare con te.-
-
Non ti sto chiedendo una possibilità, dottorino.-
replicò nuovamente il più piccolo, premendo i
polpastrelli contro le clavicole
del castano, e aggiunse: - Ti sto dicendo che mi piaci e potresti
rimpiangere
la tua prossima mossa in un giorno vicino o lontano. Se non rischi,
come potrai
sapere se era la cosa giusta da fare? Può sembrarti
sbagliata ora, ma un domani
potresti renderti conto di aver avuto di fronte tutto quel che hai
sempre
desiderato.-
Liam
roteò gli occhi a quell’eccessiva arroganza,
arricciando la stoffa della maglia tra le dita, per non farlo
allontanare da
lui, e sbuffò un: - Sei troppo sicuro di te, questo
è l’atteggiamento che mi dà
ai nervi. Sei impulsivo, arrogante e insopportabile.-, bloccandosi nel
sentire
Aileen mormorare: - Possiamo tenere Zee? Lui ti rende felice.- e
restando senza
parole a fissare il ragazzino di fronte a lui. Avrebbe volentieri fatto
un
discorsetto con entrambi, perché sembrava che
improvvisamente si fossero
alleati per avere la meglio su di lui, ma inarcò
semplicemente un sopracciglio
all’espressione soddisfatta di Zayn e al suo: - Anche una
bambina si è accorta
dell’effetto che ho su di te.-
-
E io non ho nessun effetto su di te?- gli domandò
l’attimo dopo, ignorando la piccola e i suoi richiami per
mangiare quel che
aveva preparato, e grugnì nel ricevere in risposta
un’alzata di spalle e “Chissà
se lo scoprirai mai”. E l’avrebbe
sicuramente riempito di domande, se fosse stato solo,
l’avrebbe fatto parlare
con ogni mezzo a sua disposizione, pur di scoprire qualcosa di nuovo.
Tuttavia
non poteva stare in quella posizione per sempre, non quando Aileen
premeva per
sapere cosa ne pensasse delle sue creazioni, e fu costretto ad
arrendersi e
distogliere lo sguardo dal più piccolo, sedendosi di fronte
al piatto ricolmo
di cibo e prendendone un grosso boccone, deglutendo e rivolgendo un
sorriso
enorme alla bambina, assieme al “Sono
ottimi, Lyn. Dove nascondevi queste doti culinarie?”
e al successivo
spiegarle “Vuol dire che sei davvero
brava a cucinare, Lyn”.
L’ora
successiva la passarono tra le risate e le
battutine, Aileen che insisteva per tornare a scuola e Zayn che gli
pizzicava
il fianco ad ogni occasione buona, rischiando di fargli sputare il
caffè più di
una volta. E si era concluso tutto con la bambina seduta sulla propria
gamba,
con il piede del moretto contro il polpaccio e le sue dita a sfiorargli
il
braccio e il fianco, mentre si sporgeva di tanto in tanto per
sussurrargli
qualche parola sconosciuta contro l’orecchio. Ed ora si
trovavano di fronte alla
soglia dell’appartamento, Aileen stava seguendo il suo
cartone preferito alla
televisione, Liam teneva un braccio contro lo stipite della porta e
Zayn
restava in silenzio, lanciandogli qualche occhiata veloce e cercando
quasi la
forza di allontanarsi.
-
Io non stavo scherzando.- sussurrò il moretto,
infilando le mani nelle tasche dei jeans strappati, per poi aggiungere
con un
tono serio: - Mi hai detto che ti rendo felice, come nessuno aveva mai
fatto. E
mi piaci, mi piace Aileen, mi piace questa famiglia. Ho smesso di
scherzare con
te da quando ti ho visto con lei al parco. Ho cercato di starti
lontano, non
volevo rovinare una tua probabile famiglia o relazione, ma a starti
lontano..
continuavo a pensare a te, a quello che avrei potuto fare a queste
labbra o a
come sarebbe stato se tu mi avessi guardato in modo.. diverso,
sì. E poi son
sempre venuto da te, quando avevo bisogno di qualcuno venivo da te,
perché so
di potermi fidare, so che puoi proteggermi, so che non mi faresti del
male. In
questi giorni son stato così bene, Liam. Io con te sto bene,
persino mio padre
se n’è accorto.. e mia sorella, non fanno altro
che ripetermi stronzate
sull’essermi innamorato. Non ti sto chiedendo una
possibilità, perché non ho
nulla da provare, non devo dimostrarti nulla e non ho bisogno di essere
messo
alla prova. Io so quello che provo per te, so che tu ricambi e sei tu a
dover
uscire dalla tua corazza e accettarmi, accettare di tenere ad uno
stupido
ragazzino arrogante che non sopporti.-
-
Penso di aver detto tutto.- bisbigliò subito dopo,
facendo un passo indietro e mormorando: - Dovrei già essere
in quel posto
puzzolente e sporco.-, venendo fermato da una mano attorno al polso e
“Vuoi tornare stasera?”
Liam
stava tenendo gli occhi fissi sul suo viso,
mentre strofinava il pollice contro un tatuaggio a macchiargli la pelle
del
polso, e aveva annuito al suo chiedergli se fosse sicuro, specificando
con: -
Vorrei averti attorno per molto tempo. E poi te l’ho detto
che non mi piace
dormire senza di te, il letto è più freddo.-
-
Vuoi avere il letto caldo, per questo mi inviti
sempre qui.- ribatté il più piccolo, spingendo un
pugno contro il suo stomaco e
scoppiando a ridere nel trovarsi intrappolato tra le braccia del
castano,
premendo le labbra contro la sua clavicola ed ascoltandolo sussurrare:
- Anche
per i pancakes ho deciso di tenerti, non solo come stufetta.-, cercando
poi di
liberarsi ma restando sempre più incastrato contro il suo
corpo.
Liam
restò per qualche secondo in silenzio, quando
lo vide staccarsi con il viso dal proprio petto e chiedere: - Quindi
stanotte
vengo qui? Mi vuoi qui con te?-, per poi muovere la testa in un cenno
affermativo, risalire con le mani lungo la schiena e toccargli la pelle
da
sotto la maglia, obbligandolo a ridurre ulteriormente le distanze tra
loro e
poter così lasciargli più di un bacio lungo il
profilo del viso. E poi non
seppe mai dove trovò il coraggio di bisbigliare contro il
suo orecchio: - Poi
potremmo sempre divertirci.- con un tono di voce fin troppo seducente,
le mani
che aveva spostato sul suo fondoschiena e il suo respiro frettoloso
contro la
guancia, ma decise di non tirarsi indietro, di stringere la presa e
insistere
con: - Tu mi scaldi il letto e io in cambio potrei offrirti tutto quel
che
vuoi.-
Stava
muovendo le mani in un massaggio da quasi un
minuto, Zayn stava in silenzio con le braccia attorno al proprio collo
e non
sembrava intenzionato a parlare, per come gli era sembrato rilassato ad
un’occhiata frettolosa, costringendolo ad attirarlo
maggiormente contro di lui
e guardarlo come a chiedergli spiegazioni. La risposta del ragazzino fu
un
semplice scuotere le spalle, incidere i denti sul labbro inferiore e
passare le
dita tra i capelli corti alla base della nuca, per poi rivolgergli un
ghigno
malizioso e “Devo pensare a quel che
vorrei, la lista è molto lunga”.
- Vuoi che ti
aiuti a riflettere?- gli domandò subito dopo, vedendolo
inarcare un
sopracciglio con un’espressione curiosa, e
continuò a guardarlo negli occhi,
risalendo con le dita lungo la sua schiena, spingendo la fronte contro
la sua e
passando la lingua sulle proprie labbra, notando come i suoi occhi
avessero
seguito il movimento. - Ti elenco una serie di cose che vorrei farti e
tu
scegli quella che ti ispira di più.- spiegò con
semplicità, accorgendosi di star
entrando in un campo completamente sconosciuto. Si sentiva un
inesperto, un
ragazzino, a flirtare in quel modo con Zayn, che al contrario si era
acceso e
lo fissava con quella sua solita aria maliziosa, come se fosse a suo
agio e
pronto per attaccare, ma non riusciva nemmeno a dare un taglio a quel
loro
piccolo momento, si stava quasi divertendo. Anzi, era proprio quello
che stava
facendo. Sapere di avere un certo potere su quella conversazione, su
Zayn e
sulle sue reazioni, lo portavano a spingersi sempre più
oltre, ad osare e
aspettare il momento in cui il più piccolo si sarebbe
arreso. Gli provocava una
certa soddisfazione il vedere come quel ragazzino pompato se ne stesse
silenzioso ad ascoltarlo, come se fosse finalmente riuscito a domare
quell’insieme di arroganza e presunzione.
Stava
per riprendere il discorso, per elencare tutto
quel che aveva sempre desiderato fare a lui e al suo corpo, quando
sentì il suo
verso frustato e i suoi polpastrelli a premere contro la propria cute,
quel suo
avvolgersi ancora di più a lui e “Non
riesco a seguirti, Payne” che gli fecero aggrottare
la fronte in
un’espressione sorpresa e confusa, abbassando poi gli occhi
sul pollice che
aveva premuto contro il proprio labbro inferiore. Sarebbe scoppiato a
ridere
alla spiegazione che seguì a quel gesto - “Vedo
solamente queste labbra muoversi” -, se non fosse
stato così tremendamente
eccitato, a causa di quei suoi occhi scuri e piantati nei propri, a
quella
scintilla quasi selvaggia e a tutto quel che promettevano di fargli.
Non riuscì
nemmeno ad avere il tempo di registrare una qualsiasi informazione, che
si
trovò a una distanza minima dalla sua bocca, con le sue dita
a stringergli le
ciocche con eccessiva forza e il suo grugnire: - Ti vedo in ginocchio
davanti a
me, con le tue labbra attorno al mio cazzo e tu che ti lasci fottere la
bocca
da me.-
-
E solo il pensiero che presto avrò queste labbra,
come ho desiderato per settimane, mi fa eccitare ed andare in fissa su
di te e
perdermi tra le mie fantasie.- continuò a spiegargli lui,
lasciandolo a
boccheggiare per qualche secondo, quelle dita gli stavano quasi
strappando i
capelli dalla cute, con le guance in fiamme e il respiro corto. - Ma
non voglio
che tu lo faccia per ricambiare un favore, io voglio vederti
desiderarlo. Voglio
vederti mentre mi supplichi, mentre muori dalla voglia di farti
distruggere e
voglio che sia una tua volontà il sottometterti a me in quel
modo.- lo sentì
concludere, sospirando di sollievo al suo allentare la presa tra le
ciocche e
lasciarlo libero di muovere il viso, di passare una mano tra i capelli
con una
smorfia.
Non
rispose immediatamente a quel che tacitamente
gli aveva chiesto, a quel “Quando ti
sottometterai a me?” che era intrinseco in tutto
quel suo discorso, perché
non voleva mostrargli quanto la voce sarebbe stata roca per il
desiderio,
quanto il proprio membro stesse iniziando a prendere forma nei boxer e
quanta
buona volontà stesse mettendo per frenare gli istinti e non
spingerlo contro il
muro, toccandolo ovunque fino ad essere completamente soddisfatto. Fu
quindi
una scelta necessaria quell’inclinare il viso e premere le
labbra contro il suo
collo, in quel caso avrebbe evitato il contatto con i suoi occhi e con
quello
che gli stava gridando, lasciando poi che la propria lingua passasse
contro la
sua pelle, a lenire quasi il passaggio dei denti e come li incideva per
lasciargli un segno. Non aveva però calcolato quanto tutto
quello gli creasse
dipendenza, trovandosi l’attimo dopo a bloccarlo contro lo
stipite della porta
e continuare con tutte quelle attenzioni, mentre sentiva i gemiti del
più
piccolo contro l’orecchio e le sue dita tra i capelli, dietro
la nuca e contro
le spalle.
-
Penso di averti trattenuto oltre, farai tardi a
lavoro.- bisbigliò in un momento di lucidità,
risalendo con le labbra fino al
suo mento, e scoppiò a ridere al suo sbuffare e ribadire: -
Anche tu stai
facendo tardi, Payne. E sì, mi stai trattenendo.- dandogli
un piccolo morso
contro la spalla e ascoltando con delizio il suo versetto sorpreso
unito al
gemito. - Stai cercando di corrompere un bravo ragazzo, sai?-
continuò il più
piccolo con un tono divertito, sbattendo appena le ciglia e assumendo
un’espressione quasi innocente.
-
Sono proprio cattivo.- sussurrò, portando avanti
quella piccola scenetta, e lo vide muovere il capo con decisione,
premere
l’indice contro il proprio naso e “Però
potrei perdonarti con un bacio del buongiorno”, che
lo fece sorridere come
un perfetto idiota e mormorare: - Un mio bacio vale così
tanto?- a cui l’altro
rispose con un ennesimo cenno del capo e la spiegazione che “non tutti i baci e non per tutte le persone,
i tuoi baci sono speciali solo per me”.
-
Solo per te.- ripeté con un sorriso felice,
tenendo un braccio attorno alla sua vita e una mano ad accarezzargli
una
guancia. - Quindi con un bacio renderei la tua giornata perfetta?-
chiese con
una curiosità nella voce, mordicchiandosi il labbro a quel
suo annuire con fare
improvvisamente timido, e ridusse le distanze tra i loro visi, fino a
sfiorare
la sua bocca con la propria. - Non pensavo di avere così
tanto potere con un
bacio.- bisbigliò appena, non resistendo ulteriormente a
quel suo sporgersi per
cercarlo, e restò con un braccio attorno a lui e le dita a
sfiorargli gli
zigomi, lasciandosi vincere da tutta la dolcezza di quel contatto.
Il
fatto che Zayn lo stesse baciando con così tanta
delicatezza, mentre teneva le dita tra i propri capelli e contro il
proprio
addome, lo lasciava senza parole, con il cuore che batteva velocemente
nella
cassa toracica e, inutile negarlo ulteriormente, le tipiche farfalle
nello
stomaco. Era qualcosa di intimo, un bacio che nascondeva significati
importanti, come non ne aveva mai dati o ricevuti in vita sua, e forse
aveva
ragione quando gli spiegava che sarebbe stato completamente diverso
dagli altri,
che - nonostante tutta quella facciata arrogante e
quell’odiare determinati
comportamenti - potevano funzionare assieme, anche piuttosto bene. Ed
era
evidente da come si sentiva così stupidamente felice
all’averlo contro, al suo
“Non vedo l’ora di stasera”
e a come
gli sorrideva, con quegli occhi luminosi e tutto il suo viso che
sembrava
splendere per tutto l’affetto che provava per lui. O forse
era amore, poteva
definirlo in quel modo? Era uno sguardo che non aveva mai visto sul
viso dei
precedenti ragazzi, nemmeno su Kaylyn. Era qualcosa che andava ben
oltre ed era
per lui, non per una qualsiasi altra persona. Zayn stava sorridendo in
quel
modo a lui, Zayn stava guardando lui e stava dicendo di tenere a lui.
-
Ci vediamo stasera, non farmi aspettare.-
sussurrò, torturandosi l’interno delle guance con
i denti, e spostò entrambi i
palmi sul suo viso, per poterlo baciare meglio e premere la lingua
contro la
sua, staccandosi ad uno schiarimento di voce e sbiancando
nell’incrociare gli
occhi della vicina ferma sulle scale. Annuì lentamente al
“Sarà meglio che vada”
del più piccolo, sentendo la guancia bruciare
per il contatto delle sue labbra, e lo osservò mentre
rivolgeva un cenno alla
signora anziana e riprendeva la discesa lungo la scalinata e fuori dal
condominio.
Non
poteva concludersi peggio di così quell’inizio
di mattinata, un attimo prima gli sembrava di toccare il cielo con un
dito e
ora si sentiva soffocare per tutta quell’ansia, per i
“Sei sicuro di stare bene?”
o “Non
voglio vederti mai più in questa casa”
che gli risuonavano nella testa,
riportandogli alla memoria le parole esatte utilizzate dai genitori per
cercare
di fargli cambiare idea, tentativo inutile e che portò al
successivo preparare
le valige e trovarsi sbattuto fuori di casa. Ed ora, dopo quasi otto
anni,
sentiva quanto fosse incredibilmente stanco di dover spiegare da cosa
fosse o
non fosse attratto, di dover dare continue spiegazioni e sentirsi
ripetere che
gli sbagli erano solo i suoi, che era lui il diverso, era lui lo
sbaglio.
-
Non voglio sentire una sola parola.- sibilò,
tenendo la schiena dritta e vedendola salire i pochi gradini che li
separavano.
- Soprattutto che riguardi Aileen, il fatto che devo pensare a lei e
che devo
darle una famiglia. Perché io penso a lei, penso ogni
fottuto secondo a quella
bambina e ci tengo, sono un completo disastro ma mi sto impegnando. Ma
devo
pensare anche a me, a quel che fa stare bene me, e Zayn mi fa stare
bene. Io
con lui sono felice e Lyn.. se io sto bene, lei è felice.
Non m’importa di ciò
che pensano gli altri, se lei è come loro o se pensa cose
peggiori. Io sto
bene, non sono mai stato così bene. E so che ci sono un
milione di motivi
perché questa cosa sia sbagliata, ma sono felice. Sono
felice con lui, Aileen è
felice con lui e io non sono tenuto a dare spiegazioni. Zayn
è il mio.. è
qualcosa, non mi fermerò dallo scoprire
cos’è per me. Soprattutto non per colpa
di bigotti dai mille giudizi.-
Il
silenzio che seguì a quelle parole gli ricordò
l’attesa prima di un esame, tutta quella tensione sulle
spalle e la paura di
essere rifiutato, di essere additato nuovamente, di dover sopportare
ancora una
volta quei “Sei troppo diverso per
stare
con noi”. Non avrebbe mai smesso di vedere Zayn, di
continuare quel loro
rapporto, ma il giudizio di quella donna era in quel momento simile a
quello di
una madre. Essere rifiutato per la seconda volta non sarebbe stato
piacevole,
nonostante si ripetesse che del suo giudizio non se ne sarebbe fatto
nulla.
Sapeva che, ad una sua parola negativa, si sarebbe ricordato di tutta
quella
giornata orrenda, dello sguardo di sua madre, del disgusto di suo padre
e della
pietà negli occhi del fratello.
-
Devo dirti solamente una cosa.- ruppe il silenzio
lei, tenendo quell’espressione severa in viso che lo stava
facendo sentire
sotto esame. - Se ti fa stare bene, come può essere
sbagliato?- concluse con
quella domanda, facendolo sospirare di sollievo e “Per troppi motivi, ma voglio provarci in ogni caso”,
a cui la donna
rispose con un semplice cenno, per poi mormorare: - Ero solamente
passata per
chiederti come stesse Aileen, se avessi bisogno di una mano. Non
pensavo di
trovarmi davanti il tuo fidanzatino.-
-
Non è il mio..- si oppose immediatamente, per poi
sbuffare all’occhiata divertita della signora Hall e
incrociare le braccia al
petto con le labbra arricciate in una smorfia. - Oh, pensa quel che
vuoi!-
grugnì infine, facendo spallucce e entrando nuovamente
nell’appartamento,
seguito da quella che ridacchiava e “Non
pensavo di essere viva per vederti finalmente con qualcuno”.
Ignorò
quella frecciatina mirata, preferendo
dirigersi verso la camera e vestirsi nel minor tempo possibile, per poi
tornare
in salotto e trovare la bambina intenta a disegnare con un sorriso
tutto
felice, mentre raccontava di quanto si fosse divertita con Zayn a
preparare i
pancakes. Si avvicinò quindi a lei, appoggiando una mano
contro la sua nuca, e
premette le labbra tra i suoi capelli, mormorando: - Devo andare a
lavoro,
resterà qui lei con te. Non farla arrabbiare, che poi mi
racconterà tutto. Non
è così?-
-
Tu pensa a lavorare, noi ci divertiremo.- ribatté
la donna, rivolgendo un sorriso alla bambina che si era messa a ridere
ed
annuiva, ripetendo: - Io e la nonna ci divertiamo, poi prendiamo anche
Bail.-
Fu
il “Se Zee
rimaneva, ci divertivamo ancora di più”
a lasciarlo qualche secondo senza
parole, spostando di riflesso gli occhi sulla vicina di casa, che li
scrutava
in silenzio e con fare indagatore, e solo dopo almeno due minuti scosse
il capo
e si piegò sulle ginocchia per stare di fianco alla bambina
ed alla sua
altezza, spiegando che “Zee torna
stasera, lui è grande e doveva lavorare”.
Annuì alla sua occhiata,
confermandole che sarebbe tornato molto presto con loro, e
passò le dita tra i
suoi capelli, sussurrando: - Fai la brava, piccola. Ci vediamo questa
sera e
potrai scegliere il cartone che preferisci.-
-
Lo vedremo con Zee?-
Spostò
velocemente lo sguardo dalla bambina alla
signora anziana, che sembrava così interessata a quel loro
scambio di
informazioni, e mosse il capo in un cenno affermativo, vedendo la
bambina
tornare al disegno con un sorriso luminoso. E il fatto che stesse
disegnando
lei e il moretto per mano gli provocava una stretta nel petto, fino a
lasciarlo
quasi senza fiato. E certo che era terrorizzato, che aveva paura, come
poteva
non esserlo? Aileen aveva già incluso Zayn nella famiglia,
lui stesso non
riusciva a vedere un’altra persona al loro fianco e poteva
solamente sperare di
non vedere tutto rovinarsi sotto le proprie mani.
-
Mi piacerebbe conoscere questo Zayn.- sentì dire
dalla signora Hall, portandolo fuori da tutti quei pensieri senza senso
e
facendolo deglutire in ansia. - Insomma, sono quasi una figura materna
per te.
Ti ho accolto come un figlio. Mi sembra corretto che presenti questo
giovanotto
a me, per avere la mia completa approvazione.-
-
Io.. io non credo sia..- stava cercando di
spiegare, le guance in fiamme per l’imbarazzo e la voglia di
sprofondare sotto
metri di terreno. - Ho ventisei anni e..- ma venne brutalmente
interrotto dalla
bambina e dal suo “Sì,
nonna!
Organizziamo una cena di famiglia. Invitiamo anche Haz? Lui
è il mio fidanzato”.
-
È troppo presto per avere un fidanzato.- borbottò
a quel punto, schioccando la lingua contro il palato e sbuffando al
“Tuo zio è solamente
geloso” di quella
donna che sembrava sapere sempre tutto. E poi non seppe più
cosa rispondere al
suo “Allora è deciso.
Domenica questa
venite a pranzo con Zayn. Non accetto una risposta negativa”,
borbottando
qualche insulto sottovoce e correndo fuori di casa, sia per il ritardo
che per
evitare ulteriori domande e momenti imbarazzanti.
Angolo
Shine:
Ho
avuto problemi settimana scorsa, perché mi
mancava metà capitolo ed ero impegnata con le valige, e ora
son tornata con
tutto questo. Liam continua a farsi le sue paranoie - o non sarebbe lui
-,
Aileen è sempre adorabile e Zayn è
così innamorato che mi fa sciogliere. Poi
penso arriverà lo scontro Zayn / Harry a breve, questione di
qualche capitolo,
Jade non è scomparsa e sono ancora super indecisa per il
Larry.
Spero
di non fare ulteriori ritardi, nel caso ci
fossero è perché sto scrivendo una one - shot per
natale (Non so se ci sei
ancora Icia, ma finalmente ci sto arrivando a concluderla) e dovrei
rileggere
tutto Car wash per poter iniziare la stesura della nuova parte (che
conto di
pubblicare per GENNAIO).
Non
penso di aver altro da aggiungere, a venerdì
prossimo!